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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 22-05-2008, 10.15.04   #1
arsenio
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saper gestire un conflitto

Saper gestire un conflitto

Una comunicazione corretta è soprattutto quella che si rivela efficace e non è manipolativa. Come quella che si dovrebbe intrattenere in un ambito familiare e quotidiano, ben diversa da quella a volte scorretta insegnata ai venditori, o da quella volta ad ottenere certi effetti, adottata dagli avvocati.
E' richiesta trasparenza, collaborazione,democrazia e anche certe strategie terapeutiche vanno usate solo eccezionalmente e a dosi omeopatiche, perchè l'obiettivo è far ampliare la coscienza, insegnare a maneggiare gli eventi della vita e ad essere capaci di facilitare soluzioni adatte per l'altro.
Nell'analizzare un processo comunicativo-relazionale si deve riferirsi a un episodio problematico e individuare il tipo di rapporto che si è instaurato tra gl' interlocutori. Ad esempio secondo la comunicazione che s'ispira alla gestalt si possono presentare 11 tipiche situazioni che vanno ben comprese per poi saperle gestire adeguatamente: si può verificare che non esiste alcun problema ma solo un semplice scambio verbale; oppure c'è la nostra percezione di un problema personale o da attribuire all'altro.

Nell'area dei conflitti dove a soffrire sono entrambe le persone entrano in gioco interessi, gusti, valori, opinioni, cambiamenti.

Possono suscitare per reazione un attacco difensivo,ad esempio le varie forme dell'aggressività, le critiche non costruttive, il mimetizzarsi per nascondere,il ritirarsi, il proporsi di suscitare compassione, ecc. Un attacco competitivo è un'inevitabilità biologica. Ad esempio l'antagonismo strategico di due colleghi di lavoro che aspirano alla promozione. Si deve valutarlo e imparare a reggerlo nei migliori dei modi. L'attacco di sfruttamento avviene ad esempio quando qualcuno ci vuole vendere o regalare qualsiasi cosa pur sapendo cosa in realtà sta sotto l'offerta, e si deve vigilare ed imparare a difendersene.
Anche in una relazione di coppia conta l'arte di farsi capire e di coinvolger l'altro nella comprensione del proprio problema. Nei conflitti di interesse si deve essere abili a negoziare con diplomazia. Il risolvere conflitti di valori ad esempio è richiesto nelle società multiculturali. Il conflitto estetico riguarda i gusti e quello etico valori che fanno parte dell' identità stessa di un persona. Il conflitto di opinioni richiede una discussione di tipo filosofico.
Si dovrebbe anche saper vedere dietro le emozioni negative: ad esempio cosa sta sotto la rabbia? Perchè qualcuno tratta male le persone? Come condividere percorsi di pensiero senza entrare nella spirale o il circolo vizioso delle reciproche sopraffazioni? Individuato il problema relazionale si stabiliscono quali persone vi sono coinvolte e l'evento da capire esaminandolo nel suo conteso storico-geografico e sotto la forma usuale di dialogo a botta e risposta. Si prova a “metterlo in scena” e si verificano quali sono le reciproche percezioni per arrivare a una diagnosi fenomenologica assegnando a quella situazione un titolo che orienti la sua definizione e di conseguenza le emozioni e poi le azioni. E' importante la correttezza del titolo dato all'evento conflittuale per poi gestirlo

Tuttavia si ricordi che non c'è alcuna garanzia di poter cambiare l'altro, ma a volte cambiando l'offerta s' induce anche a un cambiamento di rapporto con un aggiustamento di cuore,mente e istinto. Non si giudichi mai perchè sarebbe l'opposto di una lettura fenomenologica.
Molti conflitti sono dovuti al fatto che si parla solo delle azioni superficiali e mai delle proprie emozioni – forse perchè non ci si fida - e della propria anima - forse perchè è invasa dai propri fantasmi – per cui non si stabilisce mai un'intimità profonda né una dinamica affettiva. Si pretende di avere sempre e comunque ragione, manca uno scambio veramente costruttivo e si cade nell'apatia o nella noia. Si devono saper gestire offerte, richieste,rifiuti, ecc. senza creare sensi d'imbarazzo.

