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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 28-07-2007, 16.35.37   #1
NebbiaINvalPadana
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E' impressionante come la tensione di un posto nuovo in cui stai ti possa portare ad una sensazione di combattività in cui dai il meglio di te.
Poi le cose cambiano. Conosci nuove persone, le -scopri-, ma poi inevitabilmente diventano vecchie, superate.
A volte basta solo che il tempo divida due persone che avevano avuto un inizio "gasato", e una delle due, o entrambe, perdono interesse.

E' una situazione che sfugge di mano, perchè se è vero che l'unico rimedio è -entrare in azione-, non sempre lo si può fare.
Ci sono momenti e periodi in cui non si può che restare ad aspettare. Ma questo comincia a fare a pezzi lentamente l'energia che si era creata.

E' una cosa che credo abbiano provato tutti quella di dormire 4 ore a notte, stare tutto il giorno in giro o indaffarati, presi da quel che si vive, e si va avanti per giorni. A volte solo un paio di giorni,a volte anche settimane.
Poi inevitabilmente qualcosa si rompe. Non è un punto di non ritorno. Però pesa. Ci sono giorni in cui tu non sei più una novità per gli altri e viceversa. Ma è la consapevolezza di questa situazione, più che la situazione in sé, a far scendere una cappa di apatia.

Che non è solo mentale. Puoi uscire per correre e fermarti dopo due minuti (se ti va bene). Le gambe sono fiacche, come se non avessi ossigeno nei muscoli.

Ci sono giornate che si possono raddrizzare, perchè raschiando il fondo del barile si richiamano quelle energie per apparire "energizzato" a chi sta di fronte, e con un po' di contingenze favorevoli, e così a motivarlo. Motivi gli altri, motivi te stesso.
Ma se non credi in quello che fai, non vai lontano.

Poi puoi rimanere chiuso in casa o fare 3 notti intere a spasso non-stop, ma la cappa ti accompagna e ti aliena.

Ti metti a rincorrere mete che sai per certo ti daranno dei frutti se si avrà la volontà e la forza di inseguirle. Ma tutte le mete sono imperfette.

E' come un succoso grappolo d'uva. C'è quello perfetto sì, ma irraggiungibile, perchè troppo in alto. C'è quello che buono, molto buono, ma al centro del chicco c'è l'amaro che ti rovina la bocca. C'è quello buono sì, ma neanche troppo, e tutto quello sforzo per cosa allora?

Non è che nella mia vita non abbia raggiunto niente, ma piuttosto non ci sono mete sufficientemente stimolanti. Parlo della carriera, dell'amore, delle relazioni.

Trovo sempre chi mi dice che sono bello, simpatico, intelligente, caparbio, con le capacità, con le palle, bla bla bla.... ma in fondo, per quanto ci sia buona fede in questo, non sono partecipi delle mie situazioni e condizioni.

Chi sta male o lo è stato sul serio le può comprendere, ma rimane una persona segnata da ferite (sue personali), alle quali una persona come me che si vuole realizzare positivamente nella vita, non può avvicinare eccessivamente.

Capita di essere cercati da persone, che poi però spariscono, che tu gli tenda la mano o no. Spesso tendo la mano, ma loro non sono in grado di vederla.

E si continua con uno stato di autocontrollo che permette di sopravvivere.
Il problema è che se non sono in "tensione positiva" perdo non solo smalto, ma divento anche privo di argomenti per gli altri, sono disinteressato ai loro, sono meno brillante nelle mie battute, così come nel digerire l'ipocrisia, i luoghi comuni, e "le solite storie" che si raccontano ovunque. Da quello che si fa quella, al calciatore che fa quest'altro, a quello del vicolo accanto che fa cose strane.

E' terribile, perchè se riuscissi a mantenere la mia tensione positiva sarei molto più gradevole per chi mi sta intorno, e le mie mete, sono certo, si avvicinerebbero parecchio.

