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 Storia - Fatti e personaggi, passato e attualità.
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Vecchio 01-02-2003, 13.20.41   #1
irene
Ospite abituale
 
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
Destra e Sinistra

Sono categorie che hanno ancora un significato,o sono state superate dal repentino e contraddittorio avvicendarsi degli eventi della storia contemporanea,che richiedono la formazione di nuovi paradigmi di pensiero in cui riconoscersi?
irene is offline  
Vecchio 01-02-2003, 14.30.03   #2
kri
Ospite abituale
 
Data registrazione: 11-06-2002
Messaggi: 1,297
Forse dipende da che angolazione la guardi.
Se vuoi, storicamente sono morte entrambe!

Non ha più senso parlare di valore di destra e sinistra.
Mi sapresti dire quali sono?
Io no, almeno per quel che riguarda la realtà italiana.
kri is offline  
Vecchio 01-02-2003, 15.15.21   #3
irene
Ospite abituale
 
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
La Destra vuole conservare,la Sinistra vuole riformare.
Ma dal momento che per riformare è necessario porsi delle mete,il politico di Sinistra deve avere,almeno sulla carta,degli "ideali".
Mentre il politico di Destra,mirando alla conservazione dello status quo,può limitarsi ad avere degli "interessi".
Ogni riferimento alla situazione italiana...non è (com'è ovvio)puramente casuale.

Ultima modifica di irene : 01-02-2003 alle ore 15.22.20.
irene is offline  
Vecchio 02-02-2003, 12.36.39   #4
alessandro
Ospite abituale
 
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 176
Forse bisognerebbe chiedersi se esistono ancora due culture contrapposte o se la grande omologaziane ha fagocitato tutto. Personalmente vedo un calderone di pensieri e sentimenti, di tradizioni e di fobie, che tutto confonde e tutto inganna. Caduti certi fantasmi, vediamo una destra che diventa populista e una sinistra che si atteggia a "liberal", mentre avemmo solo bisogno di riappropiarci di categorie prepolitiche per riacquistare dignità.
alessandro
alessandro is offline  
Vecchio 02-02-2003, 14.08.48   #5
Armonia
 
Data registrazione: 30-03-2002
Messaggi: 250
Ormai i valori non ci sono più, tranne che per i nostalgici.
Chi arriva all'agognata poltrona parlamentare cerca di sfruttare la sua posisizione per un proprio tornaconto.
Come varare nuove leggi per non essere processati.
Vedi il non ultimo esempio: "Berlusconi sperava di ottenere lo spostamento del processo di Milano per le tangenti nella vicenda Imi-Lodo Mondadori grazie alla legge Cirami. Ne era sicuro, e cosi' il processo sarebbe finito in prescrizioni. Ma la Cassazione ha negato lo spostamento del processo. Berlusconi allora ha dichiarato in TV che lui e' stato eletto dal popolo e i giudici non lo possono giudicare. Visto che non hanno ottenuto nulla con la legge da loro varata per ottenere lo spostamento del processo, l'Onorevole Gaetano Pecorella, ha dichiarato che faranno una nuova legge sui tempi di prescrizione dei reati in questione, cosi' il processo salterà definitivamente. La gravita' di una tale gestione del potere e' abnorme e crediamo che su questo si sia tutti d'accordo. Si sta praticamente, consumando un golpe bianco dalle implicazioni morali e sociali devastanti.
Ma c'è un aspetto della questione del quale pochi hanno parlato: come e' possibile che certa gente abbia anche il coraggio di rilasciare simili dichiarazioni?
Come realizzare leggi a loro personale vantaggio cosi' sfacciatamente, negando in modo pubblico e chiarissimo il (proprio) dovere di rispettare le leggi?

E' così che vogliamo la nostra Italia?

Come dice Alessandro, ormai è tutto un calderone ed i valori altro non sono che vecchi ricordi sbiaditi del passato.
Speriamo che alle prossime votazioni, il popolo italiano non si faccia più incantare. Ci credo poco, ma lo spero.
Armonia is offline  
Vecchio 02-02-2003, 16.41.34   #6
visechi
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
NON MI RASSEGNO

Sono un nostalgico, non mi rassegno......... Certe cose hanno, secondo me, ancora un significato!

