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Vecchio 30-06-2007, 23.12.57   #1
Fallen06
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Principio di inazione: implicazioni pratiche e teoriche

Il principio del wu wei,la non azione,è uno dei più noti delle dottrine orientali.
Ne troviamo formulazione nel Taoismo,in maniera compiuta,ma anche nel Buddismo,sotto il nome di "retto agire".
Per comprendere questo principio bisogna far riferimento alla dottrina principale del Taoismo,cioè quella della Via,Tao,appunto.

Nel commento introduttivo dello studioso J.J.L. Duyvendak al Tao Te Ching,il primo e fondamentale testo del Taoismo,commento facente parte dell'edizione del Tao Te Ching curata proprio da questo studioso,si legge:

Tao,la Via,è l'idea dominante di tutta la filosofia cinese,fondamentale per l'antica concezione cinese del mondo.Era considerato come un assioma il fatto che l'uomo e il mondo formassero un'unità indissolubile e si influenzassero vicendevolmente.Ogni sorta di nozioni,per noi di ordine completamente diverso,erano associate...
...Ci sono delle correlazioni costanti fra il cielo,la terra e l'uomo,i tre piani paralleli principali nei quali si muove il pensiero...
...tutto nella Via è costantemente incostante.Essere e Non-Essere,fiorire e appassire,vivere e morire,si succedono l'un l'altro e si alternano costantemente.E' costante soltanto la mutevolezza,l'alternanza.Tutte le cose sono potenzialmente presenti in questa Via e si sviluppano del tutto spontaneamente.Non c'è dunque nessuno sforzo,nessun fine.La Via è "costantemente inattiva,eppure non c'è niente che non si faccia" (XXXVII).Di conseguenza qualsiasi azione cosciente in vista di un fine è cattiva.


In questi passaggi è ben descritto,a mio parere,il background filosofico taoista.
La premessa filosofica del Taoismo,e la giustificazione razionale dell'inazione,è che la Via opera incessantemente,anche se talvolta invisibilmente,e che il cambiamento,essendo insito nella natura delle cose -il richiamo al corso naturale è tipico del Taoismo- ,è un'inevitabilità che rende vana o negativa ogni azione umana volta ad influenzare il corso degli eventi così da distorcere il modo in cui essi dovrebbero andare.E' questa una prospettiva,in termini occidentali,anti-umanistica.
Sintetizzando,direi che gli elementi teorici rinvenuti finora sono:convinzione dell'unità di tutte le cose- convinzione del cambiamento costante di tutte le cose,cambiamento costante che è l'unico elemento fisso- convinzione della bontà dell'ordine naturale originario,da qui l'inazione.
Una questione spinosa è se l'inazione sia da intendersi o meno come passività.Come tale è stata criticata da vari autori occidentali.A me pare che,da una parte,l'inazione sia considerabile,effettivamente,c ome passività.Del resto,il wu wei non è semplicemente uno starsene con le mani in mano.Anche il taoista agisce,ma lo fa,si suppone,in armonia con la Via,non forzandone il corso,accettando il carattere transitorio delle cose,seguendo la Via di Mezzo,una via di moderazione degli istinti e delle passioni,confidando che tutto farà il corso cui è destinato.
Quali sono i risvolti pratici dell'inazione?
Cito il capitolo III del Tao Te Ching,nell'edizione citata:

Se non si esaltano gli uomini di talento,si ottiene che il popolo non lotti.
Se non si dà valore ai beni difficili da ottenere,si ottiene che il popolo non rubi.
Se non gli si mostra ciò che potrebbe bramare,si ottiene che il cuore del popolo non sia turbato.
Ecco per quale ragione il Santo
(il taoista,ndr) ,nella sua opera di governo,svuota il cuore(degli uomini) e riempie il loro ventre,indebolisce la loro volontà e rafforza le loro ossa,in modo da ottenere che il popolo sia costantemente ignaro e senza desideri,e coloro che sanno non osino agire.Egli pratica il Non-agire,e in questo caso non c'è nulla che non sia ben governato.

Duyvendak commenta:

Gli onori sono causa di ambizione,la ricchezza di cupidigia:entrambe queste passioni portano a sforzi e attività che non si armonizzano con la Via.Nella sua applicazione politica,dunque,il Taoismo è anticulturale;questo aspetto della dottrina ha trovato uno sviluppo pratico nella Scuola Legista.

E nel commento introduttivo leggiamo:

...il Santo taoista è il contrario assoluto del Santo confuciano che si assoggetta a sforzi per riformare il mondo mediante un'educazione ispirata alle virtù morali.
...
Questo è un aspetto del Tao Te Ching che senza dubbio impressionerà per il suo cinismo certi lettori.Tuttavia quest'aspetto è molto importante e proprio queste sono le idee elaborate dalla Scuola Legista,questa scuola "totalitaria" che ha delle strane affinità con certe teorie politiche che abbiamo visto sorgere ai nostri giorni
(l'autore pubblica il libro al termine della Seconda Guerra mondiale,ndr).

