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Vecchio 31-07-2007, 15.48.38   #1
Yam
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Chitta Viksepa (Turbamenti ed ostacoli nello Yoga tradizionale)- lettura

(..secondo lo Yoga tradizionale ossia quello che ha come testi di riferimento della tradizione: Hathayogapradipika, Yogasutra di Patanjali, Shivasamhita e Gheranda Samhita)

Chitta Viksepa (Turbamenti ed ostacoli)

I turbamenti e gli ostacoli che rendono difficoltosa all'aspirante la pratica dello Yoga sono:
1. Vyadhi - alterazione dell'equilibrio fisico.
2. Styàna - debolezza o mancanza di disposizione mentale per il lavoro.
3. Sarhsaya - dubbio o indecisione.
4. Pramada - indifferenza o insensibilità.
5. Àlasya- torpore.
6. Avirati - sensualità, il risveglio del desiderio quando la mente è posseduta da obiettivi sensoriali.
7. Bhranti Darsana - falsa e debole percezione, o illusione.
8. Alabdha Bhùmikatva - impossibilità di raggiungere la concentrazione o la continuità del pensiero così da non vedere più la realtà.
9. Anavasthitattva - instabilità nel proseguire nella concentrazione che è stata raggiunta dopo una lunga pratica.
Si possono elencare altri quattro turbamenti: 1. duhkha - dolore o infelicità; 2. daurmanasya - disperazione; 3. angamejayatva - instabilità del corpo; 4. svasa-prasvasa - respiro irregolare.

Vyàdhi. E bene notare che il vero primo ostacolo è la cattiva salute o la malattia. Per lo yogi il corpo è il principale mezzo per raggiungere i suoi scopi. Se il veicolo si rompe, il viaggiatore non può andare lontano; se il corpo è rovinato dalla cattiva salute, un uomo può ottenere ben pochi successi nella vita. La salute fisica è importante per lo sviluppi) mentali poiché normalmente la mente funziona attraverso il sistema nervoso. Quando il corpo è malato o il sistema nervoso è affetto da una malattia, la mente diviene inquieta o triste ed inerte, e la concentrazione o la meditazione diventano im­possibili.

Styana: Una persona che soffra di debolezza non ha scopo, né un cammino da seguire e nessun entusiasmo. La sua mente e il suo intelletto) divengono tristi a causa dell'inattività e le loro facoltà si affievoliscono. Un flusso costante mantiene puro un corso d'acqua montano, ma l'acqua in un fossato ristagna, e niente di buono vi cresce.

Samsaya. L'insensato, lo sleale e il dubbioso si autodistruggono. Come possono infatti godere questo mondo o il prossimo o provare qualche piacere? Il cercatore dovrebbe avere fede in se stesso e nel suo maestro, dovrebbe essere certo che Dio è sempre al suo fianco e che nessun male può raggiungerlo. Come la fede nasce nel cuore ed allontana la lussuria, la cattiva volontà, la pigrizia mentale, l'orgoglio spirituale e il dubbio, così il cuore liberato da questi ostacoli diviene sereno e tranquillo.

Pramàda: Colui che è affetto da pramada è pieno di presunzione, manca di qualsiasi umiltà, e si crede l'unico depositario della saggezza; senza dubbio sa che cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma persiste nella sua indifferenza per il giusto e sceglie ciò che è piacevole. Per soddisfare la sue passioni egoistiche e i sogni di gloria personale, il presuntuoso, deliberatamente e senza scrupolo, sacrificherà chiunque si trovi sulla sua strada. Tale persona è cieca di fronte alla gloria di Dio e sorda alle Sue parole.

Àlasya: Per superare l'ostacolo della pigrizia, è necessario un instancabile entusiasmo (virya). L'atteggiamento dell'aspirante è come quello di un amante sempre desideroso d'incontrare l'amata ma che non si lascia tradire dalla disperazione. La speranza dovrebbe essere il suo scudo ed il coraggio la sua spada; dovrebbe essere libero dall'odio e dalla disperazione e con fede ed entusiasmo, dovrebbe vincere l'inerzia del corpo e dell'anima.
[continua]

Ultima modifica di Yam : 31-07-2007 alle ore 16.31.20.
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Vecchio 31-07-2007, 16.30.30   #2
Yam
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Riferimento: Chitta Viksepa (Turbamenti ed ostacoli nello Yoga tradizionale)- lettura

Avirati: E' il bruciante desiderio per gli oggetti dei sensi, difficile da dominare, che risorge in coloro che l'avevano controllato. Senza essere attaccato a tali oggetti, lo yogi impara a goderne con l'aiuto dei sensi che egli controlla totalmente. Con la pratica del pratyahara (ritiro dei sensi) conquista la libertà dalla schiavitù sensoriale e l'emancipazione dal desiderio giungendo così alla tranquillità intcriore.

