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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 26-11-2007, 09.52.24   #1
arsenio
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l'adattamento dinamico

L'adattamento dinamico

“Adattamento” inteso quale condizione di relazione armoniosa dell'individuo con l'ambiente in cui vive; capacità di sostenere con adeguatezza ogni situazione. Estendo tale concetto anche alle strategie di coping adottate per fronteggiare le situazioni di stress; alla resilienza come capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi, all' automonitoraggio come capacità di adeguare la propria autopresentazione secondo le diverse situazioni. Non con una recita di falsi sé che non appartengono, ma con l'uso flessibile di personali vissuti, di conoscenze ed esperienze presenti nel proprio “archivio”.

Un adattamento duttile e dialettico, nell'ambito di un rapporto tra individuo e realtà ambientali, corrisponde a un comportamento modulato e dinamico. Si tratta sempre di comportamenti selettivi riconosciuti a proprio vantaggio , o volti a eludere le suggestioni e le persuasioni occulte. Ad esempio per raggiungere una libertà da irriflessivi condizionamenti e da supine integrazioni in neoconformismi. Rafforzando il proprio io nel perfezionare un pensiero individuale,critico, autochiarificante. Si tratta d'inserirsi in un processo per assumere nuovi comportamenti, che favoriscono l' autoosservazione, l' autoaccettazione, la crescita, la gestione delle emozioni,evitando l'adattamento passivo agli schemi imposti dalla società massificante che appiattisce in comportamenti comuni, eterodiretti, a cui adeguarsi. Pena il sentirsi inferiori e non alla pari con la gente che conta. Ma pretendere di “essere se stessi” adeguandosi a schemi conformi è patologia,in un senso esistenziale. L'adattamento dinamico è spesso l'obiettivo delle psicoterapie e delle varie forme di counseling.

Tale concetto di “adattamento”, per alcuni aspetti, corrisponde all'”individuazione” junghiana: sviluppare una personalità individuale che non segua i criteri d' un'integrazione acritica a criteri collettivi pregiudizievoli per l'attività vitale ed autonoma dell'individuo. Non tutti si prefiggono di raggiungere tale autonomia, in opposizione a una società indifferente, se non ostile, al valore di un atteggiamento critico e analitico verso l'esistente. Comprese le proprie stesse interpretazioni, convinzioni e contraddizioni, da verificare e reinquadrare.

Un'eccessiva identificazione nel “ruolo”, da non scambiare con l'identità, ostacolo la propria autenticità a favore di una “maschera” sociale. Assecondando un ruolo privo di elasticità,di apertura al gioco e all'improvvisazione,si rischia di precipitare nell'alienazione.

Come raggiungere l'adattamento dinamico? Anche attraverso una precoce educazione alla creatività, al riacquistare saperi perduti. A fronte del rapido progresso tecnologico e scientifico, corrisponde un regressivo analfabetismo dei linguaggi e delle emozioni. Si sta disimparando a leggere anche i quotidiani, a consultare un dizionario. Così non si riuscirà a rispondere con efficacia alle richieste del mondo contemporaneo. Fino al vuoto esistenziale e all'incapacità di risolvere i problemi della vita. Infine alle drammatiche forme autodistruttive giovanili.

I bambini dai tre anni , subiscono in solitudine ore di TV e replicano stereotipi appresi dal piccolo schermo. I proposti simulacri di realtà vengono scambiati per verità a cui conformarsi.
L'adattamento duttile, dialettico,dinamico, è appannaggio della persona realizzata. Delineata da Maslow attraverso alcuni tratti di personalità:
Si dimostra abile nel percepire con chiarezza la realtà; accetta se stesso e gli altri, spontaneo nei pensieri e nelle azioni. S'interessa ai problemi concreti e realistici; talora si apparta per più distaccate riflessioni intrapsichiche sulla avita. Indipendente dall'acculturazione e dalle convinzioni del suo tempo, ma non con lo scopo di voler essere diverso. Ripete le esperienze che ritiene per lui gratificanti. Si interessa agli altri ed è capace di rapporti profondi e soddisfacenti. Democratico, ma non solo a parole. Guarda ai fini, non ai mezzi; ha senso dell'humour e possiede abilità creative. Consapevole che la comunicazione interpersonale ci rispecchia come siamo e in che modo interagiamo con gli altri. La sua buona identificazione in se stesso lo rende capace di programmare mete raggiungibili e da realizzare. Sempre considerando le proprie personali inclinazioni, capacità, circostanze, opportunità. Senza travalicare i propri limiti. Riconoscendo che le “verità” sono il dialogo continuo tra molteplici possibilità.
arsenio is offline  
Vecchio 26-11-2007, 12.21.48   #2
Ipercubo
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Data registrazione: 25-11-2007
Messaggi: 2
Riferimento: l'adattamento dinamico

