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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 22-02-2008, 14.06.37   #1
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
humour e ironia: quale fortuna oggi?

Questa riflessione ha origine dalla notizia di due recenti ricerche negli Stati Uniti (Massechusetts e Ontario) sul potere dell'umorismo su cui finora si sono fatti pochi studi.
In conclusione chi sa far ridere viene apprezzato perchè risulta simpatico e sagace, qualità che prevalerebbe su ogni altra in un rapporto di coppia, e quindi renderebbe seduttivi specialmente gli uomini. Anche da un questionario proposto nell'ultimo saggio di P. Angela (“Ti amerò per sempre”) tale capacità risulta vincente.
Non sono un umorista ma riconosco l'importanza dell'humour nei rapporti interpersonali, e ho sempre ammirato e invidiato i tipi alla W. Allen geniali nelle loro battute. Tuttavia alla luce di esperienze avrei qualche dubbio sul considerarlo così valorizzato nelle preferenze delle donne, che piuttosto trovano spiritoso a posteriori il maschio verso cui provano attrazione. Inoltre non limiterei l'humour ad una comicità immediata che suscita simpatia, perchè a volte manifesta una divergenza inquietante da schemi abituali di vedute. Confermo in ogni caso che oggi ci si lamenta perchè in famiglia non si ride abbastanza per alleviare i disagi e le pesantezze dell'essere. Come dice Leopardi “chi ha coraggio di ridere è padrone del mondo”.

A questo proposito indico un illuminante saggio da poco uscito: “Ridere, ridere, ridere ancora...” di D. S Camillocci e M. Vella. In particolare per il capitolo “Riso e psicoterapia”.
La comicità sarebbe uno dei più efficaci e strategici strumenti di adattamento, essendo le patologie forme comportamentali di rigidità e ripetitività che il riso può contrastare perchè suo bersaglio sono proprio certi stereotipi e automatismi della vita dove può soccorrere un pirandelliano “sentimento del contrario”. Il terapeuta abbandona la posizione di potere dell'”esperto” e mette a disposizione la sua giocosa “irriverenza”. Non prende troppo sul serio nessuno, a cominciare da se stesso, usando al caso anche idee paradossali o bizzarre. Sa cogliere il risvolto comico anche nelle situazioni drammatiche, sia pure con leggerezza e sensibilità. E' sempre se stesso, ma sa dimostrare distacco e ironia, non manifesta paternalismo, presunzione o sentimenti falsi, riconosce i propri limiti sapendo uscire dalla maschera imposta dal suo ruolo. Con immaginazione riduce le tensioni e fa vedere le cose da un diverso punto di vista e con una flessibilità linguistica che non impone convinzioni. Abbandona il territorio delle certezze e delle verità per entrare nel mondo del possibile accettando ambivalenze e rifiutando l'inflessibilità degli aut-aut.

Ma già Wathlavick ne “Il linguaggio del cambiamento” notò che lo stesso Freud aveva studiato il motto di spirito nel passaggio dall'inconscio al conscio ma non le influenze positive che potrebbe avere un linguaggio condensato e rivelatorio, espresso in “battute” metaforiche e significative che dal conscio arrivino fino all'inconscio.

Credo si sia capito quali sono i presupposti ed il valore di un autentico sense of humour.


Una più sottile variazione dell'humour, ma con molte più varianti e sfumature,è l'ironia.
Quanto l'ironia e l'autoironia sono oggi capite, apprezzate e diffuse? E cos'è l'ironia? Se si vuole è anche un sense of humour, ma fine, sfuggente, per nulla volgare e a volte quasi impercettibile.
Sue estrinsecazioni sono l'allusione, l'implicito, il detto e il non detto, l'antifrasi, l'ammiccamento ad una contraddizione, il conflitto tra il cosa si dice e il cosa si pensa che pure dovrebbe in qualche modo trasparire, ecc.
Quale qui la vogliamo intendere è lontana da un umorismo irridente e anche dal sarcasmo beffardo dove possono prevalere cinismo e amarezza.

Per entrare nello spirito dell'ironia si deve risalirne alla storia filosofica. Fa parte dell'arte della parola usata con garbo ed ingegno per un'efficacia comunicativa, a volte è autorappresentazione e maschera che pur rivela, ma non solo. Infatti definisce anche uno stile, un abitus mentis. Comincerei dalla dignitosa sottovalutazione di Socrate che fa il tonto per confondere la presunzione altrui. Da cui si si comprende come si relativizzano le false sicurezze prendendo distanza da atteggiamenti intransigenti e dogmatici.
Anche per Aristotele è senso del contrario che si situa tra le esagerazioni ed una realtà ben più modesta. Poi per Pirandello sarà il disaccordo tra reale e ideale. Per Rorty ironia è contingenza: ogni cosa è interpretabile altrimenti senza prospettive trascendentali considerate inutili per poter giudicare.
Icona ne è ancora l'astuto Ulisse che al ritorno da Itaca volle apparire debole per meglio dosare le sue forze.

Alla base dev 'esserci un divertito disincanto ed un non eccessivo coinvolgimento con i fatti della vita che così si riescono a dominare. Atteggiamento sdrammatizzante usato anche nelle psicoterapie, come detto.