C'è abbastanza per riflettere,mi fermo qui.
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Vecchio 02-07-2007, 07.04.23   #2
gyta
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Riferimento: Principio di inazione: implicazioni pratiche e teoriche

Citazione:
Originalmente inviato da Fallen06
la Via opera incessantemente e il cambiamento è un'inevitabilità che rende vana o negativa
ogni azione umana volta ad influenzare il corso degli eventi

Non a "influenzare" ma contrastare (!) il corso degli eventi: qui sta la differenza!!

Opporsi al Tao, ovvero non accondiscendere al senso del moto (non accompagnare la direzione del corso del fiume esperienziale), non vedere il concatenamento di causa-effetto, di perenne relazione ed
interdipendenza significa contrastare il corso delle cose e trovarsi a remare in direzione contraria alla Via;
prestando invece ascolto ai simboli ed ai significati del procedere si "monta la tigre" ed a cavallo degli sconvolgimenti, dei mutamenti, si è padroni del procedere poiché in linea con la volontà totale.
Come dici infatti nel seguito:
Citazione:
Originalmente inviato da Fallen06
il taoista agisce in armonia con la Via, non forzandone il corso

Citazione:
Originalmente inviato da Fallen06
il taoista agisce in armonia con la Via,non forzandone il corso,
accettando il carattere transitorio delle cose, seguendo la Via di Mezzo

Non segue supinamente la via di Mezzo ma conosce la necessarietà della complementarietà
che ad ogni ascesa segue per necessità una discesa, ad ogni accrescimento la dispersione;
conoscendo il perché del mutare degli eventi concilia il corso naturale evitando la dispersione
attraverso l'unico accrescimento che non conosce limitazione, la danza del fluire;
Le passioni umane, le identità sussistono necessariamente per contrasto e complementarietà,
l'ombra e la luce sono una la faccia dell'altra, nessuna delle due può sussistere senza l'altra, solo la Luce del Tao tutto comprende e "trascende"; allora attraverso la conoscenza della Realtà delle cose attraverso il simbolismo della loro apparenza (dovuta alla nostra vista che necessariamente distingue) ci svincoliamo dalla cecità di un procedere al buio divenendo padroni del mutare stesso (noi> il mezzo/ lo strumento> la stessa Via).

Citazione:
Originalmente inviato da Fallen06
"Se non si esaltano gli uomini di talento,si ottiene che il popolo non lotti.
Se non si dà valore ai beni difficili da ottenere,si ottiene che il popolo non rubi.
Se non gli si mostra ciò che potrebbe bramare,si ottiene che il cuore del popolo non sia turbato.
Ecco per quale ragione il Santo(il taoista,ndr) ,nella sua opera di governo,svuota il cuore(degli uomini) e riempie il loro ventre,indebolisce la loro volontà e rafforza le loro ossa,in modo da ottenere che il popolo sia costantemente ignaro e senza desideri,e coloro che sanno non osino agire.Egli pratica il Non-agire,e in questo caso non c'è nulla che non sia ben governato."


Queste indicazioni sono redatte ad uso dei governanti e si sente l'odore forte della dottrina del Confucianesimo! Sono i commenti (le sentenze) ad uso politico!
I padri spirituali del Taoismo come Lao-tzu, Chuang-tzu fanno a botte contro la dottrina artificiosa
di Confucio dove l'equità e la bontà non sono che mere formule di apparenza!
Un giorno Confucio consultò il libro dei mutamenti (com'era costume usare le massime ispiratrici mistiche
che furono a sintesi di un pensiero fatto di simboli e sintesi e non ad uso divinatorio! -secondo la mia personale considerazione) e ricevette in risposta tale sentenza:

" L'avvenenza reca riuscita. Essa però non è la cosa essenziale, essendo soltanto l'ornamento..[...]
Questa è la quiete della pura contemplazione.Quando la brama tace, quando la volontà s'acquieta, allora il mondo si manifesta come rappresentazione. Come tale è bello ed è sottratto alla lotta per l'esistenza. Questo è il mondo dell'arte. Ma la mera contemplazione fa sì che la volontà non si acquieti definitivamente. Si ridesterà, ed allora tutto il bello sarà stato solo un passeggero momento di elevazione. Perciò non è questa la vera via della redenzione."
<< Kung Tse (Confucio) si sentì infatti assai a disagio quando avendo consultato l'oracolo per una questione assai importante ottenne in risposta il segno dell'avvenenza. >> Dall' "I Ching" nel testo dell'adelphi.

Mentre nell'edizione più accurata ed a mio avviso completa della Mediterranee a cura di Philastre leggiamo:
>>dal commento di Cheng Yichuan (Chengzi >neoconfuciano):
"L'esagramma si riferisce simbolicamente all'ornare e al rendere regolare.. [...]
L'arresto davanti allo splendore della forma produce[..] (la) realizzazione di un ordine prestabilito.
Negli affari dell'Impero non vi è possibilità di intervenire se non esiste un ordine determinato e prestabilito
perché solo con l'applicazione delle regole diventa possibile essere liberi...[...]
[..]..l'ordine stabilito e la sistemazione precisa delle cose di per sé non aggiungono altro alla realtà
se non una parvenza visibile..[...]