A volte il problema non è di relazione ma di non saper vedere il proprio mondo interno per reinquadrare il problema sul piano culturale, spirituale, istintuale, e secondo le proprie esigenze. Con il rischio di rimanere passivi e dipendenti l'uno dall'altro.

Dopo aver condensato in una frase il tema del dissidio si prosegue in forma dialogica . In prevalenza riformulatoria e non direttiva, per uscire da proprie personali interpretazioni. Oggi è questo l'unico sistema con possibilità risolutive, adottato pure nel campo della psicologia dell'educazione, per gl' inevitabili problemi di relazione che sorgono in ambito scolastico.

Nella nostra epoca è sempre più difficile, nel privato come nel pubblico, parlare di stati affettivi o avviare a forme operative che ne facilitino l'autoeducazione. Non ultima causa è la povertà del nostro linguaggio per descrivere vissuti e stimolare l' espressione di quelli altrui, ma in profondità e anche se non esplicitati. A tale scopo è utile uno schema di che descriva le principali categorie di emozioni in base anche al livello di intensità: alto, medio e basso.
Individuare l'”intenzione” è il primo problema della comunicazione; e nelle situazioni di disagio “capire l'altro” è il primo strumento operativo, che si svolge attraverso alcuni passaggi fondamentali.
arsenio is offline  
Vecchio 22-05-2008, 12.59.47   #2
Noor
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Saper gestire un conflitto

Una comunicazione corretta è soprattutto quella che si rivela efficace e non è manipolativa.
Scusami..ma ogni "gestione" dell'ambito emotivo e della coscienza,
come qualsiasi altra strategia della mente..non può che essere manipolativa..
Serve solo ampliare la capacità prospettica..abbracciare consapevolmente tutti i processi in atto nella nostra coscienza..
serve un pò più di consapevolezza,insomma..
Non: analizzare,frammentare ancor più ciò che è diviso dal pensiero..
ciò che cioè,invece, si presenta "intero" per sua "natura"...
Serve solo capire cosa è maschera ,ego,e cosa invece è "Essere" autentico,
non manipolativo,onesto,puro,since ro..spazio di amore..
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Vecchio 22-05-2008, 14.05.50   #3
arsenio
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Scusami..ma ogni "gestione" dell'ambito emotivo e della coscienza,
come qualsiasi altra strategia della mente..non può che essere manipolativa..
Serve solo ampliare la capacità prospettica..abbracciare consapevolmente tutti i processi in atto nella nostra coscienza..
serve un pò più di consapevolezza,insomma..
Non: analizzare,frammentare ancor più ciò che è diviso dal pensiero..
ciò che cioè,invece, si presenta "intero" per sua "natura"...
Serve solo capire cosa è maschera ,ego,e cosa invece è "Essere" autentico,
non manipolativo,onesto,puro,since ro..spazio di amore..


Scusami tu Noor. Credo che tu intenda “manipolativo” in altro senso del mio, presumo in diversa disciplina e contesto in cui certo avrai più competenze di me, che mi attengo quasi esclusivamente in un ambito educativo e comunicativo. In quelle attività che propongo ci può essere un po' di tecnica ma mai inganno oppure comunicazione di effetto, per ottenere con illecitamente i propri scopi. Come appunto i politici, i retori e sofisti di ogni tempo, i conferenzieri che se-ducono con arti sottili, gli esperti di marketing che fanno corsi appositi, e se vogliamo la pubblicità. Vorrei spiegarti meglio come va qui inteso il termine “manipolativo” ma temo che incorriamo in un altro ... conflitto, per cui ho perso tutte le amicizie di riflessioni. Perchè infine forse tutto si riduce a incomprensioni ribelli per un uso diverso di termini. A maggior ragione quando si usano lessici particolari (ma necessari) delle scienze umane.
Le tue frasi sono certamente lodevoli ma non mi sono nemmeno molto chiare (mia lacuna in campi estranei), e come potrei rapportarle al mio discorso che viceversa è molto pragmatico e operativo. Anzi con l'occasione invito chi vuole qui sperimentarlo, on line, ma con tutti i limiti della non visibilità.
Condivido lo “spazio d'amore” ,nessuno più di me, perchè altro mio tema è l'amore, ma non tanto nelle forme universali o metafisiche , quanto di quello di una coppia: un uomo e una donna.
Ma nel caso della comunicazione e delle sue varie teorie si parla piuttosto di empatia e di intelligenza emotiva, e perfino la “simpatia” è qualcosa di diverso che può addirittura vanificare l'efficacia di una relazione comunicativa con scopi di sostegno.

