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Vecchio 06-09-2013, 08.27.44   #11
CVC
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Per percepire lo spirito artistico credo sia fondamentale separarsi dal desiderio e dalla necessità
Diciamo che un qualcosa è bello quando lo godiamo per ciò che è (Eco), indipendentemente dal desiderio del possesso e dal fatto che sia o meno utile.
Purtroppo, in un mondo in cui ogni cosa è sottoposta al criterio del valore marginale, diventa difficile percepire lo spirito artistico
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Vecchio 06-09-2013, 17.37.57   #12
Mymind
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da acquario69
@Mymind



intéressante l'articolo…estrapolo questo tratto qui sopra per sottolineare un aspetto (e un ulteriore riflessione)
quello della musica,come del resto qualsiasi altra manifestazione artistica,frutto dei tempi,riproduzione fedele della sua raffigurazione…e' vero secondo me come dice l'autore che la musica attuale e' un rumore elaborato in "provette da laboratorio"…anche qui secondo me questa trasformazione e' dovuta al fatto di aver invertito completamente i valori in essere…si e' dunque arrivati a trovare il profitto (puro economico) persino nell'ambito artistico,che dovrebbe essere appunto fuori da qualsiasi contesto del genere….come a dire che non si fa arte per l'arte stessa,(come percorso di senso umano,condividendo l'opinione di maral) ma diventa solo strumento anche questo..il che la dice lunga al punto in cui siamo arrivati..e a quello che viene poi di conseguenza riprodotto..in tutti i sensi,non solo artistico.

mymind ..ma alla fine quale sarebbe il tuo pensiero in merito all'argomento?….a parole tue intendo

Riguardo ciò di cui parla l'articolo e la snaturalizzazione della musica per far si che sia vendibile e aprezzabile alle orecchie della massa son pienamente d'accordo anche io. La vera musica va perdendosi sempre di più tra gli intricati rami dell'economia e dello sfruttamento che ne consegue, ma ancor peggio si sta perdendo il gusto della musica e il giudizio critico sta andando sempre più scemando, che il volgo non distingue tra musica artistica e musica costruita.

Il mio pensiero in merito è pieno di dubbi (ed è per questo che ho postato la domanda), e qualche strascico lo puoi trovare nel post precedente, soprattutto nella parte finale. Sono giunto ad una semi-conclusione che lo spirito artistico sia insito in ogni mente(in diverse proporzioni ed in diverse variabili) ed è tramite la sensibilità di chi osserva e vive i suoi sentimenti che viene risvegliato, così come nell'assunzione di una droga enteogena. La visione del simbolo come simbolo è dato da questa capacità che in correlazione alla psiche trova modo d'esprimerlo. Ma allo stesso tempo resto da una parte dell'idea che sia anche qualcosa di trascendentale questa innatezza nella mente, data dal librarsi dello spirito sino ad essa.

Citazione:
"...perché il fine deve risultare inaspettato all'artista stesso.”


Perciò la mano è solo un mezzo e un filtro per trasmettere lo spirito.

Ma continuo a stare nel dubbio, i pareri sono molto discordanti ed è difficile trovare una prova di quale dei due sia in realtà l'origine dell'ispirazione.
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Vecchio 06-09-2013, 19.42.58   #13
ulysse
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da Mymind
Ciao,
@Ulysse: Ciao ulysse, sveli dei dubbi e se ne creano altri come in un turbine. Son convinto anche io che l'espressione artistica derivi da una spiccata sensibilità dell'artista nel vedere ciò che lo circonda e ciò che prova interiormente, un "tao" di sentimenti e sensazioni esterne, che trova la sua volontà d'esprimere. Ma c'è in questa logica una parte innata e irrazionale di difficile comprensione, ovvero come l'artista trova in sè l'ineffabile vortice che lo porta alla sua espressione?
Quest'ultima è una domanda che vale per tutto: come troviamo in noi l'ineffabile vortice che ci porta ad esprimerci?
Non lo sappiamo!...o piuttosto lo sappiamo: ogni vivente si esprime coi mezzi che ha e secondo cosa e quanto vuole esprimere... e per quale scopo.

Infatti come, ad esempio, il lupo trova in sé l'ineffabile vortice di ululare alla luna?

