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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 24-04-2006, 21.02.58   #1
fmoo1949
Ospite abituale
 
Data registrazione: 26-10-2005
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Dio, Dio, Dio...

Dio mio, Dio tuo, Dio suo...
In nome di Dio...
Ma chi è Dio?
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Vecchio 24-04-2006, 22.48.20   #2
Elijah
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Messaggi: 1,541
Re: Dio, Dio, Dio...

Ego eimi.
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Vecchio 25-04-2006, 08.05.58   #3
Spaceboy
...cercatore...
 
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Messaggi: 604
"Est deus in nobis"...

...che saggezza avevano i latini...

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Vecchio 25-04-2006, 09.27.20   #4
Umberto77
Ospite abituale
 
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Messaggi: 121
A una domanda così le risposte possono essere innumerevoli quanto lo sono le persone di questo Forum.

Tra le tante letture e dialoghi, che ho avuto, la risposta che mi ha convinto di più è stata quella data in una comunicazione medianica del Cerchio Firenze 77, a cui ho avuto la fortuna di assistere.

La riporto qui di seguito e si può trovare sul libro "Dai mondi invisibili" e "La fonte preziosa" - Edizioni Mediterranee

Mi scuso per la lunghezza, ma la domanda lo richiede.


"... Io sono fermamente convinto che l'uomo di media cultura di questa civiltà, con gli strumenti che ha a sua disposizione, cioè le sue conoscenze e la sua intelligenza, possa farsi un'idea di Dio che non sia un oltraggio alla ragione e che, al tempo stesso, sia aderente alla realtà. ...


Siccome a Dio si fa risalire l'origine di tutto quanto esiste, prima di credere che Dio esiste, è lecito che io, uomo di questa civiltà, mi domandi se l'esistente ha avuto un origine, oppure non sia esistito da sempre; che parta cioè dalla posizione dei cosiddetti "atei" e mi ponga, come ipotesi di lavoro, che la realtà, nella quale siamo immersi, sia perfettamente materiale e che non sia stata "originata", cioè sia esistita da sempre.

E' chiaro che, in questo caso, non avrebbe una fine, perchè ciò che fosse esistito da sempre, non potrebbe cessare di esistere. Io posso immaginare che una civiltà distrugga se stessa, ma non che la materia, posta come unica realtà esistente, cessi di esistere.

Se invece posso ragionevolmente credere che il cosmo, ossia l'insieme degli universi, finisca consumato dalla sua stessa esistenza, allora è chiaro che ha avuto un origine, e se ha avuto un origine è altrettanto chiaro che tutto quanto è esistito, esiste, esisterà, non è tutto in senso assoluto, perchè oltre quello esiste per lo meno una causa generatrice, cioè una causa che era prima che l'esistente fosse. Vedremo poi che considerazioni fare su questa causa.

..........
... La causa del tutto, cioè la "prima causa" deve essere indipendente dal tutto. Non deve dipendere da alcunchè, cioè deve essere la prima causa increata. Altrimenti dovrei spostare il mio esame fino a trovare la causa esistita da sempre.
Ora, poichè siamo al di fuori del tempo e dello spazio, mi pare opportuna una precisazione, cioè sostituire l'avverbio di tempo "sempre" con un vocabolo più adatto, e questo è "eternamente", perchè nel linguaggio comune si confonde il significato di "eterno" con quello di "perpetuo" e di "perenne". Noi intendiamo "eterno" senza tempo; mentre "perpetuo" è qualcosa che ha avuto un inizio e che continua in un supposto tempo senza fine; "perenne" che non si esaurisce mai.


Dunque la prima causa è "eterna".
Se è eterna, cioè senza tempo, è immutabile; perchè se mutasse avrebbe, in qualche modo, una successione. Poi deve essere assoluta, cioè indipendente da tutto, altrimenti, come ho detto, non sarebbe prima causa.
Se è eterna, immutabile, assoluta, non si scappa, deve essere "una". Se è "una", tutto quanto esiste, occupa tutto quanto esiste; allora è illimitata.

