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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 08-11-2007, 10.34.52   #1
arsenio
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il divertimento

Ieri ho letto due articoletti. Niente di eccezionale o difficile. Ma mi sono piaciuti, anche perchè li ho subito associati l'un l'altro. Uno s'intitola “divertimento” ( D. Galateria, in Venerdì di Repubblica). Si cita Pascal per il quale divertirsi significa “di – vergere”, distrarsi nel senso di volgere lo sguardo altrove. Se fissiamo il nostro pensiero sulla condizione umana mortale e non accettata, senza reagire, si rischia di cadere nella depressione. Quindi si devono “attraversare mari, innamorarsi, ballare ... “ Anche un re, se non si diverte, è infelice. Nel '600 Madame de Langueville si annoia: “Che volete, sospira, non mi piacciono i libri, i ricami, le passeggiate; sono divertimenti troppo ... innocenti”
“Divertimento” è anche il titolo di un citato romanzo di Cortezar. Parla di artisti denominatisi “vivi come puoi”, che in un appartamento a Buenos Aires” si dedicano a una brillante conversazione ricca di giochi di parole”

L'altro è un breve intervento di U. Galimberti sul modo di vivere le varie fasce di età. Il filosofo è ormai 65enne. ( Ultimo Espresso). Dice che inoltrandosi nella mezz' età si viene colti da un sottile senso di noia. Si scopre che ogni cosa non è altro se non un'altra formulazione di qualcosa già vista o già sentita. Ci si disaffeziona al tempo, a tal punto che non se ne rimpiange troppo la fine. Ci si accorge che la propria saggezza consiste in esperienze personali, intrasmissibili ai giovani che devono farsene di proprie. Casomai chiedono di essere ascoltati con attenzione.
Si finisce per ritirarsi nella propria interiorità, in un mondo percepito sempre più uniforme. Infine comprendi che il mondo è stato solo una tua personale visone e interpretazione, e non sei mai uscito dal tuo io. Ma sei ancora pieno di curiosità. Quindi, esci da te stesso e prova a scoprire i mondi altrui che prima non ti destavano curiosità.
L'amore, che ora non ha altri scopi se non di essere vissuto per se stesso, potrebbe salvarti. E poi, affrettati a scoprire quello che sei – e sei stato – veramente, al di là di ciò che hai effettivamente compiuto, e di come sei apparso agli altri, nel bene e nel male.
Gli amori giovanili sono ormai un ricordo. Bruciano senza concederci di conoscere alcunché.



Che dire? Vi posso confermare che la curiosità, se conservata a lungo, è una gran molla che spinge ad esplorare mondi esterni ed interiori.
Una distrazione coinvolgente, anche solo un romanzo che catturi l'attenzione, un film avvincente o un cd del nostro cantante, sono farmaci contro la noia, ma possono anche lenire i mali dell'anima. Purchè non ci si adagi in passivi ammazzatempo, rassegnati in una pur rassicurante routine. Senza mai immaginare che il mondo non si riduce a quelle tre o quattro ideuzze che hanno orientato la nostra vita.

Un amore, un qualsiasi amore, anche effimero, può essere , se non “stato nascente” un elemento di rottura con l'usuale e d'ampliamento di angusti orizzonti. Un'amicizia fondata sulla scambio confidenziale reca conforto e sostegno,; una conversazione capace di rinnovarsi creando sempre sorpresa, solleva dalla palude delle trite parole ripetute.

Sono sovente eventi fortunati elargiti dalla sorte, a volte fortuiti, per serendipità. Ma non solo. Cominciamo a chiederci come ci divertiamo e cosa potrebbe divertirci ancor di più , se non veramente. Anche se non proprio renderci felici.