Eppure se non sono stimolato, e attraverso le mie azioni non riesco a portare gli altri al mio tavolo o ad nirmi al loro, allora finisce che piano piano mi spengo, e in maniera minima e direi perfino innocua, divento cattivo. Non stiamo parlando di grandi congiure, ma più che altro di un cinismo diffuso, e di una mancanza di sorrisi che credo sia d'obbligo dispensare a chi ci sorride sinceramente.

Come faccio ad evitare di farmi affogare nei miei pensieri, e mantenere una tensione positiva anche quando la situazione non è più stimolante?
NebbiaINvalPadana is offline  
Vecchio 29-07-2007, 01.27.30   #2
donella
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Riferimento: Perdersi d'animo e Tensione Positiva

E se il problema fosse solo quello... dell'applauso?

Chi coltiva se stesso, e si impegna, ed è esigente con se stesso in questo... fa di sè una cattedrale che più cresce e si abbellisce... e più si allontana da quella gran parte di mondo che nè lo fa, nè ne sente l'esigenza, nè si accorge di chi lo fa... se non in termini di frutti che coglie quando per caso affamata passa lungo il recinto del parco.

La cattedrale resta tale anche nel deserto.
Se la gratificazione di chi l'ha edificata è nell'averlo fatto... che sia nel deserto è persino .... tanti privilegi in più.
Se la graticazione attesa era invece l'applauso... ci si può sentire persi.
Persi quando l'applauso manca.
Ma persi anche quando arriva da un pubblico che non stimi e il cui plauso non ti gratifica.

Il tuo parlare (non solo in questa discussione) mi ha fatto pensare questo, e ti auguro che di questo realmente possa trattarsi, perchè basterebbe spostare UN pensiero per non procurarsi abbattimenti ingiusti: basterebbe cominciare a dirsi che l'unico applauso che meriti di essere agognato è il tuo, a te stesso.

Mi tornano in mente tuoi interventi che ho letto: in due parole ti immagino molto giovane, forte di bei principi, ricco di una bella capacità di ricerca e di autonomia speculativa, e - forse - un po' distante da coetanei meno profondi e meno rigorosi verso se stessi e verso tutto.
Se è vero che sei così giovane, capisco l'importanza dell'applauso solo come prima conferma di una diversità tanto complessa quanto premiante.
Ma la conferma la avrai da Altro, la avrai con te stesso nei momenti cruciali della tua vita. E sono certa che lì scoprirai il valore di tutto quel che fai, a prescindere da ogni applauso che non sia il tuo a te stesso.
Perdona la brutalità (a fin di bene!) : fare quel che fai ... per l'applauso... sarebbe l'unica insensatezza debole-debolissima... in un percorso che è bello e forte... e che se puntasse all'applauso del pubblico... smentirebbe persino se stesso.
donella is offline  
Vecchio 31-08-2007, 17.16.00   #3
emynuela
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Riferimento: Perdersi d'animo e Tensione Positiva

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Originalmente inviato da NebbiaINvalPadana
E' impressionante come la tensione di un posto nuovo in cui stai ti possa portare ad una sensazione di combattività in cui dai il meglio di te.
Poi le cose cambiano. Conosci nuove persone, le -scopri-, ma poi inevitabilmente diventano vecchie, superate.
A volte basta solo che il tempo divida due persone che avevano avuto un inizio "gasato", e una delle due, o entrambe, perdono interesse.

E' una situazione che sfugge di mano, perchè se è vero che l'unico rimedio è -entrare in azione-, non sempre lo si può fare.
Ci sono momenti e periodi in cui non si può che restare ad aspettare. Ma questo comincia a fare a pezzi lentamente l'energia che si era creata.

