Piccola proposta di una nuova teologia

Aperto da Luther Blissett, 24 Ottobre 2025, 02:00:00 AM

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Luther Blissett

#15
Citazione di: sapa il 24 Ottobre 2025, 20:44:04 PMCerto che questa teologia proposta da Luther Blissett non è male. Riassumo schematicamente: Dio è unico, in quanto c'è solo lui, sia come divinità che come realtà, è eterno, ma non onnipotente, in quanto, a causa della sua stessa divinità, non può nè nascere, nè morire. E nella sua onn-impotenza, è ridotto a cercare avidamente l'esperienza delle sue allucinazioni, che siamo noi. Un Dio minore, dunque, che non si sa bene chi, nè perchè, ha costretto in una situazione da neuro-deliri. Un Dio quasi fantozziano nella sua impotenza, al punto che non si può non sodalizzare con Lui. Quindi, saremmo al punto che le allucinazioni di Dio sentano, per simpatia,  quasi il bisogno di rendere più interessante l'esistenza problematica del Dio minore, perchè no?, con una guerra o con altri eventi degni di nota. Andrà in Paradiso l'allucinazione di Dio, che sarà riuscita ad attirare maggiormente la Sua attenzione. Già, il Paradiso.. Ci sarà anche in questa teologia un Paradiso e potrebbe essere la memoria del Dio minore, cioè tutte quelle allucinazioni degne di essere da Lui ricordate al risveglio. All'Inferno, invece, tutte le allucinazioni Divine ordinarie, quelle grigie, incolori, non degne della Sua nota. Concordo con Luther Blisset, un Dio come questo sarebbe più simpatico e meno complicato. Adesso, però, quale liturgia? Come si venera un Dio come questo? Passo....

Complimenti per il compendio che hai fatto della mia teologia del teosolipsismo  :)
Da quanto hai scritto dimostri inoltre di aver capito praticamente tutto il meccanismo.

Questa teologia comunque è da considerarsi appena abbozzata.
Occorre evitare di costruirla facendoci guidare dai nostri desiderata, altrimenti tenderemo a costruire anche noi una ennesima consolazione, e ad illuderci.  Però la costruzione fin qui fatta sembra tenere abbastanza bene, mentre non sono ancora emersi problemi di incongruenza o altre criticità.
Interessante il tuo spunto riguardo una possibile discriminazione che il nostro Dio minore potrebbe mettersi a fare tra le allucinazioni per Lui interessanti e quelle grigie e ordinarie: penso però che Lui le archivierà tutte quante nella Sua memoria per sempre, tutte quante, sia quelle che hanno destato il Suo interesse che quelle che non Gli fossero troppo piaciute. Una Memoria perfetta deve archiviare tutto, non deve avere lacune. Oltretutto, il nostro Dio minore considera noi il vero Dio vivente, poiché Lui Si sente un handicappato cosmico, e Lui vede noi tutti come i Suoi infiniti caregiver.  Lui conserverà tutti insieme indiscriminatamente i ricordi belli e brutti poiché è un accumulatore seriale di vite vissute, e noi resteremo per sempre schedati nella Sua Biblioteca-di-Babele colma di tutti quanti i nostri vissuti.  Chi conserva i libri in una biblioteca, cosa si mette a fare coi vilains presenti nei vari romanzi? (I vilains sono i personaggi negativi di un romanzo) Ovviamente da nessun bibliotecario ci aspettiamo che mai getterebbe nelle fiamme dei libri, né mai che si mettesse a stracciare le pagine dei libri dove compaiono i vilains.  Ma soprattutto è che il nostro Dio minore non potrà mai mandare all'inferno nessuno, sarebbe come se mandasse all'inferno Sé stesso, poiché tutti quanti noi umani non siamo altro che Sue identità secondarie, in sostanza tutti noi siamo Lui, anche se ci ha collocati nel mondo praticandoci un'amnesia di chi veramente siamo, amnesia che terminerà soltanto al momento delle luci di cortesia finali.
Noi non siamo altro-da-Lui, non siamo creature, siamo direttamente Lui, con l'amnesia che ci fa dimenticare chi veramente noi siamo. Se Lui Si fosse limitato a riempire il mondo di creature a Lui simili ma separate da Lui, altre-da-Lui, poi non Si sarebbe potuto godere le nostre vite essendo direttamente noi, ma avrebbe dovuto accontentarSi di osservarci dall'esterno, come se fossimo tutti soltanto dei film.  Ma Lui ha voluto provare integralmente di persona tutto ciò che noi proviamo. Quando noi stiamo morendo, e siamo presi dall'ultima angoscia, Lui dentro di noi sta soffrendo insieme a noi, e solo quando transitiamo nel dopomorte, Lui Si ricorda di essere quel morente.  Lui, nelle Sue parti di psiche che non Si sono incarnate in noi è assillato da una estrema angoscia di eternità e da una inguaribile noia immortale, e soltanto le Sue infinite parti di psiche che sono incarnate in noi umani palpitano di vita e di morte. Lui è sempre qui da noi che sta! Non ci sono angeli né altra bizantina accozzaglia di cortigiani in cielo a circondarlo di riverenze, Lui nel Suo nonluogo vegeta oscillando tra uno stato vegetativo e un locked-in.  Lui soltanto qui da noi Si sente vivente e Si gode tutte intere le nostre vite, comprese quelle fasi delle quali noi umani avremmo fatto volentieri a meno (Dobbiamo arrivare a comprendere che certe cose che ci accadono possono davvero piacere soltanto a Lui). Lui, nella sua estrema passione per le nostre vite, è un assoluto dissoluto, ipermasochista puro, e fa ben poca distinzione tra piacere e dolore. Per lui bisognerebbe coniare un apposito termine misto di piacere-dolore, forse Gli potrebbe andar bene "algoedonìa".

