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Libertà semplice e libertà complessa

di Riccardo Piazza - Settembre 2021

 

Ho speso buona parte dei miei studi recenti e dei miei anni di vita a riflettere.
Quando poi ho trovato questo spazio interessante, per merito di una stimata collega e amica che leggo con affetto, «Locus amoenus» per la mente pensante, mi sono chiesto se valesse o meno la pena di riproporre i miei pensieri erranti al grande pubblico. Ritornare sulla cresta dell’onda, dell’inchiostro informatico.
Superate le remore di un Super-Io rigoroso, la risposta è stata sì.

L’altro giorno leggevo, come abitualmente faccio alla domenica mattina, qualsiasi serial killer volesse compiere il suo arduo mestiere, con me affronterebbe un compito banale, un quotidiano di informazione generalista abbastanza diffuso.
L’articolo, non più di mille battute spazi inclusi, oserei reclusi per via di una scelta grafica dei caratteri quantomeno lombrosiana, quindi spicciola e ristretta, ragionava intorno alla tematica del libero arbitrio.
Quanto è lecito rifiutare di fare qualcosa sulla base di un diritto fondamentale?
Libertà di cura, libertà di scelta terapeutica, libertà di morte.
Sdoganato completamente, il concetto ha assunto, mi sembra, oggi, un valore talmente frusto che lo scopo di questo piccolo scritto sarà quello di rivalutarne il fastigio.
La «Libertà che guida il popolo». Delacroix la rappresenta così, forte e bellissima, salda di una dimensione civile ed etica.
Prendiamo ad esempio quest’opera e immaginiamocela storcere il naso a fronte delle banalizzazioni imperanti contemporanee o delle volgarizzazioni operate in suo nome, specie nella comunicazione liquida del Social Network.
La prima sensazione che provo è quella di smarrimento e di tristezza. La libertà così descritta non è più l’augusta donna di Delacroix, è piuttosto una logora tovaglia usata senza senno e responsabilità: sporca, lisa.
L’individualismo sfrenato genera mostri, come il sonno della ragione, la libertà, così intesa, riconosce il diritto individuale del singolo soggetto come unico ed assoluto: da liberalismo a libertarismo.
Così posso tranquillamente rifiutare un trattamento terapeutico a fronte di un rischio globale soltanto perché non vi è, ad oggi, una norma che lo imponga espressamente. Chiamerò questa interpretazione dell’agire la libertà semplice, anche se mi verrebbe da dire sempliciotta.
Ricordo un avvincente, lo consiglio, saggio di R. Thaler e Cass R. Sunstein, «La spinta gentile», in cui viene riportata al centro la teoria sociale dell’incentivo soft, o del garbo. In estrema sintesi, lo Stato ti incoraggia a far qualcosa, senza obbligarti, ma premiandoti, per garantire la più ampia rete di libertà per il singolo e per l’intera comunità. In filosofia della politica tutto ciò dà origine al Paternalismo liberale.
Rawls parlava di eguale diritto dell’uomo esteso alla libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri. Steiner aggiungeva che ciò che ci distingue dagli animali non è l’agire in una determinata maniera, ma l’essere coscienti delle cause di tale scelta.
Questa seconda libertà che si delinea da tali riflessioni è certamente più ardua da rispettare, la chiamerò quindi libertà complessa: più ostica per gli appetiti individuali forse, ma non si può essere liberi davvero se non lo è anche colui che, al tuo fianco, usufruisce ogni giorno del tuo stesso consorzio civile.
Scommetto tuttavia, ma qui estrapolo la mia conclusione unicamente personale, che madama libertà, sotto questa seconda veste, sorrida davvero, splendente, di nuovo.


  Riccardo Piazza

 


Riccardo Piazza
, è professore di Storia e Filosofia a Palermo. Nato nel 1987, si è laureato in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’ateneo del capoluogo siciliano. Ha completato i suoi studi specialistici a Milano, dove ha conseguito la laurea magistrale in Scienze filosofiche con una tesi sul trascendentalismo estetico di Ralph Waldo Emerson.
Per la casa editrice «Archivio Dedalus», si è occupato di correzione e revisione del testo per le raccolte dei poeti contemporanei, tra gli altri, delle liriche di Franco Loi.
Appassionato di Pedagogia filosofica, collabora con alcuni istituti di preparazione e formazione per la scuola secondaria di secondo grado, quale docente di logica.
In un’altra vita è stato praticante per «Il Sole 24 Ore», dove ha anche conseguito un Master in Giornalismo economico ed informazione multimediale. Nel 2017 ha pubblicato una raccolta di prose liriche dal titolo «Vidi Caronte sul Bosforo», nella collana «Occasioni», per la casa editrice Manni.


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