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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 24-07-2014, 01.52.02   #21
vanina
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Messaggi: 268
Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da green&grey pocket
il punto è che questa morte non è mostrata.

ormai studi scientifici hanno dimostrato che in India dove i morti si bruciano per strada o per le rive dei fiumi, la percezione dell'angoscia (di morte) è inesistente.


Ma (mi chiedo egoisticamente, perchè vorrei poter credere che questo risolva) ...sarà solo questo a spiegare il rapporto causa.effetto?

L'Indiano ...non vive l'angoscia di morte perchè vede la salma e la vede bruciare...o non la vive perchè nella sua fede vede la morte come necesssaria e felicitante rinascita ad una soglia di vita ulteriore e migliore di quella già vissuta?



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Tutti interventi MERAVIGLIOSI, tutti...di cui non posso che essere più che grata, avendo io sollevato questo argomento ...

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Siamo in Psicologia e (sperando di non orpellare il prossimo) dico quel che vivo.

I Dubbi e le Speranze (che vivo io, qui , oggi) sono magistralmente espresse da MARAL in questa Sintesi "Il discorso sulla morte è pieno di contraddizioni irrisolvibili e ognuna ne richiama un'altra: forse moriamo ogni istante senza accorgercene, illusi dalla nostra memoria che continuamente ci fornisce delle aspettative, forse non si muore mai. Forse la morte sarà quell'altro in cui vedrò il mio volto, il mio sguardo, i miei stessi occhi e gli sorriderò per averlo finalmente trovato oppure ne sarò terrorizzato da quegli occhi che sono i miei e così sarà per ciascuno."

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Non distinguo più di tanto tra l'idea della morte altrui e quella della mia morte. Non mi riesce.
La morte altrui (anche di chi non ho mai conosciuto e leggo su un quotidiano) ...dò per ovvio che poteva riguardare me anzichè lui. Pressoche per caso, oltretutto.

La morte di chi amo o anche di solo ho conosciuto...lasciam perdere.
Non sono una focolarina e ho i miei impulsi (felicemente vissuti) polemici e combattivi.
Ma la Morte (e anche solo la Malattia) mi spiazza.
Posso anche aver disprezzato qualcuno ....ma poi.......se Malattia e Morte lo colgono..............scopro di essere la bambina che pensava fosse un gioco, e Malattia e Morte che per costui pongono fine al gioco ...mi spiazzano e mi riducono a pensare soltanto ,con angoscia, a "quale vita ha avuto costui, e poi quale morte e dopo quanto dolore?" ...e NON riesco a starci a questo...NON CI RIESCO...

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NIKELISE
Anzitutto grazie.
Ho letto e riletto lo stralcio di Freud (che non conoscevo, e dunque doppio grazie).
Sincera?
A me non parla di positività (anzi!).
A me parla di visione settoriale et anaffettiva , e basta.
E non mi meraviglia affatto che la pur argomentatissima motivazione freudiana non sia mai arrivata al poeta.
La verità vera della storia del fiore è cne nasce, trionfa, poi APPASSISCE e MUORE.

In ottica anaffettiva trovo del tutto spiegabile che si fagociti la fase gaudente, funzionale alla propria (ottica).

Oggettivamente, invece, il fiore...è tanto vero che nasce e trionfa, per quanto è poi vero che ...appassisce e muore.
Se la sensibilità del poeta SI IMMEDESIMA nella ipotetica identità del fiore...NON VEDO proprio come potrebbe glissare sul capitolo "appassimento e morte".....................
che resta vero e reale quanto quello "fioritura e splendore".

Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma...benchè si tratti di Freud (che in ogni caso non stimo particolarmente, per essere sincera) ...gli chiederei questo, se fosse un contemporaneo che frequento : "sei convinto che il fiore sia nato per far gioire la tua vista, o riesci a dubitare che quel fiore abbia una vita che non vale meno della tua?".

vanina is offline  
Vecchio 24-07-2014, 10.01.11   #22
Duc in altum!
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

** scritto da maral:

Citazione:
Dopotutto morire è un po' come guarire da una lunga malattia, come disse Socrate dopo aver bevuto la cicuta.

