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Vecchio 18-02-2005, 21.23.49   #71
fallible
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TOUCHE'!
fallible is offline  
Vecchio 19-02-2005, 15.24.47   #72
gyta
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Re: Umiltà facile a dirsi ma attuarla (sIgh!)

Citazione:
Messaggio originale inviato da fallible
.. oggi, nel solito parco (lavoro lavoro...oggi sono di riposo dalla notte) ho iniziato a leggere (introduzione, rinuncia ,ricerca) il libro di Karen Armostrong "Buddha un vita" che tratta appunto della vita di Siddhatta Gotama..

"Che la Forza sia con voi"

Che la Forza sia con te!
Mah.. io ho una mia personale concezione di alcune cose..
esempio.. perché mai leggere l'introduzione critica ad un quadro
quando posso assaporarne direttamente l'espressione
portando i di miei occhi,
ed il di mio corpo alla mostra del suddetto..?
Perché mai leggere la filosofia delle religioni,
il manuale d'uso dell'illuminazione,
quando la poesia (mistica)
alcuna letteratura (celestiale)
possono al pari di un'alba
o di un 'incontro'
farmi atterrare direttamente
al Centro esatto
del <mio> "luogo"..?

Okay, confesso
mi sono sciroppata anch'io tomi di 'preparazione al banchetto'
ma erano talmente illuminanti ed intusiasmanti
dal trovarsi ora -mio malgrado-
sull'ultimo piano dello scaffale
completamente ricoperti da una spessa coltre di polvere
che avverte : 'Qui si entra dalla falsa Porta' (-sottotitolo 'mappa per nessun-luogo' -ediz. Mortali&Consuete)


"Aggiungerò che molte volte riteniamo persona reale vera e storica uno scrittore perché lo vediamo di carne e di ossa, e stimiamo non altro che pura fantasia le creature delle sue invenzioni, mentre accade veramente l'opposto, giacché questi esseri son veri e realissimi e si servono dell'altro che ci sembra di ossa e di carne per prendere corpo e immagine davanti agli uomini. Sì che vedranno cose meravigliose a questo riguardo e temeranno i sapienti nel guardare il volto della verità e nell'apprendere che cosa sia la menzogna e nel constatare di quanto erravano credendo che quella miserabile cosa chiamata logica avesse alcun valore fuori di questo povero mondo in cui ci tengono prigionieri il tempo e lo spazio, tiranni dello spirito."

da "Commento alla vita di Don Chisciotte" -Miguel De Unamuno *
(..pura poesia!! >non recensioni filosofiche pallose e gonfiate)

Non conosco il libro di cui parli
ma se proprio tieni alla lettura
perché non bere alla fonte d'arte.. >segue..




Gyta
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Vecchio 19-02-2005, 15.29.24   #73
gyta
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Messaggi: 2,614
..piccolo saggio d'arte intorno alla vita di Siddharta..

"..Riflettè a lungo sulla propria trasformazione e portò ascolto all'usignolo, come cantava di gioia. Non era morto in lui questo uccello?non ne aveva sentito la morte? No, qualcos'altro era morto in lui, che già da tempo agognava la morte. Non era questo ciò ch'egli aveva voluto uccidere negli anni ardenti della sua penitenza?Non era il suo Io, il piccolo, pavido e orgoglioso Io col quale aveva combattuto per tanti anni, e che sempre l'aveva vinto, ucciso, ed era risorto ogni volta, a vietargli la gioia, a ispirargli paura?..
Ora Siddharta intuì pure perché da Brahmino, da penitente, avesse invano lottato col proprio Io.
Troppa scienza l'aveva impacciato, troppi sacri versetti, troppe regole per i sacrifici, troppa mortificazione, troppo affanno di azione! Pieno di orgoglio era stato, sempre il più intelligente,sempre il più diligente, sempre di un passo davanti agli altri, sempre lui a sapere, sempre lui a vivere nello spirito, sempre lui il sacerdote o il saggio. In questo sacerdozio, in quest'orgoglio, in questa spiritualità, s'era annidato il suo Io, là sedeva indisturbato e prosperava, mentr'egli credeva d'ucciderlo con digiuni e penitenza. Ora se ne accorgeva, ora vedeva che la voce segreta aveva avuto ragione, che nessun maestro mai lo avrebbe potuto liberare.Per questo aveva dovuto scendere nel mondo, perdersi nel piacere e nel potere, nelle donne e nell'oro, aveva dovuto diventare un mercante, un giocatore di dadi, un beone e un avaro, finché il sacerdote e il Samana in lui non fossero morti.Per questo aveva dovuto continuare a sopportare quegli anni odiosi, sopportare il disgusto, la dottrina, l'insensatezza d'una vita squallida e perduta, fino al fondo, fino all'amararezza della disperazione, finché anche Siddharta il gaudiente, anche Siddharta l'avaro, potesse morire.Adesso era morto, un nuovo Siddharta s'era ridesto da quel sonno. Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno avrebbe dovuto morire; Siddharta era caduco, caduca ogni forma sensibile.Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia.
Questi pensieri meditava, e ascoltava sorridendo il proprio stomaco, ascoltava riconoscente il ronzio d'un'ape. Serenamente contemplava la corrente del fiume; mai un'acqua gli era tanto piaciuta come questa, mai aveva sentito così forti e così belli la voce e il significato dell'acqua che passa. Gli pareva che il fiume avesse qualcosa di speciale da dirgli, qualcosa ch'egli non sapeva ancora, qualcosa che s'aspettava proprio da lui. In quel fiume Siddharta s'era voluto annegare, in quel fiume oggi s'era annegato il vecchio, stanco, disperato Siddharta. Ma il nuovo Siddharta sentiva un amore profondo per quest'acqua fluente, e decise tra sé di non abbandonarla tanto presto.."

da "Siddharta" (Hermann Hesse)

Ultima modifica di gyta : 19-02-2005 alle ore 15.32.24.
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