Dall'edizione del Tao Te Ching curata da Pietro Nutrizio (tradotta dal cinese da Léon Wieger)
si legge nell'introduzione:
"Uno <specialista> occidentale di questioni estremo-orientali, introducendo nel 1967 una traduzione del Tao Te Ching, concludeva il suo commento con queste considerazioni: <<[...] in fatto di politica interna, lao-tzu non è maggiormente diretto. Proprio perché desidera porsi "al di sopra del popolo", il suo Principe deve "abbassarsi a parole"; allora il popolo non si accorgerà che è menato, e menato di brutto, che lo trattano come "un cane di paglia". Contrariamente a quel che ripetono su Lao-tzu coloro che lo conoscono male, la sua teoria del potere non è estranea a quella che elaborarono i rapprensentanti del fachià, quei legisti, legalisti, o realisti che, portando alle loro estreme conseguenze i principi del Tao Te Ching, tratteranno in effetti il popolo come "cane di paglia", e preparenranno il potere assoluto di Z'in scie-huang-ti;
ma se l'alternanza dei contrari governa il cosmo e le società degli umani, se guerra e pace sono l'una nei confronti dell'altra come lo yang nei confronti dello yin, come potrebbe lo stato di pace, tempo di riposo tra due massacri cosmici, prevalere un giorno sull'alternanza irreprimibile del Tao? Qualunque filosofia naturalistica giustifica lo stato di guerra, che è quello della natura, vegetale e animale. Se mai pace avrà la meglio sulla guerra, non sarà certamente per merito degli aforismi di questo Tao Te Ching, ma perché degli uomini ragionevoli, che non si mettono cioè l'intelligenza sotto i piedi, avranno sostituito all' "ordine" dello spreco - quello della natura -, all' "ordine" degli ossari - quello di Dio -, un ordine contro natura, giuridico e morale; un ordine intelligente; quello precisamente, che ripudia Lao-Tzu >>.

Difficilmente si potrebbero trovare da qualche altra parte, espresse in modo così definito e tutte insieme, manifestazioni tanto chiare dell'incomprensione occidentale per la dottrina tradizionale nella sua forma estremo-orientale..[...]

[...]Come se l'intelligenza che i Taoisti <<si mettono sotto i piedi>> fosse qualcosa di diverso dalle limitazioni dell'intendimento umano individuale abbandonato a se stesso, dal quale possono nascere soltanto mostri (come dimostra disgraziatamente lo stato attuale del nostro mondo), limitazioni dalle quali Lao-tzu invita l' <<uomo dotato>> a liberarsi perché possa effettuarsi per lui l'unione con l'intelligenza vera, quella cosmica, sovraindividuale e disinteressata, che fa tutt'uno con la sua <<natura>> originaria; ciò che unicamente gli può permettere di <<aiutare il Cielo e la Terra nel mantenimento e nella trasformazione degli esseri>> costituendo per ciò stesso <<un terzo potere con il Cielo e la Terra>>* "


Conclude Pietro Nutrizio:
" [...] E' nostro parere, come lo era deli antichi Taoisti, a giudicare dai testi che si leggeranno, che sia l'uno
sia l'altro**(così come qualsiasi pregiudizio) siano totalmente impotenti ad aiutare l'uomo a penetrare nel dominio dell'intellettualità pura, che è il campo in cui tali testi si situano."


Note:

**si riferisce a due orientalisti cosiddetti "ufficiali"!

*espressione di Cieng Yeng
Come meglio esplicato nel capitolo XXII (del Tao Te Ching):

"Per cui il saggio che si attiene all'Unità,
è il modello dell'impero
(del mondo, l'uomo esemplare).
Egli risplende,
perché non si mette in mostra.
Si impone,
perché non pretende di aver ragione.
Il suo merito è riconosciuto,
perché egli non si vanta.
Cresce costantemente,
perché non vuole emergere.
Non opponendosi a nessuno,
nessuno si oppone a lui."


< Attenersi all'unità equivale a, dice Ciang-hungyang, dimenticare se stessi e dimenticare ogni cosa,
per concentrarsi nella contemplazione dell'unità originaria.>



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gyta is offline  
Vecchio 02-07-2007, 07.05.10   #3
gyta
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Riferimento: Principio di inazione: implicazioni pratiche e teoriche

Alla Luce di tutto ciò penso che una migliore comprensione del testo in questione sia data dal buon senso
poiché in realtà le sentenze che lo compongono <<erano destinate a servire come temi di meditazione>> come avverte Marcel Granet ed aggiunge: <<Sarebbe inuile cercare di attribuire loro un senso unico[...]>>

<<Seguendo la logica stringente di Guénon>> continua il traduttore Nutrizio <<non tutti gli Occidentali sarebbero condannati a non aver accesso alle forme di pensiero, in questo caso, della Cina antica (visto che la tradizione cinese, anche quella profonda <si è perpetuata fino a noi senza interruzione>) Sfuggirebbero a questa interdizione quelli fra gli occidentali che si fossero messi nelle condizioni per la comprensione indicate più o meno direttamente da Guénon stesso[..]; ma la domanda è: per quel che riguarda la Cina, se ne conoscono che si siano messi in queste condizioni e soprattutto, ce n'è qualcuno che abbia lasciato una traccia reperibile in lavori accessibili al pubblico occidentale?>>


Domanda che non porterà purtroppo che ancora una volta ad un niente di fatto.. tra difficoltà linguistiche e culturali.. studi <<dal di fuori>>.. Così sembra concludere il Nutrizio.