Destra e sinistra; anzi destra e sinistra . Si vede molto che sono di parte?
Interessantissimo ed attualissimo quesito. Il tema fu già affrontato, tempo fa, su questo stesso forum; fu Franco1che sottopose il quesito sotto forma di sondaggio: “E della politica”. Sono andato a recuperare un mio intervento (anzi, per la verità due miei interventi) e li ripropongo con qualche aggiustamento logico. In premessa, ritenendo corretto fornire una definizione anche di cosa intendo io per politica, fornisco la mia visione di ‘quest’arte’ per poi entrare nel merito del quesito.

1) CHE COS’E’ LA POLITICA:
Se la definissi “l’arte del possibile” incorrerei in un’accusa di plagio? Credo proprio di sì.
Se, invece, provassi ad immaginarla come un complesso algoritmo relazionale, privo di regole certe e definite nel tempo, che si sostenta attingendo ad una sua esclusiva e particolare linfa che si origina dalla necessità di disciplinare i rapporti e le relazioni fra gli uomini, sarei troppo contorto? Vediamo di spiegare un po’ meglio quest’astrusità.
E’ un complesso algoritmo relazionale (avete mai visto un “flow chart” utilizzato dai creatori di software per computer?) perché proprio come una complicatissima formula algebrica (credo che nell’informatica si chiami logica Booleana) ha necessità, per nascere e svilupparsi pienamente, di alcuni indispensabili presupposti che non si basano sui numeri ma piuttosto affondano le proprie radici e si nutrono dei rapporti fra uomini (da qui l’espressione “relazionale”): quanto più intricati, complessi, ampi e sviluppati sono questi legami, tanto più contorta sarà la politica che funge da calmierante e, allo stesso tempo, corroborante dell’attività di ciascun singolo individuo nell’ambito del più vasto “sistema società”.
E’ priva di regole certe e definite (qualcuno afferma che sia totalmente estranea all’etica… fate voi) perché la logica cui fa riferimento è mutevole, autoreferenziata e autogeneratrice. Una volta istituzionalizzata (governi e quant’altro) vive di vita propria, trascinando, spesso (amo sperare non sempre), nella sua logica contorta qualsiasi ideologia. E’ la filosofia del realismo, non soggiace alle ideologie e alle utopie (tutte destinate al più misero fallimento); sovente usa l’intelligente strategia di fagocitarle per mutarne l’essenza e cambiarne i connotati proponendosi, così, alimentata e rinnovata, in una veste nuova, più fulgida, grassa e potente di prima. Ricordate “Mani pulite” – quanti hanno creduto, allora, alla sconfitta di un certo modo criminale di far politica.
ESAME DI COSCIENZA: quanti di noi sono oggi ancora convinti dell’utilità dell’intervento della Magistratura? (suvvia, tutti in piazza a sostenere i giudici).
E’ un animale alquanto misterioso, si dice vi sia stato, nella storia moderna, un solo uomo in possesso dell’unica chiave utile per decifrarne e comprenderne l’indole di modo da riuscire ad anticiparne i desideri: Andreotti.
E’ un meccanismo che sovente stritola chi non sa viverci in simbiosi o chi pretende di anteporre alle sue (della politica) pressanti necessità, quelle del consesso civile (grave, gravissimo errore… mai andare contro il flusso degli eventi). E’ ciò che qualifica una società e la riempie di sostanza e contenuto: tutte le leggi, le norme e gli ordinamenti sono figli e scaturiscono da precise volontà e necessità espresse, anche solo implicitamente, dalla politica. E’ un “mostro” informe munito di 100 e più teste, eppure…
…Eppure, qualcuno, anche il più scettico e disincantato, si provi ad immaginare la vita sociale senza la politica; senza il drago che disciplina (qui sta il paradosso, priva di regole procrea un corpus disciplinante) il nostro mondo relazionale? Difficile? Chi o quale soggetto dovrebbe essere preposto a regolamentare alcuni importanti aspetti della vita di tutti i giorni (aborto, ricerca genetica, pensioni…)? E qualora riuscissimo a trovare uno o più individui, soggetti, anche giuridici, non staremmo sostituendo i partiti politici – amministratori, utenti e promotori della politica (esecrati e disprezzati – credo anche meritatamente), con altri diversi soggetti al momento non meglio identificati ed identificabili? Non è che per caso qualcuno vorrebbe immaginare una società imperniata su una supposta “politica naturale” che, in quanto tale, promani spontaneamente da ciascun individuo in maniera naturale, non confliggente con quella altrui? Attendo eventuali conferme.