Credo sia istintivo: inscritto nel DNA del vivente...ad un certo punto evolutivo la sopravvivenza del singolo e della specie era legata anche all' esprimersi...soprattutto per la riproduzione....con la piccola differenza che il lupo si esprime ululando... il poeta si esprime con alate parole!...il musicista con suoni armoniosi celestiali ...ecc....

A proposito di musica e di arte...qualcuno fra i "laudatores temporis acti" dice che l'arte dovrebbe essere fine a se stessa e non avere scopi diversi... economici!
...Per dire che ora, che i musici compongono per "vendere" dischi e guadagnare, non farebbero vera arte.

Vorrei ricordare invece che quasi sempre, nella storia, l'arte, anche grande arte, ha avuto scopi incensanti del potente oppure scopi di guadagno per sostenere le povere tasche dell'artista...che per questo componeva e cercava di vendere ...alcuni anche molto bene.

Michelangelo, ad esempio, era sempre in lite col Papa che si mostrava taccagno per la Cappella Sistina.

Oppure i grandi musicisti delle stupenda musica classica che ancora ci affascina, erano musici di corte...alcuni anche ben pagati...certo per loro merito!
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Vecchio 07-09-2013, 01.22.18   #14
0xdeadbeef
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

@ Mymind
Anche nella musica (quando è bella musica...), io trovo, vi è espressività.
L'artista esprime se stesso VERSO gli altri. E quando, esprimendo se stesso, INCONTRA l'Altro ecco la grande
opera (se non incontra l'Altro la sua opera è sì "artistica", ma non è una grande opera).
Quando ascoltiamo, ad esempio, dei canti gregoriani, l'emozione che essi ci suscitano è dovuta al fatto
che SAPPIAMO GIA'che essi si svolgevano nelle cattedrali medioevali? Oppure è vero il fatto che essi "evocano"
quelle atmosfere? La stessa cosa, io trovo, vale per la grande musica rock degli anni 60 e 70: "evoca"
essa l'atmosfera di quegli anni?
Il concetto di "evocazione" è centrale nel bonsai (ancora, ma non è colpa mia se io, coltivandoli, sono
un "artista" - della specie più miserevole, ma lo sono). Un bonsai deve "evocare", ed è per questo che in
Giappone essi vengono messi in uno speciale spazio di allestimento (il "tokonoma"), che ricrea suggestioni
naturali pur nella rigorosa "artificialità" dello spazio utilizzato.
Da un certo punto di vista, la visione orientale sembra ricalcare quella dei nostri secoli passati (basti
pensare alle "Quattro Stagioni" di Vivaldi, o a buona parte della musica del 700, con le sue suggestioni
naturalistiche).
Naturalmente, il processo di emersione dell'individuo ha contribuito non poco a rendere la musica sempre
meno "oggettiva". Già nell'800 si afferma una musica dai toni molto forti, "eroici"; ma, giustamente, fino
al 900 la musica resta pur sempre ancorata ad una "armonia" (così come altre forme di arte).
Durante il 900 assistiamo al "trionfo" dell'individuo. L'arte (vedi in maniera particolare nella pittura)
dis-armonizza le sue forme, e le disarmonizza per il motivo già individuato dalla filosofia: il soggetto
ha ormai "fagocitato" l'oggetto, ed è la sola "realtà" che rimane (per cui non c'è più bisogno di "armonia"
fra di essi).
Non condivido il giudizio sulla musica moderna che dà Tiziano Bellucci (l'autore dell'articolo), e semplicemente
perchè esso è un pre-giudizio (la musica moderna come rumore è null'altro che il suo elevarsi arbitrario
a giudice di "che-cos'è-il-bello").
Io direi piuttosto che la musica moderna ha perso certi connotati di una espressività individuale che
INCONTRA, casualmente, l'Altro. Per diventare piuttosto in-espressività, in quanto ricerca del necessario
incontro con l'Altro (ricerca cioè della "commercialità", e questo è facilmente individuabile dalla
comparazione fra l'originalità dell'artista che esprime se stesso, e la non originalità del "venditore"
che dà alla gente quel che alla gente piace).
E questo, io trovo, è un ulteriore passo, perchè segna la scomparsa dello stesso individuo, in favore di
una melensa e non ben individuabile "massa" (la quale origina, sociologicamente, la "società liquida",
ovvero una società che è ormai "oltre" le stesse forme istituzionali fondate sull'individuo).
Insomma: se la musica "evoca" delle atmosfere attraverso una sempre maggior impronta individuale (pensiamo
alla sublime dis-armonia del rock vecchio stampo....), allora ciò che a me evoca la musica contemporanea
è una sensazione di "massificazione" davvero impressionante. Ma dev'esser quello che la gente vuole: perdersi
nella massa per obliare la propria specificità di individui (una specificità che ci fa paura).
ciao
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Vecchio 07-09-2013, 16.55.30   #15
ulysse
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da 0xdeadbeef
@ Mymind
Anche nella musica (quando è bella musica...), io trovo, vi è espressività.
L'artista esprime se stesso VERSO gli altri. E quando, esprimendo se stesso, INCONTRA l'Altro ecco la grande
opera (se non incontra l'Altro la sua opera è sì "artistica", ma non è una grande opera).
Mi pare affermazione un pò arbitraria e riduttiva: la grande arte si riconoscerebbe dal fatto che è inserita ed armonica (magari anche disarmonica) col contesto culturale ed emozionale del momento!?