green demetr

Una teologia che si fonda sul niente.
Una teoria che chiede di essere smentita, prima ancora che essere dimostrata.
Amico mio il tuo è un delirio solipsista, uno dei tanti della modernità, a cui il cristianesimo deve iniziare a fare la lotta, piuttosto che fare la pace.
Ma poi la tua follia di ammettere un Dio, che poi saresti tu, che si compiace del delitto, non trovi che sia persino pericolosa?
Più che il solipsismo  le tue teorie sono vicinissime a quelle dello gnosticismo, di cui gli illuminati si fanno scudo per le loro nefandezze sull'umanità.
Se veramente ti interessasse basterebbe fare un giro su youtube, ormai sono molti i preti che riconoscono nello stato attuale delle cose, la cospirazione di queste sette. E cosa avrebbero le teologie antiche che non va? Il fatto che parlano di obbedienza al Dio? E' un Dio giusto però. Cristianesimo ed Ebraismo da una parte, e tutte le altre dall'altra, volontarie o involontarie amiche del materialismo contemporaneo.
Una teologia senza morale...te lo dico: è grave.
Non basta per smantellare la tua teoria?
Melancholia

sapa

#17
Citazione di: green demetr il 25 Ottobre 2025, 01:03:31 AMUna teologia che si fonda sul niente.
Una teoria che chiede di essere smentita, prima ancora che essere dimostrata.
Amico mio il tuo è un delirio solipsista, uno dei tanti della modernità, a cui il cristianesimo deve iniziare a fare la lotta, piuttosto che fare la pace.
Ma poi la tua follia di ammettere un Dio, che poi saresti tu, che si compiace del delitto, non trovi che sia persino pericolosa?
Più che il solipsismo  le tue teorie sono vicinissime a quelle dello gnosticismo, di cui gli illuminati si fanno scudo per le loro nefandezze sull'umanità.
Se veramente ti interessasse basterebbe fare un giro su youtube, ormai sono molti i preti che riconoscono nello stato attuale delle cose, la cospirazione di queste sette. E cosa avrebbero le teologie antiche che non va? Il fatto che parlano di obbedienza al Dio? E' un Dio giusto però. Cristianesimo ed Ebraismo da una parte, e tutte le altre dall'altra, volontarie o involontarie amiche del materialismo contemporaneo.
Una teologia senza morale...te lo dico: è grave.
Non basta per smantellare la tua teoria?
Bè, chiamare teologia quella qui proposta da LB è forse prematuro, come del resto mi sembra avesse premesso lo stesso autore. E' una bella storia, almeno a me, che non sono alla ricerca di alcuna teologia e non mi esalto, nè mi offendo per nessuna teoria più o meno ardita,  è piaciuta. Ma ti chiedo: visto che parli di teologie dimostrate, in che senso? Cioè, quali sarebbero quelle dimostrate? LB non ha chiesto di essere smentito, ma ha autoironicamente chiesto di provare a  smontare l' inizio della sua teoria. E' stato furbo,  perchè se si parla di definizione o spiegazione del Divino, non si smonta nè si smentisce praticamente nulla e  non si dimostra alcunchè. Chiedi una morale? Forse non ci siamo ancora arrivati...Ma poi, una morale per chi, se esiste solo Dio alle prese con le Sue allucinazioni? Non mi pare che in un mondo dove esiste solo Dio ci sia bisogno di una morale. Anche se, a ben pensarci, in un mondo dove esiste solo Dio forse non servirebbe nemmeno una teologia...