E' il tema proposto.
arsenio is offline  
Vecchio 09-11-2007, 14.13.12   #2
nevealsole
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Riferimento: il divertimento

Il tema è interessante, mi prometto di riprenderlo con più calma.
Il divertimento è dato spesso dall'assenza di noia.
La noia è uno stato interiore, personale, forse in parte caratteriale.
L'assenza di noia è facilitata dalla serenità d'animo, dal bastare a se stessi e dal saper godere dei momenti.
Una mente vivace, la curiosità intesa come voglia di conoscere impediscono la noia e aiutano il divertimento.
La conoscenza di persone stimolanti fa il resto.
Non è così difficile divertirsi, anche con poco
nevealsole is offline  
Vecchio 09-11-2007, 14.59.50   #3
daria
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Riferimento: il divertimento

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
Ieri ho letto due articoletti. Niente di eccezionale o difficile. Ma mi sono piaciuti, anche perchè li ho subito associati l'un l'altro. Uno s'intitola “divertimento” ( D. Galateria, in Venerdì di Repubblica). Si cita Pascal per il quale divertirsi significa “di – vergere”, distrarsi nel senso di volgere lo sguardo altrove. Se fissiamo il nostro pensiero sulla condizione umana mortale e non accettata, senza reagire, si rischia di cadere nella depressione. Quindi si devono “attraversare mari, innamorarsi, ballare ... “ Anche un re, se non si diverte, è infelice. Nel '600 Madame de Langueville si annoia: “Che volete, sospira, non mi piacciono i libri, i ricami, le passeggiate; sono divertimenti troppo ... innocenti”
“Divertimento” è anche il titolo di un citato romanzo di Cortezar. Parla di artisti denominatisi “vivi come puoi”, che in un appartamento a Buenos Aires” si dedicano a una brillante conversazione ricca di giochi di parole”

L'altro è un breve intervento di U. Galimberti sul modo di vivere le varie fasce di età. Il filosofo è ormai 65enne. ( Ultimo Espresso). Dice che inoltrandosi nella mezz' età si viene colti da un sottile senso di noia. Si scopre che ogni cosa non è altro se non un'altra formulazione di qualcosa già vista o già sentita. Ci si disaffeziona al tempo, a tal punto che non se ne rimpiange troppo la fine. Ci si accorge che la propria saggezza consiste in esperienze personali, intrasmissibili ai giovani che devono farsene di proprie. Casomai chiedono di essere ascoltati con attenzione.
Si finisce per ritirarsi nella propria interiorità, in un mondo percepito sempre più uniforme. Infine comprendi che il mondo è stato solo una tua personale visone e interpretazione, e non sei mai uscito dal tuo io. Ma sei ancora pieno di curiosità. Quindi, esci da te stesso e prova a scoprire i mondi altrui che prima non ti destavano curiosità.
L'amore, che ora non ha altri scopi se non di essere vissuto per se stesso, potrebbe salvarti. E poi, affrettati a scoprire quello che sei – e sei stato – veramente, al di là di ciò che hai effettivamente compiuto, e di come sei apparso agli altri, nel bene e nel male.
Gli amori giovanili sono ormai un ricordo. Bruciano senza concederci di conoscere alcunché.



Che dire? Vi posso confermare che la curiosità, se conservata a lungo, è una gran molla che spinge ad esplorare mondi esterni ed interiori.
Una distrazione coinvolgente, anche solo un romanzo che catturi l'attenzione, un film avvincente o un cd del nostro cantante, sono farmaci contro la noia, ma possono anche lenire i mali dell'anima. Purchè non ci si adagi in passivi ammazzatempo, rassegnati in una pur rassicurante routine. Senza mai immaginare che il mondo non si riduce a quelle tre o quattro ideuzze che hanno orientato la nostra vita.

Un amore, un qualsiasi amore, anche effimero, può essere , se non “stato nascente” un elemento di rottura con l'usuale e d'ampliamento di angusti orizzonti. Un'amicizia fondata sulla scambio confidenziale reca conforto e sostegno,; una conversazione capace di rinnovarsi creando sempre sorpresa, solleva dalla palude delle trite parole ripetute.

