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Vecchio 05-11-2003, 11.32.21   #1
viandanteinattuale
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Il Crocifisso: riflessione su una recente vicenda

Le reazioni alla recente decisione di “sfratto” del Cristo crocifisso da una scuola, se emotivamente non meravigliano, razionalmente quasi indignano.

Dopo decenni di demolizione – ora subdola e strisciante; ora, addirittura plateale – del concetto stesso di Cristianesimo-Rivelazione e di riduzione della Religione del Verbo incarnato soltanto ad una sorta di summa di principi morali, oggetto magari del disquisire e del confutare, c’è da chiedersi cosa ci si potesse aspettare di più o di meglio.

Molti di coloro che oggi si stracciano le vesti dovrebbero opportunamente riflettere sugli atteggiamenti passati di ostentata ricerca del compiacimento e della considerazione altrui a scapito della rinuncia stessa della propria identità. Dovrebbero, poi, domandarsi se sia stata davvero “cosa buona e giusta” consentire che la comprensione si confondesse con la commistione e, questa, sulla scorta di ansie di consenso, diventasse motivo di suprema incertezza per anime semplici – come può essere quella di un giudice chiamato d’un tratto alla ribalta – incapaci, per timidezza o ignoranza, addirittura a cogliere il senso di quel “summum jus, summa iniuria” che, nel caso, ha espresso la confusione, appunto, della Verità della Fede con la certezza interpretata dal diritto.

Il rumore provocato, qualche anno fa, dal richiamo dell’Arcivescovo di Bologna, Card. Biffi, ai fedeli – e a tutto l’Orbe – sull’essenza del Cristianesimo quale Via della Salvezza, avrebbe dovuto insegnare qualcosa. Quel richiamo, d’altro canto, avrebbe dovuto essere ripreso, esteso, meglio spiegato e non pure, dopo la solita riaffermazione tiepida dei principi, letteralmente dimenticato, come se si temesse che, in nome di pretese di dialogo al di fuori dei concetti, fosse pericoloso affrontare, con la necessaria decisione e senza scandalo e senza vergogna, il tema del primato della Verità del Cristo e della necessità della Croce, proprio alla luce di quei concetti che ci fanno ognuno uguale all’altro; affinché tutti finalmente, non potessero dire di non conoscerne e non sapere.



Perché la Croce e perché il Crocifisso? E, prima ancora cosa sono la Croce e il Crocifisso, oltre che nella Storia, nella Simbologia che velando e ri-velando illumina le menti?



Al di là e prima ancora del suggello finale del sacrificio del Cristo per la salvezza degli uomini, la Croce è un Simbolo Mistico e proprio in quanto tale è stato assunto nella Religione cristiana: Gesù Cristo non poteva essere né impiccato, né lapidato, né impalato, né perire in alcun altro modo; la Sua morte “doveva” avvenire per crocifissione! Non già perché così si erano espresse le Scritture ma perché, ancor prima di queste, la Croce è simbolo dell’Unità che, pur scomponendosi nei quattro Elementi elementari – Terra, Acqua, Aria e Fuoco – per dar corpo alla Forma, ritorna, per legge di equilibrio e di attrazione, all’Unità.

La Croce-Simbolo Mistico era prima che il Cristianesimo fosse, ma pare che questo sia a molti ignoto. La Croce è il quaternario che esprime l’essenza del principio; è il segno della Vita in questa Forma.

In tale senso, graficamente, Essa esprime il Tau greco – l’equivalente alfabetico di quello ebraico – che sta a significare la realtà sormontato dallo “Jod” propriamente ebraico, che è segno del principio creante, la prima lettera del nome – Y.E.W.E. – che nasconde il nome divino.



Né, conoscendone il senso ben oltre il racconto della vita di Gesù, può destare raccapriccio l’Uomo inchiodato alla Croce.