E' una cosa che credo abbiano provato tutti quella di dormire 4 ore a notte, stare tutto il giorno in giro o indaffarati, presi da quel che si vive, e si va avanti per giorni. A volte solo un paio di giorni,a volte anche settimane.
Poi inevitabilmente qualcosa si rompe. Non è un punto di non ritorno. Però pesa. Ci sono giorni in cui tu non sei più una novità per gli altri e viceversa. Ma è la consapevolezza di questa situazione, più che la situazione in sé, a far scendere una cappa di apatia.

Che non è solo mentale. Puoi uscire per correre e fermarti dopo due minuti (se ti va bene). Le gambe sono fiacche, come se non avessi ossigeno nei muscoli.

Ci sono giornate che si possono raddrizzare, perchè raschiando il fondo del barile si richiamano quelle energie per apparire "energizzato" a chi sta di fronte, e con un po' di contingenze favorevoli, e così a motivarlo. Motivi gli altri, motivi te stesso.
Ma se non credi in quello che fai, non vai lontano.

Poi puoi rimanere chiuso in casa o fare 3 notti intere a spasso non-stop, ma la cappa ti accompagna e ti aliena.

Ti metti a rincorrere mete che sai per certo ti daranno dei frutti se si avrà la volontà e la forza di inseguirle. Ma tutte le mete sono imperfette.

E' come un succoso grappolo d'uva. C'è quello perfetto sì, ma irraggiungibile, perchè troppo in alto. C'è quello che buono, molto buono, ma al centro del chicco c'è l'amaro che ti rovina la bocca. C'è quello buono sì, ma neanche troppo, e tutto quello sforzo per cosa allora?

Non è che nella mia vita non abbia raggiunto niente, ma piuttosto non ci sono mete sufficientemente stimolanti. Parlo della carriera, dell'amore, delle relazioni.

Trovo sempre chi mi dice che sono bello, simpatico, intelligente, caparbio, con le capacità, con le palle, bla bla bla.... ma in fondo, per quanto ci sia buona fede in questo, non sono partecipi delle mie situazioni e condizioni.

Chi sta male o lo è stato sul serio le può comprendere, ma rimane una persona segnata da ferite (sue personali), alle quali una persona come me che si vuole realizzare positivamente nella vita, non può avvicinare eccessivamente.

Capita di essere cercati da persone, che poi però spariscono, che tu gli tenda la mano o no. Spesso tendo la mano, ma loro non sono in grado di vederla.

E si continua con uno stato di autocontrollo che permette di sopravvivere.
Il problema è che se non sono in "tensione positiva" perdo non solo smalto, ma divento anche privo di argomenti per gli altri, sono disinteressato ai loro, sono meno brillante nelle mie battute, così come nel digerire l'ipocrisia, i luoghi comuni, e "le solite storie" che si raccontano ovunque. Da quello che si fa quella, al calciatore che fa quest'altro, a quello del vicolo accanto che fa cose strane.

E' terribile, perchè se riuscissi a mantenere la mia tensione positiva sarei molto più gradevole per chi mi sta intorno, e le mie mete, sono certo, si avvicinerebbero parecchio.

Eppure se non sono stimolato, e attraverso le mie azioni non riesco a portare gli altri al mio tavolo o ad nirmi al loro, allora finisce che piano piano mi spengo, e in maniera minima e direi perfino innocua, divento cattivo. Non stiamo parlando di grandi congiure, ma più che altro di un cinismo diffuso, e di una mancanza di sorrisi che credo sia d'obbligo dispensare a chi ci sorride sinceramente.

Come faccio ad evitare di farmi affogare nei miei pensieri, e mantenere una tensione positiva anche quando la situazione non è più stimolante?


Colgo una straordinaria capacità riflessiva e descrittiva delle tue " situazioni e condizioni", per cui credo che gli altri, almeno quelli davvero in buona fede, perchè capaci di una affetività autentica o perchè sofferenti a loro volta, siano partecipi più di quanto tu non sia disposto a riconoscere. Forse, non vogliono risultare invasivi o trasmetterti tensioni negative.
Come tu stesso affermi ("Chi sta male o lo è stato sul serio le può comprendere") la sofferenza rende empatici, ma...("ma rimane una persona segnata da ferite (sue personali), alle quali una persona come me che si vuole realizzare positivamente nella vita, non può avvicinare eccessivamente.").

