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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 29-11-2007, 16.57.54   #1
Claux
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 27-11-2007
Messaggi: 2
La solitudine

Sono figlia di genitori separati.
Mio papà sta insieme alla sua compagna (che a me non và molto a genio, ma questo è un altro discorso). Mia mamma invece, dopo una storia durata alcuni anni, è single. Ha 50 anni ed è una bella donna (non lo dico perchè è mia mamma, ma perchè effettivamente spesso e volentieri le fanno molti complimenti). Tuttavia è sola. Per "sola" non intendo solo che è senza un compagno, ma anche che è senza amici. So che è facile pensare che questa situazione "se la sia creata lei" (e forse, in parte, è così), ma vi assicuro che purtroppo secondo me è sempre stata circondata da amicizie non troppo "vere". Io, per quanto posso, le sto accanto e cerco di farle compagnia il più possibile. Ma questa situazione sta diventando pesante anche per me. Io ho la mia vita, un ragazzo che mi vuole bene e non posso pensare di organizzare ogni volta i miei impegni in base a mia madre. Le voglio bene e mi fa star male vederla così depressa, ma non so davvero come altro aiutarla!
Certe volte ho come l'impressione che, pur lamentandosi, si stia "adagiando".
Ora la mia domanda è: perchè alcune persone (per esempio, mia mamma) invece di combattere contro determinate situazioni (la solitudine) non fanno altro che crogiolarsi nei propri mali? Secondo voi, è possibile che il protrarsi di una certa condizione porti la persona che la sta vivendo ad accettarla? Qualcuno di voi ha vissuto esperienze come quella di mia mamma (o come la mia in veste di figli, parenti, amici della persona che soffre)? Avete dei consigli da darmi? Grazie in anticipo a tutti
Claux is offline  
Vecchio 29-11-2007, 19.19.50   #2
paolo di abramo
Ospite abituale
 
Data registrazione: 20-03-2007
Messaggi: 162
Riferimento: La solitudine

Non ho amici ,spesso mi isolo e non faccio molto per rimediare, penso proprio di essermi rassegnato a fare uno stile di vita senza frutti.
Dicono che se non ami non verrai amato e che la radice della nostra vita siano i nostri pensieri,ma che fare quando i nostri pensieri sono negativi?C'e' la meditazione ,c'e' la fede in Dio ,ma credo tutto sommato sia la buona volonta',il pensiero positivo a creare quell'armonia di cui abbiamo bisogno, inutile dare corda ai pensieri negativi .Uno e' solo perche' pensa di esserlo e cio' puo' capitare anche quando sei in compagnia;penso che se sono solo e' perche' non mi fido degli altri.Ma cosa mi ha fatto cambiare idea nei confronti degli altri?Chiuso nel passato a pensare ed analizzare le situazioni senza considerare che ognuno agisce diversamente ?Chiuso nel passato a concentrarmi su cio' che mi ha ferito,mentre ad ogni giorno basta il suo male?Tutto cio' che rimane del passato sono parole e immagini ,ma abbiamo bisogno di altro forse.....
E' lodevole che tu sei vicina a tua madre, non e' facile : credo che gli altri facciano fatica a starmi vicino in quanto mi manca il sorriso,la tranquillita',ma forse imparero' qualcosa dalla mia sofferenza se cosi' puo' chiamarsi.Forse nulla avviene per caso.
paolo di abramo is offline  
Vecchio 29-11-2007, 22.32.14   #3
sentieroluminoso
Ospite abituale
 
