Come già espresso in diverse discussioni le parole sono seduzioni, seduzioni per la mente, seduzioni necessarie sino al momento che desideriamo essere sedotti.

Se non amassimo le nostre catene saremmo uomini liberi.

La verità rende insicuri e la mente cerca sempre di possedere poichè non può semplicemente essere.

Concordo sul fatto che i mezzi esteriori sono sempre stati oggetto di venerazione (religioni, pratiche, arti) e anche, forse troppo spesso, giustificazione di inenarrabili persecuzioni e violenze.
Lo spirito delle cose, della vita, è incoglibile poichè è come un respiro se lo trattengo non posso vivere, posso esserne solamente attraversato.

Ciò che non possiamo cogliere deve essere distrutto, questo è il paradosso della natura umana ordinaria.

Sorrido per la mia e l'altrui insistenza nel sostenere una conformazione mentale/psicologica che presuntuosamente chiamiamo: io. La soggettività è il nostro inferno, ma anche la strada del paradiso.

Di fronte alle nuvole interminabili sento il vento che muove i capelli e resto a guardare mentre il silenzio riempie il mio corpo. La serenità è nell'unione con le cose, ma per cogliere questa unità devo partire da una mia singolarità è un andare e venire.

Insieme, ma non insieme diceva Dogen.

Cosa mai ci potrà rassicurare nel momento della nostra morte?

PER VISIR

Secondo me nessuno ama le proprie catene, è impossibile amare ciò che toglie la libertà, direi che ci si abitua e si ha paura di cambiare l'abitudine per andare incontro a cio che non conosciamo, ma non che amiamo le nostre catene...

Ti ho seguito passo passo nel tuo volo e sono approdato ad osservare la tua domanda ......

Proprio ieri sera leggevo un frammento dal " Diario a se stesso " di Jiddu Krishamurti che egli dettò ad un registratore a 86 anni quando aveva le mani tremanti e che guardacaso tratta della morte.

Pazienta sino a domani - ho il libro a casa - che te lo trascrivo , ne vale la pena.....io con parole mie....alzo le mani..non saprei neanche cosa dirti o esprimerti..ti direi semplicemente NIENTE..perchè nulla deve o può darci sicurezza a tal proposito......

Cmq nel frattempo ti allego in zip uno scritto di Jiddu tratto dal libro sul " Vivere e sul morire " che reperì su Internet allorchè mio figlio di soli 6 anni mi chiedeva cosa ci fosse dietro la morte.....

Inutile dirti che ad oggi non me la sono sentita di raccontargli storielle e l'ho sempre dribblato...ahimè....

Un caro saluto


Rocco

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Divina Zelda,
quando si interpretano gli scritti dei maestri orientali ,bisogna star moolto ma mooolto attenti.
Quando loro dicono: nè questo nè quello ecc.noi occidentali crediamo di sprofondare nel nulla, invece non dobbiamo pensare al nulla ma a"nessuna cosa conosciuta".Capisci la differenza?
Ad esempio,puoi tu immaginare l'ottavo colore o l'ottava nota musicale?Impossibile,perchè puoi solo mescolare colori oppure suonare a una ottava più alta ma non puoi disegnare con l'ottavo colore o cantare l'ottava nota.
Ma,se riesci a meditare come insegnano i maestri zen,tu riuscirai a "udire" non a "immaginare" l'ottava nota.
E quell'ottava nota viene indicata come il vuoto,il nulla ,sunjata ecc.
Altro esempio:il veggente Swedenborg ha parlato per molti anni con gli Angeli e ha trascritto le sue "interviste"con questi esseri in 36 volumi.E lui ti descrive Angeli,Arcangeli,Paradisi,Infe rni ecc.
Un Buddhista non lo farebbe mai perchè direbbe che è una cosa che condiziona la mente.Il Buddhista ti direbbe:"Io ti indico la via e poi tu vai dove vuoi".
Come dire che,se vuoi andare a trovare gli Angeli,sono affari tuoi ma io non ti dirò mai se gli Angeli esistono o no,perchè ti condizionerei e allora ti parlano di Nirvana,Atman,Sè reale ecc.
Tutte cose che non condizionano la mente.
Mi sono spiegato?
Boh!

Che Nettuno e Venere ti benedicano.

kantaishi.

si !
ti sei spigato !!!

( )

Come promessovi vi allego queste toccanti pagine di Jiddu K , tratte liberamente dal " Diario a se stesso ".

Buona lettura !


Rocco

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A Rocco: grazie del link.

A Paolo 77: non sono d'accordo e non lo saresti nemmeno tu se leggessi nella vita delle persone e nella tua il frutto delle proprie azioni.
Forse che riesci a vivere senza nome, casa e famiglia? Forse diamo definizioni diverse, ma la realtà è e resta che l'uomo non vive senza stampelle.
Chiamale se vuoi emozioni, sogni, illusioni ma se non senti il peso di questi condizionamenti meglio per te.

L'inganno più grande del diavolo è di aver fatto dubitare l'uomo della sua presenza.

Uno schiavo che si crede libero non si ribella e non cerca...forse è questa la catena più stretta.

Ma concordiamo...
Quello che dicevo io non era che l'uomo sia capace di vivere senza "stampelle"...
Mi riferivo al fatto che tu dicevi, che l'uomo ama le proprie catene, secondo me non si possono amare le catene, non si puo amare cio che toglie libertà e che condiziona...

Si vede che non ti sei mai sposato.