Ciò che a mio avviso è importante è situare lo scritto di Lao-tzu nel contesto storico del tempo!
Si parla di periodo ormai di corruzione e decadenza dei regnanti.. Oltretutto Lao-tzu era stato sino a quel momento a servizio dell'archivio imperiale, seppure ancora molti non siano così d'accordo sulla sua reale identità storica.. Scritti di 2500anni fa.. la maggior parte degli scritti taoisti sembra resti ancora celata
persino agli stessi cinesi.. Contemporaneo di Confucio, in linea con lui verso il sentire forte il bisogno di riformare la politica dell'impero eppure da quest'ultimo si discosta proprio per una via al di sopra delle parti,
metafisica..

[ Meglio di me si può leggere qualche riferimento su:
http://www.esonet.org/Application/vi...20taoiste'
http://www.filosofico.net/Antologia_...E%20CIN G.htm
http://www.filosofico.net/iltaoismo.htm
http://spazioinwind.libero.it/popoli...o/TAOISMO.html ]


Non credo abbia senso condannare un pensiero che altro non è
che l'analisi tagliente della realtà.. né per questo soffermarcisi per trarne
una qualche affrettata e succinta morale!
Come a dire che la conoscenza dell'umana mente giustifichi le imprese criminali
in virtù d'un concatenamento logico consequenziale degli eventi!
Studiare la mente è il primo passo verso la libertà (dalla schiavitù della non conoscenza di sé
e dei propri modelli che muovono alle azioni!) Questo doveva ben saperlo Lao-tzu quando scriveva
anche solo al primo capitolo "La conoscenza che l'uomo ha del Principio universale dipende dallo stato del suo spirito." [Si legga anche in relazione al ruolo dei sovrani il capitolo LXII: "Non perché si compiacciano del loro scettro e della loro quadriga. Ma perché meditino sul Principio (procedano nella conoscenza e lo sviluppo negli altri)" ] Lao-tzu prende a spunto la realtà del suo tempo, poiché lo scritto da quanto ne sappiamo sembra comunque essere stato spinto da esigenze politico-didattiche; sceglie di ritirarsi dall'investitura a corte e lascia il suo "testamento" richiesto o meno -della storicità degli eventi dettagliati c'è molta nebbia..

Citazione:
Originalmente inviato da Fallen06
Duyvendak commenta:

Gli onori sono causa di ambizione,la ricchezza di cupidigia:entrambe queste passioni portano a sforzi e attività che non si armonizzano con la Via.Nella sua applicazione politica,dunque,il Taoismo è anticulturale;questo aspetto della dottrina ha trovato uno sviluppo pratico nella Scuola Legista.

E nel commento introduttivo leggiamo:

...il Santo taoista è il contrario assoluto del Santo confuciano che si assoggetta a sforzi per riformare il mondo mediante un'educazione ispirata alle virtù morali.

Non si possono interpretare le parole fuori dal senso e dal fine dello scritto di Lao-tzu
senza che ne esca un senso forzato che fa a botte con la filosofia che ben risalta dall'intero sfondo degli scritti!
Il Taoista quanto il più "politico" Confuciano crede e fortemente nelle virtù morali, ma non tanto dell'uomo <comune> quanto dell'ispirato che segue la Via! Poiché l'unica vera virtù che non degenera negli opposti complementari è quella indicata dalla Natura stessa, "Natura" che sta ancor prima del senso della manifestazione attraverso gli opposti : il Tao dunque! Ma del Tao "Vero" <non se ne può parlare>
ciò di cui si parla non è che un riflesso sbiadito del Tao, quello che occorre agli uomini per ritornare allo stato di <Quiete originario della Natura>! Ed allora le sue sentenze meditative fungono allo scopo didattico secondo la verità che ognuno potrà leggervi in rapporto alla conoscenza che ha di sé, la <libertà>!
Ecco allora che lo sforzo non ha ragioni di sussistere essendoci una Forza molto più potente (ed inderogabile!) in grado di armonizzare e dirigere ogni evento, non "il Fato" ma l'armonizzarsi secondo Natura! Conoscere le regole del Tao significa non intralciare il Senso degli eventi e quindi essere liberi ognuno secondo la propria naturale indole e il (proprio) posto di interconnessione!
Più un'analisi che una filosofia <ricercata>, se così mai s'intenda il filosofare!

Allora la non-azione sarà il semplice seguire il flusso degli eventi nella comprensione che causa ed effetto non sono che i lati di un'unica realtà inseparabile e la libertà dell'uomo consisterà proprio nel sapersi muovere tra gli eventi riconoscendoli sotto la loro apparenza per null'altro che simboli d'una unica interconnessione, d'un'unica anima: il Tao, dunque.



