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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 19-07-2006, 08.08.39   #1
cannella
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Data registrazione: 21-09-2003
Messaggi: 611
Radici e appartenenza

Non ho mai avuto rimpianti per aver lasciato la mia città d'origine.

Se mi guardo indietro, la qualità della vita, i luoghi e il paesaggio sono migliorati di molto rispetto a quelli che ho lasciato; e tutto questo in relazione a piccole distanze: poche centinaia di chilometri.

Però mi chiedo a volte se "me la racconto", ovvero se in realtà non conti poi molto il paesaggio e il centro storico meta di tanti turisti rispetto alla cittadina nebbiosa che ho lasciato.

Per la prima volta dopo una quindicina di anni ammetto a me stessa che mi mancano tanti piccoli particolari, come istantanee: i "piumini" che invadevano le strade di campagna alla fine della scuola, i gradoni dei giardini davanti a casa, il ponte sul fiume, la nebbiolina che forma una scia bianca sui prati a settembre, la sera, le prospettive piatte dei campi, dove lo sguardo si perde per diversi chilometri, una luce particolare (perchè ogni luogo ha una luce diversa).

Senza contare gli amici, ma anche le persone che s'incontravano per strada, il medico, i vicini di casa.
Una mia amica sosteneva che ci sono due tipi persone: i pastori e i coltivatori.

I primi avrebbero ereditato i geni di chi, spinto dall'esigenza di trovare nuovi pascoli, si spostava senza rimpianti; i secondi, stanziali, non avrebbero mai lasciato la loro terra.

I pastori hanno il vantaggio del cambiamento, e forse sono dei curiosi...ma viaggiano soli.
I coltivatori forse sognano, ma riescono a rinforzare le loro radici e con queste la loro identità.
I pastori forse, dopo tanto vagare, sognano di tornare.

Ma esiste anche una specie di "scherzo mentale": le persone e i luoghi ricordati sono congelati in un tempo remoto e la delusione è da mettere in conto.

Credo ad esempio che alcune zone di campagna che percorrevo in moto ai tempi d'oro siano diventate zone industriali; la casa dove abitavo è stata trasformata in una palazzina di uffici; i compagni di scuola.. chissà se ci si riconoscerebbe?

La nebbia, quella credo che non sia scomparsa invece, e neppure le zanzare, che non rimpiango per nulla.

cannella is offline  
Vecchio 19-07-2006, 13.05.46   #2
acquario69
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Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
Re: Radici e appartenenza

Citazione:
Messaggio originale inviato da cannella
Non ho mai avuto rimpianti per aver lasciato la mia città d'origine.

Se mi guardo indietro, la qualità della vita, i luoghi e il paesaggio sono migliorati di molto rispetto a quelli che ho lasciato; e tutto questo in relazione a piccole distanze: poche centinaia di chilometri.

Però mi chiedo a volte se "me la racconto", ovvero se in realtà non conti poi molto il paesaggio e il centro storico meta di tanti turisti rispetto alla cittadina nebbiosa che ho lasciato.

Per la prima volta dopo una quindicina di anni ammetto a me stessa che mi mancano tanti piccoli particolari, come istantanee: i "piumini" che invadevano le strade di campagna alla fine della scuola, i gradoni dei giardini davanti a casa, il ponte sul fiume, la nebbiolina che forma una scia bianca sui prati a settembre, la sera, le prospettive piatte dei campi, dove lo sguardo si perde per diversi chilometri, una luce particolare (perchè ogni luogo ha una luce diversa).

Senza contare gli amici, ma anche le persone che s'incontravano per strada, il medico, i vicini di casa.
Una mia amica sosteneva che ci sono due tipi persone: i pastori e i coltivatori.

I primi avrebbero ereditato i geni di chi, spinto dall'esigenza di trovare nuovi pascoli, si spostava senza rimpianti; i secondi, stanziali, non avrebbero mai lasciato la loro terra.

I pastori hanno il vantaggio del cambiamento, e forse sono dei curiosi...ma viaggiano soli.
I coltivatori forse sognano, ma riescono a rinforzare le loro radici e con queste la loro identità.
I pastori forse, dopo tanto vagare, sognano di tornare.

Ma esiste anche una specie di "scherzo mentale": le persone e i luoghi ricordati sono congelati in un tempo remoto e la delusione è da mettere in conto.

Credo ad esempio che alcune zone di campagna che percorrevo in moto ai tempi d'oro siano diventate zone industriali; la casa dove abitavo è stata trasformata in una palazzina di uffici; i compagni di scuola.. chissà se ci si riconoscerebbe?

La nebbia, quella credo che non sia scomparsa invece, e neppure le zanzare, che non rimpiango per nulla.


a chi lo dici amico/a ....io mi sento talmente confuso dopo essere espatriato,altro che nebbia!
acquario69 is offline  
Vecchio 19-07-2006, 14.06.08   #3
hava
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Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
Dopo tanti anni che ho lasciato l'Italia sono piu' che mai conscia delle mie radici. L'altro mese sono stata per 2 settimane sul lago di Garda ed ho provata una tale affinita' con il paesaggio e le persone,che come mai prima mi sono sentita appagata e felice.
Non sono capace di specificare ed analizzare come lo fa Cannella, e' una sensazione che difficilmente potrei spiegare, ma che mi accompagna una vita, anche se non sempre ne sono conscia con la stessa intensita'.
hava is offline  
Vecchio 19-07-2006, 17.04.30   #4
Sirtaki
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Data registrazione: 14-09-2004
Messaggi: 203
anche io ho un forte legame con i luoghi che rappresentano le mie radici.
me lo sono spiegata con la voglia...quasi il bisogno di rivivere momenti passati, per quanto irripetibili.
Sirtaki is offline  
Vecchio 20-07-2006, 15.03.40   #5
tammy
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Data registrazione: 03-04-2002
Messaggi: 1,287
Smile Dear Cannella

Se fossi pastore sognerei di tornare.... se fossi coltivatore sognerei di andare......

