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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 27-02-2005, 14.27.43   #11
r.rubin
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van

La materia prima che forma l’identità, forse è simile ad una nuvola di gas: indefinita, infinitamente malleabile, può disperdersi nell’atmosfera mescolandosi all’aria. Può assumere infinite forme a seconda del contenitore in cui è racchiusa, infinite identità ci sarebbero in teoria possibili.
Per evitare di disperderci, aleggiando confusi nell’aria che ci circonda, ci costruiamo un’identità concreta, ben definita nei suoi limiti, trasformando il gas indefinito in solide rappresentazioni di noi e della realtà: costruendo attorno a questo “io volatile” una corazza fatta da rappresentazioni, un mosaico di rappresentazioni che racchiude al suo interno un nucleo che resta in parte indefinito, riserva di materia prima per la costruzione di nuove rappresentazioni.
Le scaglie di realtà rappresentata che formano l’“io corazza” sono dei più svariati tipi, e sono semitrasparenti, per lasciar filtrare, attraverso le percezioni, la realtà che ci circonda. Parte della realtà che ci circonda: perché sono semitrasparenti ma sono programmate per lasciare trasparire solo alcune, delle frequenze d’onda che formano il compressissimo reale, che così ci appare in sintonia con le rappresentazioni su cui è fondata la nostra identità. Il mondo, che è infinito per aspetti che lo compongono, viene percepito solo nei suoi aspetti che servono a mantenere stabili le proprie rappresentazioni del mondo.
Come se il mondo fosse una pagina web piena di link, e il navigatore fosse una persona che ha costruito la propria identità, e la propria visione del mondo, sulla credenza della bontà genuina, di sé e del mondo: tra i molti link, alcuni si intitolano “nuovo genocidio” “killer stermina gli abitanti di un intero paese per divertimento” “pornografia sado-maso”.. il buon navigatore diventa cieco a questi link: se li vedesse, non sarebbe più possibile per lui pensare il mondo come un paradiso di bontà, e magari scoprirebbe anche una sua tendenza sadica. Altri link, che vede benissimo: “colombe volano in piazza san pietro” eccetera..

Un fiore può bastare a mettere in crisi l’intero sistema di rappresentazioni costituenti l’identità, se quel fiore, che probabilmente è sempre stato visto, appare improvvisamente sotto una nuova luce.
Il botanico, per cui il fiore è l’esemplare di una specie vegetale dotata di un nome latino, una mattina, uscendo di casa, per chissà quale motivo, il fiore gli appare come un pezzo di cielo, la materializzazione di un pensiero divino: il nuovo significato gli appare con tutta la potenza e la chiarezza della percezione immediata, e si sente preso da vertigini… il mondo, improvvisamente, da frutto del processo dell’evoluzione darwiniana, gli appare la creazione divina per eccellenza. Il botanico improvvisamente sentirà tutto il suo sapere naturalistico, accumulato in anni e anni di studio, un bagaglio superfluo, capirà la sua inutilità, lo stupido spreco di tempo in quello studio che un tempo gli appariva un impegno intelligentissimo.. poi credo che svenga.

Se è questo che intendevi, van, allora sì, hai capito.
Ma dopotutto, se lo abbiamo capito, e non ci siamo neancora buttati giù da un ponte, significa che la nostra identità non è poi così rigida, la nostra corazza è abbastanza elastica per essere plasmata e rinnovata, con una certa frequenza, anche se non troppo spesso, perché il rischio sarebbe quello di perdersi, di impazzire credo.