Con stima
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Vecchio 22-05-2008, 14.51.43   #4
Noor
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Sicuramente ho un approccio diverso dal tuo..forse anche l’intento chissà,nonché il linguaggio..
Per questo adesso la curiosità mi portava dalle tue parti..non amo più dividere i settori..
Spiritualità,,psicologia..filo sofia…
Forse una voglia di integrare le varie parti senza intimorire o scoraggiare l’interlocutore.
Il tuo linguaggio è molto tecnico,il mio più simbolico..quello filosofico decisamente astratto..
Cosa si può fare?Alleggeriamoci tutti ,scremiamo l’innecessario che è “per addetti ai lavori”
e rendiamo tutto più fruibile per tutti..
In una parola:integriamoci.
Scendere in basso è salire in alto..in qualche punto ci si incontra..
Credo ci sia tanta voglia,fame, di capire cosa ci succede dentro..cosa possiamo fare per noi..
Questo è un luogo di incontro-scontro,è inevitabile,e nasconde una voglia matta di comunicare
ciò che abbiamo dentro ( e fuori..)..
Intelligenza emotiva,ad esempio a cui accenni,ne ho letto qualcosa..è un incontro riuscito tra psicologia e l’esperienza buddhista dell’autosservazione delle emozioni..
Per ora mi fermo qui..

Provo a rileggerti con calma, quando ho più tempo,e se mi viene fuori qualche altra idea te la comunico.
Grazie dell’attenzione intanto.
Ricambio la stima.
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Vecchio 23-05-2008, 09.00.28   #5
Noor
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A volte il problema non è di relazione ma di non saper vedere il proprio mondo interno per reinquadrare il problema sul piano culturale, spirituale, istintuale, e secondo le proprie esigenze. Con il rischio di rimanere passivi e dipendenti l'uno dall'altro.
A volte dici?
Secondo me non è mai di relazione,quanto piuttosto di non sapersi "vedere dentro".
Chi Siamo innanzitutto.Quali forze ci governano..cosa vogliamo..(mi sembro Marzullo)
Credo che bisogna educarsi olisticamente,senza gestire,diplomatizzare che è poi solo un manipolare i rapporti.Togliamoci piuttosto un pò di maschere,impariamo a farlo.Vediamoci,piuttosto che imporci
dei comportamenti.
Parli di:reazioni,conflitti,rabbia,a ggressività,mimetizzarsi,ritir arsi,difendersi,nascondersi,at taccare,diventare competitivi,strategici..
In una parola parli di ego umano..
Allora io dico,piuttosto che settorializzare i comportamenti umani,cercando di analizzare ognuno di questi come fosse diviso dagli altri,perchè non si impara a vedere in ciò un'unica matrice,in modo da fare un lavoro oltre che più profondo anche risolutivo, invece che arginare ,rintuzzare,alleviare,cerebral izzare,frammentare, ciò che andrebbe invece visto ,secondo me,come un'unico movimento che poi la mente frammenta in tante direzioni?
Il conflitto è la mente stessa.
La mente è contenuto.
Non può il contenuto risolvere o analizzare se stesso.
Bisogna andare oltre per vedersi,ed è alla portata di tutti, allargando la visuale,approfondendosi verso la radice dei pensieri,dei comportamenti,delle emozioni,dell'anima.
Oltre la mente,l'Essenza che siamo tutti, può veder tutto.
NB Ti prego non dirmi adesso che questo riguarda un'altro settore...visto che non siamo fatti a spicchi.
Parlo solo di un diverso approccio.
Hai mai letto Almaas?