Bello e interiormente terapeutico tutto il tuo ultimo pensiero, ma questa ultima frase mi porta a riflettere sul fatto che questa lunga malattia, per Socrate, è la vita; e se una persona tende a morire come è vissuta (anche psicologicamente), e la sua esistenza la ritiena una infermità continua (soprattutto psicologimente), sicuramente il solo termine Morte gli produrrà senso d'angoscia, d'ingiustizia, di scandalo.

Qualcuno ha detto:- "...non è la morte che ci separa ma la mancanza di amore!..."; infatti se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita, quando abbiamo perso una persona cara, ci accorgiamo che, anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile.
C’è un intuito potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte, o che almeno il solo e sincero sentimento d'amore, rivolto a quel nostro defunto con il pensiero, permette che egli possa rivivere nel nostro cuore, e quindi la Morte già non è piu'.



Pace&Bene
Duc in altum! is offline  
Vecchio 24-07-2014, 23.09.07   #23
green&grey pocket
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da vanina
Ma (mi chiedo egoisticamente, perchè vorrei poter credere che questo risolva) ...sarà solo questo a spiegare il rapporto causa.effetto?

L'Indiano ...non vive l'angoscia di morte perchè vede la salma e la vede bruciare...o non la vive perchè nella sua fede vede la morte come necesssaria e felicitante rinascita ad una soglia di vita ulteriore e migliore di quella già vissuta?





sì è solo quello! ne parla anche lucarelli in un video recente che trovi su youtube, in cui si parla chiaramente di come nei tg e nei rotocalchi fino agli anni 70 il corpo morto era mostrato, e nessuno stava male, se oggi si mostrasse il direttore sarebbe seduta stante licenziato.

stessa cosa in america, se vai su archive.org e vedi i cinegiornali di allora rimani sorpresa, eppure erano solo 40 anni fa! è incredibile come la meccanica del pharmacon (inventato il veleno, si trova il farmaco) trovi così facile piede nella sensibilità di massa.

ricordiamoci che in psicologia non contano i modelli ontologici e metafisici, ma i metamodelli epistemologici della costruzione mentale del soggetto.
(la psicoanalisi è altra cosa)


il veleno ovviamente è l'angoscia non la morte! la paura dell'ignoto nel calduccio di casa tua. (immobilismo e bla bla dei 3d di filosofia)

green&grey pocket is offline  
Vecchio 01-08-2014, 00.24.40   #24
vanina
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da green&grey pocket
sì è solo quello! ne parla anche lucarelli in un video recente che trovi su youtube, in cui si parla chiaramente di come nei tg e nei rotocalchi fino agli anni 70 il corpo morto era mostrato, e nessuno stava male, se oggi si mostrasse il direttore sarebbe seduta stante licenziato.

stessa cosa in america, se vai su archive.org e vedi i cinegiornali di allora rimani sorpresa, eppure erano solo 40 anni fa! è incredibile come la meccanica del pharmacon (inventato il veleno, si trova il farmaco) trovi così facile piede nella sensibilità di massa.

ricordiamoci che in psicologia non contano i modelli ontologici e metafisici, ma i metamodelli epistemologici della costruzione mentale del soggetto.
(la psicoanalisi è altra cosa)


il veleno ovviamente è l'angoscia non la morte! la paura dell'ignoto nel calduccio di casa tua. (immobilismo e bla bla dei 3d di filosofia)


Ci penso e ripenso da quando l'hai scritto (e grazie di averlo scritto).

Per come son fatta...fa enorme fatica a "tornarmi".

Mi chiedo quale effetto potrebbe farmi vedere salme ogni giorno...e riesco solo a rispondermi quel che mi ossessionava quando le ho viste davvero, e cioè "ma perchè, ma dove sei ora, ma dov'è tutto quello che hai pensato e vissuto?"............

vanina is offline  
Vecchio 01-08-2014, 11.03.17   #25
Galvan 1224
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

Ho apprezzato tutti gli interventi e la loro misura (come si conviene a tal argomento) di questo bel 3d e mi onoro di metterci qualche parola.

Mio padre è morto in casa e gli addetti delle pompe funebri si son occupati (con professionalità e sensibilità) di comporlo nella cassa, ben vestito e nella posa classica, le mani sul petto.
Nel soggiorno, con le imposte abbassate, son arrivati i pochi amici che ancora erano in vita, venuti per l’ultimo saluto, intrattenuti da me e un mio fratello.
Uno portò un mazzo di fiori raccolti in qualche giardino, avvolti con della carta. Li rammento tra tutti.

