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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 15-10-2005, 11.42.44   #41
odissea
torna catalessi...
 
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Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
messaggio di lobelia
tagliarsi è un modo per fare uscire il dolore che si pensa di non poter consegnare a nessuno. Allo stesso tempo è un messaggio di speranza.



mi viene in mente un possibile parraleleismo con chi si buca per iniettarsi droga, e chi si taglia. due gesti autolesionistici, ma diametralmente opposti
bucarsi credo sia una gesto di chiusura estrema al mondo, la ricerca di un paradiso per se stessi.non si cerca di espellere il dolore, ma di "coprirlo", anzi si delega alla sostanza stupefacente il compito di farlo.

tagliarsi fa venire in mente anche a me l'immagine di questo dolore che esce, e quindi una speranza e una volontà (magari inconscia) di comunicare e di apertura.quindi si c'è autolesionismo, poca autostima, desiderio di soffrire....ma una valenza forse positiva che ha dentro sè una soluzione... è possibile, o sbaglio tutto?
odissea is offline  
Vecchio 15-10-2005, 15.33.16   #42
lobelia
Utente bannato
 
Data registrazione: 28-07-2005
Messaggi: 448
Citazione:
Messaggio originale inviato da Salin
Anni fa ho conosciuto in circostanze particolari un uomo che non solo provocava al suo corpo tagli e ferite, ma addirittura ingoiava con il pane pezzetti di lamette.
Era stato in una comunità di recupero, ma era fuggito.
Quando l'ho conosciuto io era in un carcere, ma sicuramente non era quello il posto idoneo per la sua guarigione...

Non ho certo inteso dire che l'autolesionismo si cura in carcere, dico solo che in carcere ci sono tantissime persone che praticano forme di autolesionismo anche grave e che molti di loro fuori di lì ed in condizioni di vita con una reale prospettiva, non lo farebbero. Non è certamente il caso della persona di cui parli.
Gli stranieri, ad esempio, all'interno della popolazione carceraria, sono ad altissimo rischio di autolesionismo. Molto più che gli italiani.
Da tempo è nata una ricerca nell'ambito psichiatrico - etnopsichiatria - che sta verificando quanto sia inopportuno applicare pedissequamente a certi comportamenti di persone provenienti da altre culture ed in certe condizioni di disagio in paesi diversi da quelli di origine, i protocolli di classificazione delle patologie a cui generealmente si attinge in psichiatria.
So per esempio che hanno smesso di fare test, diagnosi e si sono messi nella difficilissima posizione dell'ascolto del paziente.
Questo per dire che, tagliarsi, per uno straniero disperato di fronte al proprio progetto migratorio fallito, molte volte può essere solo ed esclusivamente un modo per esprimere il dolore di una reale impossibilità di comunicare e di essere ascoltato. E non una patologia.
Il perverso sistema carcerario in sè, l'isolamento, anche per un occidentale può costituire comunque un forte momento di impotenza comunicativa che, aggiunta ai guai della sua vita, può provocare forme di autolesionismo. Non dico sia un comportamento sano ed equilibrato, ma la patologia è altra cosa.
Sentirsi disperati, inascoltati, impotenti e tagliarsi.
A volte è la nostra mente che prende vie "malate" e pericolose per la nostra incolumità fisica e psichica, altre è una reazione disperata e dimostrativa, di fronte ad una realtà incomprensibile, inaccettabile ed immodificabile con i nostri abituali strumenti personali.
lobelia is offline  
Vecchio 22-01-2006, 10.17.11   #43
Guccia
ad maiora
 
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Data registrazione: 02-01-2005
Messaggi: 275
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Guccia is offline  

 



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