Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Filosofia

Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Filosofiche



Vecchio 02-11-2004, 14.08.51   #1
FantasiaFinale
Utente bannato
 
Data registrazione: 03-01-2004
Messaggi: 0
Immutabilità dell'essere

Domanda troppo semplice ma che mi sento comunque di fare....


Perchè l'essere se non per Eraclito ha sempre avuto la caratteristica di essere immutabile?

Probabilmente molti filosofi avranno già risposto... Qualcuno che mi illumina, o mi da una traccia da seguire?



FantasiaFinale
FantasiaFinale is offline  
Vecchio 02-11-2004, 23.26.24   #2
epicurus
Moderatore
 
L'avatar di epicurus
 
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
Ciao FantasiaFinale, penso che l'essere sia stato sempre pensato immutabile perchè la grammatica del nostro linguaggio ci suggerisce tale metafora.

Comunque prima di chiederci questa cosa, dovremo chiarire che cosa si intende per 'essere'. In non so (sinceramente) cosa sia: a te la parola?


epicurus
epicurus is offline  
Vecchio 04-11-2004, 14.29.17   #3
bert
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-06-2004
Messaggi: 105
Io penso che la questione, come giustamente ha fatto notare epicurus, è da ricondursi al linguaggio, ed al fatto che l'"essere" ha mostrato sempre questa immutabilità in quanto concetto metafisico.

Se volessimo travere una giustificazioni a questo, potremmo scomodare le idee platoniche, oppure, come al solito nei miei piccoli interventi (che qualcuno pensi forse che io sono ripetitivo e noiso?? noooo....) l'amato wittgenstein. Infatti noi non sappiamo cosa sia l'essere, ma se esistesse, la sua analisi finita porterebbe alla luce la sua "composizione" atomica, ed, in quella particolare configurazione sarebbe, ovviamanete immutabile. La particolare configurazione determinerebbe un particolare "essere" che rappresenta il "collegamento" logicamente fondato degli oggetti costituenti.
Dunque nell'ambito della teoria della rappresentazione, lo stato di cose "essere" sarebbe una opportuna e logicamente fondata configurazione che, come tale, rappresenterebbe l'immagine dell'essere.


che ne pensate? troppo formale?? :-))

Ultima modifica di bert : 04-11-2004 alle ore 14.40.37.
bert is offline  
Vecchio 09-11-2004, 02.41.32   #4
leibnicht
Ospite abituale
 
L'avatar di leibnicht
 
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
Impossibile

una definizione "antica" o "moderna" di Essere.
Ne avevo trovata una, tanti anni fa, a riguardo del Tao, che vi riporto:
"Ciò senza di cui tutto ciò che è potrebbe non essere, e il non-poter-essere non sarebbe".
Attualmente non mi convince più per nulla.

Può essere indicato, invece, il percorso verso l'essere, il quale, io credo, ha una definizione assai precisa: Ricerca.

A fantasiafinale direi questo.
Mi ci volle molto tempo per capire che il concetto, pur indefinito conclusivamente, di Essere non poteva sorgere semplicemente dall'interrogarsi dell'Uomo sul senso ultimo ed intimo della realtà, della sua esperienza esistenziale.
Che l'idea di un' "essenza" degli enti che rendono "saliente" ed oggetto di possibili esperienze il mondo, non scaturì semplicemente dalla fugacità e ambiguità prospettica dei fenomeni.
In ultima analisi, infatti, il "volgersi" verso l'Essere è soprattutto un "atteggiamento interrogativo" nei riguardi del Mondo.
Ed il Mondo non è che il "Tutto" nel quale oscilliamo, tra veglia e sonno, lucidità e dubbio, attesa e azione.
Per cui, vedi, ho compreso piano piano una cosa.
Ossia che dell'interrogare il Mondo non esso è l'oggetto, bensì io, ossia la mia presenza.
Interrogando l'Essere, per dirla con Heidegger, è la mia presenza, sempre e soltanto la mia presenza che si fa oggetto di ogni questione... Ma "riguardo a cosa" ?
Riguardo al fatto che, vedi, ogni consapevolezza, per limpida e piena che possa risultare, ha in sè una sostanziale e sempre sorprendente "incompletezza": una declinazione più blanda della luce, senza la quale un bordo non potrebbe essere colto, il buio senza il quale la scintilla non può essere vista, un "dopo" senza il quale nulla potrebbe apparire, sorgere, esordire.
E' questo che avvia la domanda.

Perchè gli antichi filosofi attribuirono all'Essere la caratteristica di immutabilità ?
Perchè, per definizione, è assai più agevole definire un "qualcosa" la cui ostensione è impossibile, attraverso le sue determinazioni negative.
Se dovessi descriverti un bue, potrei farlo dicendoti che ha quattro zampe, è un mammifero, è peloso, etc. etc.
Tutte determinazioni "positive", che denotano un qualcosa che è chiaro a te come a me (posto che io voglia spiegarti come è fatto un bue e che tu non ne abbia mai visto uno).
Ma se debbo descriverti un qualcosa che ho vagamente intuito, di sfuggita, nell'ombra... come farò?
Probabilmente comincerò col dirti: era una cosa sfuggente, non aveva un volto, no, non mi sembra che fosse colorato, non aveva i capelli... Non, non, non: ossia determinazioni "negative", con le quali cercherò di guidarti alla stessa sfuggente immagine che mi è apparsa, distogliendoti, passo passo, da ciò che ti può guidare fuori strada.
Lo stesso, in fondo, per ciò che riguarda l'Essere: dunque, vedi, tutte le nostre esperienze si svolgono nel tempo, hanno una durata ed hanno una collocazione spazio-temporale.
Allora, cominciamo così: l'Essere di cui ti parlo, non è nel tempo, non è nello spazio, questo lo so per certo.
Anche Eraclito, bada bene, non fa eccezione: sì, lui tentò di dargli una determinazione "positiva".
L'Essere non è nel tempo, anche per Eraclito, esso E' il tempo: ma il divenire non diviene...
leibnicht is offline  
Vecchio 10-11-2004, 18.03.06   #5
kantaishi
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-05-2004
Messaggi: 1,885
Eraclito,Buddha e Samkara.

Salve,
i Buddhisti fanno una netta distinzione fra ciò che è e ciò che dovrebbe essere.Il ciò che è ,è il metodo della ricerca e della meditazione,mentre il"ciò che dovrebbe essere"è il sistema della fede.
L'Essere è ciò che è e non ciò che la gente vorrebbe che sia.
E questo essere,che sono io,è in continua trasformazione e non solo per Eraclito ma anche per Buddha,Samkara,Atisha ecc.
Allora bisogna mettere ben in chiaro cosa vuol dire idolatria,che è l'inverso di spiritualità.
Idolatria=prendere una parte del Tutto e venerarla come fosse il Tutto.Ad esempio,dire che Cristo è l'unico vero Dio,è idolatria.
Dire che gli Italiani sono il miglior popolo del mondo è idolatria e nazionalismo.
Ma l'idolo deve avere anche un'altra caratteristica:deve essere immutabile,morto,sempre uguale a se stesso.Pertanto l'idolo sarà sempre di pietra,ferro,rame ecc.
Esistono molte liste Yahoogroups dove arrivano i messaggi del Cristo di oggi,non di quello di 2000 anni fa.Checchè se ne dica degli utenti di quelle liste(tra cui il sottoscritto)non si può dire che sono idolatri.
Oggi è arrivato un messaggio dell'Arcangelo Michele.

Saluti.

Kantaishi.
kantaishi is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it