Luther Blissett

Citazione di: green demetr il 25 Ottobre 2025, 01:03:31 AMUna teologia che si fonda sul niente.
Una teoria che chiede di essere smentita, prima ancora che essere dimostrata.
Amico mio il tuo è un delirio solipsista, uno dei tanti della modernità, a cui il cristianesimo deve iniziare a fare la lotta, piuttosto che fare la pace.
Ma poi la tua follia di ammettere un Dio, che poi saresti tu, che si compiace del delitto, non trovi che sia persino pericolosa?
Più che il solipsismo  le tue teorie sono vicinissime a quelle dello gnosticismo, di cui gli illuminati si fanno scudo per le loro nefandezze sull'umanità.
Se veramente ti interessasse basterebbe fare un giro su youtube, ormai sono molti i preti che riconoscono nello stato attuale delle cose, la cospirazione di queste sette. E cosa avrebbero le teologie antiche che non va? Il fatto che parlano di obbedienza al Dio? E' un Dio giusto però. Cristianesimo ed Ebraismo da una parte, e tutte le altre dall'altra, volontarie o involontarie amiche del materialismo contemporaneo.
Una teologia senza morale...te lo dico: è grave.
Non basta per smantellare la tua teoria?
Ti ha talmente bene risposto sapa che basterebbe così.
Spero che tu ti renda conto di come qualunque teologia, ma proprio tutte quante le teologie, nessuna esclusa, rimangono mere ipotesi non dimostrabili. Non c'è assolutamente nessuna verifica possibile per alcuna teologia, né per quella che segui tu, inventata da altri tanto tempo fa, né per quella che mi sto inventando io.  La verifica potrà esserci soltanto, e aggiungiamo forse, solo "dopo" che si è transitati sul letto di morte.
La morale è una necessità per la tenuta delle società umane, serve a proteggere l'interesse comune di ogni organizzazione umana: ogni collettività deve controllare che gli individui che la costituiscono non varchino i limiti che le leggi umane hanno stabilito.  Le religioni che hanno avuto successo sono quelle che si sono dimostrate utili a puntellare la solidità delle leggi umane e l'autorità dei pastori delle genti.  Il Cristianesimo, ad esempio, ha avuto un principale fondatore iniziale in San Paolo di Tarso, ma senza il vero fondatore istituzionale Costantino, imperatore romano, non è affatto detto che in questo nostro anno 2025 sarebbero giunte fino a noi notizie non frammentarie di questa religione divenuta invece poi la più diffusa del mondo, e chissà forse ogni tanto si sarebbero trovati qua e là manoscritti o altri indizi di questi antichi culti, ma ironia della sorte non è detto neppure che li si sarebbero facilmente distinti dalle cosiddette sètte gnostiche che così tanto pullularono nel pabulum ellenistico.  L'abile imperatore Costantino scelse questa religione novella intuendo che poteva avere una chance di poter divenire un puntello nuovo a sostegno dell'autorità imperiale declinante. La mossa di Costantino fu comunque azzardata, e avrebbe anche potuto fallire, poiché il Cristianesimo suo contemporaneo non consisteva certo in una Chiesa già compiutamente organizzata a puntino, ma in un bailamme di chiesucole aggrappate a centinaia di sedicenti vangeli che spaziavano tra loro in modi imbarazzanti.  L'imperatore costrinse i "padri" di questo mucchio eterogeneo di culti a decidersi di stabilire quali scritti marcare come canonici e quali invece come apocrifi da far quindi scomparire.  Insomma, lui chiese ai "padri" di questo promettente culto di compiere un lavoro razionale a tavolino di risistemazione dottrinale, di riunificazione compattante delle varie correnti discordi, e di eliminazione delle incongruità. Fu insomma il vero nume fondante del Cristianesimo, che tirò la volata all'imperatore Teodosio che sancì poi tale religione come culto di Stato.    Fu sancito quel patto tra trono e altare che perdurò poi per una quindicina di secoli, fino alla Rivoluzione Francese.  Mi permetto di far notare come pure io, pur privo dell'autorità imperiale  :D  , ero venuto a chiedere a questo nobile consesso di aiutarmi a pescare le incongruenze nella mia teologia start up :)

