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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 29-01-2009, 11.32.31   #1
La_viandante
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Nessuno tocchi Derrida

In questi giorni ho riflettuto sull’importanza del decostruzionismo nell’attuale comunicazione, di Derrida Chomsky in Capire il Potere ne parla in questa maniera

Citazione:
[….]se leggo Derrida, Lacan, Althusser o altri del genere, non li capisco. Sono solo parole che mi scorrono davanti agli occhi, non riesco a seguire il ragionamento. Forse mi manca un gene, è possibile. Ma in tutta onestà, mi sembra una truffa.

Mentre U. Eco nella sua autobiografia per Storia della filosofia, Bompiani, considera il decostruzionismo una malattia anche se non direttamente imputabile a Derrida ma ai suoi infedeli seguaci. Il metodo derridiano, spiega Eco, passato in America è diventato una forma di critica letteraria che fa dire al testo tutto ed il contrario di tutto.
Ebbene io credo che questa sia diventata una nuova forma di religione, con tanto di dogmi intoccabili, pena l’esser tacciati di non conoscenza della filosofia, o altro, mentre a me pare l’ermeneutica essere sono un travisamento delle sue basi, una sopravvalutazione di alcune vere , ma irrilevanti acquisizioni filosofiche. Tutto ciò contribuisce ad uccidere ogni conoscenza acquista, tutto quello che ci perviene dai testi del passato diventa passibile di nuova interpretazione, così si arriva, come recentemente mi è capitato di leggere che persino Nietzsche era ahimé un fervente cristiano, io concluderei ben gli sta, in fondo anche lui ha contribuito a porre le basi per cui tutto è solo interpretazione, e che possa restar vittima del suo stesso nichilismo mi fa piacere, ma forse è il caso di rimettere in discussione qualcosa che sembra esser diventato un fondamentalismo assolutista peggiore di quello dei lefebvriani.
Invece le possibilità di interpretazione non sono infinite, hanno pure queste il loro limite le parole possono avere diverse accezioni, ma in numero sempre finito, è dunque possibile che si possa interpretare qualcosa in più maniere, ma se ci si attiene al reale senso di queste le possibilità restano finite, limitate.
Alcuni filosofi infatti, tra i quali Roberta De Monticelli cercano di restituire alla filosofia l’impegno nell’uso responsabile del linguaggio, e io, nel mio piccolissimo, cerco di dare il mio contributo alla causa.
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Vecchio 29-01-2009, 16.10.43   #2
epicurus
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Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
Il metodo derridiano, spiega Eco, passato in America è diventato una forma di critica letteraria che fa dire al testo tutto ed il contrario di tutto.
[...]
Invece le possibilità di interpretazione non sono infinite, hanno pure queste il loro limite le parole possono avere diverse accezioni, ma in numero sempre finito, è dunque possibile che si possa interpretare qualcosa in più maniere, ma se ci si attiene al reale senso di queste le possibilità restano finite, limitate.

Ciao Viandante, concordo in pieno con quanto dici nella parte che cito, come non posso che accettare con entusiasmo la tua battaglia per un'etica linguistica (che accenni in "Verità...inutile"). Penso, infatti, che nel mio piccolo, qui nel forum, io stia portando avanti ormai da anni tale battaglia sull'etica linguisitica, proponendo analisi linguisitico-concettuali di tesi e argomentazioni filosofiche.

Detto questo, tutte le interpretazioni possibili sono sì infinite, ma di buone interpretazioni ce ne sono solitamente in numero finito, numero, tra l'altro, usualmente non molto grande.

C'è un buon parallelismo tra l'interpretare un discorso e interpretare un fatto. In entrambi i casi le interpretazioni sono potenzialmente infinite, ma a noi interessano delle interpretazioni buone, plausibili, ragionevoli. Per questo la scienza utilizza alcuni principi (più precisamente, rules of thumb) per limitare le opzioni e, possibilmente, identificare un'unica soluzione.

Così come nelle scienze, anche in una conversazione gli attori seguono (o dovrebbero seguire) alcune rules of thumb. Tra questi principi c'è il principio di cooperazione (con le massime conversazionali) di Grace e il principio di carità di Davidson. Il primo richiede che il parlante sia razionale nei suoi atti linguistici, mentre il secondo, duale rispetto al primo, richiede al destinatario di attribuire razionalità al parlante.