Bhrantì Darsana: Una persona tormentata da false credenze soffre per le delusioni e crede di essere la sola ad aver visto la vera Luce. Ha un intelletto potente, ma manca di umiltà e finge di essere saggia. Vivendo in compagnia di grandi anime, e tramite la loro guida, inizia a percorrere la giusta via e vince la propria debolezza.

Alabdha Bhumikatva: Come uno scalatore non riesce a raggiungere la vetta per la mancanza di vigore, così anche la persona che non può superare l'incapacità di concentrarsi è incapace di investigare la realtà. Potrebbe aver avuto barlumi di realtà, ma non riesce a vederla chiaramente; è come un musicista che ha sentito una musica divina in sogno, ma che è incapace di ricordarla nei momenti in cui è sveglio e non riesce a ripetere il sogno.

Anavasthitattva: Colui che, giunto con duro lavoro in vista della realtà, felice ed orgoglioso dei suoi risultati, diventa indolente nella pratica (sadhana), si dice affetto da Anavasthitattva; possiede purezza e un gran potere di concentrazione ed è giunto agli ultimi ostacoli della sua ricerca. Anche in quest'ultimo stadio è essenziale un continuo sforzo; lo yogi deve proseguire il cammino con infinita pazienza e determinata perseveranza e non deve mai mostrare debolezza, che potrebbe ostacolare il suo progresso nel cammino verso la percezione di Dio. Deve attendere che la grazia divina scenda in lui. Nel Kathopanisad è scritto: «II Sé non può essere raggiunto con lo studio e l'istruzione, né con sagacia d'intelletto, né con il molto sapere, ma soltanto da colui che Lo desidera, da colui che Egli sceglie. In verità a questo qualcuno il Sé rivela il suo vero essere».
Per superare questi ostacoli e per conquistare la felicità pura, Patanjali suggerì diversi rimedi: il migliore consiste nella quadrilogia di maitri (amore), karuna (compassione), mudita (gioia) e upeksa (equanimita').
Maitri non esprime soltanto amore, ma implica anche un senso di unione con l'oggetto stesso dell'amore (atmiyata). È questo senso di unione che fa provare ad una madre un'intensa felicità per il successo dei suoi bambini. Patanjali raccomanda maitri per raggiungere sukha (felicità o virtù). Lo yogi coltiva maitri e atmiyata per ottenere il bene o cambiare i nemici in amici; in tal modo rimane estraneo ad ogni malizia.
Karuna non è semplicemente mostrare pietà o compassione e versare lacrime per l'infelicità (duhkha) degli altri: è piuttosto compassione seguita da un agire devoto diretto ad alleviare l'infelicità degli afflitti. Lo yogi impiega tutte le sue risorse fisiche, economiche, mentali o morali per alleviare il dolore e le sofferenze degli altri. Divide la sua forza con i deboli affinchè essi diventino forti, il proprio coraggio con coloro che sono timidi perché diventino coraggiosi. Rifiuta la massima della sopravvivenza del più forte, ma rende il debole abbastanza forte per sopravvivere. Diventa un rifugio per uno e per tutti.
Mudita è la sensazione di gioia per il successo (punya) conseguito da un altro, anche se rivale. Attraverso mudita, lo yogi salva se stesso dalle passioni violente, non mostrando ira, odio o gelosia per chi ha raggiunto lo scopo che egli stesso non è stato capace di raggiungere.
Upeksa non è soltanto la sensazione di sdegno o disprezzo per la persona che è caduta nel vizio (apunya) o il senso di indifferenza o di superiorilà verso di lui; è piuttosto un esame di coscienza approfondito, diretto a scoprire come comportarsi qualora ci si trovasse a dover affrontare le stesse ten­tazioni. È anche un esame per vedere fino a che punto si è responsabili dello stato nel quale lo sfortunato è caduto e quindi il tentativo di portarlo sulla giusta via. Lo yogi capisce gli errori degli altri guardandoli e studiandoli. Questo studio di se stesso gli insegna ad essere caritatevole con tutti.
Il significato più profondo del quadruplo rimedio di maitri, karuna, mudita e upeksa non può essere capito da un'anima inquieta. L'esperienza mi ha portato a concludere che per un uomo o una donna normali, in qualsìasi comunità del mondo, la strada per ottenere una mente serena è seguire con fermo proponimento di ben apprendere due degli otto stadi dello Yoga accennati da Patanjali, cioè asana e prànayama.
La mente (manas) e il respiro (prana) sono intimamente uniti e l'attività o l'inattività dell'una influisce sull'altro. Perciò Patanjàlì raccomandò prànayama (controllo ritmico del respiro) per ottenere l'equilibrio mentale e la pace interiore.