Si associa all'idea di leggerezza e ad uno spiazzante self control pure estranei sia a stati di rinuncia che ad impulsività. Può celare emozioni inespresse di varia origine, è efficace anche nella seduzione, ma non dovrebbe ferire. E' tutt'altro che fondata sulla superficialità perchè come dice Nietzsche “tutto ciò che è profondo ama la maschera”, e sarebbero da citare alcuni grandi romanzi del '900: ne indico almeno L'uomo senza qualità di Musil.

Può sorprendere, disorientare, informare, insinuare dubbi, ma con un'attenzione a non esporsi troppo e sempre con signorile eleganza. L'includerei nell'intelligenza sociale e anche nella mentalità divergente e flessibile che non fanno parte dei valori educativi.

Alla luce di esperienze personali, qual'è la fortuna del sense of humour e dell'ironia nella società sempre più banale e superficiale, antirelativista e becera, nemica di ogni autentica lievità?
arsenio is offline  
Vecchio 23-02-2008, 18.13.22   #2
Mary
Ospite abituale
 
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
Riferimento: humour e ironia: quale fortuna oggi?

La vera risata è meravigliosa. Quella che viene da dentro, quella che non puoi controllare, a cui ti lasci andare e senti che il mondo va bene così come è.


Il vero umorismo non può essere imposto, dovrebbe nascere dal di dentro, da un gioco con la vita che vedi come gioco e che ti diverte.

La risoterapia sarà senza meno salutare ma riesce poi a dare gioia all'anima, al profondo dell'anima? Non lo so.

So solo che quando sto bene dentro rido e faccio ridere per un nonnulla, per la più banale delle banalità. E unisce, rinsalda, avvicina, rende piacevole lo stare insieme. Rende la vita una meravigliosa giornata primaverile.

Ma devi avere la pancia piena e la testa vuota

Vuota la testa dai pensieri, dalle preoccupazioni, dal dolore e piena la pancia di sazietà e di ben essere.

Umorismo triviale, volgare, forzato o ironia dura, fredda, amara possono fare anche ridere e tanto ma dopo ti resta l'amaro peggio di prima e se ti va bene niente.
Mary is offline  
Vecchio 25-02-2008, 10.34.02   #3
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
Riferimento: humour e ironia: quale fortuna oggi?

Citazione:
Originalmente inviato da Mary
La vera risata è meravigliosa. Quella che viene da dentro, quella che non puoi controllare, a cui ti lasci andare e senti che il mondo va bene così come è.


Il vero umorismo non può essere imposto, dovrebbe nascere dal di dentro, da un gioco con la vita che vedi come gioco e che ti diverte.

La risoterapia sarà senza meno salutare ma riesce poi a dare gioia all'anima, al profondo dell'anima? Non lo so.

So solo che quando sto bene dentro rido e faccio ridere per un nonnulla, per la più banale delle banalità. E unisce, rinsalda, avvicina, rende piacevole lo stare insieme. Rende la vita una meravigliosa giornata primaverile.

Ma devi avere la pancia piena e la testa vuota

Vuota la testa dai pensieri, dalle preoccupazioni, dal dolore e piena la pancia di sazietà e di ben essere.

Umorismo triviale, volgare, forzato o ironia dura, fredda, amara possono fare anche ridere e tanto ma dopo ti resta l'amaro peggio di prima e se ti va bene niente.

L'humour terapeutico è un'idea che ho ricavato anche dal massimo teorico della comunicazione pragmatica, e del linguaggio del cambiamento: Watlavich.
Abbiamo parlato di comunicazione ma forse non ho mai accentuato che uno dei pilastri su cui si regge la comunicazione è proprio l'humour.

Esistere significa giocare,ed il linguaggio,se non rispecchia la realtà può “creare una realtà”. Il motto di spirito , all'inverso delle teoria di Freud, potrebbe passare dal conscio all'inconscio,e il riso così sarebbe un modo per liberarci dalla prigione di certi nostri pensieri.

Io mi fonderei sul ritmo, la musica,il potere della rima. Attualmente sto sperimentando ciò in un forum , con botte e risposte rimate, ma anche prolungate nei contenuti, e il risultato finora è soddisfacente. Non si può sempre parlare in versi, ma si può influenzare con un linguaggio ricco di metafore, e battute; è vero che ci vuole molto esercizio.

Tra le “regole” includo rovesciamenti di senso, paradossi, doppi sensi, giochi di parole, sottintesi. Sono forme linguistiche tipiche dell'emisfero destro, perciò particolarmente adatte a una comunicazione terapeutica..
S' imparano modi alternativi di vedere un problema,a prendere le distanze dall'immutabilità del proprio destino, ecc.
soprattutto a prendersi meno sul serio, non preoccupandosi troppo di fare un'impressione buona o cattiva.
Prima si dovrebbe comprendere l'immagine del mondo e il linguaggio dell'altro, poi tentare anche con qualche paradosso bizzarro ma con lo scopo di spiazzare e reinquadrare problemi che a prima vista sembravano irrisolvibili.
Giocare attraverso la scrittura non vuol dire carnevalizzare l'intelletto,ma esprimersi con una certa elasticità mentale. Dovremmo tutti reimparare a giocare. Più si cresce e più difficile è dimostrare un pizzico di fantasia e ironia. Non si gioca più, proprio perchè si ha paura di cambiare.Che sarebbe l'amore stesso se non si ridesse mai insieme?

arsenio is offline  

 



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