L'avatar di sentieroluminoso
 
Data registrazione: 18-04-2007
Messaggi: 60
Riferimento: La solitudine

Benvenuta Claux, io sono figlia di un genitore solo, nel mio caso si trattava della tragica perdita del compagno, c'è però una differenza sostanziale tra la separazione e la vedovanza, la seconda per quanto dolorosa ed inaccettabile inizialmente, sul medio termine non lascia carichi pendenti, sostanzialmente la storia del tuo passato è una storia d'amore, anche se tragicamente finita. Sono a mia volta un genitore separato e ricordo ancora lo smarrimento di perdere di colpo tutti i punti di riferimento (te la sei cercata o non te la sei cercata, il problema sussiste). Anche io come te con l'allora fidanzato, facevo spesso i conti con la solitudine di mia madre, organizzavo la mia vita in funzione dei suoi vuoti, allora lo ritenevo giusto, ma non lo era. Scrivi:"è possibile che il protrarsi di una certa condizione porti la persona che la sta vivendo ad accettarla?", questo è esattamente quello che dovrebbe avvenire, la solitudine non è una condizione da combattere, è uno stato di autofrequentazione, quanto più lo si accetta, lo si accoglie, tanto più si è potenzialmente predisposti alla condivisione. Bisogna imparare a star da soli ed a starci bene, vivere in compagnia di se stessi deve essere un arricchimento continuo ed una scoperta entusiasmante. Per arrivare a questo, per arrivare a reagire però c'è un tempo strutturale, entro il quale non serve che ci siano dei riempi-buchi, bisogna arrivare al fondo (e senza riempi-vuoti ci si arriva di corsa) per poi risalire. Con mia madre è andata così, trasferirsi in una grande città, per avvicinarsi a noi figli è stato significativo, un pò di fortuna pure, ma poi tutto il resto l'ha fatto da sola.

Quello che sto per raccontarti ti sembrerà la versione moderna di un romanzo di Barbara Cartland, ancora oggi, nonostante siano passati 4 anni, tutta la famiglia si stupisce di quanto è accaduto. Nella grande città la mia mammina ultrasessantenne, dopo aver constatato che i figli avevano altri figli cui badare, che la vita continuava a scorrere nonostante la sua condizione, ha deciso di iscriversi al secondo corso di laurea della sua vita, all'università della terza età. Anche la mia mamma, come la tua è stata ed è ancora una donna molto affascinante, di un'eleganza innata, beata lei, ancora oggi alla veneranda età di sessantasette anni, donne e uomini si girano ad ammirarne il portamento. Ha conosciuto un sacco di vecchietti arzilli, all'università, le hanno proposto di fare un viaggio studio a Parigi, una settimana se non ricordo male. All'aereoporto di Parigi hanno constatato che c'era stata un'anomalia nell'emissione della carta d'imbarco che le serviva per tornare in Italia, in virtù di questa anomalia l'hanno dovuta spostare dalla collocazione originaria ad un'altra. Insomma la mia affascinante mammina, con la borsa carica di libri di storia dell'arte ed il suo proverbiale "aromatic elisir" (chi lo conosce quel profumo di clinque sa che è una roba pazzesca a qualunque età), è capitata in business class accanto al più straordinario, affascinante, seducente, vedovo ultra sessantenne ancora in circolazione.

Insomma la nostra attempata cenerentola ha smarrito la sua scarpetta ortopedica, il principe azzurro l'ha ripescata con l'ausilio del suo bastone da passeggio ed è stata riconsegnata a bordo di un aereo. Ovviamente le fortune non vengono mai da sole, il sig. azzurro in questione è davvero molto impegnato con il suo regno (di cui la mamma peraltro ancora si lamenta, pooovera!!!), ed il suo regno, è quotato in borsa un po' ovunque. Morale della favoletta: la signora cenerentola dimentica di ogni vincolo familiare (ma fa bene), gettato alle ortiche il diploma di mamma e con esso anche la specializzazione in nonna, parte il giovedì e la si rivede il martedì (in città c'è lo smog), l'estate va al freddo e d'inverno al caldo, ha una vita mondana che per chiederle come diavolo si fanno le lenticchie nella pentola a pressione, deve trovarmi un buco in agenda. Questa estate sono stati in vacanza un paio di mesi in America (un paio di mesi!!!!!), ma d'inverno la vita è così noiosa, tra un Rotary e l'altro, per la prossima primavera sono programmate le grandi nozze reali, sto già arricciando i boccoli per fare la paggetta! Insomma, io augurerei anche alla tua la fortuna capitata alla mia mamma (che dici chiedo ad azzurro se ha qualche fratellino in vita?), ma bisogna aiutarsi, bisogna reagire, c'è la necessità di fare cose per se stessi e farlo con amore. In privato ti manderò qualche dritta pratica che può tornarvi utile, in bocca al lupo, ad entrambe!
sentieroluminoso is offline  
Vecchio 29-11-2007, 23.11.56   #4
donella
Ospite abituale
 
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 710
Riferimento: La solitudine

Carissima Claux,
mi presento al volo così potrai inquadrare un pochino meglio quel pochissimo che avrei piacere di dirti.