2.“…CHE DIFFERENZA C’E’ FRA POLITICA DI SINISTRA E DI DESTRA?” (caz.zo, per niente fazioso)

Mi piace pensare ed immaginare che una società incentrata e costruita avendo come punto di riferimento una politica di SINISTRA, su una visione del mondo di SINISTRA, debba avere al suo centro l’uomo e che tutto ruoti intorno a “quest’immonda bestia”; sia, in poche parole, antropocentrica e non mercatocentrica (azz… che termini… un giorno se appariranno sullo Zingarelli ricordatevi di me!).
Il mercato sia in funzione delle necessità umane e il livello di produzione dei beni di consumo e/o durevoli sia tarato sulla scorta delle reali, effettive esigenze dell’animale; il surplus di produzione, soprattutto alimentare, sia destinato ai paesi che ancora non siano riusciti a colmare e soddisfare i propri bisogni (ovviamente dietro un ragionevole, giusto, compenso economico). Sempre dal punto di vista economico, nei casi di crisi aziendali prevalgano le necessità umane rispetto al profitto. Condivido pienamente l’idea che un’azienda per sopravvivere debba, necessariamente, produrre ricchezza. Vorrei solo evidenziare che vi sono aziende che, pur non garantendo alcun utile agli azionisti, sono funzionali ed indispensabili all’intera economia delle località ove sono ubicate. Mi spiego meglio con un esempio: nella mia regione vi è una zona geografica in cui sono radicate alcune attività produttive (estrattive – miniere di carbone – Sulcis Iglesiente) che, pur essendo notoriamente antieconomiche, fungono da sostentamento ai paesi e alle cittadine dell’intera area. Ora la probabile prossima chiusura di quelle miniere si teme possa gettare sul lastrico intere famiglie che hanno attinto e fruito, nel passato, del fermento economico proveniente dalle miniere e dalle altre attività produttive ad esse connesse. Si ipotizza il tracollo e la chiusura della quasi totalità delle piccole aziende commerciali: non è facile vendere merci a chi non ha più i soldi per comprarle. Ecco, questo esempio (semplicissimo e, purtroppo, abbastanza comune anche nel resto dello stivale) mi fornisce lo spunto per immaginare che un’accorta politica dei governanti regionali di SINISTRA avrebbe dovuto e potuto programmare interventi di finanza strutturata tali da consentire una conversione dell’economia della zona, di modo che l’indispensabile chiusura delle miniere cagionasse il minor danno possibile agli uomini.
Credo che una politica di destra (liberale) privilegerebbe l’aspetto meramente economico confidando in una repentina e spontanea (lo spontaneismo economico, ridotto all’osso, è in fin dei conti figlio del liberismo – destra) evoluzione del quadro economico (anche locale).
Colgo l’occasione per chiarire che, purtroppo, così non è stato.
Altro esempio è fornito dalla costruzione di un complesso stato sociale da finanziare attraverso una non esuberante politica fiscale. Credo che il concetto di solidarietà faccia parte del bagaglio ideologico e genetico di un uomo di SINISTRA. Un’efficiente politica sociale serve, o dovrebbe servire, per garantire e tutelare i ceti più deboli della popolazione. E’ giusto e corretto pensare che l’onere di questa struttura organizzativa e delle spese vive necessarie per garantire tali tutele (sanitaria, pensionistica d’integrazione salariale per i licenziati, di sostentamento per i disoccupati, maternità, malattia, infortuni etc…) siano poste a carico della collettività attraverso un equo prelievo fiscale. Insomma l’intera impalcatura si regge solamente se vi è chi, volente o nolente (l’importanza della politica), si accolla l’onere e per far questo possiede redditi da cui attingere. Semplice? Purtroppo la realtà, soprattutto quella nostra è affatto diversa: strozzati come siamo dalle tasse, anche imposte da governi di sinistra (stavolta minuscolo), che piuttosto che finanziare lo stato sociale sono state utilizzate per impinguare le tasche e i conti dei partiti e dei loro “principales”, con un impressionante livello di disoccupati che pesano appunto sullo stato sociale ed una base impositiva da cui attingere sempre meno ampia.