Non esistono certezze, ma ne abbiamo bisogno.
Un giorno, studiavo per un esame, quando improvvisamente ho iniziato a vedere le frasi di quel libro, non come sapere a mia disposizione, ma come linee di programmazione imposte, da qualche invisibile e minaccioso potere, allo studente, perché, imparandole, se ne lasciasse influenzare, per così agire inconsapevolmente secondo il progetto dell’imprecisato potere.
Ho dovuto scacciare l’idea, altrimenti avrei dato fuoco al libro e non avrei mai dato l’esame.
Ma chi può dire con certezza..
Questo è un problema di significato, il significato che plasma anche la percezione, anche la percezione dello spazio e del tempo, che plasma tutta la nostra vita. Il problema risponde alla domanda “cos’è questo?”. Per ogni cosa, se ce lo chiediamo, abbiamo una risposta: il contenuto della risposta si infiltra quindi nella cosa e diventa la sua essenza, la sua illusoria essenza ovviamente, perché è il risultato del significato che gli abbiamo attribuito. Le risposte possibili sono infinite, infiniti i mondi possibili, infiniti i nostri possibili comportamenti in questi mondi.

Per fare un esempio spicciolo del “cos’è questo” e del potere vitale della risposta alla domanda: pensate ad una persona che si risponde, alla domanda “cos’è questo” relativamente ad un uomo coi capelli lunghi, in questo modo: “un criminale”. Incontrando un uomo coi capelli lunghi lo guarderà con sospetto, allontanandosene per sicurezza. Ecco, quell’uomo era Gesù.
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Vecchio 27-02-2005, 14.46.24   #12
r.rubin
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Messaggio originale inviato da dana
Credo anch'io di aver capito, riuscire a svuotare la mente, sia pure per pochi istanti, fa paura, la realtà appare più limpida e più nitida, ferma sul presente.
Forse fa paura perchè ci si rende conto che avere la testa piena di pensieri, come avviene normalmente, equivale in realtà a non pensare.
In quale mondo viviamo di solito? In un mondo fatto di automatismi, la normalità ha dei canoni ai quali ci si adegua più o meno facilmente, perchè restarne fuori spaventa.


sembrerebbe che il pensiero abbia la forma di un vortice, man mano che si approfondisce la realtà si allontana, si annebbia, scompare.

sul fatto della normalità che rassicura e l'anormailità che spaventa, un pò ho risposto prima: la normalità è fatta di certezze che non esistono, ma permettono di vivere, la normalità è il risultato di un Grande Asfaltatore composto dalle idee su cui tutti gli uomini componenti una società si trovano d'accordo (è il Senso Comune).. questo Grande Asfaltatore riesce nell'incredibile mestiere di asfaltare delle strade sospese sul nulla. se non ci fossero non sapremmo come muoverci.

il problema è che, assieme alla strada, definisce anche la destinazione.
secondo me è importante tenere a mente la localizzazione della Strada Comune, perchè per interagire in società è necessaria, ma allo stesso tempo farsi Grandi Asfaltatori delle proprie vie.
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Vecchio 27-02-2005, 18.13.02   #13
VanLag
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Re: van

Citazione:
Messaggio originale inviato da r.rubin
Se è questo che intendevi, van, allora sì, hai capito.
Con toni e sfumature diverse ma direi di sì.
Per me tutto il discorso gira attorno a realista, realismo e realtà. Leggendo il tuo precedente racconto (in questo 3d), ho pensato che un raggio di realtà era passato oltre la tua “corazza”, e lo evidenzi molto bene usando proprio la parola realtà . Sottolineo 3 passaggi:

……realtà, vividissima in tutta la sua importanza
…….qualsiasi minima cosa, presente in tutta la sua insostenibile grandezza
…….ero schiacciato dalla realtà.


Non ho capito, o meglio non ho saputo collocare nella mia comprensione, questa tua asserzione: - forse si è manifestata nella realtà un po della mia bassa autostima. Ma accetto l’asserzione e con lei, i miei limiti di comprensione.

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Vecchio 27-02-2005, 18.21.49   #14
vitnicalt
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Stimolare le percezioni

Citazione:
Quello che voglio sottoporre alla vostra attenzione e' se esistono degli esercizi, o comunque esiste qualcosa per ad esempio migliorare la propria "attenzione" o la propria "concentrazione".

Sarebbe bello poter allenare la propria volonta a volte, ma a quello non penso ci sia un gran rimedio se non imporsi di fare cio' che si deve.. o sbaglio?

