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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 14-02-2008, 09.49.04   #1
arsenio
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Affetti speciali

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Un amore breve, effimero, che bruci quale fiammata, ma che rimanga per sempre nella memoria quale vissuto irripetibile, oppure l'attesa chimerica di un amore “eterno” che ci verrà incontro, o da rincorrere vanamente? E ancora, il presagio di un amore non eterno, ma interminabile e senza redenzione?

La locuzione amore”romantico eterno” sarebbe un ossimoro; non esiste nemmeno nel mito, nella poesia, nella migliore letteratura che indaga sull'indecifrabile problematicità dei sentimenti. L'unico amore mitologico che ricordi, e che durò fino alla fine contemporanea dei loro giorni, è quello di Filemone e Bauci, graziati da Zeus. Ma in nessun caso avrebbe potuto essere un amore passionale, infatti fu un amore di dedizione incondizionata, che, ammettiamo, è pure, se non impossibile, raro.

L'amore romantico è per sua natura sempre disperato e impossibile, a volte intuito ed inespresso; annuncio d'incombente provvisorietà. Anche per tradizione cortese dell'Occidente. Smentisce sempre le fiabe (appunto) quale ricordo nostalgico della nostra infanzia.
Se non viene banalizzato dall'ottimistica happy end di qualche fiction che non delude le aspettative di un determinato pubblico. Estraneo all'amore dei film d'autore di ogni tempo, e di certa narrativa classica. Spesso è associato alla morte, come estrema soluzione d' un' irrealizzabile fusione amorosa, al di fuori di ogni ostacolo , che pure rinsaldò la passione terrena.
Alla luce di nostre esperienze letterarie e personali, chi ne vuole parlare?



Affetti speciali

Vorrei trovare un amore
che duri pur poco
senza propositi buoni
né parole banali

Breve come un sogno
immaginoso e a colori
più vero del mondo di fuori
in bianco e nero

Lieve come un gioco
fatto di affetti speciali
con suoni, luci
e che infine
di passione bruci

arsenio
arsenio is offline  
Vecchio 15-02-2008, 09.32.23   #2
pallina
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Originalmente inviato da arsenio
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Un amore breve, effimero, che bruci quale fiammata, ma che rimanga per sempre nella memoria quale vissuto irripetibile, oppure l'attesa chimerica di un amore “eterno” che ci verrà incontro, o da rincorrere vanamente? E ancora, il presagio di un amore non eterno, ma interminabile e senza redenzione?

La locuzione amore”romantico eterno” sarebbe un ossimoro; non esiste nemmeno nel mito, nella poesia, nella migliore letteratura che indaga sull'indecifrabile problematicità dei sentimenti. L'unico amore mitologico che ricordi, e che durò fino alla fine contemporanea dei loro giorni, è quello di Filemone e Bauci, graziati da Zeus. Ma in nessun caso avrebbe potuto essere un amore passionale, infatti fu un amore di dedizione incondizionata, che, ammettiamo, è pure, se non impossibile, raro.

L'amore romantico è per sua natura sempre disperato e impossibile, a volte intuito ed inespresso; annuncio d'incombente provvisorietà. Anche per tradizione cortese dell'Occidente. Smentisce sempre le fiabe (appunto) quale ricordo nostalgico della nostra infanzia.
Se non viene banalizzato dall'ottimistica happy end di qualche fiction che non delude le aspettative di un determinato pubblico. Estraneo all'amore dei film d'autore di ogni tempo, e di certa narrativa classica. Spesso è associato alla morte, come estrema soluzione d' un' irrealizzabile fusione amorosa, al di fuori di ogni ostacolo , che pure rinsaldò la passione terrena.
Alla luce di nostre esperienze letterarie e personali, chi ne vuole parlare?



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arsenio

Mi hai fatto tornare in mente un film molto bello: "84 Charing Cross Road" con Anne Bancroft e A. Hopkins.
Un film che parla di un'amicizia epistolare ventennale (che diventerà piano piano quasi amore, complice la passione per i libri, per la lettura, per la scrittura) tra due persone che però mai si incontreranno a causa della lontananza.
Un amore in effetti mai "consumato" ma non per questo non vissuto.