Gyta
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Vecchio 02-07-2007, 10.35.28   #4
benedetto
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Riferimento: Principio di inazione: implicazioni pratiche e teoriche

Attenzione a decretare leggi, a livello sociale; la legge umana soggiace all'ignoranza dell'uomo
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Vecchio 03-07-2007, 17.01.20   #5
z4nz4r0
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Sproloquio

Ho cominciato a leggere il testo del primo link ma ho subito dovuto fermarmi per proporre correzioni:

Citazione:
Originalmente inviato da Claudio Carli
Il Tao che può essere espresso non è il Tao eterno;

Il nome che può essere definito non è il nome immutabile.

Nulla da dire ..la mia conoscenza del tao, come quella dello zen, equivale a zero.

Citazione:
Non-esistenza è chiamato ciò che precedette il Cielo e la Terra;
Non credo che l’esperienza-interazione sia limitata alla vita terrestre (ma non fraintendetemi, non sono affatto religioso).

Citazione:
Esistenza è la Madre di tutte cose. . . Questi due sono
la stessa cosa alla fonte e diventano diversi quando si manifestano.

Qui trovo parecchia confusione. La frase demistificata risulta così: <<“esistenza che si manifesta” diventando diversa dalla “manifestazione della non-esistenza”>> …e pare non consenta di sviluppare grandi idee (ma forse non è questo l’intento dell’autore, dunque mi chiedo quale possa essere se è chiaro almeno a lui).
In modo più chiaro e longevo si può dire che l’esperienza-osservazione-interazione (a mio avviso concetti equivalenti) consiste nella rappresentazione, concetto a mio avviso ben assimilabile a quest'altro: “categorizzazione”. Rappresentazione dunque come costituzione di un ordinamento [Ora, sapendo che il concetto di ordine non è limitato alle infinite possibili successioni di un numero infinito di elementi ma sconfina in gradi di generalità crescente (cardinalità) oltre che densità, non ci stupiremo di quale complessita esso (l’ordine) sia il concetto generale.*] a partire da quel concetto astratto che chiamiamo differenza (che sottende il contrasto).
Senza differenza non c’è rappresentazione, senza rappresentazione non c’è esperienza, senza esperienza… non avremmo nulla da comunicarci (neanche la confusione)!


*Ad esempio la cardinalità dell’insieme dei numeri naturali è uguale a quella dell’insieme dei numeri razionali ma minore di quella dei numeri reali ||N||<||R|| (mentre ||N||=||Q|| poiché l’insieme dei razionali è numerabile) (le doppie barre indicano che si sta considerando la cardinalità degli insiemi tra esse inclusi). (La densità invece segue quest’altro ordine: N<Q<R).



Offro ulteriori approfondimenti sproloquiali su richiesta. Mi tratterrò dal farlo altrimenti.

Ultima modifica di z4nz4r0 : 03-07-2007 alle ore 17.45.32.
z4nz4r0 is offline  
Vecchio 03-07-2007, 19.56.57   #6
nexus6
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Complesso è solo artificio della mente
che pretende di linearizzare il fluire della realtà
di comprenderlo nelle anguste stanze del pensiero
e renderlo a simbolo con utili ordinamenti
come unica modalità di rappresentazione

Ad ogni angolo questa presunzione porta buio nella luce delle intuizioni
ed i messaggi emergenti dall'essenza vengon travisati, derisi, fuorviati,
ma poco lungimirante, a volte, è la nostra presunta facoltà di conoscere,
d'ordinare ed d'apprender concetti lineari per la necessità di comunicare

La mente dice che un reale non può comunicare con un razionale
(bello il mescolarsi tra matematica e parlar comune a espressione del fatto che l'uno è mescolato nell'altra)
così come veramente un musicista non potrà che spiegare la sua melodia a chi gli chiede di farlo
se non ripetendo ancora una volta la stessa melodia, peraltro infinitamente differente dalla prima;
cosa sia dunque comunicazione tra cardinalità differenti
ovvero quale essenza possa raggiungere il razionale, la mia mente non sa
per la suddetta sintesi estrema della sua modalità di preferito funzionamento

Ma altre sintesi, ora, che rifuggano dal rigido ordinamento come alito vitale dell'esperienza
s'affacciano sull'orlo del precipizio, misterioso agli occhi poco abituati alla luce
che sentono, però, di voler cogliere in un'intuizione atemporale il fiume degli eventi
di modo che il colore d'ogni azione sfumi naturalmente nella tonalità inafferrabile del corso delle cose
nell'armonia sublime tra azione ed evento, pennello e quadro, terra e cielo
danza di semplice spontaneità che sopisce l'attrito
la dispersione d'energie d'opposizione al fluire
poichè il proprio chiuso e limitato sistema
diviene via via
l'universo


A.
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Vecchio 04-07-2007, 09.12.06   #7
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Riferimento: Principio di inazione: implicazioni pratiche e teoriche

Citazione:
Originalmente inviato da nexus6

Altre sintesi, ora, rifuggono dal rigido ordinamento
come alito vitale dell'esperienza
s'affacciano sull'orlo del precipizio,
misterioso agli occhi poco abituati alla luce
che sentono, però, di voler cogliere in un'intuizione atemporale il fiume degli eventi
di modo che il colore d'ogni azione sfumi naturalmente
nella tonalità inafferrabile del corso delle cose
nell'armonia sublime tra azione ed evento,
pennello e quadro, terra e cielo
danza di semplice spontaneità che sopisce l'attrito
la dispersione d'energie d'opposizione al fluire
poichè il proprio chiuso e limitato sistema
diviene via via
l'universo


A.