Ciao a tutti, mi interessa intervenire in questo 3d perchè si tratta di un problema che sto affrontando anche io...da molti anni!

Ho sperimentato in prima persona alcuni semplici esercizi per controllare l'attenzione. Dovrei fare alcune premesse: l'attenzione determinata è diversa dall'attenzione in generale. Cioè intendo che l'attenzione ci viene rubata continuamente da tanti fenomeni. Il primo punto è quello di imparare gestire la propria!

Per addestrarsi a questo, occorre focalizzare l'attenzione. L'esempio classico è quello della luce di una torcia nel buio. Bisogna scegliere un fenomeno: un oggetto sensoriale, ad esempio un orologio, ma anche un suono o un sapore etc... quindi puntare decisamente l'attenzione su di esso. Adesso arriva il difficile: questa relazione deve durare nel tempo senza interferenze. Occorre cronometrare. Per raggiungere un livello di controllo magistrale è necessario che l'attenzione sia molto selettiva: non bisogna distrarsi! Se ad esempio abbiamo deciso di guardare le lancette dell'orologio, tutto il resto deve scomparire (come la torcia accesa nel buio...).

la nostra società non è strutturata per un simile esercizio, siamo abituati a passare velocemente da un oggetto all'altro, da una percezione all'altra.

Le difficoltà iniziali sono enormi. Non ti scoraggiare . Con molto impegno e lavoro, vedrai che i tempi aumentano, e sarai capace di concentrare l'attenzione per qualche minuto senza problemi. Senza interferenze di altre percezioni. Dovrai essere molto preciso/a. Se ti accorgi di aver distolto l'attenzione anche per una frazione di secondo, devi ricominciare...

Fatemi sapere? se riuscite a raggiungere venti minuti di fila... siete pronti per prestazioni paranormali
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Vecchio 27-02-2005, 19.23.03   #15
vitnicalt
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Percezione

Vi riporto alcuni passaggi di una lezione sul Tantra Yoga, a beneficio degli utenti del 3d ed anche per non divagare...http://www.verdeidea.org/modules.php...t icle&sid=52

Citazione:
Recuperare la percezione significa ritrovare quella rappresentazione che il nostro apparato sensoriale produceva alla coscienza quando questa era perfettamente integrata con l'ambiente dove si strutturò.

Quando un neonato impara a riconoscere la madre, struttura un idea fatta di percezioni, in lui si forma un immagine fatta di viso, di odore, di sapore, di carezze, di tutti gli altri elementi che compongono in lui quella presenza: è inevitabile che in essa egli identifichi il referente della propria vita. L'uomo deve rieducarsi alla purezza di quelle percezioni, deve vivere emotivamente il contatto e la sintonia con quanto gli è affine col solo desiderio della fusione e dell'esaltazione sensoriale; egli non deve fermarsi mai per codificare il percepito, non deve fermarsi mai.

Quindi perchè il cervello ritrovi l'antica capacità di produrre una visione puramente sensoriale, occorre che l'uomo si rieduchi a condizioni mentali semplici e alla capacità di non concettualizzare ma solo di sentire; ovviamente un sentire questo, non complementere dell'idea, ma generato solo dal dato elementare avvertito dalla coscienza in connessione con lo stimolo corporeo: pura intensità esaustiva di sè.

Il percepito non deve essere fissato in un significato o in un immagine, che diventerebbero dei fantasmi irreali: sarebbe rinunciare alla percezione in cambio del macabro ricordo.

Serve imparare a riconoscere il simile in un albero o in una pietra; mai illudersi di riconoscere: nulla è mai fermo, ogni istante viviamo la nostra metamorfosi. Quando non ci rendiamo conto della vita, del cambiamento, del tempo che passa, significa che siamo incantati su un fotogramma rappresentato alla nostra coscienza e non stiamo percependo; la nostra percezione è inibita, la nostra sessualità è spenta.
vitnicalt is offline  
Vecchio 28-02-2005, 11.02.49   #16
r.rubin
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Re: Re: van

Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag
……realtà, vividissima in tutta la sua importanza
…….qualsiasi minima cosa, presente in tutta la sua insostenibile grandezza
…….ero schiacciato dalla realtà.