Sono fermamente convinto che esista, inoltre, una netta linea di demarcazione fra destra e SINISTRA anche, e forse soprattutto, dal punto di vista della concezione dell'uomo, inteso come animale e soggetto sociale. In relazione ai suoi costituenti fondamentali. Sto parlando della sua base genetica e culturale. Ma su quest'argomento ho già ampiamente espresso il mio punto di vista in passato, vi risparmio ogni ulteriore affaticamento. Ovviamente vi è certamente dell'altro… magari lo scopriremo insieme.

Per il momento - FINE -

Ciao
visechi is offline  
Vecchio 02-02-2003, 18.05.47   #7
alessandro
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Scopo supremo della politica dovrebbe essere la garanzia della salvaguardia della comunità, la sua continuità nei suoi valori condivisi, promuovendo e compensando i mutamenti. Chi applica questo fa politica nei suoi valori più nobili al di là di qualunque collocazione. Dal punto di vista della dignità umana, il disagio innescato dalle economie profitto-mercato è nella sopravalutazione sul piano dell'esistenza,; o meglio non è l'esistenza del mercato, ma il subordinare l'esistenza al mercato che crea il danno. Aver fatto dei valori del mercato i valori della società è stata la fine della politica ( se non volevamo questo perchè abbiamo eletto premier un imprenditore?) Il processo della delegittimazione della politica nasce dal fatto che non c'è separazione tra esecutivo, giudiziario, economico e tecnocratico. Il sistema mondo ha inghiottito le identità nazionali, sacrificandole ad una logica del profitto. Senza una salvaguardia delle divergenze non andiamo da nessuna parte e personalmente queste divergenze le percepisco sempre più assopite
alessandro
alessandro is offline  
Vecchio 03-02-2003, 09.17.05   #8
kri
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Caro Visechi,
qualche tempo fà, discutevo piacevolmente con un mio carissimo dichiaratamente (è lui stesso che si definisce così) Comunista.
Discutevamo sulla morale polica... che non può venire a mancare.

Io non riesco invece a vedere Politica e morale a braccetto.

Ma forse è questo il vostro modo di intendere la politica?
Non c'è nulla di polemico, anzi direi che dovrebbe essere proprio così, ma forse è un pò utopistico.
Tu cosa ne dici?
kri is offline  
Vecchio 03-02-2003, 13.55.27   #9
irene
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Porrei la questione in questi termini.
Le categorie Destra e Sinistra conservano un senso ed un ruolo preciso nella definizione individuale che ciascuno dà della propria coscienza politica,in ordine ai valori "storici" di libertà,uguaglianza e solidarietà,e al rango gerarchico da attribuire ad essi relativamente all'assetto sociale determinato dal primato dell'Economia sulla Politica.
Sotto ogni altro profilo,infatti,la classica bipartizione cui facciamo cenno è ormai sostituita dal confronto tra statalismo e libero mercato;tra chi crede nel primato degli interessi pubblici e nella mano pubblica,e chi invece crede nella competitività e nella concorrenza.Ma qui,appunto,le cose si complicano perchè in questa seconda categoria vanno ascritti anche i "progressisti" idealmente capitanati dagli esponenti di spicco della Sinistra Istituzionale Europea (Blair in primiis...ma non solo)schierati tranquillamente a fianco del nuovo Imperialismo...
Penso che Alessandro dica una sacrosanta verità quando sottolinea la necessità di riappropiarsi di una dignità in un certo senso "prepolitica"...La politica deve essere (o tornare ad essere...per i nostalgici)preordinata al bene comune.Ma chi si interroga,oggi,su cosa sia il bene comune?
Eppoi...agli Italiani-da sempre individualisti allo stremo-è mai stato davvero a cuore un "bene comune"?
irene is offline  
Vecchio 04-02-2003, 07.59.52   #10
alessandro
Ospite abituale
 
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L'eccesso di statalismo da un lato e la latitanza delo stato dall'altro, hanno generato la confusione di idee che sottointendevamo prima. La motivazione è comunque ancora riconducibile all'economia, infatti le ingerenze degli stati hanno richiamato a gran voce privatizzazioni selvagge che hanno spalancato le porte ai mercati dei più forti; mentre le identità nazionali si smarrivano facendo mancare il calmiere per operazioni finanziarie rovinose. Il sistema mondo non si può sostenere senza delle identità nazionali consapevoli, in grado di superare distinzioni obsolete. Il senso della inividualizzaxzione che menzionava Irene, dovrebbe essere trasceso, proprio in nome di quella coscienza che dovrebbe condurci a confrontarci per un bene comune
alessandro
alessandro is offline  

 



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