Riguardo la metafora, sono del parere che non esiste in natura un grappolo d'uva perfetto, e se, talvolta, ne intravediamo uno ci rendiamo subito conto che è saturo di pesticidi e, quindi, nocivo alla salute. Meglio optare per un grappolo, non trattato, che la natura o un insetto ha reso imperfetto ma non nocivo.

Non ho consigli, suggerimenti o soluzioni da propinare perchè, relativamente ai modi di relazionarsi con la vita, con se stessi e con gli altri, non credo alla validità delle "istruzioni per l'uso".
Però, vorrei fare, senza alcuna pretesa di scientificità, alcune considerazioni:
*le sensazioni di combattività e di ritrovata energia, che le novità ti danno, sono dovute al giusto stress generato dalla novità stessa;
*l'organismo, in risposta allo stress, produce endorfine (sostanze oppiacee endogene), capaci di agire positivamente sul sistema nervoso, producendo sensazioni gratificanti;
*luoghi e persone nuove agiscono su di te come una droga, di cui è sempre più difficile fare a meno.
emynuela is offline  
Vecchio 01-09-2007, 00.12.55   #4
NebbiaINvalPadana
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Originalmente inviato da emynuela
Però, vorrei fare, senza alcuna pretesa di scientificità, alcune considerazioni:
*le sensazioni di combattività e di ritrovata energia, che le novità ti danno, sono dovute al giusto stress generato dalla novità stessa;
*l'organismo, in risposta allo stress, produce endorfine (sostanze oppiacee endogene), capaci di agire positivamente sul sistema nervoso, producendo sensazioni gratificanti;
*luoghi e persone nuove agiscono su di te come una droga, di cui è sempre più difficile fare a meno.

Ma perchè subentra la noia? Intendo quell noia esistenziale. Di grappoli d'uva ce ne sono parecchi e il pesticida ultimamente ha avuto parecchia diffusione

Non so perchè con le persone non riesco a trovare quella volontà di coltivare i rapporti non in superficialità ma in profondità. Questo è buona parte del motivo per cui desisto. Perchè parlare in mezzo ai sordi stanca.

Devo essere un endorfinomane cmq, senza è dura
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Vecchio 01-09-2007, 02.59.32   #5
renzananda
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Originalmente inviato da NebbiaINvalPadana
Ma perchè subentra la noia? Intendo quell noia esistenziale. Di grappoli d'uva ce ne sono parecchi e il pesticida ultimamente ha avuto parecchia diffusione

Non so perchè con le persone non riesco a trovare quella volontà di coltivare i rapporti non in superficialità ma in profondità. Questo è buona parte del motivo per cui desisto. Perchè parlare in mezzo ai sordi stanca.

Devo essere un endorfinomane cmq, senza è dura


Ma sono sordi loro o sei muto tu?
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Vecchio 01-09-2007, 12.15.29   #6
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Ma sono sordi loro o sei muto tu?

Siamo evidentemente sulla stessa barca. Sordi e muti. In eguale modo.

E' bellissimo leggere i tuoi post di raffinato nulla, ed ancora di più osservare come attraverso ognuno di essi ti affanni a metterti in mostra. Quasi come se non potessi resistere all'essere soggetto sempre assoggettato.
Compulsiva affannosa ricerca del nulla.
E sì che non bisognerebbe recitare se non a soggetto, ma evidentemente il tuo ruolo non-ruolo è il disperato tentativo di riempire il tuo vuoto con quello (presunto) altrui.
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Vecchio 04-09-2007, 10.46.25   #7
emynuela
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Originalmente inviato da NebbiaINvalPadana
Ma perchè subentra la noia? Intendo quell noia esistenziale. Di grappoli d'uva ce ne sono parecchi e il pesticida ultimamente ha avuto parecchia diffusione

Non so perchè con le persone non riesco a trovare quella volontà di coltivare i rapporti non in superficialità ma in profondità. Questo è buona parte del motivo per cui desisto. Perchè parlare in mezzo ai sordi stanca.