Non ho capito, o meglio non ho saputo collocare nella mia comprensione, questa tua asserzione: - forse si è manifestata nella realtà un po della mia bassa autostima. Ma accetto l’asserzione e con lei, i miei limiti di comprensione.


la manifestazione della bassa autostima sarebbe stata, più che nella realtà, nel mio rapporto con questa: la sentivo di un'insostenibile grandezza appunto..
la realtà mi appariva come sistema,
indissolubilmente legata ogni cosa all'altra,
e ogni più piccola cosa aveva un importanza enorme,
ogni mio minimo movimento era una una questione fondamentale, sapevo che ogni parola avrebbe modificato il mondo circostante, ogni mia azione avrebbe comportato reazioni imprevedibili.. alla ricerca della miglior azione possibile, non mi sentivo mai abbastanza sicuro di me per agire.

ero semplicemente schiacciato in questa realtà.
un essere schiacciato piacevole, molto piacevole, ma anche inquietante.
ero osservatore, non mi riusciva altro che osservare.

e questo osservare aveva portato alla massima evidenza che la realtà era un sistema.
non ti dico i rapporti interpersonali.... normalmente ci si relaziona piuttosto istintivamente, non si fa caso all'"atmosfera emotiva" che si crea durante la relazione, il "clima emotivo" dello stare insieme.
in quel momento mi appariva invece incredibilmente evidente in tutte le minime variazioni, si scaldava raffreddava eccetera... e questo, abbastanza ovviamente, era il risultato dell'interazione: azione di qualcuno, reazione degli altri.
anche qui, associata alla sensibilità straordinaria di quei momenti, la sensazione di una responsabilità schiacciante.

nel momento di cui parlo, la quotidianità in cui vivevo, era guidata da una legge tremenda... avete presente the butterfly effect, una imprevedibile legge del caos se non sbaglio che dice più o meno "il battito d'ali di una farfalla a singapore può causare un'uragano in groenlandia".
è questa l'insostenibile grandezza del piccolo.

...ed effetivamente, a pensarci bene, la mia autostima era per forza bassa in questo caso...
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Vecchio 28-02-2005, 11.37.02   #17
VanLag
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Re: Re: Re: van

Citazione:
Messaggio originale inviato da r.rubin
...ed effetivamente, a pensarci bene, la mia autostima era per forza bassa in questo caso...
Bassa come quella di una farfalla che non sa che il suo battito di ali provocherà un uragano a Singapore......

Per curiosità, (se ne vuoi parlare), quanto è durato questo "momento" e ti è successo ancora o ti ri-succede?

VanLag is offline  
Vecchio 28-02-2005, 19.19.03   #18
r.rubin
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Per risponderti, devo sfilare dal mio album fotografico la foto di una serie, come vedi piuttosto lunga, di canne. Non l’ho messa sul tavolo prima perché non era indispensabile ai fini della discussione, anzi avrebbe potuto provocare un comodo depistamento cognitivo.. infatti avrebbe potuto spingere l’interlocutore al facile errore di dire: la causa di tutto l’episodio possiamo trovarla nella magica erba, mentre al contrario bisogna sottolineare che la qualità magica della pianta dipende dalle caratteristiche della singola persona, e quindi, in un certo senso, è la persona che causa gli effetti della pianta. Questo è dimostrato dalla straordinaria varietà di effetti riscontrati dal folto pubblico giamaicano, tanto che ognuno, per così dire, fuma da una canna che passata al vicino di cerchio attorno al fuoco, si trasforma in una canna totalmente diversa.
Un effetto che io riscontro sempre, ogni volta (sempre rara) che fumo (a diversi livelli), consiste proprio nella svanire di molti schemi interpretativi quotidianamente usati, che per così dire, vanno in fumo. Ma non succede a tutti, ho svolto un’apposita inchiesta. Alcuni non hanno nemmeno un potenziamento della sfera sensoriale.
Però vedi, quella volta è stata l’unica a stoppare il pensiero in quel modo. Altre volte è tutto un avvicendarsi di immagini.
La risposta quindi è: fino a quando vado a dormire.