PS Ehi nexus! Ho tolto la mia inquietante lucina di natale..che ne dici di questa faccina..è tutta tua!
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Vecchio 23-05-2008, 11.12.29   #6
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A volte dici?
Secondo me non è mai di relazione,quanto piuttosto di non sapersi "vedere dentro".
Chi Siamo innanzitutto.Quali forze ci governano..cosa vogliamo..(mi sembro Marzullo)
Credo che bisogna educarsi olisticamente,senza gestire,diplomatizzare che è poi solo un manipolare i rapporti.Togliamoci piuttosto un pò di maschere,impariamo a farlo.Vediamoci,piuttosto che imporci
dei comportamenti.
Parli di:reazioni,conflitti,rabbia,a ggressività,mimetizzarsi,ritir arsi,difendersi,nascondersi,at taccare,diventare competitivi,strategici..
In una parola parli di ego umano..
Allora io dico,piuttosto che settorializzare i comportamenti umani,cercando di analizzare ognuno di questi come fosse diviso dagli altri,perchè non si impara a vedere in ciò un'unica matrice,in modo da fare un lavoro oltre che più profondo anche risolutivo, invece che arginare ,rintuzzare,alleviare,cerebral izzare,frammentare, ciò che andrebbe invece visto ,secondo me,come un'unico movimento che poi la mente frammenta in tante direzioni?
Il conflitto è la mente stessa.
La mente è contenuto.
Non può il contenuto risolvere o analizzare se stesso.
Bisogna andare oltre per vedersi,ed è alla portata di tutti, allargando la visuale,approfondendosi verso la radice dei pensieri,dei comportamenti,delle emozioni,dell'anima.
Oltre la mente,l'Essenza che siamo tutti, può veder tutto.
NB Ti prego non dirmi adesso che questo riguarda un'altro settore...visto che non siamo fatti a spicchi.
Parlo solo di un diverso approccio.
Hai mai letto Almaas?


PS Ehi nexus! Ho tolto la mia inquietante lucina di natale..che ne dici di questa faccina..è tutta tua!

Ti ringrazio per la tua risposta pacata, sebbene ci riferiamo a due sistemi diversi. Immaginavo che tu conosci bene le psicologie transpersonali, che io non ho mai approfondito per scelta di qualcosa che ho ritenuto più affine alle mie inclinazioni, e più agganciato anche alla quotidianità. Non voglio più scatenare conflitti e la colpa è stata pure mia perchè mi sono troppo coinvolto. E il linguaggio è veramente uno strumento difficile per capirsi: tutti i problemi filosofici nascono da tale difficoltà, ma è un argomento che avevo proposto tempo fa pure a “filosofia” di riflessioni. A volte mi riesce meglio comunicare con certe sintesi di tipo poetico. Un linguaggio condensato, significativo, per cui con una riga puoi dire a volte più di un libro, se non è preziosismo verbale.
Come dicevo per il dialogo, la premessa è sempre quella di non cadere nella tentazione di voler sopraffare, e bisogna essere sempre d'accordo entrambi.. Altrimenti si rischiano circoli viziosi;tipici quelli della coppia, estremamente esasperanti, del tipo: “non vengo a letto con te perchè sei sempre arrabbiato; sono sempre arrabbiato perche tu non vieni a letto con me,” e così all'infinito, se non c'è qualche mediatore esterno. Ma nemmeno questo a volte serve molto. Spesso la risoluzione è un compromesso, perchè è molto raro che si riesca a trovare qualcosa che soddisfi pienamente entrambi: ognuno rinuncia a qualcosa. Non c'è altra via che la negoziazione.
Lo stesso accade nel sociale. C'è stato ultimamente un costante invito al dialogo da parte delle gerarchie ecclesiastiche,rivolto alla Scienza. Ed è implicito che la Scienza dovrebbe sottostare alla Chiesa. E' impossibile, si tratta di due sistemi completamente diversi, con altre premesse e con altri scopi. Resta soltanto una pacifica convivenza, una rispettosa tolleranza nel riconoscere che si agisce in ambiti e con scopi diversi.
Non conosco Almaas che citi. Come dicevo ad “arte”, accetto sempre consigli di lettura, poi vedo se il romanzo o saggio fa al caso mio: ho abbastanza fiuto. Comunque, se vuoi puoi riassumerne il contenuto in alcune frasi.