Certo qualcosa del genere ci deve essere...ma allora non capisco perché i cosiddetti acculturati e formati alla cosiddetta buona musica...criticano tanto certo "rumore" della musica moderna che pure è tanto ben accolta dalle masse.

Diciamo allora che è grande arte ciò che è ben accolto fra i più colti e formati a tale tipo di arte....senza contare che molte modalità espressive ben accolte oggi decadono domani e viceversa....

Può esistere cioè, per l'arte, un qualcosa di anticipatorio che avrà successo domani piuttosto che oggi...e allora si dirà... a posteriori... questa si che è arte!

Comunque direi che abbiamo constatato che la grande arte è universale: interpreta cioè il "sentire emozionale" di tutti i tempi.

Non sono un esperto, ma potrei ricordare alcune espressioni artistiche universalmente valide poichè incontrano e interpretano un sentire umano che si protrae nel tempo per secoli e per millenni al di là delle mode di certi periodi: citerei, banalmente, la Gioconda, i bronzi di Riace, La Divina Commedia, L'Ultima Cena, Guernika, ecc...e aggiungo la Cappella Sistina con le grandi opere eterne del rinascimento italiano, ed i grandi musicisti della musica classica, da camera ed operistica, ecc...

Certo che in un diverso contesto culturale... estraneo al nostro occidente...le valutazioni cambiano...quindi la cosa non sarebbe oggi del tutto universale.

Però hai giustamente citato l'arte dei "bonsai" e può benissimo essere che, con il melting pot delle culture...anche l'arte assuma caratteri vieppiu' universali di quanto sia attualmente.
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Vecchio 07-09-2013, 23.26.44   #16
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

