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Vecchio 20-04-2007, 20.57.56   #1
individuo
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" Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Come lo interpretate?

Con parole vostre, grazie.
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Vecchio 21-04-2007, 03.08.58   #2
Flow
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Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

La conoscenza e' il problema e la soluzione
la conoscenza conosce se stessa in quanto male da risolvere

Il male e' il problema e anche la soluzione

Quello che stiamo diventando e' un problema, ma anche la soluzione

Soluzione non significa cercare una via d'uscita
Soluzione deriva da solvere che significa sciogliere.. il problema si scioglie

Quello che "stiamo diventando" e' l'annientamento di tutto cio' che NON SIAMO
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Vecchio 21-04-2007, 07.37.53   #3
paperapersa
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Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Citazione:
Originalmente inviato da individuo
Come lo interpretate?

Con parole vostre, grazie.

Ma dove lo hai letto????
Non opporsi è diverso dal non resistere!
Io comnunque e sempre lo interpreto in maniera psicologica.
Se tu hai una parte di te che preme e vuole ascolto e tu pensi che "sia
un male" , è provato che più ti accanisci contro, che più la reprimi,
più essa scoppierà con tutto il suo furore!
I tempi di oggi in cui sta esplodendo tutto l'eros represso da un obbligo
e non da una scelta da parte dei preti ne è una prova lampante.
Conoscere tutte le nostre parti, gli istinti, i sentimenti e le emozioni,(compresa la rabbia e tutte quelle emozioni che consideriamo negative)
e riuscire ad esaudirle direzionandole da un centro piuttosto che reprimerle
o lasciare che si esprimano senza controllo è il lavoro che ci viene consigliato.
Nel momento in cui comprendi ad esempio che provi rabbia puoi usare
delle tecniche per esprimerla, senza opporti ad essa e senza dirigerla
nè verso la persona per la quale la provi, nè verso te stesso e quindi evitando di danneggiare entrambi. Assagioli suggerisce di: mordere un cuscino e prenderlo a calci e pugni, gridare, scrivere una lettera in cui tiri fuori il peggio di te e poi bruciarla, tutte tecniche che ti aiutano e che sono sicuramente catartiche.
paperapersa is offline  
Vecchio 21-04-2007, 10.23.00   #4
paolo di abramo
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Messaggi: 162
Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

forse resistere al male significa perdere quella felicità caratteristica di chi è in pace dentro di se.
paolo di abramo is offline  
Vecchio 21-04-2007, 12.41.23   #5
individuo
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Messaggi: 184
Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Citazione:
Originalmente inviato da paperapersa
Ma dove lo hai letto????



"Non resistete al male" (Matteo, 5:39)
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Vecchio 21-04-2007, 13.52.25   #6
Elijah
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Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Citazione:
Originalmente inviato da individuo
Con parole vostre...

L'idioma con cui parlo non mi appartiene... Come farò dunque a esprimere qualcosa, se non con una lingua che non è mia, ma mi è stata fatta imparare da altri? Potrò forse dire che sono io a parlare, come mie parole?
Sì?! Ma come?

Potrò forse cercare di parlare con "parole create da me"? Ma se lo faccio seriamente, se utilizzo un'idoma estreneo a tutti, chi è che mi capirebbe? Nessuno.

Ecco dunque che quanto viene richiesto non appare molto...

Ma vabbè.

(Credi che con le idee che uno ha vale un altro discorso? Esiste un'idea che è nostra, mia, tua, ecc.?)

Osservando il contesto in cui Gesù il Nazareno afferma quelle parole (Matteo 5:38-48), faccio le seguenti osservazioni:

Non resistete al male con altro male - questa è l'idea base.
Ma resistete al male con il bene, l'Amore e la Verità - questa è però una prerogativa solo dei coraggiosi. Chi è debole, non è adatto alla non-violenza, e anzi, è meglio per un debole essere violento, che "subire" senza reagire in modo violento.

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.
(Paolo di Tarso in Romani 12:21)

Sull'importanza che la non-violenza venga praticata da persone coraggiose e non deboli, si legga e ci si informi su quanto disse il Mahatma Gandhi.

