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Vecchio 25-03-2008, 16.58.48   #11
veraluce
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Data registrazione: 16-08-2007
Messaggi: 603
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Citazione:
Sarò, questa volta, brevissimo…

Dai su, che per questa tua discussione "sacrificherò" un pò del mio tempo... ...volentieri...

Citazione:
Compassione, amore, dovere etico-morale e, a volte, legale, spingono l’uomo a modificare anche pesantemente la propria esistenza in virtù del conseguimento di massimo benessere possibile di un suo simile.

Forse quel "modificare" potrebbe assumere il significato di "crescere"..

Citazione:
I sensi di colpa giocano un ruolo determinante sulle decisioni che vanno a regolare l’intensità dell’impegno, del tempo e della quantità dei momenti sottratti alla propria vita nell’interesse e per la salvezza altrui.

Pensare ad es: "io ho sofferto e non voglio che altri soffrano come ho sofferto io", può essere considerato un senso di colpa?


Citazione:
Per quante se ne faccia poi, sembra non farne mai abbastanza e questa nostra tormentata coscienza non placa la sua sete d’impegno per gli altri, aspetto fondante della nostra società peraltro ben evidenziato anche nelle opere di Durkheim.

Chiedo quindi a voi se sia possibile stabilire fino a che punto è moralmente lecito sottrarre vita alla propria vita per la vita altrui e nel contempo

Secondo me non è un "sottrarre" vita alla propria vita... anche se siamo convinti del contrario, anche se ci è più comodo pensarla così quando si tratta di distaccarci da qualcosa che riteniamo "nostro" (sotto tutti i punti di vista) ma che in realtà è soltanto qualcosa di cui ci siamo impossessati..

..ci fa comodo dare solo il "nostro" superfluo e non ciò che ci "costa" qualcosa..

..anche il tempo ormai è diventato troppo "prezioso".. che non riusciamo a dedicarlo neanche ai nostri cari, ai nostri anziani, etc, si trattasse anche solo di ascoltarli..

..beh, allora sai che c'è caro Maxim? C'è che una vita così meglio perderla che tenersela!
...sai che c'è caro Maxim, che questa vita in realtà alla fine non possiamo né decidere di perderla, né di tenercela, perché non è mai "nostra".. essa non è una proprietà.. noi qui siamo solo in affitto..

Il tutto qui espresso è solo un mio umile parere ovviamente...
arricchito da un piccolo sfogo personale di passaggio.. (ogni tanto ci vuole! )

Grazie Maxim!
veraluce is offline  
Vecchio 25-03-2008, 20.12.59   #12
nevealsole
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Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Tornando all'argomento proposto (ringrazio Anakreon per le precisazioni dopo il mio intervento)... è difficile prendere una posizione in merito.
Io ho genitori giovani, ma anche loro cominciano a sentire gli acciacchi dell'età.
Ho sempre pensato che non ci sia alternativa, quando sarà, dal prendermi cura di loro. Perché tutto ciò che ho avuto è così tanto che sarebbe assurdo anche ipotizzare di non restituire.
Ho un'amica, che al contrario di me, ha un padre che è stato il padre peggiore potesse forse esistere. Oggi è malato, e lei, in qualche modo a causa del nostro sistema di diritto, se ne deve far carico.
E' difficile.
Certo poi ogni occasione nella vita ci è data per riprendere contatto con la nostra vera ragione di essere, che è anche "essere per", però ce lo siamo un po' dimenticato... ed è dura da mandare giù.