Sono sovente eventi fortunati elargiti dalla sorte, a volte fortuiti, per serendipità. Ma non solo. Cominciamo a chiederci come ci divertiamo e cosa potrebbe divertirci ancor di più , se non veramente. Anche se non proprio renderci felici.

E' il tema proposto.

su una lavagna tempo fa lessi: "io penso che il divertimento sia una cosa seria." Italo Calvino.
posso solo dire che condivido questa frase.

un caro saluto
Daria
daria is offline  
Vecchio 10-11-2007, 20.58.10   #4
donella
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Riferimento: il divertimento

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
Che dire? Vi posso confermare che la curiosità, se conservata a lungo, è una gran molla che spinge ad esplorare mondi esterni ed interiori.

Io credo che in questa tua osservazione sia perfettamente e compiutamente individuato l' "organo" elettivo del divertimento : ossia la curiosità.

E' solo quel "se conservata" che mi apre un mondo di dubbi.
La curiosità, alla fine, è un "dono" : certo, puoi stimolarla ed educarla, ma mi sembra abbastanza oggettivo il rilievo che.. c'è chi ne ha più, chi ne ha meno, chi troppa, chi niente.
Non mi sembra un prodotto della volontà.
Se non è atto volitivo il suo esistere, perchè dovrebbe esserlo il successivo "conservarla a lungo"?

Spesso mi è capitato di riflettere con dispiacere sicero sulla noia e conseguente introversione depressa anche di persone a cui voglio bene, e per le quali la cosa mi rattrista. La costante che rintraccio è proprio quella di una curiosità estremamente blanda e superficiale: esiste, in loro, come impulso di bassissimo voltaggio che spinge ... a una qualche ricerca di un qualche cosa di nuovo... ma il voltaggio è talmente basso, che una fiammella s'accende fioca per un attimo.... e vedi il protagonista (al massimo dell'energia) cercare di riaccenderla a tutti i costi sul posto - quello - quello in cui s'era accesa fiocamente pr un attimo. E non c'è alcuna consapevolezza che quella fiammella fioca potesse essere soltanto il massimo bagliore del primo tratto percorso... da cui non deve trarre l'impulso totalmente sterile a riaccenderla in quel tratto (già esaurito) quanto piuttosto trarne la "regola" di ciò che l'aveva accesa... e così muoversi alla ricerca di tratti in cui poterla accendere nuovamente e con più potenza....

So che in quel che ho detto non c'è nulla di allegro... però è un fatto che chi ha una mente Curiosa... corre e ride a ansima .... anche quando è seduto immobile facendo un pediluvio.... e chi non ce l'ha.... s'annoia e deprime anche al Carnevale di Rio...

Come è vero che poi scopri... che chi s'annoia al Carnevale di Rio... magari c'era già stato sette volte... e non capisce come mai non lo diverta più nello stesso modo...
Mentre chi correva ridendo pur bloccato dal pediluvio... magari non ha mai fatto un viaggio... ma ha saputo viaggiare dentro ogni cartolina ricevuta o dentro ogni paesaggio visto in TV....
donella is offline  
Vecchio 12-11-2007, 10.38.31   #5
arsenio
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Riferimento: il divertimento

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Originalmente inviato da nevealsole
Il tema è interessante, mi prometto di riprenderlo con più calma.
Il divertimento è dato spesso dall'assenza di noia.
La noia è uno stato interiore, personale, forse in parte caratteriale.
L'assenza di noia è facilitata dalla serenità d'animo, dal bastare a se stessi e dal saper godere dei momenti.
Una mente vivace, la curiosità intesa come voglia di conoscere impediscono la noia e aiutano il divertimento.
La conoscenza di persone stimolanti fa il resto.
Non è così difficile divertirsi, anche con poco