Questi principi, e molte altre considerazione semantiche e pragmatiche specifiche ad una data situazione, ci rendono in grado di scovare poche buone interpretazioni (una?) tra infinite cattive interpretazioni.

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Vecchio 31-01-2009, 10.22.17   #3
La_viandante
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Citazione:
Penso, infatti, che nel mio piccolo, qui nel forum, io stia portando avanti ormai da anni tale battaglia sull'etica linguisitica, proponendo analisi linguisitico-concettuali di tesi e argomentazioni filosofiche.

Vero, ricordo che è da te che ho appreso le fallacie argomentative, e chissà se non mi abbia influenzato proprio tu o se ero già indirettamente avviata alla causa dalla lettura di Eco, scopro infatti solo ora che Il Pendolo di Foucault era scritto proprio a seguito di queste sue prese di posizione.
O forse è solo indole personale che trova te ed eco a me affini
Citazione:
Tra questi principi c'è il principio di cooperazione

È un ottimo metodo quello di stipulare un accordo preventivo come questo, risolverebbe molti problemi infatti uno su tutti quello di voler prevalere in una discussione, magari solo per ottenere la ragione usando tutti gli artifici retorici, sofistici o fallaci, pur di persuadere.
Scopo di un dibattito è invece anche quello di arrivare a cambiare le proprie idee nel momento in cui le argomentazioni altrui siano più valide delle nostre, ma per questo è necessario che sia il più possibile onesta la discussione.
Citazione:
ci rendono in grado di scovare poche buone interpretazioni (una?) tra infinite cattive interpretazioni.
Una? Sei molto ottimista dunque più di me, che ne metto più di una per l’intrinseca ambiguità del linguaggio, dove una frase per quanto semplice può sempre avere un doppio significato. Riuscire a definirne con precisione e certezza solo uno è più di quello che mi prefiggo, mi basta infatti che sia possibile non trarne infinite irragionevoli interpretazioni, ma una ragionevole quantità.
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Vecchio 02-02-2009, 12.02.46   #4
epicurus
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Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
È un ottimo metodo quello di stipulare un accordo preventivo come questo, risolverebbe molti problemi infatti uno su tutti quello di voler prevalere in una discussione, magari solo per ottenere la ragione usando tutti gli artifici retorici, sofistici o fallaci, pur di persuadere.
Scopo di un dibattito è invece anche quello di arrivare a cambiare le proprie idee nel momento in cui le argomentazioni altrui siano più valide delle nostre, ma per questo è necessario che sia il più possibile onesta la discussione.

Non solo sarebbe buona cosa per l'onestà intellettuale, bensì sarebbe buona cosa per la comunicazione in generale. Se si contravvenisse sistematicamente a tutti questi principi, la comunicazione sarebbe impossibile.

Citazione:
Originalmente inviato da La_viandante
Una? Sei molto ottimista dunque più di me, che ne metto più di una per l’intrinseca ambiguità del linguaggio, dove una frase per quanto semplice può sempre avere un doppio significato. Riuscire a definirne con precisione e certezza solo uno è più di quello che mi prefiggo, mi basta infatti che sia possibile non trarne infinite irragionevoli interpretazioni, ma una ragionevole quantità.

Sono ben consapevole della vaghezza (e quindi flessibilità) del linguaggio, ma riconosco che la maggior parte delle volte, quando parliamo con qualcuno, riusciamo ad "indovinare" l'interpretazione più plausibile. Se ciò non fosse possibile, allora comunicare sarebbe molto più complesso... Ovvio, non ci sono certezze e infallibilità, ma ce la caviamo ugualmente molto bene.
(Senza contare che è il contesto che ci fornisce informazioni aggiuntive per una miglior interpretazione.)
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Vecchio 04-02-2009, 15.58.45   #5
Gaffiere
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Originalmente inviato da La_viandante
In questi giorni ho riflettuto sull’importanza del decostruzionismo nell’attuale comunicazione, di Derrida Chomsky in Capire il Potere ne parla in questa maniera



