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Vecchio 16-05-2008, 08.49.21   #1
emmeci
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Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
Si può "dire tutto"?

Chi non ha perso l’abitudine della lettura avrà rilevato quanto è cambiato il modo di far letteratura – per esempio un romanzo – da un secolo a questa parte. Non parlo di stile o scelta dell’argomento, ma di come e fino a che punto si raccontano le cose: perché perfino là dove l’autore sembra giurare di essere un realista, perfino in quei racconti dove impera il così detto “flusso di coscienza”, cioè dove l’autore si immedesima in modo tale col personaggio da far credere che riferisca tutto ciò che pensa, anche i più riposti, audaci, stridenti ed oscuri pensieri – ebbene vi pare che dica veramente tutto? Si potrebbero quasi fissare degli anni – 1870? 1890? - al di là dei quali sembra che non esistano più reticenze mentali o morali….anche se un padre o una madre di vecchia scuola avrebbero preferito ancora ignorare che cosa pensavano i figli, mentre la lettura di un libro odoroso di zolfo poteva dare a un giovane la convinzione di aver saltato il fosso e di essere entrato senza timori nell’era moderna. Oggi non c’è romanzo – parlo di romanzi di qualità, non di romanzetti – che si ponga dei limiti: il “dire tutto” sembra essere diventato lo stato dell’arte. Ebbene, io mi domando se non è proprio questo il segno che dimostra non un abbassamento del livello morale, ma una fame di moralità, se non di una religiosità più alta e sincera. Una volta…. solo accennare a un dubbio, non già a una vera eresia, riempiva di orrore le famiglie borghesi – quelle che mandavano i figli al confessionale una volta la settimana. Oggi sembra che perfino i religiosi di lungo corso sappiano che non ci sono dei veri tabù: il concetto di dogma sembra svanito, e non so che cosa possa significare per loro quell’accusa di relativismo che, per la chiesa ufficiale, sembra indicare il nuovo spartiacque fra vizio e virtù.
Ora non vorrei che mi consideraste legato alle vecchie usanze e che io mi senta turbato da questa rottura degli argini, da questa infrazione – ormai inarrestabile – del secondo comandamento, quello che vieta di parlare di Dio invano: basta considerare ciò che diciamo nel forum, e potremmo essere tutti accusati di leso silenzio ….Ebbene, credo che questa sia una buona cosa, e che con questo rifiuto ad accettare divieti e chiuderci nel silenzio, con questo bisogno di “dire tutto” che per lo meno nella nostra parte di mondo sembra un diritto acquisito, si sia compiuto un passo verso la verità. “Se hai un problema, pàrlane”, si dice (il che per noi del forum potrebbe essere addirittura la parola d’ordine, anzi la pietra fondante). E un comportamento siffatto va al di là della nostra piccola sfera, dovrebbe essere pratica abituale nella famiglia, nei rapporti coi servizi pubblici e istituzionali, e soprattutto verso sé stessi. L’importanza anzi la necessità che, se anche si può trovare giustificazione a limitare la verità nei rapporti con gli altri, a te stesso non puoi celare i tuoi problemi e sorvolare su quello che credi o non credi; solo la chiarezza – oggi si direbbe la trasparenza – nei tuoi riguardi può aiutarti a trovare le soluzioni, a tagliare i nodi che turbano l’anima e ti impediscono – forse fortunatamente – di raggiungere i tuoi obiettivi. Parla a te stesso, senza reticenze, e senza tabù – anche se questo ti farà sentire più vicino al demonio che a dio. E parla anche agli altri. Soprattutto, non stenderti sulla riva del fiume ad ascoltare il suono delle onde che passano… Parlare, "dire tutto" – anche se questo potrebbe essere considerato, qualche volta, simile ad una ciarla.
Ma questo è solo un parere. Che ne dite? Si può “dire tutto”?
emmeci is offline  
Vecchio 16-05-2008, 11.14.50   #2
Noor
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Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
Riferimento: Si può "dire tutto"?

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Parla a te stesso, senza reticenze, e senza tabù – anche se questo ti farà sentire più vicino al demonio che a dio. ?
Eccome ..dicendo tutto,prima verrai assalito da tutte le paure e ti sentirai compagno del demonio.
E' una fase necessaria..potrebbe pure corrispondere a quella che S.Agostino chiamava "la buia notte dell'anima"..
Ma il buio si rischiara prima poi,facendo riaffiorare la Luce Naturale..
Noor is offline  
Vecchio 17-05-2008, 18.59.42   #3
Anakreon
Ospite abituale
 
Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 297
Urbanità e verità.

L'urbanità nel dire è l'arte del simulare e del dissimulare quello, che pensiamo, per non dispiacere altrui, senza mentire gravemente:
alcuno può anche dire tutto a tutti, pur che patisca essere stimato inurbano.

Per altro, oggi pare sia più stimata l'opinione veridica, che l'opinione urbana.

Anakreon.
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Vecchio 18-05-2008, 17.19.52   #4
emmeci
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
Riferimento: Si può "dire tutto"?

La domanda, dopo tutto, è rimasta sostanzialmente inevasa: dire o non dire tutto? Per cercare di avvicinarmi a una soluzione proporrei due casi opposti, cioè due situazioni estreme in cui si può, anzi si dovrebbe “dire tutto”: davanti a Dio e davanti a sé stesso. Davanti a Dio, perché sarebbe questa la situazione del dì del giudizio; davanti a sé stesso perché ogni giorno – direbbero i moralisti - il giudizio dovrebbe essere anticipato da te e soltanto a queste condizioni puoi sperare di farti moralmente migliore in futuro.
C’è comunque – fra queste due situazioni estreme – quella che è la vita di tutti i giorni, in cui il dire tutto può apparire duro e perfino crudele, e mi pare che questo sarebbe il momento in cui non si può dire tutto, anche se ciò solleverebbe la riprovazione di un Kant attaccato al suo categorico imperativo. Ebbene, io opporrei a questo imperativo l’imperativo della pietà, che mi pare superi ogni norma che un filosofo possa dettare. Anche se, a ben pensarci, la legge della pietà è una legge tremendamente difficile, è la più ampia e più stretta – assolutamente valida e impossibile da realizzare. Perché, prova a immaginare una situazione in cui ti sia lecito graziare una sola persona – chi sceglieresti? Un parente, un amico? Il più sofferente, il più degno, il più buono? O proprio il cattivo, perché potrebbe essere tratto dalla tua scelta a cambiare sé stesso?
Talmente difficile è usare pietà, sì, perfino impossibile o assurdo: anche se è forse proprio per questo che diviene una legge che sovrasta tutto, tutti gli imperativi e le parole di questo mondo. Tanto che vorrei dire che è l’unica legge che l’uomo può opporre a quelle della natura, anche se queste sono state create da Dio: anzi l’unica legge che l’uomo può dire d’aver immaginato da sé quando ha osato – almeno per una volta – “dire tutto”, ed ha in qualche modo accusato Dio perché non interviene a correggere questo mondo ingiusto e infelice e lo lascia a sé stesso – anche se la spietatezza di Dio può avere una sublime ragione, quella che appare nel suo fulgore a chi è straziato dalla disperazione e gli porta questo messaggio: sì, anche la morte è una grazia.
(Ora non venitemi a dire che prima di parlare di Dio bisogna precisarne il concetto, come vorrebbe epicurus, perché io l’ho consapevolmente raccolto così come i nostri nonni lo potevano intendere, e ci sono, d'altra parte, ben altre occasioni per dire di più).
emmeci is offline  

 



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