Questa è poesia alle mie orecchie (!)

Citazione:
Originalmente inviato da z4nz4r0
Non credo che l’esperienza-interazione sia limitata alla vita terrestre (ma non fraintendetemi, non sono affatto religioso).

Stupendo! Penso sia la migliore tra le strade!
La non "religiosità" per una sana vita dell'essere [vedi <spiritualità come anima dell'uomo>]


Citazione:
Originalmente inviato da z4nz4r0
Senza differenza non c’è rappresentazione, senza rappresentazione non c’è esperienza, senza esperienza… non avremmo nulla da comunicarci (neanche la confusione)!

Esatto! (per me, s'intende!)
Senza "differenza" non c'è possibilità di scindere l'esperienza tra sé (=identità)
e sé (=esperienza)
Differenza//differenziazione >> identità >> visione di sé e dell' altro da sé:
un giochino chiamato Veste Apparente delle Cose.. (o Uno o Ciò-Che-Ognuno-Sente-Essere)..
Così, eccoci qua!

Ben vengano gli sproloqui.. sentiti !!


Gyta
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Vecchio 04-07-2007, 12.40.26   #8
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Smile Tao...!

(che sarebbe il "ciao!" scambiato dai bambini che hanno appena iniziato a proferir parole "comprensibili" alla nostra mente...)


Seguendo quanto da voi -magnificamente- espresso
ovvero seguendo il flusso delle cose, realtà... vostri (miei) sentire... senza porvi alcuna resistenza...
... nella mia mente sorgono aliti di pensieri in quest'afa fresca...
necessità di differenziazione affinchè fiorisca una identità, seppur mutevole come l'aria che respiro
e per sentire sé e l'altro da sé, bisogno di contrasto, spogliato qui da tutte le sue accezioni negative
e come onda che anela al cielo e poi nuovamente si tuffa in mare e dissolve la sua identità nell'unità
così scorgo l'indispensabile complementarietà danza degli opposti
non vi sarebbe armonia senza confusione, né abbraccio senza differenza, né cose senza relazione,
né esperienza d'unità senza la molteplicità dei piccoli sé che si rincorrono come in un respiro cosmico,
ma ancora la mia pelle non è paga, ora, uno e altri sento essere sintesi opposte rive dell'oceano
l'oceano innominabile che contiene in sé essere e non essere, mai nati a differenza
"Questi due sono la stessa cosa alla fonte e diventano diversi quando si manifestano"
sempre certo sintesi, immagini affinchè gli occhi vengano illuminati da una nuova luce
la mente è sempre qui, ma tra un pensiero e l'altro s'insinua il sentire
che anche il gioco può essere trasceso, anche l'uno va reso nudo come la separazione
anche il vuoto può essere svuotato, mirando realmente negli occhi la fonte da cui è giunto
le parolepoesia tentano così di spiccare il volo per dissolversi in quell'oceano uno, ma non uno
generato, ma eternamente presente, in cui ogni categoria s'annulla non essendo mai sorta alla vita
e perfino l'uno si fonde con la molteplicità
i quali contemporaneamente continuano a danzare
in ognuno dei nostri giocosi sé
vanità, forse, del tutto
che ama
specchiarsi
in noi


A.
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Vecchio 04-07-2007, 16.54.39   #9
z4nz4r0
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seguito di sproloquio cervellotico e poco poetico

Per richiesta effettuata continuo il mio sproloquio
…la comunicazione (nei linguaggi animali) infatti va considerata come interazione di una certa complessità (o derivazione) (molto grande nel linguaggio naturale umano ed immensa in quello astratto matematico).


Differenza può al meglio interpretarsi (o rappresentarsi) come separazione, estensione (ed in effetti è ciò che avviene. Lo facciamo!). Ma di che cosa?
Qui, e giusto qui, può essere utile la mistica concezione di “unità”.

Quindi preparatevi a non capire. Perché sto per entrare nella mistica confusione.
Tutto ciò che pretendo di afferrare e pubblicare come “souvenir” da quel luogo, è una vaga indicazione di quel che... non so.
Via!


Chiamiamo “unità reale” ciò che prescinde l’esperienza (che dunque non può essere messo in discussione) e, ancora, ciò di cui la massima familiarità che possiamo avere è una oscillante interpretazione “tra intersezione di tutte le cose” e “unione di tutte le cose”.

