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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 14-07-2007, 18.02.40   #1
emmeci
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Nichilismo

L’attenzione se non l’appassionato fervore con cui vedo qui seguire temi quali “Tu esisti?” e “Chi sei?” mi hanno indotto a proporre il tema del nichilismo – che d’altra parte oggi scorre in tutti i rami della filosofia. Si potrebbe pensare, anzi, che esso rappresenti il tema perpetuo della filosofia – quello riassunto nella celebre frase di Sigieri di Brabante “perché l’essere invece del nulla?” Ma è con Nietzsche, si dice, che il nichilismo assume il suo ineludibile significato come condizione di un pensiero della modernità, se questo è condotto a riconoscere che, col tramonto di Dio, è caduta ogni certezza, obbligando a quel superamento di tutti i valori che rappresenta la condizione di ogni rinascita e quindi di un possibile superamento del nichilismo. E comunque questo problema sia stato e possa esser trattato da altri pensatori del Novecento – costringendo perfino la teologia a fare i conti con esso - penso che rimane un problema fondamentale anche di questo secolo, che si delinea non meno provocante – per quanto ci offre di assurdo e di tragico - di quello passato. Ma di fronte a sterili rivolte morali, c’è forse un altro modo, per noi filosofi, di affrontare il problema del nichilismo, ed è quello di storicizzarlo, che è un modo, infine, non solo di comprenderlo, ma forse di esorcizzarlo.
Se cerchiamo di seguire sui testi questa storia del nichilismo, ci riuscirà di notare come esso passi dall’essere un’accusa all’essere una conquista e quasi un vanto della cultura – attraversando tutti i gradi dell’ironia, dell’angoscia, del realismo, della libera affermazione della coscienza moderna – che è il clima in cui si agitano filosofi, letterati, artisti fino e oltre i sogni e le catastrofi del Novecento.
Accusa o conquista? Perfino in Dostoevskij – che sembra provare orrore di fronte all’esistenza stessa dell’uomo – il nichilismo è sempre sul punto di diventare un motivo eroico e quasi una dimostrazione del genio del romanziere – e non è mai assunto in tutta la sua portata, non tanto per la fede cristiana che in lui si mantiene quanto perché si trasfigura in forme misteriose di redenzione, come quella dell’idiota, dell’incapace di vivere – di Miskin, di Alesa….
Dunque il termine nichilismo tende a un’accezione da negativa a positiva, anzi, contagiando la Russia, porta all’estremo la sua ambiguità: il lato negativo come rifiuto e distruzione dichiarata della struttura sociale e della stessa moralità, il lato positivo con l’adombrare una rigenerazione, magari illusoria e alla fine tragica, che coinvolgerà tutti i movimenti rivoluzionari europei.
Così l’odio-amore del nulla – l’abbraccio o il superamento del nichilismo – pervade l’esistenza di Nietzsche e la sua filosofia, che è sì un attacco a tutte le certezze ma anche un rimpianto o un bisogno di illudersi (dal patos romantico al sublime della forma, alla brama delle grandi ere, alla volontà di potenza e al superuomo dell’eterno ritorno). Così perfino Nietzsche è stato accusato di non aver compiuto il cammino e di aver ceduto di fronte al ghigno terribile della Gorgone, mentre i patiti del pensiero d’Oriente faranno osservare di avere già da sempre conquistato il nulla come specchio della verità suprema – ancora un nichilismo attivo-passivo, voluto e subito, un continuo sgretolarsi per una rinascita che potrebbe avvenire e alla fine non si desidera neppure che avvenga….un nichilismo liberatorio per aprire l’orizzonte a nuove prospettive e che potrebbe essere una mannaia che colpisce l’intera storia del mondo divenendo fine a sé stesso. Così il doppio volto del nichilismo – il volto della terribile Gorgonie - costringe anche noi a interrogare la nostra coscienza, togliendoci le estreme illusioni e accettando quell’ultimo dubbio che neppure Nietzsche ha osato affrontare. E che, d’altra parte, è il solo che potrebbe dare, insieme all’angoscia, il lampo sereno della verità rispondendo alla domanda: perché il nulla invece dell’essere?
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Vecchio 16-07-2007, 00.35.01   #2
trismegistus
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Riferimento: Nichilismo