Se qualcuno mi uccidesse e io morissi con la preghiera per il mio assassino sulle labbra, e il ricordo di Dio e la coscienza della Sua viva presenza nel santuario del mio cuore, solo allora si potrebbe dire di me che avrei avuto la non-violenza del coraggioso.
(Mahatma Gandhi, The Last Phase, vol. II, p. 327)

[La non-violenza del coraggioso è per Gandhi un'intima convinzione, una resistenza bella e buona alla violenza, ma non-violenta; mentre la non-violenza del debole è quella non-violenza che si pratica perché non si è in grado o abbastanza forti - o troppo codardi - per rispondere con la violenza, ma in cosa ci fossero i mezzi e le possibilità, allora lo si farebbe. Inutile dire che Gandhi preferira i violenti rispetto ai deboli. Per lui i violenti avevano infatti ancora una qualche chance di diventare non-violenti, mentre per i deboli...].

Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante più di dodici legioni d'angeli (in mio soccorso)?
(Gesù in Matteo 26:53)

Ma no... Io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me.
(Gesù in Giovanni 10:17-18)

Non risponderò al Male con altro Male, ma con il Bene. Ama il tuo prossimo come te stesso.

È mia ferma credenza che sia l'Amore a sostenere la Terra. C'è vita solo dove c'è Amore. Vita senza Amore significa morte. L'Amore è il rovescio della medaglia di cui l'altra faccia è la Verità.
(Gandhi, 23.10.1924, Young India)

Namasté, Namasté, Shalom.
Elijah is offline  
Vecchio 21-04-2007, 15.57.04   #7
hetman
Credente Bahá'í
 
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Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Citazione:
Originalmente inviato da individuo
"Non resistete al male" (Matteo, 5:39)

Credo Tu abbia fatto un errore di trascrizione.

Ha ragione Papera:

(Nuova Riveduta)
Matteo 5:39 Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra

(Nuova Diodati)
Matteo 5:39 Ma io vi dico: Non resistere al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra

C'è grossa differenza tra "Malvagio" e "Male". Malvagio è persona, nostro simile e prossimo; Male è l'azione, l'insieme delle azioni malvagie.

Diciamo con parole nostre: NON VENDICARSI, non contrapporre errore ad errore. Estremizzando NON DIFENDERSI alla Gandhi, sopportare il dolore.
Se ci riferiamo al malvagio, nostro simile o prossimo, non reagire nello stesso modo; se invece ci riferiamo al male in generale allora bisogna rifiutarlo ed allontanarsene.
hetman is offline  
Vecchio 21-04-2007, 16.35.32   #8
Yam
Sii cio' che Sei....
 
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Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Citazione:
Originalmente inviato da paperapersa
Assagioli suggerisce di: mordere un cuscino e prenderlo a calci e pugni, gridare, scrivere una lettera in cui tiri fuori il peggio di te e poi bruciarla, tutte tecniche che ti aiutano e che sono sicuramente catartiche.

Quando il male mi ha assalito, sotto forma di dolore fisico che si e' complicato in dolore psicologico (panico), resistevo. Facevo come dice Assagioli.
Poi mi ricordai delle parole di Goenka, maestro di vipassana che soffriva di terribili emicranie che invitava a non resistere al male, ad accettarlo, accoglierlo, ad arrendersi. Da allora sono passati molti anni e ho avuto occasione di approfondire ancora questa semplice e profonda verita'.
Le mie emicranie aumentavano se io mi agitavo, se mi arrabbiavo e diventavo tutto duro fisicamente, teso...
Se io mi rilassavo, accettavo, accoglievo l'emicrania piano, piano se ne andava lasciandomi in un oceano di pace e silenzio e a volte vera e propria estasi (presumo per la sovraproduzione di endorfine).
Anni dopo ebbi problemi con una spalla, una lussazione recidivante. Ogni volta che la spalla usciva fuori faceva un male boia. Il dolore mi faceva diventare tutto rigido e i muscoli erano contratti. Questo impediva alla spalla di rientrare spontaneamente nella sua sede e si doveva intervenire farmacologicamente (miorilassanti o tranquillanti piu' antidolorifici o morfinoidi) e con le manovre apposite per farla rientrare. Dopo un po' imparai anche qui a rilassarmi, a non resistere, ad accettare ed accogliere.
Mi sedevo e aspettavo. Dopo un po' di tempo la spalla rientrava da sola. (ora me l'hanno messa a posto chirurgicamente)