@ Ulysse
A mio avviso, la grande arte si riconosce non dal fatto che è inserita nel contesto culturale ed emozionale
"del momento"; ma dal fatto che essa INCONTRA l'Altro (ove con "Altro" intendo non solo l'altro soggetto,
ma anche un Altro tempo nel quale un Altro soggetto vive culturalmente ed emozionalmente - Altro come "altro"
dall'espressività individuale dell'artista; Altro come tutto ciò che non è l'"io" dell'artista).
In altre parole, il Bello non è "in sè", ma è in relazione all'Altro: è bello ciò che può essere "trasmesso"
come bello.
Ma che cos'è il Bello? Anche se non è "in sè" (ma è in relazione all'Altro), sappiamo in che cosa esso
consiste? Di quale "sostanza" esso è fatto PER apparirci come tale?
Certo, l'indagine sulla "sostanza" del Bello rischia di riportarci ad una concezione per cui il Bello è
"in sè", e quindi sarà necessario considerare, del Bello, un concetto di "sostanza" che sia trasmissibile;
che sia ovvero "comprensibile". Io individuo questa "sostanza" nell'"evocazione".
Il canto gregoriano evoca le atmosfere medievali; evoca un Dio che è, assieme, "tremendum" e "fascinans";
evoca la penombra delle maestose cattedrali. Un canto gregoriano è tanto più bello quanto più evoca queste
(ed altre) suggestioni. Allo stesso modo cui un pezzo musicale degli anni 70 evoca le atmosfere "lisergiche"
di quegli anni.
Il concetto di evocazione, a mio avviso, ci permette di comprendere meglio perchè, troppo spesso, i
contemporanei non rendano giustizia al valore artistico.
Certe affermazioni trancianti, che pronunciano le mummie (i "colti e formati") sul "rumore" che caratterizzerebbe
la musica moderna, denotano, a mio parere, null'altro che il timore del "nuovo", cioè il timore che sempre
accompagna l'uomo quando si trova alle prese con qualcosa di non-catalogabile secondo gli schemi conosciuti.
Anzi, sono gli stessi schemi, in quanto "conosciuti", che appartengono al passato; e il passato non può più
incutere timore proprio in quanto passato (ecco perchè le medesime mummie adesso ammirano la musica degli
anni 70, che IN quegli anni li faceva rabbrividire).
Quanto alla musica contemporanea, può piacere o non piacere (a me non piace, appunto perchè vi si è persa
ogni espressività individuale), ma è indubbio che essa evochi una situazione che "è": il tramonto del
soggetto e l'avvento di una società "liquida".
E l'evocare una situazione in atto, cioè non controllabile secondo gli schemi conosciuti (cioè gli
schemi del passato), è un qualcosa di disorientante.
Non è casuale che la musica contemporanea piaccia ai giovani: gli piace perchè i giovani non hanno lo
stesso timore dei non più giovani. E se gli piace, ciò vuol dire allora che è bella (a prescindere dal
fatto che a me non piace). E' bella in quanto "trasmessa" come tale. I posteri diranno poi se tale bellezza
momentanea è "vera" bellezza (parafrasando Manzoni).
ciao
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Vecchio 08-09-2013, 10.02.37   #17
maral
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da Mymind
Ma vorrei aggiungere anche un altro indizio al discorso ovvero le droghe e gli stati alterati della mente, studiati dalla psicologia transpersonale e di cui abbiamo anche riscontro nelle letteratura (Huxley, Gautier, Hoffman, Jung, Watts). Sappiamo bene che certe droghe(marijuana,lsd,funghi,ay ahuasca) amplifichino positivamente sia le percezioni che le idee dando a tanti artisti modo d'esprimersi ed aumentare notevolemte la loro creatività e l'ispirazione. Favorendo magari l'emisfero sinistro e ragionando secondo altri schemi paralleli alla logica, con una coscienza però più ampia e profonda. A questo punto l'innato spirito creativo instinto nell'uomo e nel cervello ha modo tramite i simboli di avere dei dati(esterni o interni) con il quale plasmare la visione. Le droghe facilitano il processo creativo ispirato, ma non sono altro che un trampolino, non l'origine. A questo punto mi chiedo se non sia veramente innata nel cervello e debba soltanto essere "risvegliata la dote" e l'ispirazione che potrebbe essere in ogni individuo, anche se in modo totalmente inconscio o di intensità differente. Un potenziale.
E' molto interessante questa considerazione sugli effetti che possono avere le droghe psicadeliche per la produzione artistica, ma direi più radicalmente per il reperimento del simbolo che ne sta alla base e che sta pure alla base della follia e dello spirito mistico religioso. Se il simbolo è il significante (il segno) che produce finché non si inaridisce una continua sovrabbondanza di significati (sovrabbondanza che lo spirito artistico armonizza manipolandola in forma estetica mentre quello religioso mistico traduce nell'immagine di una totalità divinizzata), la droga psicadelica appare come una sorta di fertilizzante chimico irrorato sul terreno sinaptico della mente per farlo germogliare, e giustamente la domanda che ci si pone è se qualsiasi terreno potrà andare bene per la germinazione, se in qualsiasi terreno si trova già il seme simbolico, ma soprattutto se da qualsiasi terreno così chimicamente trattato crescerà un frutto di valore estetico, piuttosto che il rapimento di un'estasi totalizzante o l'abisso oscuro ove le contrastanti forze emotive dei molteplici significati gettati tra loro separati fanno sadicamente a pezzi la mente che le produce.
Penso che la mente nella misura in cui può definirsi umana, possieda comunque in se stessa il seme simbolico (il seme dell'arte, della religione e della follia), che la cultura in cui si trova abbia un ruolo fondamentale nel determinare a livello soprattutto subconscio le caratteristiche qualitative dei frutti da esso generati, ma che resti sempre uno spazio intimo strettamente soggettivo, profondo e nascosto che produce i frutti che produce e forse proprio questo è il seme che germoglia e germogliando di continuo trova continua rappresentazione nel mondo che lo riflette su se stesso. E non vi è dubbio che proprio questo germogliare sia fonte di meraviglia e angoscia per le potenze che dispiega.
Le droghe psicadeliche non renderanno dunque ogni essere umano un artista, proprio come non è mai stata sufficiente l'invocazione alle muse per produrre un'opera d'arte, occorreva che le muse rispondessero all'artista che ad esse si consegnava e fossero benevolenti proprio verso quel singolo uomo che così audacemente le aveva invocate, fosse anche solo per avere di ché campare.
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Vecchio 08-09-2013, 17.54.29   #18
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?