Percè il nulla invece dell'essere?
Forse perchè il niente serve per una crescita filosofica e di sapienza, l'affrontare il nulla, il caos, il buio più totale abbandonando le proprie certezze e ciò in cui si credeva è un grosso passo che se se affrontato e superato permette l'abbandono del nichilismo e delle catene morali per giungere a nuove considerazioni di carattere oltre che di Metafisica ed Ontologia anche di semplice esistenzialità, semplicemente permettera di evolvere la nostra concezione mentale e filosofica poichè abbiamo superato degli ostacoli che ora ci sembrebravano insommortabili, ma poichè ci siamo liberati delle nostre catene mentali ora siamo liberi di proseguire il nostro percorso.
Il nichilismo è però persuasivo nel suo atteggiamento volto a negare in modo definitivo e radicale l'esistenza di qualsiasi valore in sé e l'esistenza di una qualsiasi verità di tipo oggettiva, con la conseguente svalutazione della realtà stessa, il problema però è che se preso così esso ci intappola nelle realtà stessa sostituendo le precedenti catene con delle altre perchè così facendo noi ci releghiamo nuovamente la realtà, è superando il nichilismo stesso che noi possiamo eludere la realtà senza necessariamente dover ricreare una verità di riferimento oggettiva dato il Sapiente risce a muoversi e a ricotruire reale ed astratto e di contemplarli anche se egli è privo di riferimeti su cuipoggiare le sue certezze perchè colui che abbraccia il caos non ha bisogno di un punto di appoggio poichè è il caos stesso, che inizialmete egli temeva ed il caos stesso si mostrava a lui ostile, ora proprio il caos è il suo riferimento, anche se solo figurativamente perchè il caos per sua natura non è d'appoggio, in questo modo il nuovo uomo o
Übermensch dimostra come anche senza le certezze è possibile erigere il suo mondo (e per rimanere in tema di Nietzsche e di temi nordici), la sua Iperborea; volendo anche la sua Atlantide perchè solo allora, nel momento in cui l'uomo supera le sue stesse certezze, potrà erigere e ricercare l'Assoluto e la Perfezione.

Ultima modifica di trismegistus : 16-07-2007 alle ore 13.01.19.
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Vecchio 19-07-2007, 10.02.32   #3
emmeci
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Riferimento: Nichilismo

Dunque, proseguendo lungo la linea tracciata nel testo d’apertura di questo tema, mi pare che tu ti ponga fra coloro che non condannano il nichilismo ma anzi lo accettano come una fase dell’esperienza filosofica, estrema ma necessaria perché si possano esercitare le nostre forze in vista dei pericoli e delle “trappole della realtà”, senza timore che qualcuno ti obietti – come è stato fatto per tutti, anche grandissimi nichilisti, che la logica ti fa difetto e sei ricaduto nelle reti dell’illusione (un orientale direbbe: nelle reti della Maya). Ma del resto, può esistere veramente un nichilista in un punto qualunque del mondo, se lo stesso nirvana è un nulla venato di estasi?
Ma veniamo a quello che può dirsi il punto critico o il punto di svolta del ragionamento nietzschiano: quando, dopo la “morte di Dio” e quindi la fine della metafisica, egli prospetta e poi persegue come una soluzione l’ “eterno ritorno dell’uguale”, una frase che non può non suscitare il sospetto di un ripiegamento, cioè di un superamento – altri diranno un tradimento - del nichilismo. È vero che questa asserzione è stata interpretata come la conferma di un nichilismo estremo - questo accettare che tutto ritorni, accogliendo come evento positivo ciò che si configurava come la disfatta finale del senso dell’essere - eppure questo “dire di si alla vita”, attraverso i cento simboli e i contorcimenti cui è sottoposto questo pensiero nello Zarathustra, non dovrebbe, per chi ha rinunciato alla metafisica, avere altro senso che quello nudo e crudo di accettare di esistere, facendo pensare, quindi, che il culmine del nichilismo sia il suo oltrepassamento E il nichilismo nietzschiano si svela qui nella sua doppiezza: riflettendo “nel suo versante negativo la critica della storia e nel suo versante positivo un nuovo tempo d’avvento” (Vercellone). Dunque la linea di sviluppo del nichilismo può essere rappresentata come una parabola – se dopo il nichilismo come condanna e il nichilismo come conquista, si giunge al nichilismo come sintomo di una rinascita e forse di un altro o dell’eterno Dio.
Del resto mi è parso che sempre Nietzsche sia rimasto esposto agli artigli di questo temibile drago - il Dio della sua infanzia, il Dio dei suoi padri - o meglio sotto l’incubo di una tentazione alla resa che non poteva che giudicare insensata – la tentazione di far rinascere Dio attraverso le maschere che via via gli si sarebbero offerte, dalla maschera tragica a quella di santi ed eroi, fino all’estremo sforzo di trascendere tutti i valori nella volontà di potenza e al piacere di considerarsi insieme Lucifero e Cristo.
E’ come se egli avesse cercato fino alla fine di resistere a una tentazione che potrebbe essere intesa come tentazione dell’errore o della verità, l’errore al quale vorrebbe sottrarsi e la verità che non riesce a ghermire. Ma forse è proprio questa l’ultima fase del nichilismo – un bruciare, un consumarsi, un impazzire per esso, al fine di non soggiacere alle lusinghe dell’illusione e agli splendori divini che gli si alzano continuamente davanti - fisici o metafisici, sacrosanti o dannati – da quando incomincia a scrivere la Nascita della tragedia, alle ultime danze sul suo stesso cadavere.
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Vecchio 19-07-2007, 11.16.41   #4
trismegistus
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Riferimento: Nichilismo

L'eterno ritorno effettivamente è un'oltre-nichilismo, poichè è l'accettazione della vita nella sua cruda realtà, esso non è l'estremo del nichilismo, ma un suo oltrepassamento, dato che l'accettazione della vita implica l'abbandono del riferimento e della verità metafisica poichè questo sarebbe una resa, un desiderio di miglioramento della vita, sotto un profilo buonista o pietista, nell'eterno ritorno non c'è spazio per tutto questo, andrebbe contro il suo stesso principio.
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