Trascorsi pochi minuti in silenzio son cominciati i ricordi e man mano che procedevano si scioglieva la triste atmosfera, tanto che mia madre affranta riuscì a prenderne un po’ parte.
A un certo punto mi son reso conto, quasi la vedessi dall’esterno, della scena: eravamo a cerchio intorno alla cassa e due amici s’erano appoggiati con le braccia come ci s’appoggia su un tavolo, continuando a conversare.
Quei ricordi erano e sono la voce che resta dentro di noi di chi si diparte.

Se accade di non esser schiantati dall’evento doloroso tutto avviene con una certa naturalezza, in un’atmosfera di rispetto e dignità.
Ritengo che ove possibile abbia importanza render l’ultimo saluto, e vi suggerisco di vedere il film “Departures” (a mio avviso un capolavoro anche di contenuti).

A mio padre, malato da tempo, una mattina cedettero le vertebre e schiantò a terra.
Era solo in camera in quel momento e un mio fratello con cui viveva accorse dopo un pò, trovandolo ormai senza vita.
Non sopportando di vederlo sul pavimento con uno sforzo sovrumano (era alto e pesante) riuscì a metterlo sul letto e mi telefonò.

Tremendamente sofferente da tempo non trovava pace, volendo resistere dal prender troppe sostanze per mantener la coscienza sveglia, tra l’incredulità del dottore che riteneva impossibile sopportar tali dolori, esortandolo a lasciarsi andare.
Il volto ne era lo specchio implacabile e gli occhi azzurri erano diventati biancastri, infossati e spenti.

Quando arrivai nella camera non provavo ancora nulla, c’era una sorta di sospensione nei miei meccanismi mentali e in quella sorta di vuoto mi sedetti vicino a mio padre per trascorrere del tempo da soli per l’ultima volta, io e lui.
Lo guardai, aveva gli occhi aperti… ritornati incredibilmente azzurri, luminosi e dolci, il volto disteso.
Tutta la sofferenza scomparsa… direi annullata…

Ma quello che non scorderò mai è l’espressione di quegli occhi: sorpresi, sbalorditi come quelli d’un bimbo di fronte a un grandioso regalo inatteso. Non vado oltre.

Ringrazio d’aver la memoria e di ricordar questo e gran parte della mia vita, bello e brutto.
Io sono quel percorso, il lettore di tutti gli eventi che mi son successi.
E trovo che sia una cosa grandiosa.
Galvan 1224 is offline  
Vecchio 02-08-2014, 12.43.18   #26
vanina
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

Citazione:
Originalmente inviato da Galvan 1224
Ringrazio d’aver la memoria e di ricordar questo e gran parte della mia vita, bello e brutto.
Io sono quel percorso, il lettore di tutti gli eventi che mi son successi.
E trovo che sia una cosa grandiosa.

Questo concetto (stupendo e grandioso, per me) è anche il mio rifugio essenziale, da sempre.

Però....mentre mi sento colpevolmente criminale nel solo discuterlo, non riesco più a negare che.....proprio esperienze diverse dalla tua (e che io stessa non avrei mai immaginato) ...possono finire per obbligare a discuterlo....

Citazione:
Originalmente inviato da Galvan 1224
Lo guardai, aveva gli occhi aperti… ritornati incredibilmente azzurri, luminosi e dolci, il volto disteso.
Tutta la sofferenza scomparsa… direi annullata…

Ma quello che non scorderò mai è l’espressione di quegli occhi: sorpresi, sbalorditi come quelli d’un bimbo di fronte a un grandioso regalo inatteso. Non vado oltre.

Mi spiego, col sincero senso di colpa (anche verso me stessa) di chi ha sempre creduto in quel che credi Tu, ma che oggi non riesce più a farselo bastare per miliardi di "ragioni".
Posso persino prendere una morte che non mi coinvolge per amore verso il defunto. Non lo amavo, non lo stimavo. E' mio suocero. Ed evocare altre morti mi farebbe troppo male, oltre che annoiarVi oltre il lecito.