Citazione:
Originalmente inviato da ulysse
Quest'ultima è una domanda che vale per tutto: come troviamo in noi l'ineffabile vortice che ci porta ad esprimerci?
Non lo sappiamo!...o piuttosto lo sappiamo: ogni vivente si esprime coi mezzi che ha e secondo cosa e quanto vuole esprimere... e per quale scopo.

Infatti come, ad esempio, il lupo trova in sé l'ineffabile vortice di ululare alla luna?

Credo sia istintivo: inscritto nel DNA del vivente...ad un certo punto evolutivo la sopravvivenza del singolo e della specie era legata anche all' esprimersi...soprattutto per la riproduzione....con la piccola differenza che il lupo si esprime ululando... il poeta si esprime con alate parole!...il musicista con suoni armoniosi celestiali ...ecc....

A proposito di musica e di arte...qualcuno fra i "laudatores temporis acti" dice che l'arte dovrebbe essere fine a se stessa e non avere scopi diversi... economici!
...Per dire che ora, che i musici compongono per "vendere" dischi e guadagnare, non farebbero vera arte.

Vorrei ricordare invece che quasi sempre, nella storia, l'arte, anche grande arte, ha avuto scopi incensanti del potente oppure scopi di guadagno per sostenere le povere tasche dell'artista...che per questo componeva e cercava di vendere ...alcuni anche molto bene.

Michelangelo, ad esempio, era sempre in lite col Papa che si mostrava taccagno per la Cappella Sistina.

Oppure i grandi musicisti delle stupenda musica classica che ancora ci affascina, erano musici di corte...alcuni anche ben pagati...certo per loro merito!

Esatto, si arriva al punto che si va a pensare che sia insito nei geni, nel dna come ogni istinto e ispirazione, anche se sembra un po' riduttivo, ma è probabile che sia proprio così.

Se l'artista è bravo di suo venderà di conseguenza, il che è diverso da creare soltanto per vendere e si può riconoscere anche per esempio nei lavori di Tiziano quali siano le opere per economizzare e quali quelle artistiche, sta tutto infine nel giudizio critico.

Arte credo sia quando c'è espressione di un' interiorità, tutt'altro è quello che tiene conto dell'esteriorità.

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Originalmente inviato da 0xdeadbeef
Quanto alla musica contemporanea, può piacere o non piacere (a me non piace, appunto perchè vi si è persa
ogni espressività individuale), ma è indubbio che essa evochi una situazione che "è": il tramonto del
soggetto e l'avvento di una società "liquida".
E l'evocare una situazione in atto, cioè non controllabile secondo gli schemi conosciuti (cioè gli
schemi del passato), è un qualcosa di disorientante.
Non è casuale che la musica contemporanea piaccia ai giovani: gli piace perchè i giovani non hanno lo
stesso timore dei non più giovani. E se gli piace, ciò vuol dire allora che è bella (a prescindere dal
fatto che a me non piace). E' bella in quanto "trasmessa" come tale. I posteri diranno poi se tale bellezza
momentanea è "vera" bellezza (parafrasando Manzoni).
ciao

Condivido ciò che dici in precedenza, così come l'avvento di una società "liquida" con sempre meno personalità individuale e sempre più omologazione. Ma ciò che divide un'opera lirica del passato,ma come anche canzoni e musiche recenti che son fatte per il gusto di fare musica e non per monetizzare non è il riscontro che c'è con l'ascoltatore(che determinera il bello o il brutto), ma il fatto che sia un'espressione sincera e incondizionata, senza tirar fuori la musica classica, guarda un Bob Marley(crea musica pensando alla musica, se la crei pensando al denaro non sarà vera musica). Colui che fa musica con scopi che condizionano la sua individualità e la corrompe per essere più aprezzato dalla massa non sta facendo vera musica (che poi piaccia o meno è indifferente).