La teoria dell'informazione, quale metafora, si potrebbe applicare anche alla noia, nei suoi aspetti di non -sorpresa e non-originalità. Non apporta informazione il prevedibile, le aspettative troppo assecondate, l'abitudinario, lo scontato, il ripetitivo, gli stereotipi e luoghi comuni, ecc. Parimenti ciò che è caotico, senza senso e non razionalmente articolato. Un'informazione entropica, eccessiva , ridondante non comunica e crea solo confusione. Annoia pure una percezione prolungata nel tempo, spettacoli, dissertazioni prive di vivacità, la monotonia di un paesaggio anche se scorre sotto gli occhi. E la calma piatta di un matrimonio, se per le donne la prima causa di tradimento è la “ricerca di novità”.
Escluderei gli ambienti, sia pure sempre uguali, ma per qualche aspetto mutevoli, o una personalità con una propria identità di base, ma poliedrica quando è richiesto.
In sé nulla è noioso, perchè la noia è un vissuto fenomenologico e soggettivo, la cui soglia è variabile. Dipende da precedenti esperienze e personali inclinazioni. “A chi più sa perder tempo più spiace” (Dante) .
Si rivede un film per rivivere emozioni e identificazioni; si rilegge un libro per reinterpretarlo o perche è il “nostro romanzo”; un saggio per riassimilare un argomento che ci sta a cuore. Una tematica m'interessa se suscita associazioni e memorie, confronti stimolanti e contrasti da ridefinire.

Se la vita oscilla tra noia e dolore, la noia è un pendolo tra norma e patologia, tra routine framezzata da mete, e un drammatico senso di vuoto. Oggi testimoniato soprattutto dai giovani, le cui reazioni di rado sono costruttive.

L'altra faccia della noia è la curiosità, che ci spinge a conoscere per piacere o perchè è necessario. La sua fine segnerebbe quella della civiltà e della Storia. tuttavia chi è capace di essere curioso è più esposto alla noia; specie se vi è costretto. Infatti la sperimentano solo gli uomini o, secondo alcuni, gli animali obbligati a conviverci..

Chi è “noioso”? Chi replica copioni invariati, inamovibile dalle sue idee da aggiornare, chi non distingue ciò che è importante, e infarcisce un racconto con particolari superflui o svianti, ignora l'ironia e l'umorismo, non abbandona un argomento trito e senza proporre visioni alternative. Non conosce lo stile comunicativo modulato secondo le circostanze e duttile. Potrà possedere altre doti, ma non la sensibilità per accorgersi che sta tediando. Forse compiace chi preferisce una rassicurante e più facile ovvietà, chi ne condivide certe certezze. Viceversa, Un caos mentale non richiede confronti con ragionamenti più motivati e profondi.



La stagnazione delle idee non solo alimenta la noia.
“la difficoltà non sta nelle idee nuove, ma nell'evadere dalle idee vecchie, le quali per coloro che sono stati educati come lo è stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della mente.” (J.M Keynes.).

Ma oggi a chi interessano le idee innovative o un criticismo dell'esistente, che preveda dove possono portare certi trend e ideologie? E' un brutto segno quando oramai ogni potere – assieme all'ignoranza da esso generata che lo incensa e sostiene – disprezza gl' intellettuali ; indipendentemente dal valore delle loro idee.


“Lei pensa prima di parlare? Mai, sennò perdo il filo” (vignetta di Altan in la Repubblica, 10, 10, 07)



spero anche per la altre razazze, daria , donella. il post risulti gradito
arsenio is offline  
Vecchio 12-11-2007, 18.48.29   #6
nevealsole
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Il lato oscuro del divertimento

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Originalmente inviato da arsenio
Se la vita oscilla tra noia e dolore, la noia è un pendolo tra norma e patologia, tra routine framezzata da mete, e un drammatico senso di vuoto. Oggi testimoniato soprattutto dai giovani, le cui reazioni di rado sono costruttive.