Ora ti chiedo (ma è una domanda che spesso pongo anche a me stessa): in un epoca come quella nella quale viviamo, dove le distanze sono facilmente colmabili, dove internet brucia i tempi e le mail viaggiano più veloci della luce, dove è andata perduta la capacità di saper aspettare e di saper sfruttare il tempo per amplificare emozioni e sentimenti, quanto senso ha parlare di "amore romantico"? Nell'era del "tutto e subito", caro Arsenio, chi sarebbe capace di viverlo?

pallina is offline  
Vecchio 15-02-2008, 12.12.50   #3
chlobbygarl
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Ti quoto pallina, anche se una passione inconsumata, epistolare ieri e telematica oggi, è sempre il frutto di uno scontro tra impeto e ragione, oggi più di ieri, tra la voglia di annullare quella distanza e la ragionevolezza sul senso ultimo di farlo.Con alterne vittorie e sconfitte.Una corda tesa che però non permette di guardare il tutto da fuori, nè di ascoltare consigli didattici.Una contraddizione ipertrofica nella misura in cui lo è già una passione reale e consumata.

interessante, concedimi la battuta e rimanendo in tema, la contraddizione tra questo tuo post "strategico" e "temporeggiatore" e la tua firma che suggerisce invece di mollare gli ormeggi!!
chlobbygarl is offline  
Vecchio 16-02-2008, 11.11.03   #4
arsenio
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Originalmente inviato da pallina
Mi hai fatto tornare in mente un film molto bello: "84 Charing Cross Road" con Anne Bancroft e A. Hopkins.
Un film che parla di un'amicizia epistolare ventennale (che diventerà piano piano quasi amore, complice la passione per i libri, per la lettura, per la scrittura) tra due persone che però mai si incontreranno a causa della lontananza.
Un amore in effetti mai "consumato" ma non per questo non vissuto.

Ora ti chiedo (ma è una domanda che spesso pongo anche a me stessa): in un epoca come quella nella quale viviamo, dove le distanze sono facilmente colmabili, dove internet brucia i tempi e le mail viaggiano più veloci della luce, dove è andata perduta la capacità di saper aspettare e di saper sfruttare il tempo per amplificare emozioni e sentimenti, quanto senso ha parlare di "amore romantico"? Nell'era del "tutto e subito", caro Arsenio, chi sarebbe capace di viverlo?


Cara pallina,grazie per la segnalazione del film che non ho avuto occasione di vedere. Contraccambio con l'indicarti un libro dal tema analogo; non un capolavoro, ma certo tra i migliori romanzi d'amore da me letti in tempi recenti. Lo caratterizzano essenzialità e ... suspense, che sempre apprezzo. E poi il tema di un epistolario tra sconosciuti, oggi rinasce nelle nuove forme digitali di “amici di penna” per e-pistolari anche protratti nel tempo, che non avranno riscontri nella realtà ... molto romantico.

Se mi rileggi comprendi tutto il mio scetticismo sulla possibilità di una passione romantica in chiave moderna. Non alludevo all'amor cortese provenzale da cui ebbe origine, né i sospiri d'innamorati esangui, sospirosi e spesso ammalati dell' '800 “Amore romantico eterno”, poi, in ogni caso l'ho definito un paradossale ossimoro. Ho ben compreso la tua domanda retorica che qualcuno scambiò per strategia con lo scopo di sminuire un amore, sia pure inesistente, ma che spero rimanga nel cuore delle donne d'ogni età, e perciò io non credo tu sia in contraddizione quando in calce metti un aforisma che è un invito, sia pure nostalgico, ad ancora esplorare, sognare, scoprire.