arsenio is offline  
Vecchio 23-05-2008, 12.30.12   #7
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Originalmente inviato da arsenio
Immaginavo che tu conosci bene le psicologie transpersonali, che io non ho mai approfondito per scelta di qualcosa che ho ritenuto più affine alle mie inclinazioni, e più agganciato anche alla quotidianità. Non voglio più scatenare conflitti e la colpa è stata pure mia perchè mi sono troppo coinvolto. E il linguaggio è veramente uno strumento difficile per capirsi:

Spesso la risoluzione è un compromesso, perchè è molto raro che si riesca a trovare qualcosa che soddisfi pienamente entrambi: ognuno rinuncia a qualcosa. Non c'è altra via che la negoziazione.
Non vedo nessuna colpa e non so di quali conflitti parli Arsenio..
Oltretutto non seguo tutti i thread.
Non credo di parlare di astrattezze ,visto che ti agganci alla quotidianeità..sto parlando proprio di quella..anche se non possiamo disgiungerla dal resto..perchè siamo un tutt'uno..
Certo,un linguaggio a tutti comprensibile è un bell' obbiettivo,chiaramente bisogna rinunciare a qualcosa
che però non è mai essenziale secondo me..
Ma basta metterci più cuore e meno ego possibilmente,e tutto diventa più facile,perchè tutti i
limiti,differenze,distanze,giu dizi,narcisismi, si appianano ed emerge l'Essenziale che conta..
E' meno difficile di ciò che sembra..bisogna sganciarci,un pò alla volta, da certe nostre identificazioni
che portiamo verso i "nostri" pensieri ,quasi quella "posizione" fosse tutta la nostra vita, la nostra identità..
Cominciamo a vedere questo falso processo che instauriamo inconsapevolmente e potremo osservare
quante belle cose possono accadere "da sè"..
Noor is offline  
Vecchio 26-05-2008, 09.45.17   #8
arsenio
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Non vedo nessuna colpa e non so di quali conflitti parli Arsenio..
Oltretutto non seguo tutti i thread.
Non credo di parlare di astrattezze ,visto che ti agganci alla quotidianeità..sto parlando proprio di quella..anche se non possiamo disgiungerla dal resto..perchè siamo un tutt'uno..
Certo,un linguaggio a tutti comprensibile è un bell' obbiettivo,chiaramente bisogna rinunciare a qualcosa
che però non è mai essenziale secondo me..
Ma basta metterci più cuore e meno ego possibilmente,e tutto diventa più facile,perchè tutti i
limiti,differenze,distanze,giu dizi,narcisismi, si appianano ed emerge l'Essenziale che conta..
E' meno difficile di ciò che sembra..bisogna sganciarci,un pò alla volta, da certe nostre identificazioni
che portiamo verso i "nostri" pensieri ,quasi quella "posizione" fosse tutta la nostra vita, la nostra identità..
Cominciamo a vedere questo falso processo che instauriamo inconsapevolmente e potremo osservare
quante belle cose possono accadere "da sè"..


