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Vecchio 09-02-2015, 23.26.59   #1
maral
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Heidegger, il nazismo e la Shoah

E' nota l'adesione di Heidegger al nazismo nel 33, la sua avversione (mai ritrattata) per i valori democratici, illuministici, occidentali, la sua visione mitica della Germania come Terra di Mezzo, baluardo tra il nichilismo del capitalismo occidentale e quello burocratico dell'Unione Sovietica, entrambi uccisori di ogni autentica istanza vitale umana. E' noto anche che Heidegger nelle sue lezioni su Nietzsche dopo il 36, avversò la realizzazione del nazismo per come di era strutturato in regime, tanto da essere costantemente sorvegliato dalle SS durante le lezioni e da essergli impedita ogni pubblicazione.
Recentemente ha suscitato molto scalpore la pubblicazione di un nuovo volume dei "Quaderni neri" del filosofo tedesco che ha provocato le dimissioni del presidente della "Società Martin Heidegger tedesca" per come in essi è visto l'olocausto ebraico: la realizzazione compiuta di quel nichilismo autodistruttivo innescato all'interno del pensiero ebraico stesso, responsabile primo della introduzione in Occidente dei disvalori della modernità e della tecnica: http://www.corriere.it/cultura/15_febbraio_03/heidegger-gli-ebrei-si-sono-autoannientati-99819ca8-abe5-11e4-bd86-014e921a3174.shtml?cmpid=SF020 103COR
La shoah sarebbe quindi l'esito inevitabile e nichilista di una visione tecnica del mondo che finisce con l'annientare lo stesso popolo che ne è stato autore in quei campi di sterminio divenuti asettiche fabbriche di morte, operanti come una catena di montaggio autisticamente organizzata.
La tesi appare folle e allo stesso tempo coerente con la filosofia di Heidegger che continuò comunque a scrivere i quaderni anche dopo la fine della guerra, fino al 48. Sono d'accordo con l'autrice dell'articolo che, al di là della repulsione che suscita, meriti senza dubbio una profonda riflessione di inquadramento (storico? filosofico?)
E' interessante peraltro ricordare come la questione della responsabilità a fronte di quell'annullamento morale annunciato dal funzionalismo tecnico è stato trattato in primo luogo, nella seconda metà del 900, da filosofi di matrice culturale ebraica, quali Hans Jonas, Hannah Arendt, Günther Anders, Emmanuel Lévinas e Jacques Derrida, tutti allievi diretti o indiretti di Heidegger, che proprio al suo pensiero si sono ispirati e hanno riconosciuto come fondamentale per la loro riflessione.
Anche questo forse andrebbe capito per capire il significato della filosofia.
maral is offline  
Vecchio 11-02-2015, 15.14.16   #2
Garbino
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Riferimento: Heidegger, il nazismo e la Shoah

X Maral

Ho letto tutto l' articolo di cui dai il link e concordo pienamente che la visione di Heidegger sia in linea con le sue idee di quando aderì al nazismo. Trovo anche sconcertanti alcune affermazioni sul contributo negativo dato dagli ebrei al mondo occidentale, ma è palese, almeno a mio avviso, che non hanno alcun fondamento.

Vedere nell' olocausto il compimento di uno scopo preparatorio per una Nuova Europa a conduzione Tedesca sinceramente mi sembra un' interpretazione storica un po' tendenziosa se non poco credibile.

Che i vincitori non fossero poi tanto meglio dei perdenti, questa è una cosa che salta agli occhi di chiunque scruti oltre il velo delle propagande libertarie degli Alleati di cui oggi vediamo tutta la negatività.

Ciò che ha salvato l' occidente fino alla metà degli anni 90 è stata senza ombra di dubbio la guerra fredda tra USA e URSS che si sono prodigate ad elargire ricchezze dove era possibile trovare alleati. Ma da qui a pensare che la marcia in più della tecnica sia stata messa in moto dagli Ebrei è assolutamente arbitrario. Sempre a mio avviso.