Iselin C. Hermann – Per lettera

Una danese visita la mostra di un pittore parigino . Colpita da una delle sue opere, manda un breve messaggio all'autore. L'artista, inaspettatamente le risponde e comincia un'intensa corrispondenza in cui il desiderio prende il sopravvento: desiderio di reinventarsi nell' immaginazione,desiderio di un corpo sconosciuto e lontano. Le missive diventano un tormentoso gioco di passioni e scambio di esplicite fantasie erotiche. Fino all'ultimo messaggio, quando Delphine vinta ogni esitazione,annuncia a Jean Luc di essere in viaggio per incontrarlo ... ma la conclusione è imprevedibile.... quella ... de - virtualizzazione non avrebbe dovuto mai dovuto avvenire ...

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Vecchio 16-02-2008, 12.27.24   #5
pallina
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Originalmente inviato da chlobbygarl
Ti quoto pallina, anche se una passione inconsumata, epistolare ieri e telematica oggi, è sempre il frutto di uno scontro tra impeto e ragione, oggi più di ieri, tra la voglia di annullare quella distanza e la ragionevolezza sul senso ultimo di farlo.Con alterne vittorie e sconfitte.Una corda tesa che però non permette di guardare il tutto da fuori, nè di ascoltare consigli didattici.Una contraddizione ipertrofica nella misura in cui lo è già una passione reale e consumata.

interessante, concedimi la battuta e rimanendo in tema, la contraddizione tra questo tuo post "strategico" e "temporeggiatore" e la tua firma che suggerisce invece di mollare gli ormeggi!!


Il richiamo a quel film (che a me per altro piace tantissimo) non era casuale. Arsenio scrive di "Affetti speciali" e per me la passione in sè di "affettivo" ha poco o niente....
E penso che Miss Hanff e Mr. Doel questo lo sapessero bene.
La mia riflessione verteva proprio su questo: quanti di noi sarebbero capaci, oggi, partendo da una passione (non amorosa ovviamente, nel film è quella per la letteratura e i libri) condivisa, di costruire un "affetto speciale" e mantenerlo nel tempo? Tenendo, volutamente, distante "tutto il resto"?
Oppure è inevitabile che prima o poi l'impeto (come tu lo chiami ) metta la ragione in stand by?
D'altronde anche qui nel forum tempo fa (ma penso sia un classico, per non parlare ovviamente delle chat) è stata aperta una discussione su "se e quanto fosse importante conoscersi", a dimostrazione che, proprio perchè la tecnologia (e ci metto dentro tutto, dall'aereo alla foto fatta con il cellulare) è alla portata di tutti, è quasi scontato, direi, cercare "almeno" di mostrarsi all'altro, non fosse, appunto, anche solo con una fotografia.

Quell'amicizia amorosa è resistita nel tempo (venti lunghi anni) solo perchè l'emozione legata all'attesa, al ricevimento e alla lettura di quella lettera, che impiegava settimane ad attraversare l'oceano, era l'unico "legame" che sapevano di poter avere e per questo preziosamente coltivato e vissuto.

Torno solo per un momento sullo scontro tra impeto e ragione.
Per quanto mi riguarda penso che da un certo punto in poi, anagraficamente parlando, la passione amorosa acquisti altro senso e altro significato. Sicuramente più devastante ma (purtroppo) limitata, inibita, soffocata - ma ripeto è una mia idea - sempre più dalla ragione.
Mentre la vera passione "esigerebbe" di essere vissuta.