Questi sono solo degli esempi validi sia per il dolore fisico che quello psichico.
La pura testimonianza del dolore e' quello che Elijah individua nel bene.
Cio' che sto dicendo vale anche per il male psicologico, per il male che viene dall'esterno, per le aggressioni che subiamo (che non significa farsi uccidere...ma non reagire psicologicamente con altro male, con altra aggressivita'...cioe' posso anche combattere ma libero dalle emozioni perturbatrici..come nelle arti marziali..).
Quel bene e' il nostro vero Se'.
Non si tratta di sforzarsi di fare del bene, questo sarebbe ipocrita, come e' ipocrita porgere l'altra guancia sentendosi offesi.....porgere l'altra guancia significa essere fermi e stabili nel nostro vero Se', nel nostro pacifico centro...che non si offende di fronte ad una aggressione. Saldo e stabile come una montagna, fiero e nobile...il Se' prova compassione per uno stato di coscienza inferiore. La stupidita' non e' una sua qualita'.
Faccio un esempio pratico per principianti.
Se nel forum qualcuno mi fa arrabbiare non rispondo in preda alla rabbia scrivendo in preda a quella emozione. Non rispondo perche' riconosco il mio falso se in azione, quella parte di noi che riconosce il falso se e' il vero Se' o consapevolezza. Non e' che ci sono due se, ache se noi abbiamo quell'impressione, e' solo che ci identifichiamo con la manifestazione esterna dell'energia del Se' (i fenomeni).
Il mio vero Se' e' pacifico, non gli sale mai il sangue alla testa e dimora stabilmente nel cuore, in quel particolare sentire del cuore. Non ci sono pensieri qui, e' un sentire pre-discorsivo. Questo e' Yoga, e' l'unione con il Se'.
Normalmente siamo identificati con i fenomeni esterni, con il mondo fenomenico in cui c'e' anche il cosiddetto male.

Non reagire ad un dolore psicologico significa non caricarlo con infinite catene di pensieri. Quando quel dolore ci attanaglia vediamo solo i pensieri nella nostra testa, pensieri che girano attorno a quel dolore e poi altri pensieri, immagini, ricordi. Possiamo tornare alla realta', quella non e' la realta'!
Allora, e' bene farlo sin da ora, quando stiamo bene, si puo' imparare ad ascoltare e vedere la vita intorno a noi.
Se camminiamo per strada possiamo accorgerci di tutto quello che c'e'.
Di solito la gente cammina per strada parlando tra se e se, e se lo fa ad alta voce pensiamo che siano pazzi, in realta' lo fanno tutti...di aprlare tra se e se cioe' sono presi dai loro pensieri. Tutti sono pazzi in un certo senso.
C'e' del pensiero di troppo, si puo' imparare a togliere quel velo di pensieri inutili e meccanici che offuscano la nostra vera vista che e' interiore.


Tolto il male da dentro di noi possiamo pensare seriamente al male fuori di noi divenendo testimonianza vivente di un'altra dimensione di Coscienza.
Qui le virtu sono caratteristiche spontanee del Se' non sono cercate come ideali a cui tendere, ma si manifestano spontaneamente.
Boh, non so bene cosa ho detto.
Yam is offline  
Vecchio 21-04-2007, 16.41.36   #9
Noor
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Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Il male nasconde sempre un Bene più grande,che lo contiene.
Arrendersi al male ,accettarlo è essere Uno con quel Bene.
Questo il senso,secondo me.
Noor is offline  
Vecchio 21-04-2007, 19.35.00   #10
paperapersa
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Riferimento: " Non resistete al male ": cosa intendeva Gesù con queste parole?

Citazione:
Originalmente inviato da Yam
Quando il male mi ha assalito, sotto forma di dolore fisico che si e' complicato in dolore psicologico (panico), resistevo. Facevo come dice Assagioli.
Poi mi ricordai delle parole di Goenka, maestro di vipassana che soffriva di terribili emicranie che invitava a non resistere al male, ad accettarlo, accoglierlo, ad arrendersi. Da allora sono passati molti anni e ho avuto occasione di approfondire ancora questa semplice e profonda verita'.
Le mie emicranie aumentavano se io mi agitavo, se mi arrabbiavo e diventavo tutto duro fisicamente, teso...
Se io mi rilassavo, accettavo, accoglievo l'emicrania piano, piano se ne andava lasciandomi in un oceano di pace e silenzio e a volte vera e propria estasi (presumo per la sovraproduzione di endorfine).
Anni dopo ebbi problemi con una spalla, una lussazione recidivante. Ogni volta che la spalla usciva fuori faceva un male boia. Il dolore mi faceva diventare tutto rigido e i muscoli erano contratti. Questo impediva alla spalla di rientrare spontaneamente nella sua sede e si doveva intervenire farmacologicamente (miorilassanti o tranquillanti piu' antidolorifici o morfinoidi) e con le manovre apposite per farla rientrare. Dopo un po' imparai anche qui a rilassarmi, a non resistere, ad accettare ed accogliere.
Mi sedevo e aspettavo. Dopo un po' di tempo la spalla rientrava da sola. (ora me l'hanno messa a posto chirurgicamente)

