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Vecchio 24-03-2008, 22.12.06   #1
satiro
Ospite
 
Data registrazione: 21-03-2008
Messaggi: 9
Pregiudizi contro nerone

l' immagine pervenutaci dei primi cristiani ce li fa apparire come vittime innocenti della pazzia di alcuni imperatori intolleranti.In genere si fa risalire l' inizio delle persecuzioni al regno di nerone ,e ,precisamente all'anno 64,lo stesso anno in cui roma fu devastata dall' incendio.La storiografia cristiana ,che in questo caso fa riferimento a dione cassio,vuole che questo incendio sia stato appiccato dallo stesso imperatore,che poi avrebbe accusato la comunità cristiana del fuoco , fornendo così una giustificazione alla persecuzione di quest'ultima che seguì.ha attraversato i secoli l' immagine di un nerone intento a suonare la cetra mentre assisteva insensibile dal suo palazzo alla devastazione della città.Questa immagine è facilmente entrata nell'immaginario collettivo, e ci fa apparire nerone come un terribile e crudele anticristo.Ma nulla di più falso è stato in verità mai scritto.Perchè nerone avrebbe dovuto dar fuoco alla città di cui era imperatore proprio all'apice della sua potenzae in quello che fu il suo anno di grazia?La diceria sostiene che il sovrano avrebbe fatto ciò per trovare spazi per la sua nuova enorme residenza che aveva intenzione di realuizzare , la domus aurea.Falso.La domus aurea ,che effettivamente fu, ultimata dopo l'incendio,sorse però in una zona che non fu minimamnete scalfita dal fuoco.Tuttavia l'incendio devastò il colle palatino e lo stesso palazzo imperiale,da poco restaurato,con cui si persero collezioni d'arte a cui nerone teneva moltissimo.Perchè il sovrano avrebbe dovuto bruciare la sua stessa residenza,tra l'altro appena rinnovata?Continuando,furono inglobate dall'incendio molte propietà di quel tigellinoche ,a capo della guardia pretoriana,era uno dei fedelissimi del'imperatore.Inoltre nerone , che la notte dell'incendio si trovava ad anzio,si recò subito a roma per dirigere i soccorsi.Riuscì ad isolare l'esquilino ,sede di molte residenze popolari,salvandolo dalle fiamme.Fece arrivare in città rifornimenti da ostia.Tacito ci racconta che durante l'incendio ,che infuriò per nove giorni,nerone si aggirasse per la città gemente e in stao di disperazione.Non esattamente lo stato d'animo ideale per suonare soavemente la cetra come se nulla fosse.C'è in oltre da dire che i primissimi scrittori cristiani non accennano minimamentea un nerone incendiario ,così come altri storici contemporanei (flavio giuseppe).Tertulliano,pur accusando nerone delle prime persecuzioni contro i cristiani,non fa risalire a lui l'incendio di roma.Inoltre il passo in cui tacito accusa nerone come mandante dell'incendio è di dubbia storicità e potrebbe essere stato inserito successivamnete da qualche copista cristiano.Perchè i cristiani furono considerati i colpevoli dell'incendio?Semplicemente perchè alcuni di loro confessarono di esserlo. Se poi lo siano stati veramente , non ci è dato saperlo.Comunque avevano buoni motivi per apparire come tali.Non dimentichiamo che per i primi seguaci di Cristo roma era una nuova Sodoma immorale ecrudele,che sarebbe stata bruciata per prima il giorno dell'Apocalisse.Inoltre per essi ,a cui era invisa la vita terrena,il martirio volontario appariva desiderabile.Persino Paolo ,nella lettera ai romani ,denunciava l'estremismo di alcuni neofiti.
satiro is offline  
Vecchio 25-03-2008, 16.37.19   #2
Anakreon
Ospite abituale
 
Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 297
Incendii e rei.

Caro Satiro,

Nerone Claudio Cesare Germanico non fu propriamente un principe esemplare per virtù né pubbliche né private e l’uccisione della moglie Claudia Ottavia, giovanissima, inerme ed innocente e, soprattutto, della madre, Giulia Agrippina, cui doveva la dignità eccelsa ed il principato, non hanno scuse.

Non di meno, è lecito dubitare ch’egli abbia avuta parte nell’incendio famoso di Roma sia perché incendii gravissimi arsero prima ed anche dopo la città, causati dall’uso di fuochi liberi per riscaldare, illuminare cucinare e favoriti dalla materia usata nella costruzione delle case; sia perché il principe stesso perse, nella rovina dei suoi palazzi, molti tesori d’arte Greca:
Nerone stimava troppo l’arte e la poesia dei Greci; non avrebbe gettate nel fuoco le vestigia illustri di quella cultura umana.

Parimenti poco verisimile è che i Cristiani abbiano deliberatamente incendiata Roma, benché, come annoti, alcuni di loro avessero in cuore il furore Giudaico contro la nuova Babilonia, abominata quale autrice e promotrice d’ogni turpitudine, ma, sopra tutto, perché dominatrice della patria Giudea.

Per altro è possibile, anzi probabile, che alcuni fanatici, Giudei e Cristiani, non abbiano dissimulato il gaudio per la rovina immane, che poteva apparire opera divina, di quel dio il quale, secondo i loro libri sacri, distruggeva col ferro e col fuoco le città immonde e ribelli alla sua legge.

E forse proprio questa fu l’occasione che indusse i ministri del principe a divertire, da Cesare ai Cristiani, l’accusa d’incendiarii.
La regione di Roma, abitata dai Giudei, perché sita oltre il Tevere, non era stata toccata dalle fiamme; i Giudei non erano molto amati dal popolo Romano, per il disprezzo ostentato contro i numi altrui e per l’arrogante petizione di diritti pari ai Greci; alcuni di loro riconoscevano, nell’incendio, la mano punitrice del dio:
quale miglior reo ?.

Tuttavia i Giudei avevano aderenze illustri tra i principi Romani e la casa imperiale, forse la stessa Augusta, Poppea Sabina, era loro amica; in più, la provincia di Giudea non era tranquilla ed alcune città orientali dell’impero erano state spesso turbate da liti tumultuose e non raramente sanguinose dei Giudei coi Greci, per i diritti civili.

La diversione dell’accusa, da tutti i Giudei residenti in Roma, ad una loro setta, i Cristiani, molesti ed aborriti dai principi del popolo e dai sacerdoti del dio, conveniva egregiamente a tutti, anche ai Cristiani stessi, dei quali non pochi erano avidi di testimoniare, a prezzo della vita, la propria fiducia nelle virtù salutari del culto di Cristo.

Come spesso accade, il caso offrì ai mortali le fondamenta su cui costruire un edificio nuovo:
è un peccato che gl’inquilini siano sempre i medesimi uomini, ma forse non può essere altrimenti...

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