Aveva cura della propria salute come pochi al mondo, e ci teneva assai a vivere.
Nell'autunno scorso ha una banalissima influenzina. E' a letto per semplice precauzione (ed assistito oltre misura, in casa di tanti medici a cominciare dall'amatissima moglie).
Mangia la sua minestrina, poi si attarda piacevolmente in conversazione con sua moglie. E' un dialogo sereno, in cui è lui che consola sua moglie e in quel momento di pace domestica ha anche il piacere e la voglia di rinnovarle il proprio attestato di amore di una vita.
(Ansioso e pauroso e irrisolto per una vita intera, però.)

E' nel corso di questa conversazione amabile che d'improvviso dice "Maria...cosa succede? Non vedo più!"...............
Il tempo di applicare gli strumenti di rilevazione di battito e pressione....e ...il battito non c'è più....

Ed ecco che...ai tanti ricordi che vorrei non avere...si aggiunge questo scambio dialogico e quella frase "non vedo più"....
E pur non avendo mai potuto amare chi l'ha sofferta, non riesco a sfuggire ad un rispetto umano che mi fa chiedere ossessivamente : "per come era, comunque fosse, quanta DISPERAZIONE deve aver provato in quei secondi di lucidità terminale che gli hanno fatto dire , con terrore, "non vedo più, cosa succede?"...................

vanina is offline  
Vecchio 02-08-2014, 20.24.11   #27
maral
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

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Originalmente inviato da Galvan1224
Ma quello che non scorderò mai è l’espressione di quegli occhi: sorpresi, sbalorditi come quelli d’un bimbo di fronte a un grandioso regalo inatteso.
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Originalmente inviato da vanina
E' nel corso di questa conversazione amabile che d'improvviso dice "Maria...cosa succede? Non vedo più!"...............
Una suggestiva contrapposizione. Gli occhi del padre nell'ultimo istante appaiono a Galvan come sorpresi e sbalorditi da una grandiosa visione dopo tanta sofferenza, mentre Vanina avverte tutto l'umano terrore in quelle parole dette dal suocero nel momento in cui muore dopo una banalissima influenza: non vedo più.
Certo è tutto spiegabile e in modo assai più credibile, eppure mi piace pensare che ciò che si potrà vedere o non vedere in quel momento dipenderà dal senso che abbiamo ricevuto dalla nostra intera vita vissuta ed esso ci apparirà dinnanzi per l'eternità.
maral is offline  
Vecchio 02-08-2014, 23.37.07   #28
vanina
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

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Originalmente inviato da maral
mi piace pensare che ciò che si potrà vedere o non vedere in quel momento dipenderà dal senso che abbiamo ricevuto dalla nostra intera vita vissuta ed esso ci apparirà dinnanzi per l'eternità.

Toccante come sempre, Maral.


Piace anche a me pensare questo. E sai che forse c'è un aggancino scientifico che autorizza a pensarlo?
Leggevo un estratto da autorevole rivista scientifica, poco tempo fa (magari lo conoscete tutti meglio di me, e in tal caso vi chiederei di parlarne meglio di me).
Studi di neuroscienze in cerca di spiegare le cosiddette "esperienze di pre-morte" (la solita storia del tunnel e della luce , ecc. ).

Sembrerebbe che attività cardiaca e cerebrale abbiano tempi diversi di ...spegnimento.
E che il cervello continui ad avere attività per almeno un minuto dopo che l'attività cardiaca è cessata.
Bene : pare che esattamente in quel minuto (in quel minuto senza battito cardiaco) ...l'attività cerebrale sia rilevabile su livelli di massima espansione e completezza........

vanina is offline  
Vecchio 02-08-2014, 23.44.58   #29
leibnicht
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

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Originalmente inviato da jador
A parte che ci si riferisce qui all'idea della morte non specificatamente a che fine faranno i buoni a differenza dei cattivi...a parte questo, ma chi l'ha detto che quello che disse Gesù su cosa sarà la morte per i buoni e per i cattivi sia vero.

Che sia scritto sui vangeli ciò che egli disse a tal proposito in fondo non è più affidabile e verificabile di quanto possa dire io, o chiunque altro, su Riflessioni, o altrove.