Sono un pochino più giovane della tua mamma e come lei ho dovuto dire "il sogno è finito". Ma questo poco conta, perchè non mi riconosco nelle reazioni che tu descrivi nella tua mamma.

Sono certamente meno giovane di te.

Ho una mamma ... che non è mai stata separata, ma che ha sempre vissuto con quel senso di solitudine sconfitta che tu hai descritto benissimo. E credo sia l'elemento che mi avvicina di più alle tue domande.

Mio padre (che da due anni non è più tra noi) e che la stimava e certamente le voleva bene.... quando si "sgranchiva le gambe" rispetto alla posizione di chi tutto comprende e tutto tollera e tutto assorbe e tutto supera... "esplodeva" (si fa per dire) in un pacatissimo "la tua arma è il Vittimismo".

Qualche volta lo sentivo in questo un po' crudele. Molto più spesso lo sentivo in questo semplicemente autentico.
Oggi so che un uomo come lui, in effetti, non POTEVA credere alla autenticità totale di una donna (in questo) come lei.
Così come oggi so che mia madre non recita. Quando "fa" la Vittima è perchè autenticamente si sente tale.

Che cosa può fare una gnoma "a latere" (quella che sono io, che sei tu) ... quando una Bravissima Mamma si sente sola, e lo dice, e si vede, ma soprattutto - vero o non vero - si vede benissimo che PER LEI è vero?

Provo solo a dirti quel pochino che ho fatto io, e che mi sembra che a qualcosina sia servito.

Ometto per necessità di sintesi decine e decine di considerazioni a monte.
Parto da qui: avevo la sensazione nitida che mia madre non si sentisse particolarmente "sola" e "vittima" in assoluto. Avevo la chiara sensazione che si sentisse tale IN RAPPORTO a ciò che "liberamente immaginava" degli "altri" (compreso suo marito, compresa la sua stessa figlia) : "voi la fate facile, voi avete le vostre soddisfazioni, i vostri progetti... e io?".

Io ho semplicemente cominciato da questo assioma.
Non ho mai creduto che per non "far sentire sfigata" una Persona... si debba ridursi ad essere "sfigati" in due.
Poi credo proprio fermamente che , più della realtà, conti il modo di guardarla.

E così non ho compresso la mia vita, e non ho abbandonato lei alla sua.
Ho cercato di lavorare sul suo "modo di guardare la sua vita e quella degli altri".
Lei immaginava (leggasi "dava per ovvio") che io e mio padre fossimo sempre al top perchè "tutto ci gira per il verso giusto".
In realtà mio padre ed io siamo solo persone che hanno la tendenza a condividere le soddisfazioni tenendo molto pudicamente "per sè" i dolori, le preoccupazioni, le delusioni.

Ho il sospetto che questo potrebbe valere anche per te.

Sintesi: il quasi niente che ti direi se fossi mia sorella è "parlaci VERO e usa tutti i colori: quello dell'amore filiale, quello dell'ironia, quello della battutaccia da osteria, quello della rabbia, quello dell'esempio, quello della passeggiata sul reale verosimile di tutti sotto la coltre dei loro vaneggiamenti di parata, quello del "ma va a quel paese" che detto ridendo dopo la scopertura di un nervo è più caldo del più caldo dei baci.... usa tutti i colori per riuscire a dire "non sei sfortunata, sei come tutti e forse meglio di tanti... ma SMETTILA di piangerti addosso! Se non credi al resto, guarda me : sono tua figlia! Questi sono i miei dolori.... e tu che sei mia madre non ne sai nulla, SOLO perchè non volevo annoiarci NESSUNO".

Grandissimo in bocca al lupo (e sono proprio sicura che mi capirai).
donella is offline  
Vecchio 30-11-2007, 17.07.20   #5
Claux
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 27-11-2007
Messaggi: 2
Riferimento: La solitudine

Grazie! Grazie di cuore a tutti voi che avete risposto con le vostre esperienze e i vostri consigli!