L'aver scelto questa frase di M. Twain come firma svela, quindi, quale sia il mio pensiero.
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Vecchio 16-02-2008, 19.57.53   #6
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Originalmente inviato da pallina
La mia riflessione verteva proprio su questo: quanti di noi sarebbero capaci, oggi, partendo da una passione (non amorosa ovviamente, nel film è quella per la letteratura e i libri) condivisa, di costruire un "affetto speciale" e mantenerlo nel tempo? Tenendo, volutamente, distante "tutto il resto"?
Oppure è inevitabile che prima o poi l'impeto (come tu lo chiami ) metta la ragione in stand by?
Bisogna volerlo fare, volere una passione da distillare goccia a goccia, da addormentare e risvegliare ad arte, al di là della consapevolezza di poterla vivere in qualunque momento, quantomeno provarci.Dare un senso vivo e plausibile, attuale, al recupero di modi e tempi espressivi quali quelli del film che tu indichi, e che però raffigurano un'epoca che non è più.Bisogna insomma decidere di arredare la scena dei nostri lati sensi con oggetti antichi.La "citazione" storica però, nelle lettere come in architettura, è strumento che diventa presto retorico se non reso palpitante e organico al contesto espresso, nei migliori casi cogente e imprescindibile.Vivere una passione virtuale quanto intensa è una scelta legittima, ma appare anche un vezzo da parte di chi vuole sublimare lentamente e in solitudine la propria estasi, al di là dell'altro, nonostante l'altro, oltre.Forse oggi tale passione, telematica e asettica ma non meno dirompente (anzi), è l'emblema più squisito e l'espressione più alta della creazione di "techne" fine a sè stessa e parimenti del modo che abbiamo scelto per rapportarci.

la passione virtuale si basta, l'altro è una proiezione iniziale che permette poi di volare in cieli senza fine.Amori epistolari dilazionati e dilatati nel tempo dall'impossibilità materiale di essere vissuti vengono sostituiti oggi da amori mai verificati per scelta.Che l'amore stia alla sua comunicazione con rapporto di proporzionalità inversa era un dubbio venuto a molti.
Ma oggi viene disarticolato finchè la parte edibile che ne rimane sia solo quella edonistica del piacere personale irreferente.

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D'altronde anche qui nel forum tempo fa (ma penso sia un classico, per non parlare ovviamente delle chat) è stata aperta una discussione su "se e quanto fosse importante conoscersi", a dimostrazione che, proprio perchè la tecnologia (e ci metto dentro tutto, dall'aereo alla foto fatta con il cellulare) è alla portata di tutti, è quasi scontato, direi, cercare "almeno" di mostrarsi all'altro, non fosse, appunto, anche solo con una fotografia.
esiziale cara pallina, la tecnica non è dunque quella che ci permette di mostrarsi a tutti velocemente, ma l'opportunità di farsi emozionare senza essere visti.
Citazione:
Quell'amicizia amorosa è resistita nel tempo (venti lunghi anni) solo perchè l'emozione legata all'attesa, al ricevimento e alla lettura di quella lettera, che impiegava settimane ad attraversare l'oceano, era l'unico "legame" che sapevano di poter avere e per questo preziosamente coltivato e vissuto.
capisco ovviamente cosa intendi, ma se è resistita 'solo' per quel motivo significa che quell'amicizia amorosa in un universo di riferimento diverso non avrebbe avuto grande valore.Altra cosa sarebbe dire che quell'amore impregnava l'odore della carta nell'attesa della passione reale, impedita da cause avverse e non certo "temuta" come l'inizio della sua caduta.

che l'amore per definizione sopravviva a sè stesso solo se si nega le forme dei sensi è un assunto che sa di crepuscolo.

Citazione:
Torno solo per un momento sullo scontro tra impeto e ragione.
Per quanto mi riguarda penso che da un certo punto in poi, anagraficamente parlando, la passione amorosa acquisti altro senso e altro significato. Sicuramente più devastante ma (purtroppo) limitata, inibita, soffocata - ma ripeto è una mia idea - sempre più dalla ragione.
Mentre la vera passione "esigerebbe" di essere vissuta.
la vera passione richiede di essere creduta, e questo può avvenire a 20 come a 70 anni, come può non avvenire mai.Una passione la si sente e le si c(r)ede se si ritiene di poterlo fare, a 20 come a 70 anni.E' che a 70 o a 50 ci sentiamo in grado di chiederle garanzie.La passione è cosa per folli.