Se è illimitata vuol dire che niente la limita e quindi posso affiancare a questo concetto, l'altro concetto: è infinita. Se è infinita non esiste un punto ove essa non sia, quindi è onnipresente, e poichè è eterna, è "l'eterna onnipresenza".
Se allora è eterna, immutabile, assoluta, illimitata, infinita, onnipresente e se confronto i caratteri di questa "prima causa" con quelli universalmente riconosciuti, dalle filosofie e dalle religioni, a Dio, vedo che posso chiamare, questa mia "prima causa", Dio.
Se è onnipresente, è a contatto col tutto; niente, quindi, può esserle ignoto; allora è onnisciente.


Ora, se guardo con quanto ordine e intelligenza si svolge la vita naturale del creato, non posso non credere che altrettanto ordine ed equilibrio non sia in ciò che ne è stato la causa. Per cui questa "prima causa" o Dio, deve necessariamente essere, perlomeno, tanto intelligente, e quindi sapiente, della totalità di ciò che ha generato.
E' proprio il "generato" mi conduce a fare un'altra constatazione, e cioè che non posso pensare che tutto quanto esiste sia stato tratto dal nulla, ma che l'unica conclusione alla quale posso logicamente pervenire, è che Dio l'abbia tratto da se stesso, cioè che sia stato emanato.


Non solo, ma non posso pensare all'emanato come a qualcosa staccato da dio, che ne viva autonomamente, senza negare a Dio il suo carattere assoluto; perciò l'emanato deve rimanere in Dio.
E se è così, non posso pensare a Dio, completo dell'emanazione e a Dio privo della sua emanazione, come a due momenti diversi della sua esistenza, perchè negherei a Dio il suo carattere immutabile ed eterno.
Perciò l'emanato non solo deve restare in Dio, ma deve esservi sempre stato.
Se, allora, causa e causato sono una realtà unica, quell'inizio e quella fine che ho ricercato e ritrovato nell'esistente, non sono eventi oggettivi, sono illusioni, sono apparenze.

Allora quanto noi percepiamo non è la realtà; è l'apparenza di essa. Sono congetture che la nostra mente costruisce su informazioni che le pervengono dai sensi, ma non è la realtà di ciò che è.
La realtà è ciò che è, e non ciò che i nostri sensi ci fanno ritenere che sia.

Allora com'è conciliabile questa apparenza con una realtà diversa?
Certo deve esserci un modo comprensibile che concili questi due aspetti del problema, ed è proprio da questa spiegazione che devono scaturire i valori antropologici, e non il contrario. Cioè errato sarebbe, da valori umani, immaginare la realtà di Dio e su quello creare un'etica. E mi pare che proprio questo errore sia stato fatto. Cioè partendo da ciò che i nostri sensi ci fanno ritenere realtà, gli uomini abbiano tratto tutte quelle concezioni del divino che ne fanno un essere antropomorfico, se non nell'aspetto, per lo meno nel comportamento. Invece mi pare più proprio pensare che Egli sia la causa di tutto, come io ho postulato, ma ne ho dedotto che "causa" e "causato" debbono essere un'unica realtà.
Oppure lo posso immaginare come un ordinatore di un caos preesistente, ma ne ho dedotto che se fosse realmente così, ciò contrasterebbe con la sua natura immutabile ed eterna.
O lo posso immaginare come essere da cui traggono origine tutti gli altri esseri; ma se fosse realmente così, ciò contrasterebbe con la Sua natura infinita e indivisibile.


Allora cosa significa?
Significa che io posso immaginare Dio come più mi aggrada, come più mi fa piacere, ma per essere veramente tale, Egli non può che essere l'unica verità, l'unica realtà, perchè solo così Egli è immutabile, infinito, indivisibile, eterno, perfetto, completo, onnipresente, onnisciente, assoluto.
Questo è il Dio al quale posso credere senza far torto alla mia ragione."
Umberto77 is offline  
Vecchio 25-04-2006, 10.32.41   #5
salvatoreR
Ospite abituale
 
Data registrazione: 16-10-2005
Messaggi: 351
Dio è, eterno, immutabile.
Dio non cambia, ma cambia il concetto che l’uomo se ne fa, e muta man mano che lui stesso progredisce nella scala dell’evoluzione.