L’Uomo – “imago et simia Dei”; ipostasi di Dio – nella manifestazione terrena (nella Forma attuale) non può che vivere negli Elementi ed è per tale ragione che nel Genesi si legge che fu composto nel e dal fango (la Terra unita all’Acqua) e vivificato dal Soffio di Dio.

Tratto dagli Elementi, Vivente, quindi, nella Forma è però destinato a ritornare a Dio nella dimensione divina Sua propria: la dimensione del Cristo, l’Unigenito Figlio di Dio; il primogenito di tutti coloro che risorgono.

E non si può risorgere, ri-diventare Dio se non riempiendo si sé, “coprendo” la Forma che in una manifestazione assume la Vita. L’Uomo-Dio è inchiodato alla Vita perché è Lui stesso la Vita oltre la Forma che la Vita può assumere; muore inchiodato alla Croce per superare la Forma e, riaffermato il primato della Vita, acquisire finalmente la dimensione Sua propria, l’Uomo Cosmico.

Viene in mente la distinzione tra Battesimo d’Acqua (l’Iniziazione) e Battesimo di Fuoco (il Compimento, la Realizzazione) e se il primo inizia con l’”affondare” delle passioni – sì che prima di credere v’è la rinunzia –, il secondo libera totalmente da ogni forma; dagli Elementi allo Spirito, secondo un processo inverso a quello che ha determinato la forma, così che come il Verbo s’è fatto carne per essere l’Uomo in questa manifestazione, l’uomo, seguendo l’identico ma inverso percorso, deve diventare Verbo: questo è il senso dell’espressione, molto conosciuta ma forse poco meditata, che vuole che “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”.

Sono concetti, questi, che vivono da sempre; presenti in ogni tempo, velati in ogni mitologia. Alla loro luce, la missione del Cristo appare davvero essere quella che l’Evangelo ha rassegnato come Suo sublime messaggio: non sono venuto per cancellare alcunché, ma per rendere palese il tutto!

L’uomo sulla croce è l’Uomo che vive oltre la sua minuta storia, nella dimensione dell’Eterno Vivere, come Osiride sparpagliato (gli Elementi) è raccolto da Iside e ricomposto, ridotto nuovamente all’Uno Vivente…



Queste Verità erano conosciuta – eccome! – dagli Arabi musulmani che s’incontrarono con i Crociati Templari dopo il 1100 ed è davvero strano che mentre in allora le temperie di guerra e di esaltazione delle differenze non incisero sul sentire, ognuno secondo il suo credo, la medesima essenza dell’Uomo chiamato ad affrancarsi dal Tempo e dello Spazio, oggi, nonostante il dilagare del (forse soltanto apparente, compromissorio, meramente proclamato) dialogo, si assista al reclamo di diritti in nome di un’eguaglianza senza basi che fa – essa, sì – della religione l’ennesimo costume per riaffermare, con la differenza, la propria lontananza.

Non si pretende di dar consigli e certo non si hanno ricette sicure, ma – sommessamente, ecco – pare che il Cristianesimo debba ancora spiegarsi bene e spiegare, con la dovuta fermezza, che se Cristo ha compiuto le profezie e ha raccolto il senso dei miti, al di fuori del Cristo, oggi, non c’è salvezza; e non già perché questo è il portato di un credo, ma perché Cristo, nella Storia, è Colui che la storia dell’uomo compie, affinché l’Uomo ridiventi Dio.

Samuele.
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Vecchio 05-11-2003, 11.44.39   #2
Marco_532
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Re: Il Crocifisso: riflessione su una recente vicenda

Citazione:
Messaggio originale inviato da viandanteinattuale
La Croce-Simbolo Mistico era prima che il Cristianesimo fosse, ma pare che questo sia a molti ignoto. La Croce è il quaternario che esprime l’essenza del principio; è il segno della Vita in questa Forma.


Puoi esprimerti meglio? Secondo te cosa sarebbe giusto seguire in questa vita?