Mentre U. Eco nella sua autobiografia per Storia della filosofia, Bompiani, considera il decostruzionismo una malattia anche se non direttamente imputabile a Derrida ma ai suoi infedeli seguaci. Il metodo derridiano, spiega Eco, passato in America è diventato una forma di critica letteraria che fa dire al testo tutto ed il contrario di tutto.
Ebbene io credo che questa sia diventata una nuova forma di religione, con tanto di dogmi intoccabili, pena l’esser tacciati di non conoscenza della filosofia, o altro, mentre a me pare l’ermeneutica essere sono un travisamento delle sue basi, una sopravvalutazione di alcune vere , ma irrilevanti acquisizioni filosofiche. Tutto ciò contribuisce ad uccidere ogni conoscenza acquista, tutto quello che ci perviene dai testi del passato diventa passibile di nuova interpretazione, così si arriva, come recentemente mi è capitato di leggere che persino Nietzsche era ahimé un fervente cristiano, io concluderei ben gli sta, in fondo anche lui ha contribuito a porre le basi per cui tutto è solo interpretazione, e che possa restar vittima del suo stesso nichilismo mi fa piacere, ma forse è il caso di rimettere in discussione qualcosa che sembra esser diventato un fondamentalismo assolutista peggiore di quello dei lefebvriani.
Invece le possibilità di interpretazione non sono infinite, hanno pure queste il loro limite le parole possono avere diverse accezioni, ma in numero sempre finito, è dunque possibile che si possa interpretare qualcosa in più maniere, ma se ci si attiene al reale senso di queste le possibilità restano finite, limitate.
Alcuni filosofi infatti, tra i quali Roberta De Monticelli cercano di restituire alla filosofia l’impegno nell’uso responsabile del linguaggio, e io, nel mio piccolissimo, cerco di dare il mio contributo alla causa.

Invece le possibilità sono proprio infinite, anche perchè il linguaggio è convenzionale e non puoi escludere che un autore scriva qualcosa pensando tutto il contrario.
Le critiche di Eco sono fuori luogo, sarà pure considerato un mostro sacro della cultura italiana, che lo sia veramente è un altro discorso.
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Vecchio 05-02-2009, 11.06.38   #6
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Forse Eco non ha tenuto conto dell’infinita possibilità umana di fraintendimento - pur con la massima buona fede e in perfetta onestà intellettuale-!
Gaffiere dice, non si può escludere che, ma a maggiori ragione non lo si deve poter nemmeno affermare che l’autore abbia proprio voluto (o sia stato indotto inconsciamente a ) dire il contrario di ciò che pensava.
Possiamo però avere qualche volta elementi certi per poterci decidere per l’uno o per l’altro verso?
Allora quando può esserci un indizio lo possiamo supporre, se esiste un elemento certo possiamo affermarlo, ma in assenza di evidenze o persino indizi dobbiamo prestar fede al senso letterale di quel che leggiamo, ascoltiamo, senza aggiungere nostre “fantasie” o come si usa dire “fare il processo alle intenzioni“.
Quelle - le intenzioni -, tenendo sempre presente la mancanza di minimo un indizio, non le possiamo sondare.
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Vecchio 05-02-2009, 13.25.42   #7
Gaffiere
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Originalmente inviato da La_viandante
Forse Eco non ha tenuto conto dell’infinita possibilità umana di fraintendimento - pur con la massima buona fede e in perfetta onestà intellettuale-!
Gaffiere dice, non si può escludere che, ma a maggiori ragione non lo si deve poter nemmeno affermare che l’autore abbia proprio voluto (o sia stato indotto inconsciamente a ) dire il contrario di ciò che pensava.
Possiamo però avere qualche volta elementi certi per poterci decidere per l’uno o per l’altro verso?
Allora quando può esserci un indizio lo possiamo supporre, se esiste un elemento certo possiamo affermarlo, ma in assenza di evidenze o persino indizi dobbiamo prestar fede al senso letterale di quel che leggiamo, ascoltiamo, senza aggiungere nostre “fantasie” o come si usa dire “fare il processo alle intenzioni“.
Quelle - le intenzioni -, tenendo sempre presente la mancanza di minimo un indizio, non le possiamo sondare.

Non ci può esser certezza di quanto gli altri voglion comunicarci (ammesso e non concesso che l'esistenza altrui sia un dato immediatamente evidente e non un'interpretazione a sua volta), proprio perchè non possiamo sperimentare la loro coscienza: è sempre e comunque un atto di fede.
Gaffiere is offline  

 



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