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Originalmente inviato da maral
E' molto interessante questa considerazione sugli effetti che possono avere le droghe psicadeliche per la produzione artistica, ma direi più radicalmente per il reperimento del simbolo che ne sta alla base e che sta pure alla base della follia e dello spirito mistico religioso. Se il simbolo è il significante (il segno) che produce finché non si inaridisce una continua sovrabbondanza di significati (sovrabbondanza che lo spirito artistico armonizza manipolandola in forma estetica mentre quello religioso mistico traduce nell'immagine di una totalità divinizzata), la droga psicadelica appare come una sorta di fertilizzante chimico irrorato sul terreno sinaptico della mente per farlo germogliare, e giustamente la domanda che ci si pone è se qualsiasi terreno potrà andare bene per la germinazione, se in qualsiasi terreno si trova già il seme simbolico, ma soprattutto se da qualsiasi terreno così chimicamente trattato crescerà un frutto di valore estetico, piuttosto che il rapimento di un'estasi totalizzante o l'abisso oscuro ove le contrastanti forze emotive dei molteplici significati gettati tra loro separati fanno sadicamente a pezzi la mente che le produce.
Penso che la mente nella misura in cui può definirsi umana, possieda comunque in se stessa il seme simbolico (il seme dell'arte, della religione e della follia), che la cultura in cui si trova abbia un ruolo fondamentale nel determinare a livello soprattutto subconscio le caratteristiche qualitative dei frutti da esso generati, ma che resti sempre uno spazio intimo strettamente soggettivo, profondo e nascosto che produce i frutti che produce e forse proprio questo è il seme che germoglia e germogliando di continuo trova continua rappresentazione nel mondo che lo riflette su se stesso. E non vi è dubbio che proprio questo germogliare sia fonte di meraviglia e angoscia per le potenze che dispiega.
Le droghe psicadeliche non renderanno dunque ogni essere umano un artista, proprio come non è mai stata sufficiente l'invocazione alle muse per produrre un'opera d'arte, occorreva che le muse rispondessero all'artista che ad esse si consegnava e fossero benevolenti proprio verso quel singolo uomo che così audacemente le aveva invocate, fosse anche solo per avere di ché campare.

E' vero, la base su cui germogliare (ottima similitudine) avrà diverse proprietà di fertilità che credo si crei con la conoscenza, in modo da riuscire a vederne il simbolo e ad esprimerlo, poichè se non lo si riconosce non lo si può plasmare. Il sapere condensa quello che si pensa e ciò che viene ispirato.
E condivido questo pensiero, anche se non è ancora valido per ogni artista.

Vorrei porre porre alla vostra attenzione una piccola bambina autistica di 3 anni che ha l'ispirazione alla pittura: http://www.fanpage.it/iris-bambina-a...elli-di-monet/ -
http://irisgracepainting.com/

