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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 08-01-2012, 00.05.53   #1
Tolkien
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 07-01-2012
Messaggi: 1
Conoscenza.

Mi scuso in anticipo con tutti voi se mi permetto di porre quesiti o affarmare proposizioni senza avere le conoscenze adatte, sono soltanto uno studente delle superiori ed ho ancora molto da imparare, perciò vi prego di non tenere conto del modo in cui espongo, ma solo e soltanto della qualità del messaggio contenuto nell'esposizione.
Molto probabilmente il dubbio che mi assilla è stato già affrontato da altri, e se fosse cosi preferirei comunque riproporlo in modo da carpire al meglio le nozioni che spero mi donerete, essendo protagonista della discussione.
Molto spesso si sente dire:"Quella persona è "portata" per la matematica","Il mio compagno X è "portato" per l'italiano" ecc. ecc. Se prendiamo in considerazione la proposizione:" Ogni persona possiede talenti innati che porteranno quest'ultima ad evidenziarsi in un determinato settore della conoscenza" e la considerassimo vera, potremmo affermare che i limiti e l'entità della conoscenza di una persona siano stabiliti alla nascita?
Se la risposta a questo quesito è affermativa non ci troveremmo davanti a una società quasi dittatoriale, in cui il proprio destino o futuro è stabilito alla nascita? Una società in cui la propria posizione all'interno di quest'ultima è stabilita e non modificabile?
Tolkien is offline  
Vecchio 09-01-2012, 09.51.01   #2
Alexis Honlon
Ospite
 
Data registrazione: 01-08-2011
Messaggi: 33
Riferimento: Conoscenza.

Allora: i patterns delle conoscenze sono effettivamente innati. Una prova, può essere il ragionamento di Fodor a tal proposito: supponiamo di essere al livello di conoscenza di grado 2 e di voler passare al grado 3. Mi si dovrà insiegnare il grado 3; ma come farlo, se tutto quello che possiedo è il grado 2? Intendo dire: tutto quello che capisco è di grado 2 - quindi il livello 3 mi è completamente estraneo. Inutile pertanto insegnarmi il livello 3, perchè non lo capirei. Il ragionamento poi è ricorsivo: come ho fatto ad arrivare al livello 2? Come si suol dire, ho si ha quel che si abbisogna oppure no - ed i concetti poi vengono ottenuti per autopoiesi (costruzione di unità a partire da altre unità).

Il regresso di Ryle si supera semplicemente affermando che:

1) Le unità trasformazionali in nostro possesso sono finite - pertanto non c'è un regresso all' infinito nell' affermare che un risultato cognitivo, per essere tale, dovrebbe richiedere a sua volta un processo cognitivo e così all' infinito.

2) Se un motivo, per essere razionale, richiede un motivo, e così via all' infinito, è sufficiente affermare che il sistema lo fa effettivamente, ma bisogna ragionare in maniera finitista - in pratica la razionalità del motivo è tale per le ragioni effettivamente costruite dal sistema.

Detto questo, effettivamente si può parlare di innatismo delle conoscenze, ma non ce ne passiamo - nulla di tutto questo si attiverebbe se non venissimo stimolati dall' ambiente. I talenti naturali esistono, ma sono piuttosto rari - il più delle volte si ha a che fare con buoni ingegni che si applicano (e pure parecchio).

Lei afferma che se fosse così ci troveremo a che fare con una società dittatoriale - più che altro, si parla di tecnocrazia. Ed in una società tecnocratica, bisogna conoscere (ed ovviamente applicare quelle conoscenze): se non si accede al sistema, sono guai seri. E come può anche lei notare - la situazione è davvero da guai seri. Dovrei dilungarmi troppo per spiegare cosa intendo dire: se vuole capirlo, le consiglio di vedersi una serie animata di nome serial experiment lain, che spiega proprio quello che intendo dire.