Io credo che, al di là di Heidegger, il mondo stia andando verso l' autodistruzione perché non si riesce ad uscire dalla dipendenza di tutto dal meccanismo economico. L' economia è troppo irrazionale, anche se qualcuno la pensa diversamente, per essere lasciata a decidere il futuro dell' uomo.

Comunque sia, anche se fosse vero che gli Ebrei abbiano causato il loro autoannientamento, ciò non cancella assolutamente che è un' opinione, e che la tragedia è che qualcuno l' ha messo in pratica. E che ancora oggi si continui a massacrare popoli e razze per il controllo mondiale dell' economia e per poter vendere armi e petrolio.

In definitiva non cambio opinione su Heidegger. Il pensiero per quanto possa essere ritenuto fallace o negativo non ha mai ucciso nessuno. Sono altri che lo prendono in prestito per scusare e razionalizzare i propri intenti distruttivi mascherandoli dietro di esso.

I fantasmi della distruttività umana del resto non si sono fermati come ho già detto con la 2a guerra mondiale. L' Indocina, l' Africa, lo sfruttamento sconsiderato delle riserve petrolifere in Canada, lo smantellamento della foresta fluviale in Brasile, e molto altro, testimoniano che malgrado un noto detto, non è la penna ad uccidere ma proprio la spada di Damocle Economica.

Garbino Vento di Tempesta
Garbino is offline  
Vecchio 11-02-2015, 22.12.59   #3
paul11
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: Heidegger, il nazismo e la Shoah

Forse possono aiutare a riflettere

Frankfurter Allgemeine Zeitung 12.3.14
Chi non solo attribuiva a una intera “razza” caratteristiche come “l’essere senza terra” [Bodenlosigkeit], “l’assenza di mondo” [Weltlosigkeit] e “dono calcolatorio” [rechenhafte Begabung], ma percepiva inoltre “l’ebraismo mondiale” [das Weltjudentum] come collettivo capace di agire e che viveva secondo il “principio della razza” [Rasseprinzip] con “una tenace abilità del calcolare [Rechnen] del trafficare [Schieben] e del confondere [Durcheinandermischen]” e che nella lotta con i tedeschi conseguiva il fine dello “sradicamento di ogni essente dall’essere” [Entwurzelung alles Seienden aus dem Sein] - risponde sufficientemente a molti criteri di antisemitismo.

Da riflessioni di Heidegger

“Impossessarsi della ‘cultura’ come strumento di potere e vantarsene e dare a credere una superiorità, in fondo è un atteggiarsi giudaico. Cosa ne consegue per la politica culturale come tale?” (X)

“L’attuale rafforzamento di potere degli ebrei ha tuttavia la sua origine nel fatto, che la metafisica dell’occidente, specie nel suo sviluppo in epoca moderna, offrì il punto di ancoraggio per la diffusione di una altrimenti vuota razionalità e capacità del calcolo, che così si procurò un rifugio nello ‘spirito’ senza mai poter afferrare da sé le istanze di decisione occulte. Tanto più le decisioni e questioni future diventano originarie e iniziali tanto più esse rimangono inaccessibili a questa ‘razza’.” (XII, 1939)

Con il loro accentuato talento per il calcolo, gli ebrei da più tempo ormai ‘vivono’ secondo il ‘principio della razza’, ragione per cui più risolutamente si oppongono alla completa applicazione di esso.” (XII)

La somma della tecnica non è raggiunta nello sviluppo pieno di macchina e motore, ma allorquando, il mito, e ciò che tale si chiama, è oggetto di calcoli e il tragico è dato in pasto al calcolo drammaturgico.” (XIV, 1940/41)

“La domanda sul ruolo dell’ebraismo mondiale, non è una questione razziale, ma la domanda metafisica sulla specie della peculiarità umana che, libera per antonomasia, può assumersi come compito ‘storico mondiale’ lo sradicamento di tutto l’essente dall’essere.” (XIV, 1940)