B.K.S. Iyengar (Teoria e pratica dello Yoga - Ed. Mediterranee)
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Vecchio 01-08-2007, 16.49.36   #3
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Riferimento: Chitta Viksepa (Turbamenti ed ostacoli nello Yoga tradizionale)- lettura

Citazione:
Originalmente inviato da Yam
(..secondo lo Yoga tradizionale ossia quello che ha come testi di riferimento della tradizione: Hathayogapradipika, Yogasutra di Patanjali, Shivasamhita e Gheranda Samhita)

Chitta Viksepa (Turbamenti ed ostacoli)

I turbamenti e gli ostacoli che rendono difficoltosa all'aspirante la pratica dello Yoga sono:
1. Vyadhi - alterazione dell'equilibrio fisico.
2. Styàna - debolezza o mancanza di disposizione mentale per il lavoro.
3. Sarhsaya - dubbio o indecisione.
4. Pramada - indifferenza o insensibilità.
5. Àlasya- torpore.
6. Avirati - sensualità, il risveglio del desiderio quando la mente è posseduta da obiettivi sensoriali.
7. Bhranti Darsana - falsa e debole percezione, o illusione.
8. Alabdha Bhùmikatva - impossibilità di raggiungere la concentrazione o la continuità del pensiero così da non vedere più la realtà.
9. Anavasthitattva - instabilità nel proseguire nella concentrazione che è stata raggiunta dopo una lunga pratica.
Si possono elencare altri quattro turbamenti: 1. duhkha - dolore o infelicità; 2. daurmanasya - disperazione; 3. angamejayatva - instabilità del corpo; 4. svasa-prasvasa - respiro irregolare.

Vyàdhi. E bene notare che il vero primo ostacolo è la cattiva salute o la malattia. Per lo yogi il corpo è il principale mezzo per raggiungere i suoi scopi. Se il veicolo si rompe, il viaggiatore non può andare lontano; se il corpo è rovinato dalla cattiva salute, un uomo può ottenere ben pochi successi nella vita. La salute fisica è importante per lo sviluppi) mentali poiché normalmente la mente funziona attraverso il sistema nervoso. Quando il corpo è malato o il sistema nervoso è affetto da una malattia, la mente diviene inquieta o triste ed inerte, e la concentrazione o la meditazione diventano im­possibili.

Styana: Una persona che soffra di debolezza non ha scopo, né un cammino da seguire e nessun entusiasmo. La sua mente e il suo intelletto) divengono tristi a causa dell'inattività e le loro facoltà si affievoliscono. Un flusso costante mantiene puro un corso d'acqua montano, ma l'acqua in un fossato ristagna, e niente di buono vi cresce.

Samsaya. L'insensato, lo sleale e il dubbioso si autodistruggono. Come possono infatti godere questo mondo o il prossimo o provare qualche piacere? Il cercatore dovrebbe avere fede in se stesso e nel suo maestro, dovrebbe essere certo che Dio è sempre al suo fianco e che nessun male può raggiungerlo. Come la fede nasce nel cuore ed allontana la lussuria, la cattiva volontà, la pigrizia mentale, l'orgoglio spirituale e il dubbio, così il cuore liberato da questi ostacoli diviene sereno e tranquillo.

Pramàda: Colui che è affetto da pramada è pieno di presunzione, manca di qualsiasi umiltà, e si crede l'unico depositario della saggezza; senza dubbio sa che cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma persiste nella sua indifferenza per il giusto e sceglie ciò che è piacevole. Per soddisfare la sue passioni egoistiche e i sogni di gloria personale, il presuntuoso, deliberatamente e senza scrupolo, sacrificherà chiunque si trovi sulla sua strada. Tale persona è cieca di fronte alla gloria di Dio e sorda alle Sue parole.

Àlasya: Per superare l'ostacolo della pigrizia, è necessario un instancabile entusiasmo (virya). L'atteggiamento dell'aspirante è come quello di un amante sempre desideroso d'incontrare l'amata ma che non si lascia tradire dalla disperazione. La speranza dovrebbe essere il suo scudo ed il coraggio la sua spada; dovrebbe essere libero dall'odio e dalla disperazione e con fede ed entusiasmo, dovrebbe vincere l'inerzia del corpo e dell'anima.
[continua]

Perfettamente in sintonia con il percorso spirituale, non conosco lo yoga, ma immaginavo fosse così. Per fortuna è solo una pratica spirituale altrimenti molti sarebbero tagliatifuori io per il Vyadhi La Spiritualità invece è una via che tutti possono percorrere. Comunque molto bello e interessante da leggere
crepuscolo is offline  
Vecchio 01-08-2007, 17.27.41   #4
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Riferimento: Chitta Viksepa (Turbamenti ed ostacoli nello Yoga tradizionale)- lettura

Si prende la salute che si ha, certo se il corpo e' in difficolta' gia' dalla nascita o in conseguenza di una malattia se ne ha comunque cura nel modo migliore possibile.
Yam is offline  

 



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