Resta un fatto, forse difficile da capire, e anche questo è uno dei motivi per cui non avevo inserito la variabile cannabis: il fatto è che l’erba non ti da allucinazioni, quindi non sono stato fiondato in un mondo immaginario. Il mondo è sempre quello, sotto un’altra prospettiva, forse meno condizionata.
IN SPECIAL MODO, questa è una mia ipotesi che credo realistica, credo che la cannabis stacchi la spina il cui cavo va ad alimentare i pannelli di controllo della razionalità contagiata dall’abitudine, cioè stacchi la corrente al versante sinistro del cervello, logico e strumentale, a favore di quello destro, emotivo e personale così come è personale l’emozione. Favorisca cioè un contatto più intenso con la parte di se stessi più pura, meno contagiata dai condizionamenti e apprendimenti ricevuti.
E questa ipotesi, mai verificata con un esperto del settore, forse sarebbe confermata dal fatto che, fumando, la percezione dello spazio diventa più globale, meno analitica, sguardo panoramico, non ristretto su particolari visti in successione.

Evito di fumare il più possibile, ormai è una cosa più unica che rara.
Certi stati dell’essere esistono, e credo siano accessibili anche per altre vie.

Questo mi è confermato da altre esperienze, curiose, che credo segnalino che nella mia psiche, ad un livello più profondo rispetto a quello della banalità quotidiana che la ricopre, si trova una parte forse più autentica, una sorgente energetica, vitale.
L’episodio è questo: una notte, andato normalmente a dormire, e addormentatomi verso la mezzanotte, mi risvegliai improvvisamente verso le quattro, pieno di gioia, di entusiasmo, di vitalità, la mente lucidissima e velocissima nei suoi pensieri, come un meccanismo ben oliato (al contrario della normalità in cui sono abbastanza arrugginito), la percezione della stanza, aerea. Libertà, vita, entusiasmo, benessere.
Dopo aver passato un po’ di tempo a gustarmi questo straordinario vissuto, mi riassopii.

Ho una spiegazione anche per questo (ed è inerente al 3d), ma mi sto allungando

Ultima modifica di r.rubin : 28-02-2005 alle ore 19.22.55.
r.rubin is offline  
Vecchio 28-02-2005, 20.51.48   #19
VanLag
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Messaggio originale inviato da r.rubin
L’episodio è questo: una notte, andato normalmente a dormire, e addormentatomi verso la mezzanotte, mi risvegliai improvvisamente verso le quattro, pieno di gioia, di entusiasmo, di vitalità, la mente lucidissima e velocissima nei suoi pensieri, come un meccanismo ben oliato (al contrario della normalità in cui sono abbastanza arrugginito), la percezione della stanza, aerea. Libertà, vita, entusiasmo, benessere.
Dopo aver passato un po’ di tempo a gustarmi questo straordinario vissuto, mi riassopii.

Ho una spiegazione anche per questo (ed è inerente al 3d), ma mi sto allungando
Io l’ho provata da ragazzo, dopo avere letto molto in merito, anche appunto dell’allargamento delle percezioni, ma la prima volta mi ha messo solo una grande agitazione e sono stato più che altro male. Poi l’ho riprovata da grande ma niente di niente.
Allora ho chiesto al mio maestro e lui mi ha detto che non mi faceva niente perché sono stonato di mio. (E’ bello avere un maestro…. )

Oddio ma si potranno dire queste cose in forum? Cioè si potrà dire che ho un maestro?

Comunque tornando al 3d credo che se hai una spiegazione, inerente al 3d rispetto a quell’esperienza notturna la puoi dire, allungandoti.

VanLag is offline  

 



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