Eppure ci ho provato. Ho resistito per circa quattro anni. La bellezza della regione, il clima, il mio orto, il mio giardino e gli animali non mi hanno cmq convinto a rimanerci. Sono tornata a "casa mia" dove vive la mia famiglia, l'edicolante mi saluta ogni mattina, la gente mi ferma per strada, ho i miei amici, il mio lavoro. Ci sono voluti altri quattro anni per riacquistare un pò di serenità e un'altro annetto per convincermi a muovermi da casa. Avevo la sensazione che se avessi lasciato ancora la mia casa, per un viaggio, uno spostamento, per più di un giorno non ci sarei più tornata e solo l'anno scorso ho ricominciato a girovagare. Leggendo il tuo bel post mi sono riaffiorati alla mente quegli anni e sento che fa ancora un pò male ricordarli. Ci vuole coraggio anche ad ammettere di aver fatto una scelta sbagliata, tornarsene sui propri passi e continuare a vivere.

tammy is offline  
Vecchio 21-07-2006, 07.29.02   #6
mark rutland
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Data registrazione: 27-01-2004
Messaggi: 343
Re: Dear Cannella

Citazione:
Messaggio originale inviato da tammy
Ci vuole coraggio anche ad ammettere di aver fatto una scelta sbagliata, tornarsene sui propri passi e continuare a vivere.


non è detto necessariamente che nel momento in cui si è presa quella decisione si stesse sbagliando; probabilmente era la scelta giusta in quel momento.
Il fatto che oggi non la si rifarebbe considerandola sbagliata è un giudizio a posteriori che poco toglie alla scelta in se e alla sua passata correttezza.

personalmente non mi pongo il problema; sto bene tanto in Italia quanto all'estero.
per natura non do molta confidenza ai vicini,non amo la gente 'appiccicosa' all'italiana e non ho un morboso culto familiare,mi piace mangiare anche al di là della dieta mediterranea,non cado in preda a crisi convulsive senza il caffè, non vado in giro con pacchi di pasta nella valigia, non cerco disperatamenteristoranti italiani anche al polo nord, mantengo dei buoni rapporti di lavoro ed amicizia anche con persone non italiane,non ho nostalgia della lingua.

Trovo anche a Boston l'edicolante che mi conosce e mi saluta dopo un po', a Sidney l'amica/o con cui fare quattro chiacchiere, a Wrexham lo scorcio della campagna gallese che mi piace senza necessariamente fare paragoni con la campagna italiana,a Borlange la serenità di stare a casa.

Credo molto dipenda anche da come ci si pone agli altri (connazionali o meno ),l'educazione con cui si rispetta il paese diverso dal proprio e cosa ci si aspetta da loro , nonchè quanta indipendenza si abbia nei confronti della famiglia di origine; per molti le tagliatelle come le fa la mamma sono un mito....comprese le camicie stirate.

Probabilmente sono un italiano atipico.
mark rutland is offline  
Vecchio 24-07-2006, 14.09.02   #7
tammy
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Messaggi: 1,287
Re: Re: Dear Cannella

Citazione:
Messaggio originale inviato da mark rutland

Credo molto dipenda anche da come ci si pone agli altri (connazionali o meno ),l'educazione con cui si rispetta il paese diverso dal proprio e cosa ci si aspetta da loro , nonchè quanta indipendenza si abbia nei confronti della famiglia di origine; per molti le tagliatelle come le fa la mamma sono un mito....comprese le camicie stirate.

Probabilmente sono un italiano atipico.

Condivido, cmq la famiglia di origine non è necessariamente mamma e papà, potrebbe essere benissimo "la casa" solo come punto di riferimento al quale fare ritorno, ogni tanto, dopo aver digerito la cena che ti propinano al fast food.


Dalla mia esperienza ho capito che non sono adatta ai cambiamenti radicali, o almeno non lo ero in quel momento, è chiaro che una scelta la si può definire sbagliata solo a posteriori e della quale conservi ancora un brutto ricordo; per ogni cosa, credo, vi sia anche un momento giusto e probabilmente non ho ponderato bene la nuova condizione in cui mi sarei trovata e persistere nel vivere male mi è sembrata la cosa più stupida di questo mondo.
Invidio, benevolmente, Cannella. Lei ha il coraggio, la voglia ed esperienza diversa dalla mia, di rimanere, ed io ho trovato il coraggio di ritornare. Mai dire mai nella vita....chissà potrei andare a vivere al Polo Nord e starci benissimo.
tammy is offline  
Vecchio 25-07-2006, 01.24.48   #8
cannella
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Messaggi: 611
Re: Re: Re: Dear Cannella

Citazione:
Messaggio originale inviato da tammy
Condivido, cmq la famiglia di origine non è necessariamente mamma e papà, potrebbe essere benissimo "la casa" solo come punto di riferimento al quale fare ritorno, ogni tanto, dopo aver digerito la cena che ti propinano al fast food.


Sono d'accordo, credo che la nostalgia sia relativa a un racconto.
La storia che ci lasciamo alle spalle ogni giorno, con un trasferimento diventa un prima e dopo più evidente.
Non credo abbia a che fare con le abitudini consolidate, o almeno a queste si può ovviare.
Ma è faticoso ricominciare una storia e una mappatura mentale da spiegarsi e da spiegare a chi dipende da te.
Si può fare, ma è evidente che ne deve valer la pena e credo che abbia a che fare prevalentemente con i rapporti nuovi con altre persone.

cannella is offline  

 



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