Credo che sia proprio in questo esempio dove un bambino trova l'ispirazione la difficile spiegazione, poichè non c'è conoscenza del simbolo, ne intuizione, ma solo espressione(incondizionata?) . E' qui che la risposta diventa più complessa. Non possiamo tenere conto di tanti fattori e nella sua semplicità ci rende ancora più dubbiosi, che non sia davvero qualcosa di trascendentale che trova nella mente un filtro (più o meno fitto[più fitto=non espressione, meno fitto=espressione]) che da modo di esprimersi, anche se son scettico riguardo questo proposito. O che sia un semplice terreno nato rigoglioso e fertile, un dono, il talento, regalo della creazione che nella purezza d'un bambino non trova ostacoli razionali?
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Vecchio 09-09-2013, 22.12.01   #19
maral
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Originalmente inviato da Mymind
Credo che sia proprio in questo esempio dove un bambino trova l'ispirazione la difficile spiegazione, poichè non c'è conoscenza del simbolo, ne intuizione, ma solo espressione(incondizionata?) . E' qui che la risposta diventa più complessa. Non possiamo tenere conto di tanti fattori e nella sua semplicità ci rende ancora più dubbiosi, che non sia davvero qualcosa di trascendentale che trova nella mente un filtro (più o meno fitto[più fitto=non espressione, meno fitto=espressione]) che da modo di esprimersi, anche se son scettico riguardo questo proposito. O che sia un semplice terreno nato rigoglioso e fertile, un dono, il talento, regalo della creazione che nella purezza d'un bambino non trova ostacoli razionali?
Il discorso è senza dubbio complesso. Il simbolo per essere veramente tale si dà da solo, non può essere razionalmente costruito e nemmeno pienamente interpretato secondo ragione, pena il suo smembramento e inaridimento. L'affiorare simbolico ha anche un profondo valore terapeutico e salvifico per la psiche del soggetto se questi non ne viene travolto, è come l'affiorare della incontenibile potenza generativa del seme e il contesto affettivo ed emotivo in cui questo accade può essere fondamentale per favorire la salvezza o la distruzione del soggetto. E' vero comunque, la forza del simbolo comunque ci trascende, ossia trascende la nostra coscienza, viene da profondità incommensurabili.
L'autismo, la schizofrenia sono disturbi mentali e di grave disadattamento sociale che portano a una grande produzione simbolica che può avere grande valore artistico e ne abbiamo diversi esempi come nel meraviglioso senso dell'armonia dei colori di questa bambina o nell'altrettanto meraviglioso senso dell'armonia dei suoni di alcuni precoci geni musicisti compositori, ma paradossalmente anche nell'ambito di quella che è ritenuta la disciplina più razionale: la matematica (forse che anche le forme matematiche abitano l'abisso dell'inconscio?). Oltre alle portentose capacità di calcolo di alcuni soggetti autistici possiamo ricordare che autentici geni della matematica tra i quali Nash (grandissimo esploratore della teoria dei giochi), Cantor (fondatore della teoria degli insiemi) e Turing (inventore dell'informatica) hanno sofferto di gravi disturbi schizofrenici. Ricordo che ne "il diario di una schizofrenica" è il valore simbolico di una bambola che salva la bambina schizofrenica dai territori desolati dell'estrema solitudine della sua malattia.
Sembra proprio che la follia e la genialità siano territori assai vicini e che forse avevano ragione gli antichi a pensare che nel folle si ode la voce originaria, non mediata del divino e per questo onoravano i folli e anziché isolarli e rinchiuderli arrivavano a considerarli profeti e terapeuti.
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Vecchio 11-09-2013, 13.57.11   #20
ulysse
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Originalmente inviato da maral
Il discorso è senza dubbio complesso......

Citazione:
Sembra proprio che la follia e la genialità siano territori assai vicini e che forse avevano ragione gli antichi a pensare che nel folle si ode la voce originaria, non mediata del divino e per questo onoravano i folli e anziché isolarli e rinchiuderli arrivavano a considerarli profeti e terapeuti.
Al pensiero comune sembra apparire che folli, artisti e geni comunque, si esprimano stranamente.
Infatti entrambi mancano del plagio delle inibizioni cui sono soggetti i comuni mortali, la qual cosa per i folli è un effettiva incapacità fuori del controllo della ragione per cui può essere anche pericoloso: chi è folle (genio o non genio che sia ) non è capace di autocontrollo.
Qualcosa del genere, sebbene in minor misura, accade agli autistici..con la loro straordinaria capacità di attenzione.

Per gli artisti invece ed i geni in genere, l'essere disinibiti, sotto certi aspetti è un vantaggio: l'assenza delle inibizioni che il conformismo educativo e formativo indurrebbe, lascia, invece, ampia libertà al pensiero laterale (creativo) di esprimersi....ma non si può dire che gli artisti e coloro che conosciamo come geni... fossero per lo più folli...anzi!

Un lunga teoria di persone (artisti e/o geni che fossero) di perfetto equilibrio cerebrale...che anzi abbiamo spesso chiamato e definito come "saggi" ha fortemente contribuito a creare il nostro mondo e la nostra cultura fin dalla antichità.

I casi di concomitanza di follia e genialità ritengo che fossero e siano casuali: non è strano infatti che la malattia mentale si instauri fra i geni in un percento analogo che fra le persone normali...ma non credo che la genialità generi follia o che la follia generi genialità.

Può essere piuttosto che il riuscire a mettere in atto una qualche attività con un fondo di razionalità o di simbolismo preordinato possa salvare dalla follia.

Comunque non è questione né di voce originale ne di filtro della divinità...per lo meno io non mi esprimerei così.

E' questione di sottostare o meno al plagio dell'ambiente o di esserne più o meno esposti fin da infanti.

In ogni caso sfuggire al plagio dell'ambiente (famiglia, scuola, istruzione, formazione, lavoro, ecc...) non è questa gran panacea: a volte, eccezionalmente, la cosa può dar luogo a genialità creativa (se non è genetica...e per lo più lo è), altre volte, ed è assai più frequente, produce sociopatici ...se non veri e propri folli.
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