Da notare come la grande complessità di “strutturazione differenziale” con la minima differenza tra gli oscillanti elementi quantici della nostra scientifica immaginazione,* che dà luogo all’ordine di esperienza cui siamo abituati, qui si invertano nella minima differenza dinamica (la sola oscillazione) di una massima astrazione (intersezione-unione). (che fatica!).

Esempio: tutte le cose hanno in comune l’elemento costitutivo (della nostra immaginazione) e diciamo dunque che questo elemento (chiamiamolo “quanto”) funga da intersezione di tutte le cose; essendo queste ultime necessariamente estese, questo elemento è diffuso in pacchetti di quantità che vanno considerati estensioni o manifestazioni o virtù o immagini della “realtà unica e oggettiva”

Da notare, ancora, come si tratti di trasformazioni qualitative tra differenza di potenziale e intensità (ovviamente non stiamo parlando di elettricità ma più in generale di “trasformazioni energetiche”) dell’esperienza, ove queste quantità non raggiungono mai gli estremi massimo e minimo.


Chiamiamo “dualità virtuale” tutto ciò che è oggetto di esperienza (e di cui si discute parecchio).
Facciamo dunque equivalere “virtuale” a “manifesto” (partizione del reale; ma in guardia! pensare ad una reale partizione sarebbe fuorviante).

Dunque la prima separazione, ove interviene la primitiva forma di esperienza, consiste di estensione (del reale nel virtuale, oggettivo nel soggettivo o come dir si voglia )(attualmente non so offrirne più chiara espressione).

…ma qui mi fermo un momento perché una lieve (e)brezza sta sperdendo l’appena orientativa scia di aroma della discussione.

*differenza tra le frequenze di oscillazione o energia che rappresentano



Sono disponibili altri approfondimenti sproloquiali sempre solo su richiesta!

Ultima modifica di z4nz4r0 : 04-07-2007 alle ore 22.08.42.
z4nz4r0 is offline  
Vecchio 10-07-2007, 06.30.31   #10
gyta
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Rendere chiaro il pensiero

La simbologia che indica per sintesi dà ampio spazio all'interpretazione non costringendo a passaggi forzati ma allenando l'intelligenza-razionale all'intuizione, così come i concetti matematici possono fungere da buone immagini sintetiche-simboliche a rappresentazione delle dinamiche di percorsi mentali!

La con-fusione di tanti concetti senza un'adeguata sintesi unita ad un'argomentazione attraverso il contesto specifico non aiuta invece alla comprensione!
Mi sfugge, Z4nz4r0, perciò abbastanza il fine delle tue considerazioni e resta francamente difficoltosa la comprensione del tuo pensiero per un esposizione più con-fusa che sintetica..

Comprendo la fatica che richiede il cercare di comunicare e rendere comprensibile il proprio mondo interiore
..non fraintendermi!

Eppure.. la chiarezza è a monte del pensiero!
Quando il pensiero è chiaro, chiara è la mente e la visione,
ma ancor prima l'essere [la non-mente, il <<contenitore>>, il <<vuoto>>].

Citazione:
Originalmente inviato da Fallen06
"..Ecco per quale ragione il Santo(il taoista,ndr) ,nella sua opera di governo, svuota il cuore(degli uomini) e riempie il loro ventre,indebolisce la loro volontà e rafforza le loro ossa,in modo da ottenere che il popolo sia costantemente ignaro e senza desideri,e coloro che sanno non osino agire.Egli pratica il Non-agire,e in questo caso non c'è nulla che non sia ben governato." (dal Tao Te Ching -cap III)

Riguardo al sopra citato passo del Tao Te Ching
ho trovato utile portare altri parallelismi per una maggiore comprensione
di quell'espressione così fraintendibile del "riempe il loro ventre"

(dal Tao Te Ching cap. XII):

<< La percezione dei colori
offusca gli occhi dell'uomo.
La percezione dei suoni
gli fa perdere l'udito.
La percezione dei sapori
deteriora il suo senso del gusto.
La corsa e la caccia,
eccitando in lui istinti selvatici,
gli agitano il cuore.
L'attrazione per gli oggetti rari
e difficili da ottenere,
lo spinge a sforzi nocivi.


Per cui il Saggio
bada al proprio ventre,
e non ai suoi sensi[esteriori].


A questi rinuncia,
per adottare quello.
(Rinuncia a ciò che lo esaurisce,
per abbracciare ciò che lo conserva). >>


<< Sintesi dei commentari:
Il presente capitolo si ricollega al precedente.
Il ventre è ciò che è cavo, il vuoto, perciò la parte essenziale ed efficace, nell'uomo.Da esso sono conservati il composto umano e tutte le sue parti mediante la digestione e l'assimilazione. E' perciò il ventre a costituire l'oggetto delle cure sensate del Saggio taoista. Questo spiega perché i ventri ben sviluppati riscuotano tanto consenso in Cina, e perché i grandi personaggi del Taoismo sono quasi sempre rappresentati forniti di grosso ventre. Al contrario, dall'applicazione dei sensi esteriori, dall'esercizio delle facoltà psichiche, dalla curiosità, da ogni attività e passione che deteriorano le due anime e il composto, il saggio si astiene con cura. >>


(Cap XI):

<< Una ruota è fatta
di trenta raggi sensibili
[percepibili ai sensi]

ma gira in virtù
del vuoto centrale
non sensibile del mozzo.