In senso lato, comunque, si può dire che siamo felicemente contenti che del nostro poco sapere (legga: ignoranza) all' interno delle nostre società. E se qualcuno pensa, per noi, agisce per noi, fale cose al posto nostro - beh tanto meglio. Ed ovviamente tanto intrattenimento per tutti. Non è questa l'antifona?
Alexis Honlon is offline  
Vecchio 09-01-2012, 16.11.12   #3
Tempo2011
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Citazione:
Tolkien
Mi scuso in anticipo con tutti voi se mi permetto di porre quesiti o affarmare proposizioni senza avere le conoscenze adatte, sono soltanto uno studente delle superiori ed ho ancora molto da imparare, perciò vi prego di non tenere conto del modo in cui espongo, ma solo e soltanto della qualità del messaggio contenuto nell'esposizione.
Molto probabilmente il dubbio che mi assilla è stato già affrontato da altri, e se fosse cosi preferirei comunque riproporlo in modo da carpire al meglio le nozioni che spero mi donerete, essendo protagonista della discussione.
Molto spesso si sente dire:"Quella persona è "portata" per la matematica","Il mio compagno X è "portato" per l'italiano" ecc. ecc. Se prendiamo in considerazione la proposizione:" Ogni persona possiede talenti innati che porteranno quest'ultima ad evidenziarsi in un determinato settore della conoscenza" e la considerassimo vera, potremmo affermare che i limiti e l'entità della conoscenza di una persona siano stabiliti alla nascita?
Se la risposta a questo quesito è affermativa non ci troveremmo davanti a una società quasi dittatoriale, in cui il proprio destino o futuro è stabilito alla nascita? Una società in cui la propria posizione all'interno di quest'ultima è stabilita e non modificabile?
Benvenuto Tolkien. Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, in seguito se ne vedranno delle belle. Per tornare al tema, dietro l'apparente semplicità dei quesiti posti, a mio modo di vedere, si nascondono dei tranelli mortali per la loro complessità. Infatti, perché fin dalla più tenera età siamo portati per una cosa e non per un'altra? Oppure: perché esistono i bambini prodigio? Per altro, se noi alla nascita fossimo una tabula rasa, frequentando lo stesso ambiente, genitori, studi, amici, scuole specialistiche ecc. dovremmo venire fuori come fossimo fatti con lo stampino. Oppure dovremmo avere gli stessi interessi, gusti e così via; mentre come sai, questo non avviene; come, di fatto, possiamo notare tra due fratelli che, avendo avuto eguali possibilità, notiamo che uno eccelle nella musica mentre l'altro nella scienza. In ogni caso tu insisti nell’affermare che quelle differenze si sono notate fin dall'infanzia, e quest’osservazione è importante, poiché gli stessi ancora non avevano esperienze sufficienti per andare in un senso o nell’altro: come mai? A questo punto, secondo me, non ci resta che affrontare la teoria dei patrimoni che abbiamo noi, fin dalla nascita. Ovvero, quando si nasce, non siamo una tabula rasa, ma possediamo il patrimonio tramandatoci dai nostri avi che, per un fratello possono essere gli uni e per l'altro gli altri. In pratica i patrimoni che ci arrivano possono provenire da un’infinità di antenati (dipende dalla casualità), che hanno fatto delle esperienze differenti. Da questa casualità del collegamento con i nostri antenati, la differenza d'attitudine per ognuno di noi. Il discorso è complesso e non si può espletare con la sola esposizione di questa striminzita spiegazione empirica; ma una cosa si può garantire, è che di spiegazioni scientifiche non ve ne sono, come non ve ne sono per spiegare la presenza del nostro inconscio che, secondo me, è rappresentato da tutte le esperienze effettuate fin dalla prima forma di vita arrivando a noi. Ultimamente, Emanuele Severino ha affermato che, anche uno sbadiglio rimane in eterno nell'universo; ecco! Quegli sbadigli, insieme a tutto il resto, sono andati a formare il nostro inconscio.
A proposito: ti avevo avvisato che la questione era di una complessità mortale? Così la prossima volta pensaci prima di fare un certo tipo di domande. Ciao.

Ultima modifica di Tempo2011 : 09-01-2012 alle ore 21.20.57.
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Vecchio 09-01-2012, 23.08.24   #4
senzanome
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Per affrontare la questione non si può prescindere dall'ambiente.
E' vero quel che ha scritto Tempo2011, ovvero che
"quando si nasce, non siamo una tabula rasa, ma possediamo il patrimonio tramandatoci dai nostri avi che, per un fratello possono essere gli uni e per l'altro gli altri. In pratica i patrimoni che ci arrivano possono provenire da un’infinità di antenati (dipende dalla casualità), che hanno fatto delle esperienze differenti. Da questa casualità del collegamento con i nostri antenati, la differenza d'attitudine per ognuno di noi."