Devo essere un endorfinomane cmq, senza è dura

Parecchie persone affermano di essere troppo occupati per annoiarsi. Io non credo che la noia sia la compagna dell'ozio, in quanto può manifestarsi anche in piena attività, quando, per svariate ragioni, togliamo senso a ciò di cui ci stiamo occupando.
Però, riconosco un valore anche al fare per il fare, in quanto impedendoci di soffermarci molto sulle nostre emozioni spiacevoli le rimuove.
Comunque, ritengo che la noia, quella esistenziale, nasca da una serie di fattori non solo personali ma, soprattutto, ambientali.
E' il sintomo più logorante di un particolare stato d'animo generato da un ambiente contraddittorio nei fattori che lo caratterizzano.
La nostra struttura sociale (dalla cellula famiglia agli apparati più complessi) che nei suoi programmi formativi ci fa guardare in alto, verso valori di libertà ed equità, paradossalmente, in realtà ci immerge in uno stato ripetitivo ed alienante di quotidiana lotta per la sopravvivenza. Questo è solo uno dei tanti aspetti ambientali destabilizzante.

Il grado di consapevolenza della propria noia è proporzionale alla coscienza di sè e del proprio ambiente. Quindi, la noia può risultare pesante, ma ai fini dell'economia della propria vita non va vista sempre in modo negativo.

Quando ci si trova immersi in un mare poco rassicurante, ci si accontenta di stare a galla, per cui volere restare in superficie è una forma cautelativa. Sotto quel mare si possono incontrare le sabbie mobili della propria e dell'altrui interiorità, il che può risultare mortale come un'onda anomala.
Ecco perchè chi vuole esplorare le profondità è visto con molta diffidenza.
Restando sordi, si crede, illusoriamente, di potere sopravvivere più comodamente e di esorcizzare le proprie paure.
Restare muti è un'altra modalità di sopravvivenza, che, per alcuni, risulta, a lungo andare, distruttiva.
Avere da dire e non dire equivale a bloccare una parte delle proprie energie.
Nel coattare energia, si consuma energia, inevitabilmente, si registra un manco energetico.

Ho sentito silenzi più significativi di un fiume di parole, ho visto sordi, assordati dal battere di ali di una farfalla; ecco perchè voglio continuare a credere che non siano solo le parole dette o non dette, sentite o non sentite a fare la differenza nelle relazioni, ma, soprattutto, i comportamenti, le azioni e le modalità di utilizzo delle diverse forme di comunicazione.


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Vecchio 06-09-2007, 13.28.08   #8
feng qi
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E' impressionante come la tensione di un posto nuovo in cui stai ti possa portare ad una sensazione di combattività in cui dai il meglio di te.
Poi le cose cambiano. Conosci nuove persone, le -scopri-, ma poi inevitabilmente diventano vecchie, superate.
A volte basta solo che il tempo divida due persone che avevano avuto un inizio "gasato", e una delle due, o entrambe, perdono interesse.

E' una situazione che sfugge di mano, perchè se è vero che l'unico rimedio è -entrare in azione-, non sempre lo si può fare.
Ci sono momenti e periodi in cui non si può che restare ad aspettare. Ma questo comincia a fare a pezzi lentamente l'energia che si era creata.

