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Vecchio 27-01-2006, 23.49.25   #11
gyta
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Messaggio originale inviato da fallible
Quello che parla in una persona sono la somma delle sue esperienze immaginarie e/o reali.

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è quindi la sua storia personale che la rende manifesta....rimossa questa si E',(forse non c'entra niente con il 3d) claudio

Non c'entra niente ma ce la farei entrare di dovere!!
"Rimossa questa: si E'. "

Citazione:
Messaggio originale inviato da VanLag

Personalmente se immagino una rosa, attingo alla memoria sensazioni che ho vissuto

Quando invece mi trovo davanti ad una rosa la percepisco, (fase 1)

Fermiamoci alla.. fase1
Non penso sia così complicato,
escludendo di farlo nell'attraversamento pedonale (se abbiamo interesse a conservare questo stato d'essere!S'intende!).
Ce ne frega poi così tanto di "ri-conoscerla"??
E' davvero ciò che solitamente vogliamo?
O non è forse più un modo automatico d'essere
che nulla ha a che fare con il nostro vivere,
con la "brama" d'essere?
Quando amiamo qualcuno e ci lasciamo trasportare dalle sensazioni, diciamo: "questo è un piede", "questo un occhio", "questo un pene", "una vagina", "un profumo","una puzza"?? Non è tutto un gran pastrocchio.. stile Picasso??
Dov'è l'occhio, dove il pene?
Dove.. non è profumo d'Essere??

Ecco dove reale ed immaginario
si fondo in unico "fare"/"essere"..!



Gyta
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Vecchio 28-01-2006, 00.09.17   #12
VanLag
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Messaggio originale inviato da gyta
Fermiamoci alla.. fase1
Io sono di più modeste aspettative, mi piacerebbe che si comprenda che quello che chiamiamo diventare coscienti di una cosa è fatta di due momenti. Il primo quando quella cosa entra nel nostro campo di percezione, cioè inizia ad esistere per noi, il secondo quando la riconosciamo o la interpretiamo.

Fermarsi al primo, a mio modo di vedere, comporta un rischio per la nostra identità, perché, in un certo senso, la realtà di quel fiore, è più “forte” della nostra, (in quanto ci riteniamo erroneamente cosa fra le cose), e se non ci affrettassimo a parcellizzare il suo flusso nella nostra coscienza, la nostra identità rischierebbe.
Nello stesso tempo, conoscere il processo di interpretazione e ricollocarlo in una giusta prospettiva può aiutare nella vita….. ad esempio ad amare di più i fiori invece di sfruttarli.


Ultima modifica di VanLag : 28-01-2006 alle ore 00.14.05.
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Vecchio 28-01-2006, 01.04.40   #13
gyta
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Messaggio originale inviato da VanLag
Fermarsi al primo, a mio modo di vedere, comporta un rischio per la nostra identità, perché, in un certo senso, la realtà di quel fiore, è più “forte” della nostra, (in quanto ci riteniamo erroneamente cosa fra le cose), e se non ci affrettassimo a parcellizzare il suo flusso nella nostra coscienza, la nostra identità rischierebbe.

Non sono d'accordo.
Il perpetuarsi della nostra identità è la morte della nostra vita.
Noi siamo "predisposti" affinché il "resto" sia più potente del senso del nostro "io"; l'incredibile plasticità del nostro senso d'adattamento alle più diverse realtà è la nostra più ancorata caratteristica. Come sempre il punto d'equilibrio preserva da ogni possibile esagerato errore. La nostra razionalità può preservarci dal farci ritenere commestibile una coperta al posto di un pezzo di pane, ma non così è per la nostra vita pulsante che ha bisogno di spaziare al di là di punti fermi che ammalano lentamente l'essere sino a ridurlo in un piccolo contenitore "a tempo".
C'è bisogno di riconoscerci proprio nel cuore del cambiamento
per non trovarci ad aver sprecato ogni senso per il mero mantenimento in vita, e di esempi ne abbiamo ovunque intorno a noi purtroppo!!
Ogni nostro senso tende all'unità, a divenire 'uno' con la cosa stessa verso cui veniamo a contatto, solo il nostro corpo ci da lo "stop" ma quando lo "stop" è a darlo la nostra mente è la fine dell'esperienza della vita, quella animale, quella dell' essere vivi!
La rappresentazione meccanica della vita strettamente in rapporto con la caratteristica prima industriale, poi dei consumi ha traslato il senso d'essere sublimando la capacità intellettiva attraverso i fini, ed il mezzo ch'era caratteristica centrale dell'esser uomini è andato perdendosi, perdendo con questo l'uomo la capacità e la possibilità d'essere felice in sé, poiché completo in sé.
Ma questo sé -differente da un senso perpetuato e prevedibile d'identità- è "tensione costante a", è poter esistere nell'eterno presente, è poter perdere i propri confini ed in questo realizzare la propria più profonda essenza.