Ecco l'immagine del Dio che ci è data dal Vecchio Testamento.
E' quella di un Dio iracondo, facile a montare in collera, vendicativo come farebbe il più involuto degli uomini, che detesta gli uni e preferisce altri, che manda fulmini a colpire i suoi nemici,
che condanna i figli per le colpe dei padri e altre simili azioni poco edificanti, indegne, certo, della perfezione divina.
Chi non crede a questo dio non ha torto. Come si fa a credervi quando la Perfezione assoluta è impersonata in un essere tanto terrestre?
Per fortuna i tempi cambiano e il Dio umanizzato viene sostituito con il Dio Assoluto.
L’abbandono di alcune religioni deriva dalla concezioni infantili dei cosiddetti libri sacri, per uomini di altre epoche.


Crede in Dio, soltanto chi crede nell’Amore e lo pratica.
salvatoreR is offline  
Vecchio 25-04-2006, 15.03.42   #6
fmoo1949
Ospite abituale
 
Data registrazione: 26-10-2005
Messaggi: 224
Citazione:
Messaggio inviato da Umberto77
Molto bello tutto quello che riporti. Traggo soltanto alcune frasi.

…errato sarebbe, da valori umani, immaginare la realtà di Dio e su quello creare un'etica.
L’idea, il concetto che si ha di Dio è una cosa, l’uso che se ne fa è cosa diversa.

… io posso immaginare Dio come più mi aggrada, come più mi fa piacere, ma per essere veramente tale, Egli non può che essere l'unica verità, l'unica realtà, perchè solo così Egli è immutabile, infinito, indivisibile, eterno, perfetto, completo, onnipresente, onnisciente, assoluto. Questo è il Dio al quale posso credere senza far torto alla mia ragione.
Ma se così fosse, se effettivamente questo fosse il comune concepire, decadrebbe anche la mia domanda. Invece non possiamo che constatare continuamente tutto ciò che accade in nome di Dio.
fmoo1949 is offline  
Vecchio 25-04-2006, 19.29.12   #7
alessiob
Ospite abituale
 
Data registrazione: 16-10-2005
Messaggi: 749
Alla domanda: Chi è DIO.

Ti darò la risposta più semplice, più intuitiva e soprattutto più autentica che nessuna altra risposta riuscirà mai a dare:

Dio è il nome che gli uomini hanno dato alla propria ignoranza.
alessiob is offline  
Vecchio 25-04-2006, 19.48.36   #8
fmoo1949
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Messaggi: 224
Citazione:
Messaggio originale inviato da alessiob
Alla domanda: Chi è DIO.

Ti darò la risposta più semplice, più intuitiva e soprattutto più autentica che nessuna altra risposta riuscirà mai a dare:

Dio è il nome che gli uomini hanno dato alla propria ignoranza.
Beh, io sono d’accordo!
Anche perché, proprio per questo, si usa Dio come paravento.
fmoo1949 is offline  
Vecchio 25-04-2006, 19.50.50   #9
Elijah
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Messaggi: 1,541
Provo a scriverlo in altro modo... forse più comprensibile...



Chiaro ora?

Shalom,

Elia

P.S.:
Il mio primo intervento era in greco traslitterato...
Mentre la traslitterazione del passo sopra in ebraico è Ehyeh asher ehyeh... che significa?

Ultima modifica di Elijah : 25-04-2006 alle ore 19.56.38.
Elijah is offline  
Vecchio 25-04-2006, 20.58.36   #10
fmoo1949
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Elijah
Provo a scriverlo in altro modo... forse più comprensibile...



Chiaro ora?

Shalom,

Elia

P.S.:
Il mio primo intervento era in greco traslitterato...
Mentre la traslitterazione del passo sopra in ebraico è Ehyeh asher ehyeh... che significa?
Dire "Io sono" o "Io sono quello che Io sono" attiene all'essenza.
L'uso che l'uomo fa di Dio è cosa molto più terra terra
Ciao
fmoo1949 is offline  

 



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