Quando ho risposto che ci vuole poco a divertirsi, ho parlato di me.
Per precisione di me in questo momento, o in altri precedenti della mia esistenza caratterizzati da una certa serenità d’animo alla base.
Ciò che scrivi è condivisibile, ma proprio per averlo vissuto su di me, vedo il piacevole ed il noioso come uno stato interiore.
Io amo il cinema, mi piace veramente. Lo trovo catartico. Ho sempre frequentato le sale con una certa assiduità. Qualche anno fa non riuscivo più. Lo trovavo noioso, non riuscivo a tenere il filo del film. Mi rigiravo continuamente sulla poltroncina in preda ai crampi. Una volta mi sono persino addormentata.
Non era cambiato il cinema, ero cambiata io. L’inquietudine, l’irrequietezza ed il disagio di un certo momento si traducevano in incapacità d’attenzione.
Lo stesso succedeva col mare: lo guarderei per ore, immobile. Eppure in quel periodo là mi agitava ancor più di quanto non fossi, e non resistevo.
Adoro leggere, sempre. Oggi però, costretta allo studio di materie tecniche, ho perso il piacere per la narrativa… la mia testa arriva alla sera e non ce la fa più.
Le cose che mi piacciono cambiano con il mio modo di vivere.
Ricordo che qualche anno fa nessuno mi avrebbe convito a passare una vacanza immersa soltanto nella natura, o in montagna. Oggi mi è indispensabile: dev’essere una sorta di camera di decompressione dallo stress.
I miei divertimenti, oggi, sono prevalentemente la ricerca di serenità, di silenzio e di compagnie fidate. La risposta della pace allo stress.
Certo non ho più vent’anni.
Di contro, davanti a me scorgo un mondo di ventenni fatti di noia e senso di vuoto. E mi spaventano. Mi rattristano e mi spaventano.
La mia attenzione va ai fatti di cronaca degli ultimi giorni. Mi domando come si possa pensare di combattere la noia con lo sballo. Eppure c’è chi lo fa e lo chiama divertimento.
Tempo fa ho ritrovato in un cassetto alcune foto, una cena di carnevale tra amici. Per molti anni l’ho ricordata come una delle serate più divertenti della mia vita.
Riguardando le foto ho notato soltanto una cosa su tutte: eravamo ubriachi.
Dico la verità: le ho strappate.
Ne ho strappate una buona parte, le ho trovate stupide e forse sinistro presagio di tante sofferenze poi vissute, per colpa di abusi di persone a me care.
I fatti di Perugia mi hanno mosso a riflettere sul fatto che – per dirla con Guccini – “a vent’anni si è stupidi davvero, non si capisce niente a quell’età”; ma anche sul fatto che troppo spesso non ci si rende conto che ciò che sembra un banale modo per vincere qualche ora di noia possa cambiare la nostra vita, talvolta per sempre.
Mi sono chiesta che ruolo abbia in questo grande vuoto che appartiene a tanti giovani oggi, il modello di società in cui viviamo.
Possiamo ancora dire che prendersi una sbronza è una semplice ragazzata, o che fumarsi una canna non fa male a nessuno?
Ci sono tanti modi di divertirsi, a me questo tipo di divertimento fa paura e rattrista ad un tempo. Maschera e fa morire quello che di bello e autentico c’è in ogni essere umano, irrimediabilmente.
nevealsole is offline  
Vecchio 14-11-2007, 09.56.36   #7
arsenio
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Riferimento: Il lato oscuro del divertimento