Questi sono solo degli esempi validi sia per il dolore fisico che quello psichico.
La pura testimonianza del dolore e' quello che Elijah individua nel bene.
Cio' che sto dicendo vale anche per il male psicologico, per il male che viene dall'esterno, per le aggressioni che subiamo (che non significa farsi uccidere...ma non reagire psicologicamente con altro male, con altra aggressivita'...cioe' posso anche combattere ma libero dalle emozioni perturbatrici..come nelle arti marziali..).
Quel bene e' il nostro vero Se'.
Non si tratta di sforzarsi di fare del bene, questo sarebbe ipocrita, come e' ipocrita porgere l'altra guancia sentendosi offesi.....porgere l'altra guancia significa essere fermi e stabili nel nostro vero Se', nel nostro pacifico centro...che non si offende di fronte ad una aggressione. Saldo e stabile come una montagna, fiero e nobile...il Se' prova compassione per uno stato di coscienza inferiore. La stupidita' non e' una sua qualita'.
Faccio un esempio pratico per principianti.
Se nel forum qualcuno mi fa arrabbiare non rispondo in preda alla rabbia scrivendo in preda a quella emozione. Non rispondo perche' riconosco il mio falso se in azione, quella parte di noi che riconosce il falso se e' il vero Se' o consapevolezza. Non e' che ci sono due se, ache se noi abbiamo quell'impressione, e' solo che ci identifichiamo con la manifestazione esterna dell'energia del Se' (i fenomeni).
Il mio vero Se' e' pacifico, non gli sale mai il sangue alla testa e dimora stabilmente nel cuore, in quel particolare sentire del cuore. Non ci sono pensieri qui, e' un sentire pre-discorsivo. Questo e' Yoga, e' l'unione con il Se'.
Normalmente siamo identificati con i fenomeni esterni, con il mondo fenomenico in cui c'e' anche il cosiddetto male.

Non reagire ad un dolore psicologico significa non caricarlo con infinite catene di pensieri. Quando quel dolore ci attanaglia vediamo solo i pensieri nella nostra testa, pensieri che girano attorno a quel dolore e poi altri pensieri, immagini, ricordi. Possiamo tornare alla realta', quella non e' la realta'!
Allora, e' bene farlo sin da ora, quando stiamo bene, si puo' imparare ad ascoltare e vedere la vita intorno a noi.
Se camminiamo per strada possiamo accorgerci di tutto quello che c'e'.
Di solito la gente cammina per strada parlando tra se e se, e se lo fa ad alta voce pensiamo che siano pazzi, in realta' lo fanno tutti...di aprlare tra se e se cioe' sono presi dai loro pensieri. Tutti sono pazzi in un certo senso.
C'e' del pensiero di troppo, si puo' imparare a togliere quel velo di pensieri inutili e meccanici che offuscano la nostra vera vista che e' interiore.


Tolto il male da dentro di noi possiamo pensare seriamente al male fuori di noi divenendo testimonianza vivente di un'altra dimensione di Coscienza.
Qui le virtu sono caratteristiche spontanee del Se' non sono cercate come ideali a cui tendere, ma si manifestano spontaneamente.
Boh, non so bene cosa ho detto.
sai cosa hai detto? finalmente qualcosa di semplice! e siccome Dio è semplice, qualcosa di profondamente divino!
Il problema mio è un pò differente! a volte credo che l'altro che mi sta di fronte non si offenda,non si arrabbi, abbia dell'autoironia e invece.......
mi ritrovo a pentirmi di avere usato un tono che è stato percepito come
"offensivo", delle parole che sono risultate "irriverenti", un sorriso che viene percepito come derisione.... e qui cominciano le domande! era meglio tacere?, defilarsi, ascoltare anche le banalità più ovvie come se fossero le
invenzioni del secolo? oppure la persona che mi era di fronte non essendo sulla
mia lunghezza d'onda non potevas che reagire così? e lo avrebbe fatto con chiunque essendo un suo problema?
Quanto al panico o alle paure Assagioli pure invita a riconoscerle, accoglierle
comprenderle e se non sono più utili accomiatarsi dalle stesse. In fondo la paura è un istinto primordiale che ci è servito nel corso dellìevoluzione
e che come frutto spirituale si trasforma in saggia prudenza.
paperapersa is offline  

 



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