Caro Noor , chiarire i propri riferimenti può avviare alla ricerca di qualche punto di contatto anche tra chi sul momento non lo nota.
Ma noto varie contraddizioni: ad esempio le teorie neospirituali in cui credi sono pertinenti all'emisfero destro, per convenzione definito “femminile” , che pure fa parte della cultura e dell'educazione orientale. Ma come tu avrai capito tale sede a pricologia ìriflesioni viene demonizzata perchè non può in nessun modo rappresentare la maschilità. Come si risolve?
Inoltre la psicologica e comportamentista a cui mi riferisco non risolve i disagi nella trascendenza. Anche se certe tecniche meditative giovano, ma è altra cosa. Si possono portare tali argomenti in un 3d o secondo te qui sono tabù?

arsenio is offline  
Vecchio 26-05-2008, 13.57.30   #9
Noor
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come tu avrai capito tale sede a pricologia ìriflesioni viene demonizzata perchè non può in nessun modo rappresentare la maschilità. Come si risolve?
Inoltre la psicologica e comportamentista a cui mi riferisco non risolve i disagi nella trascendenza. Anche se certe tecniche meditative giovano, ma è altra cosa. Si possono portare tali argomenti in un 3d o secondo te qui sono tabù?
Caro arsenio,gli argomenti che porti sono più che centrati in questo settore..
stavo solo portando un diverso punto di vista..ma cosa c'entra la maschilità,
chi l'avrebbe negata?
Siamo o non siamo un equilibrio tra le due polarità,cosa c'entra la sessualità maschile in questo discorso?
Non posso credere che possano nascere qui obiezioni simili,non siamo nel periodo fascista.
PS:Non ho parlato di trascendenza o meditazione,ma solo di "semplificare l'approccio",essenzializzarlo, nonchè lo sforzo di adottare possibilmente un linguaggio meno tecnico..."clinico",medicalizz ante..
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Vecchio 27-05-2008, 09.49.42   #10
arsenio
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Caro arsenio,gli argomenti che porti sono più che centrati in questo settore..
stavo solo portando un diverso punto di vista..ma cosa c'entra la maschilità,
chi l'avrebbe negata?
Siamo o non siamo un equilibrio tra le due polarità,cosa c'entra la sessualità maschile in questo discorso?
Non posso credere che possano nascere qui obiezioni simili,non siamo nel periodo fascista.
PS:Non ho parlato di trascendenza o meditazione,ma solo di "semplificare l'approccio",essenzializzarlo, nonchè lo sforzo di adottare possibilmente un linguaggio meno tecnico..."clinico",medicalizz ante..

Caro Noor si vede che tu non sai tutto il retroscena! Sono io, temo, in parte la causa non volontaria di un disagio da forum per cui alcune mie anche si sono ritirate
Non intendo ora rievocare più nulla, anche se a mio danno i miei 3d vanno a risposta zero o ritenuti non degni di vero dibattito, pur avendo ancora molti topic d proporre.

Comunque ciò che qui non ancora si approva e che fa allontanare il dialogo virtuale in confronti con i miei temi è che secondo me nessuna delle caratteristiche tipicamente maschili o femminili è di per sé negativa se non nella propria esasperazione implicante il rifiuto della caratteristica opposta . La femminilità è anche una valorizzazione affettiva, della fantasia, della sensibilità. Ambidestria cerebrale è il mo concetto per un compiuto pensiero valorizzato da entrambi gli apporti. Così pure ho sempre apprezzato l'assertività femminile per un'emancipazione che la renda idonea a tutti i ruoli finora riservati al “maschile”

Qui non si è mai distinto tra “maschilismo” e “virilità”, Chi saprebbe farne una distinzione corretta?, senza insultarci? tra femminilità” e femminismo”?, tra virtù maschili e fallocrazia?. Finchè non si chiarisce tale punto pure le vostre lunghe dissertazioni sono, a parer mio, poco proficue .Quindi, pure se altri mi leggono vorrei che confermassero la difficoltà in tale forum a superare con consapevolezza certi condizionamenti. Senza alcun rancore, ma solo dispiacere per dover emigrare in altro forum.

arsenio is offline  

 



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