Citazione:
L'aver scelto questa frase di M. Twain come firma svela, quindi, quale sia il mio pensiero.
è una frase molto bella, non solo per l'auspicio di libertà cui inneggia, ma anche per l'amarezza che lascia e per l'amore per i propri ideali morti, che infonde.
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Vecchio 18-02-2008, 11.16.20   #7
pallina
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Originalmente inviato da chlobbygarl
Bisogna volerlo fare, volere una passione da distillare goccia a goccia, da addormentare e risvegliare ad arte, al di là della consapevolezza di poterla vivere in qualunque momento, quantomeno provarci.Dare un senso vivo e plausibile, attuale, al recupero di modi e tempi espressivi quali quelli del film che tu indichi, e che però raffigurano un'epoca che non è più.....

A me basta questo.
Ognuno di noi ha dentro di sè tempi e modi, che sono solo suoi, di vivere la passione e questi sono, chlobbygarl, "senza tempo". A me non risulta incomprensibile che molti riescano a comunicarsi "passione" in un sms di 1836 (tanti ne contiene p.e. il mio cellulare) caratteri costringendoli a usare parole a metà, sillabe tronche e sigle indecifrabili, solo che io non ci riuscirei mai....perchè "il senso" della passione che ho non è questo e non sarei in grado di manifestarla. La virtualità consente forse un surrogato, una passione ridotta ai minimi termini e al minimo indispensabile, perchè essa è desiderio e desiderare significa sperimentare. Nel virtuale, senza l'altro che fisicamente è "prova" e "conferma" della mia capacità di scatenare in lui desiderio e godimento - soddisfando quindi, egoisticamente, un mio bisogno (perchè la passione altro non è!!!) - io sperimento solo e soltanto la mia solitudine. Nessuna comunicazione reale, niente corpi che si identificano e si riconoscono ma soprattutto niente anime che entrano in contatto.
Come in un gioco di specchi l'immagine riflessa all'infinito è solo quella del proprio godimento. Forse prova definitiva della dimensione tragica, a livello emozionale, amoroso, passionale, in cui viviamo.
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Vecchio 18-02-2008, 16.29.09   #8
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Originalmente inviato da pallina
A me basta questo.
Ognuno di noi ha dentro di sè tempi e modi, che sono solo suoi, di vivere la passione e questi sono, chlobbygarl, "senza tempo".
intendevo dire che quei modi e quei tempi da te evocati appartengono ad un'epoca in cui erano gli unici concessi in determinate circostanze.Va da sè che gli stessi siano in senso assoluto senza tempo.Ma ove tu li leghi ad un'immagine precisa
io ti faccio notare soltanto la differenza tra la libertà di sceglierli in mezzo a tanti altri e invece la necessità, che tale immagine racconta come ineludibile, di, semplicemente, adattarvisi.
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La virtualità consente forse un surrogato, una passione ridotta ai minimi termini e al minimo indispensabile, perchè essa è desiderio e desiderare significa sperimentare. Nel virtuale, senza l'altro che fisicamente è "prova" e "conferma" della mia capacità di scatenare in lui desiderio e godimento - soddisfando quindi, egoisticamente, un mio bisogno (perchè la passione altro non è!!!) - io sperimento solo e soltanto la mia solitudine. Nessuna comunicazione reale, niente corpi che si identificano e si riconoscono ma soprattutto niente anime che entrano in contatto.
Come in un gioco di specchi l'immagine riflessa all'infinito è solo quella del proprio godimento. Forse prova definitiva della dimensione tragica, a livello emozionale, amoroso, passionale, in cui viviamo.
credo di poter affermare (immodestamente, perdonami...) che qui concordiamo:
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Forse oggi tale passione, telematica e asettica ma non meno dirompente (anzi), è l'emblema più squisito e l'espressione più alta della creazione di "techne" fine a sè stessa e parimenti del modo che abbiamo scelto per rapportarci.(...)
Che l'amore stia alla sua comunicazione con rapporto di proporzionalità inversa era un dubbio venuto a molti.
Ma oggi viene disarticolato finchè la parte edibile che ne rimane sia solo quella edonistica del piacere personale irreferente.
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Originalmente inviato da pallina
Nel virtuale, senza l'altro che fisicamente è "prova" e "conferma" della mia capacità di scatenare in lui desiderio e godimento - soddisfando quindi, egoisticamente, un mio bisogno (perchè la passione altro non è!!!) - io sperimento solo e soltanto la mia solitudine. Nessuna comunicazione reale, niente corpi che si identificano e si riconoscono ma soprattutto niente anime che entrano in contatto.
Come in un gioco di specchi l'immagine riflessa all'infinito è solo quella del proprio godimento.
intensa pennellata del riflesso autoreferente del godimento virtuale.
Poco prima però dici che la passione più vera sia
anch'essa bisogno egoistico (di riconoscimento).
Posto che la comunicazione virtuale segua tempi e modi diversi, ma che si dia anche così, virtualmente, e che conceda l'espressione di almeno un pò della propria intensità così come la sua distinzione dalle altre, dunque il suo "riconoscimento" da parte altrui, non credi che più che il messaggio (di riconoscimento) dell'altrui desiderio innescato manchi nel virtuale proprio e 'solo' la necessità neurofisiologica di percepirlo, quel suo desiderio, in quel dato modo (fisico, multisensoriale) e solo in quello?