E' una cosa che credo abbiano provato tutti quella di dormire 4 ore a notte, stare tutto il giorno in giro o indaffarati, presi da quel che si vive, e si va avanti per giorni. A volte solo un paio di giorni,a volte anche settimane.
Poi inevitabilmente qualcosa si rompe. Non è un punto di non ritorno. Però pesa. Ci sono giorni in cui tu non sei più una novità per gli altri e viceversa. Ma è la consapevolezza di questa situazione, più che la situazione in sé, a far scendere una cappa di apatia.

Che non è solo mentale. Puoi uscire per correre e fermarti dopo due minuti (se ti va bene). Le gambe sono fiacche, come se non avessi ossigeno nei muscoli.

Ci sono giornate che si possono raddrizzare, perchè raschiando il fondo del barile si richiamano quelle energie per apparire "energizzato" a chi sta di fronte, e con un po' di contingenze favorevoli, e così a motivarlo. Motivi gli altri, motivi te stesso.
Ma se non credi in quello che fai, non vai lontano.

Poi puoi rimanere chiuso in casa o fare 3 notti intere a spasso non-stop, ma la cappa ti accompagna e ti aliena.

Ti metti a rincorrere mete che sai per certo ti daranno dei frutti se si avrà la volontà e la forza di inseguirle. Ma tutte le mete sono imperfette.

E' come un succoso grappolo d'uva. C'è quello perfetto sì, ma irraggiungibile, perchè troppo in alto. C'è quello che buono, molto buono, ma al centro del chicco c'è l'amaro che ti rovina la bocca. C'è quello buono sì, ma neanche troppo, e tutto quello sforzo per cosa allora?

Non è che nella mia vita non abbia raggiunto niente, ma piuttosto non ci sono mete sufficientemente stimolanti. Parlo della carriera, dell'amore, delle relazioni.

Trovo sempre chi mi dice che sono bello, simpatico, intelligente, caparbio, con le capacità, con le palle, bla bla bla.... ma in fondo, per quanto ci sia buona fede in questo, non sono partecipi delle mie situazioni e condizioni.

Chi sta male o lo è stato sul serio le può comprendere, ma rimane una persona segnata da ferite (sue personali), alle quali una persona come me che si vuole realizzare positivamente nella vita, non può avvicinare eccessivamente.

Capita di essere cercati da persone, che poi però spariscono, che tu gli tenda la mano o no. Spesso tendo la mano, ma loro non sono in grado di vederla.

E si continua con uno stato di autocontrollo che permette di sopravvivere.
Il problema è che se non sono in "tensione positiva" perdo non solo smalto, ma divento anche privo di argomenti per gli altri, sono disinteressato ai loro, sono meno brillante nelle mie battute, così come nel digerire l'ipocrisia, i luoghi comuni, e "le solite storie" che si raccontano ovunque. Da quello che si fa quella, al calciatore che fa quest'altro, a quello del vicolo accanto che fa cose strane.

E' terribile, perchè se riuscissi a mantenere la mia tensione positiva sarei molto più gradevole per chi mi sta intorno, e le mie mete, sono certo, si avvicinerebbero parecchio.

Eppure se non sono stimolato, e attraverso le mie azioni non riesco a portare gli altri al mio tavolo o ad nirmi al loro, allora finisce che piano piano mi spengo, e in maniera minima e direi perfino innocua, divento cattivo. Non stiamo parlando di grandi congiure, ma più che altro di un cinismo diffuso, e di una mancanza di sorrisi che credo sia d'obbligo dispensare a chi ci sorride sinceramente.

Come faccio ad evitare di farmi affogare nei miei pensieri, e mantenere una tensione positiva anche quando la situazione non è più stimolante?

bellissime parole, sai?
Mi dirai che sono pazza, ma scoprire, mettere a nudo il proprio animo che soffre, non é cosa da poco o da tutti! E' molto difficile ammettere le cose che tu hai eviscerato da dentro di te e molto bello e molto triste. Non é triste in se stesso perche tu sei creativo, combattivo, positivo e comunicativo; ma lo é perché come te ce ne sono tantissimi, troppi.