Ciao mi presento, giusto due righe, essendo questo il mio primo messaggio. Mi chiamo Riccardo, ho 21 anni, interessato a varie tematiche, in particolare nell'ambito della psicologia e internet

E' interessante questo articolo proposto da arsenio, hai parlato di individuazione Junghiana... ma stranamente non della definizione di adattamento data da Piajet, nello sviluppo del fanciullo. Egli considera l'adattamento una invariante dello sviluppo umano, presente in ogni persona, e che funziona sempre attraverso modalità di assimilazione e accomodamento. La prima è la percezione di qualcosa in base ai propri schemi, la seconda è l'aggiustamento degli schemi in base alle proprie percezioni.

Personalmente mi colpisce però che consideri l'adattamento dinamico come un qualcosa di così ben delineato, fra chi ce l'ha e invece chi ne è sprovvisto. Essendo comunque questa una capacità propria dell'uomo magari posseduta a diversi gradi, ma non in modalità si/no; infatti come afferma Maslow dipende anche da una molteplicità di variabili temperamentali che possono dipendere dall'ambiente nel quale ci si trova, dalla storia personale, da un momento particolare dell'esistenza, e per ultimo anche dal corredo genetico fornito alla nascita.

saluti
Ipercubo is offline  
Vecchio 28-11-2007, 09.55.19   #3
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
Riferimento: l'adattamento dinamico

Citazione:
Originalmente inviato da Ipercubo
Ciao mi presento, giusto due righe, essendo questo il mio primo messaggio. Mi chiamo Riccardo, ho 21 anni, interessato a varie tematiche, in particolare nell'ambito della psicologia e internet

E' interessante questo articolo proposto da arsenio, hai parlato di individuazione Junghiana... ma stranamente non della definizione di adattamento data da Piajet, nello sviluppo del fanciullo. Egli considera l'adattamento una invariante dello sviluppo umano, presente in ogni persona, e che funziona sempre attraverso modalità di assimilazione e accomodamento. La prima è la percezione di qualcosa in base ai propri schemi, la seconda è l'aggiustamento degli schemi in base alle proprie percezioni.

Personalmente mi colpisce però che consideri l'adattamento dinamico come un qualcosa di così ben delineato, fra chi ce l'ha e invece chi ne è sprovvisto. Essendo comunque questa una capacità propria dell'uomo magari posseduta a diversi gradi, ma non in modalità si/no; infatti come afferma Maslow dipende anche da una molteplicità di variabili temperamentali che possono dipendere dall'ambiente nel quale ci si trova, dalla storia personale, da un momento particolare dell'esistenza, e per ultimo anche dal corredo genetico fornito alla nascita.

saluti

Caro ipercubo – Riccardo, benvenuto tra di noi, e grazie per l'attenzione,e per il primo messago dedicatomi. Ti rispondo, non da professonista della psiche!
Quando si propone un tema è bene circoscriverne i limiti con il solo aspetto considerato. Ad esempio un discorso totale sull'”adattamento” avrebbe richiesto alcuni volumi, e qui si tollerano al massimo 20, 30 righe. Ma non è questo il solo punto che voglio farti notare, se per l'economia dell'argomento ci si propone di essere pertinenti, essenziali e centrati sulla propria scelta. Lì”adattamento” come tu giustamente osservi, è inderogabile nella prima età della vita, non l'ho mai disconfermato. Conosco gli stadi della psicologia dell'età evolutiva, nella formulazione teorica di Piaget, sull'adattamento cognitivo alla realtà. Per imparare a orientarsi intenzionalmente nel mondo degli oggetti, fino all'evoluzione del pensiero intelligente. Ma si tratta di saper discernere ciò che è utile ai fini del nostro discorso.