Quale infinita presunzione... Tu pensi che il tuo misero cervello, alimentato solo dai più che orchestrati e diretti media occidentali, superi 2mila anni di Storia scritta dai migliori di ogni generazione e di ogni epoca...
Un atomo del pulviscolo che fluttua in un raggio di sole che attraversa la tua stanza: esso parla dell'infinito, ne parla nel suo moto browniano nell'aria.
E tu, tu pensi davvero di poter valere di più di quell'atomo!
E, nella tua stolida arroganza,TU credi che ottanta generazioni di esseri umani valgano quanto te, solo perché il tuo oggi brilla...
Solo perché il tuo istante di coscienza brilla "come un filo" di paglia perduto nel granaio deserto?
Sei figlio e sei interprete della miseria morale di questo tempo.
(Absit injuria verbis, mi raccomando. Non definisco la persona, mai, seppur usando i prenomi. Intendo discutere le parole ed i concetti, sempre, non chi o perché egli li esprime. In italia la libertà di espressione si è molto contratta, e la censura opera per omissum.)
Massimamente vale il silenzio.

Ultima modifica di acquario69 : 03-08-2014 alle ore 03.53.49.
leibnicht is offline  
Vecchio 02-08-2014, 23.47.24   #30
Galvan 1224
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Riferimento: La morte... ne parliamo?

Vorrei suggerire che la conformazione psicologica di un individuo all’avvicinarsi (più o meno velocemente del momento finale) si modifica pur se non cambia del tutto.
Avendone l’interesse si potrebbe far una ricerca in proposito, dal mio canto mi affido a quel che ho sperimentato di persona e colto nei racconti di parenti e amici.
Per me è sufficiente, e condivido con i lettori un altro episodio.

Mio nonno materno, grande fumatore, subì l’amputazione di una gamba.
Lo stato generale, ammesso si fosse ripreso, non lasciava sperare una stabilizzazione delle sue condizioni, tanto che non gli furono né tolte né consigliato di abbandonare le sue amate/velenose (per lui) sigarette che l’avevano accompagnato, nel bene e nel male, per tutta la vita.

La grande ferita non cicatrizzava, tutt’altro… e a un punto non rimaneva che irrorare continuamente di alcool il grosso bendaggio, per tanti motivi.

Quando ritornai a trovarlo, in quelle condizioni, sapevo che non ne avrebbe avuto per molto e naturalmente mi sentivo triste, domandandomi come potesse affrontare rimanendo tranquillo quello che anche per lui era ormai evidente.
Così gli feci delle domande dirette, a che scopo fingere?
Mi ascoltava, fumando la sua sigaretta, e rimaneva come in distanza, quasi le mie domande, ben calibrate, non lo raggiungessero davvero.
Poi ebbi una specie d’intuizione e gli chiesi se avesse pensieri riguardo sua moglie (mia nonna) deceduta da molti anni.

Gli occhi (eh sì, davvero lo specchio dell’anima) ripresero vita e mi guardò davvero… mi disse che aveva dei buoni pensieri, al ché gli chiesi se avesse anche qualche sensazione, se provasse delle emozioni e continuai:

“ … la senti vicina, nei tuoi ricordi..? ”

- … sì, è così…

“…intendi che ne hai un’immagine chiara, reale? Forse la sogni?”

- … no, non nel sogno… qui… (guardando la stanza)

Poi guardò da un’altra parte e gli occhi si spensero nuovamente, ma un attimo prima, nell’incrociare il mio sguardo vi colsi qualcosa che in parole si può tradurre così: “… ti ho detto più di quello che potevo… non insistere…”

Non ho insistito, ho recitato la parte di chi fa finta, incoraggiandolo… e quello che mi ha detto lo considero il più bel regalo che mi ha mai fatto…

Maral - … mi piace pensare che ciò che si potrà vedere o non vedere in quel momento dipenderà dal senso che abbiamo ricevuto dalla nostra intera vita vissuta ed esso ci apparirà dinnanzi per l'eternità.

Concordo con te, Maral, come si vive fa la differenza… (ma le parti in commedia son molte e diverse, a qualcuno tocca far il tiranno ed altri le vittime... “quando” finisce lo spettacolo, all’applauso del pubblico o all’uscir degli attori mentre si accendon le luci?
Pur se piccola c’è una pausa, una zona che non è né questo né quello.)


« Vaghe stelle dell'orsa, io non credea
tornare ancor per uso a contemplarvi »



Secondo la testimonianza di Antonio Ranieri, Leopardi si spense alle ore 21 fra le sue braccia. Le sue ultime parole furono "Addio, Totonno, non veggo più luce".


« E 'l naufragar m'è dolce in questo mare »
Galvan 1224 is offline  

 



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