Gyta
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Vecchio 28-01-2006, 01.24.24   #14
Fragola
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Jung dice che l'io è un compelsso. Cioè, non è nemmeno una parte vera e propria dell'"anima" (psiche), ma è un agglomerato di energie che ha la funzione di garantire la continuità. E questo è il suo scopo. La continuità ci serve. Non possimo distruggere l'io. Senza la funzione dell'io, della continuità, non potremmo nemmeno andare compare il pane e poi tornare a casa. Ma è un funzione, non è la nostra interezza. Non possiamo distruggere l'io, ci serve. E' i nostro amministratore, contabile, agenda. Tante cosette che servono per vivere. Per collegare. Per avere, appunto, continuità. Ma non possiamo nemmeno ridurci ad esso.
Non so nemmeno si è la continuità a farci percepire un fiore. La continuità, forse, ce lo fa interpretare. Ma la percezione è più diretta e immediata e precede l'interpretazione. La percezione senza interpretazione (contemplazione?) è nitida, bellissima ed estremamente vivificante, per me.
A questo livello, non c'è secondo me differenza tra la percezione del "reale" e dell'immaginario.

Forse non c'etrna, ma mentre scrivo mi viene in mente una cos che ho letto in un libro di Soghial Rimpoche. La storia di un uomo morto assiderato perchè era rimasto chiuso, una notte, in un vagone frogorifero in cui stava lavorando. Solo che il frigorifero non era in funzione. Ma lui lo immaginava in funzione...






ps dovrò scrivermeno nella firma: sulla mia tastiera funziona male il tasto della A. Scusate le a mancanti, molte mi scappano...

Ultima modifica di Fragola : 28-01-2006 alle ore 01.27.15.
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Vecchio 28-01-2006, 03.00.55   #15
Elijah
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Re: immaginazione e realtà

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immaginazione e realtà
Che differenza c'è?


Oggi - o meglio detto ieri - mi è capitato di rivedere il mitico film Matrix...

E Morpheus ad un certo punto chiede a Neo:

Cos'è reale? Credi forse che quello che tu ora stai respirando è aria?

Oltre a questo, molti altri potrebbero essere gli spunti provenienti da quel film su questo argomento...


Elia
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Vecchio 28-01-2006, 15.41.01   #16
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Nessuno di voi ha letto Gaston Bachelard?
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Vecchio 28-01-2006, 16.06.13   #17
VanLag
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Messaggio originale inviato da Fragola
Nessuno di voi ha letto Gaston Bachelard?
Personalmente no...... però mi sembra di capire che sia un libro che merita, almeno su questo argomento. Se non erro lo hai citato anche nell'altro 3d, in filosofia, nel quale c'era in atto un discorso simile a questo......

Altri riferimenti come ad esempio, titolo editore etc....? (il "ragazzo" è autore di un po' di libri)

Grassie....


Ultima modifica di VanLag : 28-01-2006 alle ore 16.21.36.
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Vecchio 28-01-2006, 19.09.15   #18
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Personalmente no...... però mi sembra di capire che sia un libro che merita, almeno su questo argomento. Se non erro lo hai citato anche nell'altro 3d, in filosofia, nel quale c'era in atto un discorso simile a questo......

Altri riferimenti come ad esempio, titolo editore etc....? (il "ragazzo" è autore di un po' di libri)

Grassie....


Sì, un po'. E' un filosofo contemporneo molto interessante e ha scritto molto sui sogni e sull'immaginazione. Pensavo soprattutto a "la poetica delle reverie". Non ho sottomano la casa editrice.

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Vecchio 28-01-2006, 19.24.30   #19
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Elenco libri di Gaston Bachelard
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Vecchio 28-01-2006, 22.23.48   #20
VanLag
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Grazie a Fragola ed Ivo per le info….. Ho dato un’occhiata sul web in merito a questo filosofo e devo dire che, allibisco sempre davanti alla vastità dello scibile umano.....

VanLag is offline  

 



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