@Paolo: per alcuni versi, il tuo modo di ragionare è molto simile a quello di mia mamma. Proprio per questo vorrei rivolgerti una domanda. Domanda che ho già fatto anche a lei, ma alla quale secondo me non ha risposto "sinceramente" per via del fatto io sono sua figlia e, si sa, i genitori tendono a "proteggere" i figli dai propri pensieri...
Quello che mi chiedo è: perchè non reagisci?
Non so se tu stia bene in questa tua solitudine, ma so per certo che per mia mamma questa non è la sua condizione ideale. Perchè rassegnarsi ad una situazione che non è quella che si desidera? Possibile che accettare le cose come stanno sia più semplice di "lottare" per cercare di migliorarle? È questo il motivo? Perchè non fai nulla per te stesso? Perchè ti "abbandoni"?
Scusami, rileggendo queste righe mi sono resa conto che il mio tono è un pò stile "terzo grado", ma ti sarei molto grata se tu volessi rispondere a queste domande perchè credo che mi aiuterebbe a capire cosa passa per la testa di voi "solitari"

@Sentieroluminoso: mai nick fu più azzeccato Mi hai davvero "illuminato"! Grazie per il consiglio che mi hai dato in pvt (mi sono già iscritta per dare un'occhiata un pò più da vicino)
In merito a ciò che hai scritto nel tuo post, devo precisare 2 cose:
1°_ mia mamma non è completamente "amorfa" (passatemi il termine esagerato). Frequenta una palestra (3 giorni a settimana) e lavora molto (anche se il rapporto con alcune sue colleghe non è idilliaco).
Il problema è che dovrebbe avere (e lei vorrebbe avere) anche altri svaghi. Il più giusto per lei, in questo periodo, sarebbe sicuramente una buona compagnia (amici che la coinvolgano in varie iniziative, un compagno vicino, ecc... ecc...).
2°_ i miei genitori sono separati da 20 anni ormai, quindi quella in cui si sta trovando mia mamma (e, indirettamente, anch'io) non è una condizione "nuova". Diciamo che, a differenza dei cosiddetti "periodi felici", per la prima volta (che io sappia) si trova ad affrontare la vita da sola. Sì, certo, ci sono io... ma io sono sua figlia e non posso rimpiazzare tutti gli affetti di cui lei avrebbe bisogno (amicizia, amore, ecc... ecc...).
Sono molto contenta per tua mamma. Vorrei che anche alla mia capitasse una fortuna così e, in particolar modo, mi piacerebbe molto che lei ritrovasse la serenità, la voglia di vivere, la tranquillità di cui ogni essere umano ha bisogno per vivere felice.

@Donella: sì, avevi ragione! Ti capisco benissimo
Tuttavia se io dicessi a mia mamma la stessa cosa che tuo papà diceva alla tua...
Io con lei le ho già provate tutte (o quasi). L'ho ascoltata, le ho parlato, ci siamo confrontate, le ho dato dei consigli... ma l'ho anche ignorata e attaccata: quest'ultima è successa una sola volta e dopo aver capito che era più il danno che altro, ho lasciato perdere questa tattica
Anch'io sono convinta dell'autenticità del suo stato d'animo: la conosco, so che faccia ha quand'è felice e so che quello di adesso non è il viso di una persona in pace con se stessa. Glielo leggo negli occhi e, anche chi non la conosce bene come me, se ne rende conto (ha il viso scavato e stanco).
Mi hanno commosso le tue ultime righe, perchè hai espresso benissimo il mio stato d'animo. Vederla così per me è un dolore (sommato agli altri che ho già, che chiunque di noi ha!) e non l'avevo scritto nel mio primo post "SOLO perchè non volevo annoiarci NESSUNO" (per dirla con parole tue! )
Claux is offline  
Vecchio 30-11-2007, 20.23.33   #6
paolo di abramo
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Riferimento: La solitudine