E' il Nostro Male.
Il dolore di tutti noi ingabbiati in noi stessi, nell'assoluta necessità di creare legami, comunicare e amare-amarci, e allo stesso tempo essere liberi, non soffrire nel corpo e nello spirito, fare ciò che vorremmo senza limiti nè pressioni eccessive...

Però non sappiamo con precisione cosa veramente ci darebbe gioia.

Parlo di quella gioia profonda, vera e totale che non é spumeggiare di qua e di là come pazzi ubriachi, ma quella dolce sensazione tutta interiore che si manifesta però all'esterno da se stessa, che nasce dal sentirsi uniti a tutti, all'universo, come al passante. Al volersi bene veramente conoscendosi intimamente nel bene e nel male e accettarsi. guardarsi allo specchio con pietà, gratitudine, pazienza e rispetto. Stupirsi e gioire del colore delle foglie, della perfezione di ogni essere, del bisogno di ogni uomo di te come tu di lui.

Quello che ti manca tanto tanto é l'Unione con te stesso, a cui segue quella con Dio, o con l'Universo o con il Tutto.

Diceva Papa Luciani: "conoscersi, conoscere gli altri, amare, amare, amare, questo solo è il nostro cammino."

un abbraccio
feng qi
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bellissime parole, sai?
Mi dirai che sono pazza, ma scoprire, mettere a nudo il proprio animo che soffre, non é cosa da poco o da tutti! E' molto difficile ammettere le cose che tu hai eviscerato da dentro di te e molto bello e molto triste. Non é triste in se stesso perche tu sei creativo, combattivo, positivo e comunicativo; ma lo é perché come te ce ne sono tantissimi, troppi.

E' il Nostro Male.
Il dolore di tutti noi ingabbiati in noi stessi, nell'assoluta necessità di creare legami, comunicare e amare-amarci, e allo stesso tempo essere liberi, non soffrire nel corpo e nello spirito, fare ciò che vorremmo senza limiti nè pressioni eccessive...

Però non sappiamo con precisione cosa veramente ci darebbe gioia.

Parlo di quella gioia profonda, vera e totale che non é spumeggiare di qua e di là come pazzi ubriachi, ma quella dolce sensazione tutta interiore che si manifesta però all'esterno da se stessa, che nasce dal sentirsi uniti a tutti, all'universo, come al passante. Al volersi bene veramente conoscendosi intimamente nel bene e nel male e accettarsi. guardarsi allo specchio con pietà, gratitudine, pazienza e rispetto. Stupirsi e gioire del colore delle foglie, della perfezione di ogni essere, del bisogno di ogni uomo di te come tu di lui.

Quello che ti manca tanto tanto é l'Unione con te stesso, a cui segue quella con Dio, o con l'Universo o con il Tutto.

Diceva Papa Luciani: "conoscersi, conoscere gli altri, amare, amare, amare, questo solo è il nostro cammino."

un abbraccio
feng qi

Non so quanto sia cosa rara voler mettere a nudo le proprie sofferenze come tu le hai chiamate, io credo che in larga parte bisogna esserne capaci, cioè di saper scavare per trovare le radici.
Io poi cerco di coltivare l'amore del quale anche tu parlavi, anche se un po' incostantemente.
Non posso dire che non si ottengano risultati, ma mi sembra di essere una madre (e per un uomo non è una bella cosa ) che imbocca un bambino.
Certo vedi il bimbo contento, ma appena hai finito la pappa, ecco che comincia a lagnarsi.
Manca l'equilibrio di un rapporto spontaneo e di equilibrio.
L'esempio non vorrei che sembrasse una sorta di autoelezione a essere superiore, perchè non lo sono e non mi ritengo nemmeno tale.
Mi manca l'avere una persona che sta al mio fianco perchè sono io e non per quello che, pur volentieri, le do.

L'unione con me stesso non so esattamente cosa sia
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