I vasi sono fatti d'argilla
sensibile,
ma serve il loro cavo
non sensibile.

L'essenziale di una casa
sono i fori non sensibili
che costituiscono la porta e le finestre

Come si vede da questi esempi

L'efficacia, il risultato,
provengono dal non sensibile >>


<< Sintesi dei commentari:
Il contenuto di questo capitolo si ricollega [..] al precedente.
L'uomo non vive in virtù del suo corpo sensibile [grossolano],
ma grazie alle sue due anime
non sensibili, la spermatica e l'aeriforme. Di conseguenza,
il Taoista bada soprattutto a queste due entità invisibili; mentre la gente comune non ci crede, o non ci fa caso, perché sono invisibili. Quel che interessa costoro è ciò che è materiale, sensibile. Ora, in molti esseri sensibili, dice il testo, l'utile, l'efficace, è ciò che hanno di non sensibile, la loro parte cava, il loro vuoto, un foro. I commentatori generalizzano e dicono: ogni efficacia origina dal vuoto; un essere è efficace solo in quanto è vuoto.
Sembra che le antiche ruote avessero trenta raggi perché il mese ha trenta giorni. >>


e dal cap. ancora precedente, il X leggiamo dalla sintesi dei commentari:

<< [...] L'uomo ha due anime, un duplice principio vitale. Prima di tutto p'ai, l'anima uscita dallo sperma paterno, principio della genesi e dello sviluppo del feto nell'utero materno, Più quest'anima aderisce strettamente al corpo, più il nuovo essere è sano e forte. Dopo la nascita, l'assorbimento e la condensazione dell'aria producono la seconda anima, l'anima <aerea> [<aeriforme>], principio dello sviluppo ulteriore e, soprattutto, della sopravvivenza.[...] >> * (1)

-----------------------------------------------------------------------
* (Lao-tzu "Tao Te Cing" trad. dal cinese di Léon Wieger -ed mondadori)
Per Fallen06: Avendo la possibilità di consultare entrambi i commenti (e le traduzioni) e dell'edizione da te citata dell'adelphi e di quest'ultima da me riportata de "i padri del taoismo" ed. Mondadori,
ho trovato quest'ultima maggiormente esplicativa laddove i passi risentissero -a mio avviso!-
dell'ostico d'una visione probabilmente troppo ancorata ad una voluta lettura <<politica>> che francamente stride al senso generale dell'opera..

(1) Non amo particolarmente com'è qui esposta questa sintesi sul <duplice principio vitale> ma era d'obbligo riportarla avendo citato la parte del commentario relativo al cap. XI.


Un ulteriore link d'approfondimento sintetico sul non agire:
http://www.vedanta.it/attivita/articoli/anatta_02.htm

Il testo completo del Tao Te Ching si può leggere su:
http://www.vedanta.it/sastra/tao_te_ching/indice.htm

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Veramente profondo nella sua semplicità espositiva ed utile alla comprensione del "non-agire"
è la raccolta dei discorsi sul Tao tenuti da Osho nel libro edito dalla Mediterranee " Tao -Discorsi sul Tao-Te-Ching di Lao Tzu (vol. 1-2-3) :

<< [..] Lao Tzu è per la totalità, per l'assenza di divisioni.

[...] Lao Tzu non si preoccupa della spiritualità;
la spiritualità viene da sé;
è una fioritura, e non una forma di disciplina.
Tu limitati a vivere in modo totale. >>

<< Si dice che Confucio si sia recato da Lao Tzu.
[...]Confucio gli chiese:
<<Cosa dici a proposito della morale?
Come si coltiva il carattere?>>
Confucio era un moralista,
e per lui coltivare un carattere elevato
era la più alta realizzazione.
Lao Tzu scoppiò a ridere, e disse:
<<Se sei immorale, sorge per te il problema della morale.
E se sei privo di carattere, solo allora ti preoccupi del carattere.
Un uomo di carattere è assolutamente dimentico
che ci sia qualcosa che si chiama carattere.
Un uomo morale non sa cosa voglia dire la parola "morale".
Perciò non essere sciocco: non cercare di coltivare nulla.
Sii semplicemente quello che sei. >>


<< Diventare straordinario è facile:
richiede solo sforzo,
un raffinare, un coltivare, una profonda disciplina interna.
Ma essere ordinario è realmente la cosa più straordinaria.
Per questo nessuno sforzo è d'aiuto:
ti occorre piuttosto un'assenza di sforzo.
Nessuna pratica, nessun metodo è d'aiuto:
si tratta solo di comprendere.
Persino la meditazione non serve.
Per diventare un Budda la meditazione serve;
per diventare un Lao Tzu neppure la meditazione serve.
Solo la comprensione serve.
Solo la comprensione della vita così com'è,
e il viverla con coraggio;
senza sfuggirle, senza nascondervisi,
qualsiasi cosa sia, buona o cattiva,
divina o diabolica, celeste o infernale. >>



Gyta
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