perche' non reagisco?perchè ho paura di poter far male a qualcuno visto quello di cui e' capace l'uomo,perche' ho paura di cio' che la gente puo' farmi ,perchè mi sono perso nei miei discorsi e ho dimenticato cosa è veramente importante tanto da non sapere più cos'è,perchè vivo in un ambiente che non mi stimola,e tutto sommato e' comodo starsene in casa mantenuto dai genitori,non sono piu' sicuro di cio' che voglio e d'altro canto provo invidia per cio' che hanno gli altri (a livello affettivo); ma perche' non reagisco veramente?ho avuto un guaio:credevo che potessi comunicare con gli altri telepaticamente e sono convinto che quando ci guardiamo negli occhi qualcosa si trasmetta ma non so cosa; soffro perche' non riesco piu' a guardare gli altri negli occhi e credo sia per un senso di colpa.Il fatto e' che se non mi amo ,se sono negativo,lo saro' anche nei confronti di altri,ma cio' non mi basta per reagire,penso proprio di non accettarmi per cio' che sono e di conseguenza non faccio nulla per cambiare le cose,perche' non mi piace neanche chi le cambia,HELP!
paolo di abramo is offline  
Vecchio 04-01-2008, 00.35.48   #7
Koli
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Messaggi: 405
Riferimento: La solitudine

Citazione:
Originalmente inviato da paolo di abramo
.... non riesco piu' a guardare gli altri negli occhi e credo sia per un senso di colpa.Il fatto e' che se non mi amo ,se sono negativo,lo saro' anche nei confronti di altri,ma cio' non mi basta per reagire,penso proprio di non accettarmi per cio' che sono e di conseguenza non faccio nulla per cambiare le cose,perche' non mi piace neanche chi le cambia,HELP!
Ciao.Mi chiamo Koli.
Spero di non cadere nell'ovvietà e nella facile banalità. Mi scuso in anticipo.
Credo di capire in parte, a cosa ti riferisci quando parli della tua negatività. Il non stare bene, pensando a quello che si è fisicamente o caratterialmente, rappresenta una forte limitazione nei rapporti con gli altri. Se uno non si accetta, come può essere sicuro di essere accettato dall'occhio a volte impietoso e ironico di quelli(conoscenti o presunti amici, anche se dici di non averne),che gli stanno intorno?
Io ci sono passato.Molti ci sono passati. Quello che ho fatto è consistito nell' accettarmi.Non saprei darti la ricetta per superare il tuo problema.Ti posso dare solo qualchè spunto: Rifletti sulle cause della tua negatività. Affrontale senza farti opprimere dalla loro consistenza.
Contemporaneamente, cerca di aprirti con chi ti ispira fiducia, magari esponendo lentamente i tuoi problemi in maniera ordinata.
Dici di non fare nulla per cambiare le cose ma non desideri neanche che qualcuno le cambi.
Cerca di non cadere in una sorta di autocompiacimento per la tua situazione ed evita il deserto emotivo.
Ti auguro Buona Fortuna. Se ti va fammi sapere.
Koli is offline  
Vecchio 04-01-2008, 15.53.39   #8
hava
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
Riferimento: La solitudine

[quote]Ora la mia domanda è: perchè alcune persone (per esempio, mia mamma) invece di combattere contro determinate situazioni (la solitudine) non fanno altro che crogiolarsi nei propri mali? Secondo voi, è possibile che il protrarsi di una certa condizione porti la persona che la sta vivendo ad accettarla? Qualcuno di voi ha vissuto esperienze come quella di mia mamma (o come la mia in veste di figli, parenti, amici della persona che soffre)? Avete dei consigli da darmi? Grazie in anticipo a tutti.


Cara Claux, ho avuto pure io una madre simile alla tua, e ti posso dire che il protrarsi della posizione di "vittima della solitudine" puo' creare uno stato di dipendenza dai figli da cui ci si libera difficilmente. I figli non dovrebbero incoraggiare una situazione che risulta nociva per tutti, anzittutto per la mamma.
Personalmente ho cercato di metter ordine nei nostri rapporti restituendo una normalita' come la vedo fra genitori e figli adulti. La cosa dipende in gran parte da noi che probabilmente abbiamo contribuito a creare una simile situazione. Ciao.
hava is offline  

 



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