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Originalmente inviato da nevealsole
Quando ho risposto che ci vuole poco a divertirsi, ho parlato di me.
Per precisione di me in questo momento, o in altri precedenti della mia esistenza caratterizzati da una certa serenità d’animo alla base.
Ciò che scrivi è condivisibile, ma proprio per averlo vissuto su di me, vedo il piacevole ed il noioso come uno stato interiore.
Io amo il cinema, mi piace veramente. Lo trovo catartico. Ho sempre frequentato le sale con una certa assiduità. Qualche anno fa non riuscivo più. Lo trovavo noioso, non riuscivo a tenere il filo del film. Mi rigiravo continuamente sulla poltroncina in preda ai crampi. Una volta mi sono persino addormentata.
Non era cambiato il cinema, ero cambiata io. L’inquietudine, l’irrequietezza ed il disagio di un certo momento si traducevano in incapacità d’attenzione.
Lo stesso succedeva col mare: lo guarderei per ore, immobile. Eppure in quel periodo là mi agitava ancor più di quanto non fossi, e non resistevo.
Adoro leggere, sempre. Oggi però, costretta allo studio di materie tecniche, ho perso il piacere per la narrativa… la mia testa arriva alla sera e non ce la fa più.
Le cose che mi piacciono cambiano con il mio modo di vivere.
Ricordo che qualche anno fa nessuno mi avrebbe convito a passare una vacanza immersa soltanto nella natura, o in montagna. Oggi mi è indispensabile: dev’essere una sorta di camera di decompressione dallo stress.
I miei divertimenti, oggi, sono prevalentemente la ricerca di serenità, di silenzio e di compagnie fidate. La risposta della pace allo stress.
Certo non ho più vent’anni.
Di contro, davanti a me scorgo un mondo di ventenni fatti di noia e senso di vuoto. E mi spaventano. Mi rattristano e mi spaventano.
La mia attenzione va ai fatti di cronaca degli ultimi giorni. Mi domando come si possa pensare di combattere la noia con lo sballo. Eppure c’è chi lo fa e lo chiama divertimento.
Tempo fa ho ritrovato in un cassetto alcune foto, una cena di carnevale tra amici. Per molti anni l’ho ricordata come una delle serate più divertenti della mia vita.
Riguardando le foto ho notato soltanto una cosa su tutte: eravamo ubriachi.
Dico la verità: le ho strappate.
Ne ho strappate una buona parte, le ho trovate stupide e forse sinistro presagio di tante sofferenze poi vissute, per colpa di abusi di persone a me care.
I fatti di Perugia mi hanno mosso a riflettere sul fatto che – per dirla con Guccini – “a vent’anni si è stupidi davvero, non si capisce niente a quell’età”; ma anche sul fatto che troppo spesso non ci si rende conto che ciò che sembra un banale modo per vincere qualche ora di noia possa cambiare la nostra vita, talvolta per sempre.
Mi sono chiesta che ruolo abbia in questo grande vuoto che appartiene a tanti giovani oggi, il modello di società in cui viviamo.
Possiamo ancora dire che prendersi una sbronza è una semplice ragazzata, o che fumarsi una canna non fa male a nessuno?
Ci sono tanti modi di divertirsi, a me questo tipo di divertimento fa paura e rattrista ad un tempo. Maschera e fa morire quello che di bello e autentico c’è in ogni essere umano, irrimediabilmente.

Carissima, apprezzo i tuoi autoracconti splendidamente scritti. Ri – conosco l'irrequieta svogliatezza verso le attività predilette, la fuga da chi ci leggerebbe in faccia un disagio, vanamente disconfermato da parole inautentiche. Non si trattava di usura da repliche abitudinarie, ma di un temporaneo smarrimento depressivo,che una volta superato, è forse servito per immedesimarsi con maggior empatia nei malesseri altrui.
Anch'io mi educo con due film e due libri a settimana.

Il senso di vuoto porta i giovani all' autodistruttività. Fin dall'infanzia eterodiretti da criteri edonistici e compensazioni consumistiche. Hanno perso il gusto della riflessione, della meditazione, dell'individualità. Delusioni, bocciature, liti, aggravano una situazione preesistente dove mancano risorse personali, mai apprese da genitori rancorosi, sprezzanti, assenti e impossibili come referenti.
Il bambino non è stato mai preparato alle sconfitte. Dai 3 anni assorbe le false identità indotte dalla tivù, di cui accoglie gli aspetti più paurosi e diseducativi, i sentimenti spettacolarizzanti, la volgarità aggressiva, gli schemi a cui adeguarsi pena non essere accettati e non contare come gli altri. Né si valorizza la criticità e la creatività, quali basi culturali che concedano un visione sfaccettata e non illusoria del mondo e di se stessi, anche per fronteggiare i problemi posti ogni giorno dalla vita.

arsenio is offline  

 



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