E'l'”adattamento dinamico”, per il quale m'ispiro, come detto, piuttosto all'individuazione junghiana, che dovrebbe orientare il mio discorso. Comporta un gran rispetto per le caratteristiche acquisite e individuali della personalità, e soprattutto il riscatto da certi adeguamenti passivi . Figurati che qualcuno interpretò l'”adattamento” da me considerato come un allineamento conformistico che fa rinunciare ala “diventare se stessi” conseguente a una propria individualità caratteriale di base. E' proprio il contrario!

Casomai vedrei più opportuno un breve cenno ai modelli educativi dell'Attaccamento” di Bowlby, quali importanti fattori di condizionamento familiare. Ad esempio un'educazione impartita da una madre insicura, insensibile, scostante, lassista, iperpreoccupata, influenza gravemente ed in varie maniere il comportamento adattivo futuro. Una madre ansiogena può compromettere una stabilità emotiva necessaria a far fronte agli avventi avversi che non mancano nella vita. M ancor più significativo per il nostro discorso, anche alla luce della psicoanalisi postfreudiana (enfatizza i primi tre anni di vita) ispirata a Melanie Klein, è W.D. Winnicot. Ricercatore soprattutto nell'ambito della psicologia dell'età evolutiva e psicoterapia infantile. Specie per quanto riguarda il rapporto madre-bambino, che costituisce il nucleo da cui prende le mosse l'intero sviluppo psichico ed emozionale dell'individuo, la formazione del Sé ( evitare che il bambino ne assuma uno falso), la costruzione dell'Io e l'approccio con il mondo esterno.

Inoltre, se hai la cortesia di leggermi senza fretta, non ho detto che si può essere solo “adattati o “non adattati”,senza stati intermedi. Il concetto del “Tutto o nulla” appartiene alla neurofisiologia (o al “solo bianco” o “solo nero” delle mentalità rigide). Anche nel campo della psicopatologia oggi si propende più per un continuum che va da un quasi benessere psicofisico (richiederebbe più prevenzione che cure) fino alle forme di nevrosi e alle più gravi psicosi. Concetto questo importante pure per contrastare lo stigma della “diversità” di chi soffre di un disturbo psichico. Si tratterebbe infatti di un criterio quantitativo , e non di un salto di qualità tra “normalità” e follia”.

Né ho mai assecondato riduttivismi in termini di “solo ereditarietà” o “Solo patrimonio genetico, ideologia da lungo tempo superata. Ho letto recentemente vari testi, anche nel campo delle neuroscienze, sull'interazione genetico-ambientale. Converrai che dobbiamo sempre essere aggiornati. Ti consiglio, se non l'hai letto, di Matt Ridley, “Il gene agile”, Biblioteca Scientifica Adelphi, '06. La contrapposizione tra eredità (natura) immodificabile, degli innatisti, e l'ambiente (cultura) degli empiristi, non sarebbe oggettiva perchè l'ambiente ha presa sull'intero processo genico,aperto alle esperienze esterne. I geni influenzano il comportamento umano che a sua volta influenza i geni. La variabilità dei “Big five” (apertura mentale, coscienziosità, estroversione, amabilità, nevroticismo) è dovuta per il 40% a fattori genetici, per il 10% all'ambiente familiare, per il 25% all'ambiente come esperienze esclusive dell'individuo, il 25% corrisponde all'errore di misura.

Così pure certe specifiche patologie sono plurideterminate. Ad esempio il modello multifattoriale nella schizofrenia prevede una vulnerabilità biopsicologica (ti risparmio i dettagli); gli stressors ambientali (molto inciderebbe l'ambiente familiare, in tal caso); i deficit di abilità sociale. Tutti con effetti di reciproca interdipendenza. La plasticità dei circuiti neuronali, ecc. avviene anche dopo l'età evolutiva.

Sono a tua disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti, sempre nei miei limiti! e auguri. Quanto ti manca per ultimare i tuoi studi?

saluti
arsenio is offline  

 



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