Der Spiegel n. 11/2014 10.03.14

Heidegger - che dal 1922, nella baita frugale che si è costruito da sé a Todtenauberg, studiando i presocratici meditava sullo sradicamento del pensiero occidentale e sulla necessità di un ritorno alle origini greche - era il filosofo inattuale dell’antimodernità tout court. Si oppose a tutto ciò che rappresentava questa modernità: l’impero della tecnica (das “Gestell”), la razionalità cartesiana, l’americanismo, il bolscevismo, il liberalismo, il soggettivismo – e quindi anche il “pensiero calcolatorio” [rechnendes Denken] degli ebrei quale indizio del “fluttuare infinito dello smembramento intellettuale” [uferloses Treiben verstandesmäßiger Zergliederung].

Anche nell’intervista dello Spiegel del ’66, il pensatore dell’essere non trovò parole a proposito di Hitler, dell’olocausto o dei campi di sterminio. Eppure era stato interrogato a proposito, proprio da Wolff. Questi volle sapere, perché filosofi e poeti, garanti della via speciale tedesca [deutscher Sonderweg], postulata da Heidegger nella competenza filosofica dell’occidente [philosophisces Geschick des Abendlandes], non avessero preservato i tedeschi dall’imbucare la via senza uscita dello sterminio degli ebrei.


Il critico della “macchinazione” [Machenschaft], dei cui poteri nella lotta per la supremazia del mondo secondo Heidegger l’ebraismo faceva parte, si sottrasse. La domanda e la risposta depennate, non appaiano nella versione stampata dell’intervista. E ciò rappresenta certamente il ‘non detto’ più eclatante del testamento di Heidegger.

Frankfurter Allgemeine Zeitung 20.02.2014

Ma per quello che ha in mente il filosofo, “mancano gli uomini”. Il nazionalsocialismo per Heidegger non è che una tappa di pensiero per quello che Heidegger intende. Se così non fosse, allora rimarrebbe “soltanto il terrore della caduta.” Poco oltre annota che l’ufficio stampa dell’università diffonde il numero di uomini delle SS che mangiano alla mensa universitaria: “E poi cosa?” Nell’aprile del 1932 scrive di trovarsi alla fine di un anno fallimentare e seguono molte note su guardoni, secchioni e casinari. Ma come è arrivato a pensare che le cose sarebbero andate per un altro verso? Attraverso un isolamento folle della filosofia dalla realtà sociale che procedeva di pari passo con il potenziamento delle fantasie di effetto. Forza attraverso l’intenzione: “Se un popolo vuole essere storico, non vale in primo luogo ciò che al popolo serve (vale a dire gli sia utile), ma quello che deve diventare utile al popolo.”


Il pensatore così si scrive un universo parallelo e dopo il fallimento dello Stato nazista si rallegra del fatto, che Anassimandro e Hölderlin quali unici lo abitino, ma ribadisce che in verità la filosofia si tenesse solo alla larga dalla mediocrità e dalle scocciature dell’attualità. Vuole partecipare e opporsi, agire e raccogliere il premio della propria solitaria preveggenza.

paul11 is offline  
Vecchio 12-02-2015, 11.16.02   #4
maral
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Messaggi: 1,314
Riferimento: Heidegger, il nazismo e la Shoah

Leggendo quanto riportato da paul11 mi par di capire che che il destino tecnico auto annientante del popolo ebraico sia imputabile per Heidegger allo sradicamento di quel popolo (sradicamento dell'essente dall'essere) e dalla sua propensione al pensiero calcolante (seguendo forse il vecchio pregiudizio dell'ebreo usuraio e calcolatore per natura).
In ogni caso questo annientamento finora non si è comunque verificato e non in Germania, risultata tragicamente sconfitta dagli eventi bellici.
Resta a mio avviso il fatto di quanto un pensiero filosofico che collochi la sua tensione metafisica su considerazioni etniche sempre pregiudiziali possa dare coerentemente luogo a conclusioni assurde e abominevoli.
maral is offline  

 



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