Bella visione, ma a mio parere inutile e causa di fraitendimenti degeneranti.
Marco_532 is offline  
Vecchio 05-11-2003, 12.59.55   #3
Fragola
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Samuele:
non ho sinceramente capito di cosa stai parlando e quale sia il criterio con cui accosti le cose.
La scuola è un luogo laico. L'Italia un paese laico. Il fatto che nelle aule scolastiche sia o meno esposto un simbolo, sia esso carico o meno di significati, ma che è soprattutto segno di una apparteneza religiosa specifica, mi sembra non avere nulla a che fare con il decadimento di valori all'interno di quella religione stessa.
Seguendo il tuo ragionamento anche altri simboli andrebbero mostrati ovunque.
Forse è meglio, in un luogo aperto a tutti, che non ce ne sia nessuno e che ognuno scelga quale avere nel cuore.
E in che modo averlo nel cuore.

ciao
Fragola is offline  
Vecchio 05-11-2003, 13.59.44   #4
leibnicht
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Complimenti, però...

Complimenti, Samuele, per uno scritto che mostra una ricchezza di contenuti ed una profondità di riflessione e di cultura assolutamente non comune.
Ammetto che, indipendentemente dal ritrovarmi o meno sulle posizioni ideologiche di chi leggo, è per me un un intenso piacere intellettuale scorrere una prosa di così vasto respiro, tanto dialetticamente "alta" e lucidamente elaborata.

Detto e riconosciuto ciò, tuttavia, io non credo che il magistrato aquilano meriti troppo biasimo: non sappiamo, e nulla lo fa sospettare, se abbia agito alla ricerca di una facile notorietà.
In fin dei conti, la vicenda ha avuto un crescendo mediatico tutt'altro che "esplosivo", anzi, piuttosto torpido e fiacco.
Quanto alla preminenza della Verità di fede sulla certezza del diritto, che a quest'ultima dovesse ispirarsi l'ordinanza pare un fatto quasi ovvio e, comunque, auspicabile in uno Stato laico e moderno.
Debbo dire che, anzi, personalmente ho tratto l'impressione che si tratti di un personaggio un po' schivo, cui forse l'intera vicenda è "caduta addosso" suo malgrado e che, in fondo, ha solo tentato di applicare disposizioni di legge non ben chiare, attingendo, nella foschia legislativa, al lume del dettato costituzionale.
Non mi sembra che, dietro le sue decisioni, si agiti un intento provocatorio o, peggio ancora, un'idiosincrasia ideologica, come nei tanti casi in cui la magistratura sale oggi alla ribalta delle cronache, riverberando poi nello scontro politico.

La "questione del crocifisso" mi preoccupa perchè, fondamentalmente, temo che sia solo l'assaggio, l'esordio clinico nel nostro Paese di una patologia che si va diffondendo e con la quale non ci misuravamo da secoli.
Intendo dire l'integralismo islamico che, nulla riesce a convincermi del contrario, non è affatto una deformazione collaterale ad una fede religiosa, collateralità interpretabile con gli strumenti tecnici dell'analisi marxista, con quelli delle più o meno edulcorate e composte espressioni della psicologia sociale o con lo sguardo olimpico dell'antropologo, sia pur dotato del grand'angolo strutturalista.
Io penso, invece, che l'integralismo non rappresenti affatto una "devianza", un allele mutante del genoma islamico, ma, al contrario, la naturale espressione ideologica di "quel" terreno culturale quand'esso giunga ad un grado sufficiente di maturazione.
C'è qualcosa di assolutamente inusitato, anche per la nostra memoria di uomini cresciuti nel secolo più feroce e bestiale nella storia dell'Uomo, il '900, di fronte ad una violenza così estrema, così gratuita, così assoluta, come quella del martirio per il macello.
Un limite frenava anche la viscerale efferatezza del fanatismo nazista: era il principio crudele del "calcolo", per la soluzione finale.
Il testamento di Hitler dichiara in modo assai esplicito la razionalità fredda con cui perseguì i suoi scopi: nonostante l'atroce perversione del suo fine, pure, il raggiungimento del risultato era subordinato ad un calcolo, una previsione in termini di costi e benefici, vantaggi e svantaggi.
Anche l'olocausto di Hiroshima rispondeva a un calcolo: brutale e ignobile, ma un calcolo.
Questa ideologia del macello non misura, invece, alcun bilancio, alcuna, per quanto strumentale, composizione di mezzi e fini: essa è, in tutto, razionalmente devota all'irrazionalità.
Per questo atterrì tutto l'occidente l'attentato alle Twin Towers, perchè era gratuito, senza tornaconto, ciecamente distruttivo e assolutamente irrazionale.
Ma freddamente organizzato.