Oltre a ciò bisogna tener conto dell'ambiente. Questo patrimonio si esplica, si dispiega, si dipana in un determinato ambiente.
In parole povere noi nasciamo in una determinata cultura dalla quale non possiamo prescindere.
Se parliamo di solo patrimonio genetico compiamo un'operazione mentale che nella realtà non esiste.
Se pensiamo che lo stato d'animo della madre influenza già il feto, che ciò che avviene nell'ambiente in cui la madre vive influenza lo stato psichico della madre e quindi del nascituro, se solo partiamo da qui ci rendiamo conto di quanto possa esser complesso il "destino" se così lo vogliamo chiamare.
E' charo che tutti noi nasciamo con delle caratteristiche nostre ed unicamente nostre ma queste non possono non estrinsecarsi se non in un ambiente. E con il termine ambiente intendo davvero tutto, dal liquido amniotico allo Stato in cui nasciamo.
E non solo. Vi si potrebbe anche far rientrare l'inconscio collettivo, con tutte le rappresentazioni mentali, i codici culturali, simbolici, i valori, gli sbadigli ecc.

La cosa è assai complessa. Gli esseri umani sono complessi ed è uno dei motivi per cui non mi piace parlare di destino.
Spero di esser stata chiara, sono stata influenzata da un virus e quel po' di patrimonio cerebrale che avevo si è confuso ancora di più.
senzanome is offline  
Vecchio 10-01-2012, 05.13.24   #5
Tempo2011
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Citazione:
senzanome
Per affrontare la questione non si può prescindere dall'ambiente.
E' vero quel che ha scritto Tempo2011, ovvero che:
"quando si nasce, non siamo una tabula rasa, ma possediamo il patrimonio tramandatoci dai nostri avi che, per un fratello possono essere gli uni e per l'altro gli altri. In pratica i patrimoni che ci arrivano possono provenire da un’infinità di antenati (dipende dalla casualità), che hanno fatto delle esperienze differenti. Da questa casualità del collegamento con i nostri antenati, la differenza d'attitudine per ognuno di noi."

Oltre a ciò bisogna tener conto dell'ambiente. Questo patrimonio si esplica, si dispiega, si dipana in un determinato ambiente.
In parole povere noi nasciamo in una determinata cultura dalla quale non possiamo prescindere.
Se parliamo di solo patrimonio genetico compiamo un'operazione mentale che nella realtà non esiste.
Se pensiamo che lo stato d'animo della madre influenza già il feto, che ciò che avviene nell'ambiente in cui la madre vive influenza lo stato psichico della madre e quindi del nascituro, se solo partiamo da qui ci rendiamo conto di quanto possa esser complesso il "destino" se così lo vogliamo chiamare.
E' charo che tutti noi nasciamo con delle caratteristiche nostre ed unicamente nostre ma queste non possono non estrinsecarsi se non in un ambiente. E con il termine ambiente intendo davvero tutto, dal liquido amniotico allo Stato in cui nasciamo.
E non solo. Vi si potrebbe anche far rientrare l'inconscio collettivo, con tutte le rappresentazioni mentali, i codici culturali, simbolici, i valori, gli sbadigli ecc.

La cosa è assai complessa. Gli esseri umani sono complessi ed è uno dei motivi per cui non mi piace parlare di destino.
Spero di esser stata chiara, sono stata influenzata da un virus e quel po' di patrimonio cerebrale che avevo si è confuso ancora di più.
In effetti, mi sono limitato a rispondere al quesito, non volendo complicare subito la discussione perché, altrimenti, avrei dovuto parlare di "Patrimoni" e non di patrimonio, giacché noi ne possediamo tre; infatti, come da te rilevato, il secondo è formato dalle esperienze che facciamo nel nostro ambiente, mentre il terzo è rappresentato dalla materia con cui siamo formati. Proprio così, anche la materia si porta appresso una sua memoria con le sue esperienze. Per il momento, questi ultimi due ho pensato che non potrebbero interessare specificatamente il quesito, poiché si vuole sapere delle predisposizioni "innate". Per altro, queste differenze le possiamo osservare anche sotto il profilo caratteriale, semplicemente guardando i bambini nella più tenera età. Allora, perché queste disuguaglianze anche tra consanguinei, se la nostra memoria iniziale fosse una stata tabula rasa? Per altro, avevo avvisato la new entry che aveva messo il piede sulla tana del cobra, anche perché questo argomento è discusso da anni: sia nel mondo della scienza, sia nei salotti, sia nei forum. Ciao senzanome. Eppure, ho l'impressione che anche questo dovrebbe essere innato: o no?
Tempo2011 is offline  

 



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