Alla fine come dici tu le anime correvano ad incontrarsi su gocce d'inchiostro come oggi fanno capolino dietro i caratteri telematici.

non siamo davvero "obbligati" ad amarci carnalmente per avere la maggiore consapevolezza psichica possibile, anche di quanta e quale 'anima'?

non è la "materia" in questi come altri casi non un triste destino o, nel migliore dei casi, un completamento irrinunciabile ma invece una condizione sine qua non per l'espressione dello 'spirito'?
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Vecchio 19-02-2008, 14.24.58   #9
pallina
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Citazione:
Originalmente inviato da chlobbygarl
.............................
Posto che la comunicazione virtuale segua tempi e modi diversi, ma che si dia anche così, virtualmente, e che conceda l'espressione di almeno un pò della propria intensità così come la sua distinzione dalle altre, dunque il suo "riconoscimento" da parte altrui, non credi che più che il messaggio (di riconoscimento) dell'altrui desiderio innescato manchi nel virtuale proprio e 'solo' la necessità neurofisiologica di percepirlo, quel suo desiderio, in quel dato modo (fisico, multisensoriale) e solo in quello?
.............................

Bella domanda......Riflettendo mi viene da dire che "io" non riuscirei a vivere una passione virtuale perchè il contatto è per me fondamentale, ma chi invece riesce a gestirla e non trova nessuna difficoltà è la dimostrazione che ci sono donne e uomini che non sentono quella necessità, ai quali quel contatto non interessa... perchè forse non è "quello" che cercano...
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Vecchio 19-02-2008, 18.57.42   #10
nevealsole
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Consiglio di lettura

Leggevo oggi su un settimanale che il metodo privilegiato di interazione tra gli adolescenti è via sms.
Via sms si comunica, ci si innamora e ci si lascia.
Si dicono frasi bellissime di amore appassionato.
Sembra che, dopo tanta passione, l'incontro fisico inibisca assai di più e che chi si è dichiarato amore via sms, incontrandosi non riesca a proferire parola che vada oltre il "come va?"
Stranezze dei tempi moderni, ulteriore esempio di questa difficoltà di gestire le emozioni così presente nel nostro tempo.
Certo, per lettera, è un'altra cosa. E' tutt'altra atmosfera.
Rimane il mistero di quell'angolo incontaminato, dell'illusione del "come sarà splendido, quando finalmente saremo insieme..."
Illusione che, nella vita di ogni giorno, vediamo dissiparsi così in fretta per lasciare il posto a... cosa?
(Ricordo un commento di un amico, alla storia dei genitori: "loro parlano solo per decidere cosa c'è per cena").
Dinanzi a queste cose mi si gela il sangue, e riecheggia la stessa domanda: che cosa resta di un amore?
Suggerisco, per restare in tema letture, "Che tu sia per me il coltello" di Grossman.
Libro struggente e malinconico sugli amori epistolari.

Arsenio, non fare scherzi... il pensionamento ancora non ti è concesso

nevealsole is offline  

 



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