Se, come pare, l'Islam genera questo, allora esso non è il sonno, ma l'incubo della ragione.
leibnicht is offline  
Vecchio 05-11-2003, 14.00.19   #5
basil
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Re: Il Crocifisso: riflessione su una recente vicenda

Citazione:
Messaggio originale inviato da viandanteinattuale
se Cristo ha compiuto le profezie e ha raccolto il senso dei miti, al di fuori del Cristo, oggi, non c’è salvezza.

Ho, o cerco di avere, il massimo rispetto per i credo di ognuno, ma quando leggo frasi fondamentaliste di questo tipo (pur sommessamente pronunciate), sono messo a dura prova...
basil is offline  
Vecchio 05-11-2003, 14.58.53   #6
Marco_532
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Re: Complimenti, però...

Citazione:
Messaggio originale inviato da leibnicht
Se, come pare, l'Islam genera questo, allora esso non è il sonno, ma l'incubo della ragione.

L'incubo della ragione è una metafora. Non è infatti il lato negativo della ragione, ma semplicemente non è "ragione". Questa mia affermazione si rifà al fatto che uno dei primi principi razionali, se non il primo, è quello secondo il quale la ragione deve imporre a se stessa il dubbio. In caso contrario, quando cioè questo dubbio non è concesso al ragionamento, si ha la presunzione assurda e infondata che quello che si è trovato sia "assoluto", che è presunzione, che data la circostanza, ciò che si è trovato sia giusto per tutti, quando non tutti hanno partecipato a trovare quella soluzione o quando tutti (gli interessati) non abbiamo avuto possibilità di controbattere.
Questo è l'errore che la ragione si concede troppo spesso.
Marco_532 is offline  
Vecchio 05-11-2003, 21.51.59   #7
Cruna
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Basil, credo la tua interpretazione...anzi la tua non-interpretazione della frase di Samuele errata...''al di fuori di Cristo non c'è salvezza'', è proprio così...Cristo come il cammino dell'uomo, la sua evoluzione, il tentativo di vivere il proprio destino...e d'altronde, prima di questa frase aveva speso ben altre parole per spiegarne il senso.
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Vecchio 05-11-2003, 21.58.08   #8
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Eppure, la fine del suo discorso avrebbe dovuto illuminarti: ''...e non perchè questo (Cristo) è il portato di un credo, ma perchè Cristo, nella Storia, è Colui che la storia dell'uomo compie, affinchè l'Uomo ridiventi Dio''.
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Vecchio 05-11-2003, 23.15.02   #9
Marco_532
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Messaggio originale inviato da Cruna
...Cristo, nella Storia, è Colui che la storia dell'uomo compie, affinchè l'Uomo ridiventi Dio''...

Che cosa vuoi dire? Scusa ma proprio non riesco a capirti.
Marco_532 is offline  
Vecchio 06-11-2003, 09.54.17   #10
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Marco_532, la frase è di Samuele, e non è che la sintesi di quanto aveva detto prima, non hai letto il suo intervento?
Cruna is offline  

 



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