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Soltanto qualche piccola coltellata

di Francesca Colaluce
- Novembre 2023


In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo dipinto di Frida Kahlo, la pittrice messicana più importante del XX secolo, che ha dedicato la sua vita nella lotta contro le discriminazioni di genere.

 

Unos cuantos piquetitos - Frida Kahlo


L’opera, intitolata Unos cuantos piquetitos ritrae un fatto di cronaca che l’artista lesse sul giornale: un uomo ha ucciso la moglie e si è giustificato in tribunale dicendo di averle fatto soltanto qualche piccola coltellata. L'assassino sorride soddisfatto e conserva un fazzoletto con cui ha ripulito il sangue. Sangue che si trova ovunque: sulle lenzuola, sul pavimento, sui vestiti dell’uomo, perfino sulla cornice stessa, con lo scopo di rompere la barriera tra spettatore e opera. Inoltre, sono presenti due colombe, che portano un nastro con su scritte le parole dell’uomo, rimarcando sarcasticamente che la scena davanti ai nostri occhi non rappresenta l’amore, e quelli non sono bacetti. Nell’opera prorompono e si impongono chiaramente i sentimenti di sopraffazione, di disumanità, di potere del carnefice, contro la debolezza, l’impotenza, la fragilità della vittima.
Tanti sono, nell’arte e nella letteratura, i riferimenti a questa terribile ed ingiusta condizione, in cui vengono sottoposte le donne, considerate subalterne all’uomo. Questa, però, è quella che mi ha più colpita, negativamente.
Ad oggi, la situazione è rimasta la medesima: la violenza di genere continua incessante a distruggere e a polverizzare la vita di una donna, ogni 72 ore. Un dato allarmante, spregevole, ripugnante, che è divenuta quotidianità, un insieme di fatti iterativi che sembrano non suscitare più scalpore, se non alimentare, come fuoco nella brace, la supremazia dei figli “sani” del patriarcato.
Con le numerose proteste a favore della parità di genere, atte a sopperire la violenza, si cerca di diventare un mondo migliore, una società in cui non ci sarà più bisogno di camminare sulle strade delle città alla ricerca di qualcuno che ascolti e provveda. Oppure camminare, con la paura di essere perseguitate.
Il grido delle donne continua a rimbombare nelle vie verso la libertà, verso la giustizia, verso una coscienza a cui fa ribrezzo qualsiasi tipo di soperchieria, ma sembra non farsi sentire ancora abbastanza sufficientemente da annullarla completamente. E con “grido” intendo non solo quello attuato durante le manifestazioni, ma soprattutto quello con cui le donne chiedono aiuto quando si trovano in pericolo. Quella voce che, ogni 72 ore, è destinata a non emettere più alcun suono, perché viene ridotta al silenzio con soltanto qualche piccola coltellata. Quella voce che viene indegnamente sepolta insieme ad altre urla mute.


Francesca Colaluce

 

Francesca Colaluce è nata a Mantova (MN), frequenta il corso di laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Verona e desidera intraprendere in futuro la strada dell’insegnamento, in quanto “non esiste niente di più entusiasmante e stimolante di una vera e propria scuola, dove poter formare le menti dei giovani e dare loro le chiavi giuste per affrontare al meglio il passato, il presente e soprattutto il futuro, il loro futuro”. Le piace molto leggere e scrivere, infatti ha pubblicato il suo primo libro intitolato “DYLAN: la breve storia di un amore ineguagliabile”, nel quale racconta l’amorevole legame nato con il suo migliore amico a quattro zampe, Dylan.


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