Ricordo di aver letto che Maria Teresa di Calcutta a chi le chiedesse dove trovava così tanto amore da dare ai sofferenti rispondeva che era l'amore di Dio la sorgente a cui attingeva ogni giorno.
Purtroppo non tutti siamo capaci di santità.
nevealsole is offline  
Vecchio 26-03-2008, 09.45.08   #13
emmeci
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Dico la verità: alla lettura dell’argomento introdotto da Maxim immaginavo che egli volesse riferirsi al sacrifico come atto rituale, e non come prova morale imposta alla coscienza dell’individuo che debba decidere se intende sacrificare sé stesso per salvare altri. Il sacrifico rituale può però fornire uno sfondo a chiarire questo problema.
Il sacrifico rituale è un dono, un’offerta tale da creare un contatto immediato con la divinità, enfatizzato nel momento in cui l’oggetto offerto viene mangiato dagli offerenti e addirittura portato all’estremo nel caso di un sacrificio umano. Una sorta, infine, di pratica magica che non mira solo alla benevolenza divina ma ad assicurarsi la forza divina, ed è ovvio che, interpretato così, il sacrificio rende ancora più antropomorfico il concetto di divinità – come del resto continua ad essere lungo tutta la storia ebraica fino a Cristo, col quale il sacrificio comincia a perdere la sua consistenza e rigidezza rituale per diventare un gesto d’amore. Dunque bisogna evitare – per trovare il significato per noi sostenibile di sacrificio - che si chiami a farne partecipe Dio, come pure che si veda in esso (sulla scorta di Durkheim) un mezzo della società per strutturarsi attraverso un rito comune, e tanto meno che lo si identifichi con amore di patria, visto che il combattere per il proprio paese è stato, almeno fino a poco tempo fa, un obbligo, e il disertare potrebbe richiamare il sacrificio solo nel caso, per esempio, di resistenza all’invasore o al tiranno. Però c’è il fatto che lungo la storia stessa del cristianesimo, il sacrificio rischia di tornare ad essere vissuto come un atto rituale se non addirittura abitudinario, che con molta difficoltà il fedele ha la capacità di trasformare in atto morale. E così sono giunto al sacrificio come lo intendete voi, cioè atto libero di autodistruzione per far vivere altri. Mi pare che questo assomigli a quello che io, in altra sede, chiamo pietà (nel senso non di patetica compassione ma come manifestazione di un allargarsi agli altri della propria coscienza, cioè come atto di comprensione spogliato di ogni sottinteso corporeo che non sia quello del morire per altri. Qui veramente sono d’accordo con quelli che affermano che non si possono sbandierare norme assolute, ma si dovrebbe valutare il rapporto che abbiamo con gli altri, forse perfino l’occasione e il momento perché, a livello teorico, sembra anche a me difficile se non impossibile suggerire una decisione: nel momento, per esempio, che ti s’imponesse una difficile scelta (salvare un figlio? un genitore? la persona amata? un amico o un estraneo, un bianco o un nero....) chi salveresti? La pietà diventa una mannaia che dovrà cadere sul capo di qualcuno: sì, ci può essere qualche situazione in cui la scelta appare impossibile, ma è proprio qui che la pietà si erge davanti a noi con la sua grazia crudele, mentre solo il momento potrà rivelare se il gesto è stato davvero sublime, quando il giudizio è difficile perfino davanti al Calvario, visto che Cristo era sì un uomo ma anche - secondo i suoi fedeli - un Dio padrone dell’eternità, mentre è solo il sacrifico di un uomo per un altro uomo - il più insignificante uomo senza qualità - quello che pensiamo abbia davvero valore.
emmeci is offline  
Vecchio 26-03-2008, 19.24.43   #14
sisrahtac
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 04-11-2002
Messaggi: 2,110
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Sarà che non ho figli, sarà che sono egoista, però non mi sacrificherei mai per un altro..ci stavo pensando proprio oggi mentre studiavo una materia medica se avrei ad esempio il coraggio di donare un organo a qualcun'altro, da vivo s'intende (pensa te che bei pensieri da telefilm di serie b che ho mentre studio..)..però sono giunto alla conclusione che il mio istinto di autoconservazione prevarrebbe anche sui rapporti umani, anche quelli più stretti,di parentela insomma..

Però paradossalmente sarei capace di sacrificarmi per una passione, di consumarmi ossessivamente fino all'estremo..vedi il computer, il mio numero di messaggi la dice lunga sul tempo che ho "perso"...o recentemente sulla pittura, sarei capace di intossicarmi fino alla morte pur di non smettere...o cose del genere..boh..sacrifici futili? O forse poco amore per se stessi..o semplicemente noia...

Fatto sta che i sacrifici li lascio volentieri ai martiri..
sisrahtac is offline  
Vecchio 26-03-2008, 19.34.48   #15
Giorgiosan
Ospite abituale
 
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Il sacrificio è un universale religioso.
Testimonia il senso di colpa dell'umanità.

Ma il sacrificio di animali, di prodotti della terra, di profumi ed i sacrifici umani sono atti ingenui; in verità chi non sacrifica se stesso per il bene non può divinizzarsi.
L'ultimo tratto dell'evoluzione si compie attraverso il sacrificio di noi stessi.
Giorgiosan is offline  

 



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