Luther Blissett

Citazione di: sapa il 25 Ottobre 2025, 16:42:51 PMse esiste solo Dio alle prese con le Sue allucinazioni? Non mi pare che in un mondo dove esiste solo Dio ci sia bisogno di una morale. Anche se, a ben pensarci, in un mondo dove esiste solo Dio forse non servirebbe nemmeno una teologia...
Giustissime osservazioni le tue    :) 
 In un mondo dove esiste solo Dio, più che una morale, occorrerebbe piuttosto, al nostro Dio minore, che Lui imparasse a praticare un po' di autodisciplina.  Lui è così avido e famelico di emozioni umane che non sa disciplinarSi.  Anche per questo motivo una prima denominazione della mia teologia aveva evocato il concetto di Puer aeternus.  Era per marcare la inguaribile immaturità del nostro Dio minore, che rimane sempre "più giovane di noi umani" nonostante che bazzichi l'umanità da quando l'ha chiamata all'esistenza.  Un altro nome che avremmo potuto usare per chiamarLo sarebbe stato "Figlio dell'uomo", ancora per marcare la sua inguaribile immaturità, ma avevo deciso di evitare questa espressione per non dare alcuna soddisfazione alla Bibbia,  che di questa misteriosa espressione fa grande abuso 
  :) 
 
 Poi, hai ragione, sapa, quando dici che in un mondo dove esiste solo Dio non servirebbe nemmeno una teologia... ma appunto, una teologia servirebbe a noi, in mancanza di un Dio apertamente convivente in mezzo a noi.
 
 Avevo fatto l'analogia di Dio con il signor Billy Milligan.  A questo punto rimando al prossimo post che dedicherò proprio a questo signor Billy Milligan.

Adalberto

#20
Citazione di: Luther Blissett il 25 Ottobre 2025, 19:19:43 PM... ero venuto a chiedere a questo nobile consesso di aiutarmi a pescare le incongruenze nella mia teologia start up :)
Be' visto che ribadisci quanto sopra... Allora per prima cosa chiedo perdono in anticipo per  la franchezza di un non credente.

Non c'è partita senza l'incontro con il sacro che necessariamente scuote  l'umano, non solo nella mente razionale, ma nel profondo delle sue indeterminate pulsioni.

Non c'è partita anche senza creatività mitopoietica.
Perché il mito prima si crea come "immagini" simboliche, poi si  spiega con parole razionali (pardon,  si "tenta"di spiegarne i molteplici significati).  Lo si fa anche rivivere attraverso riti che mutano lo stato della coscienza. Come conseguenza parallela (è tipico del pensiero mitico esprimere ossimori) con  questi processi  scaturiscono norme e regole comportamentali.

Certamente da un paio di secoli si parla di  religioni laiche o civili, da Rousseau a Durkheim fino all'odierno  Harari.
Però se non si intercetta il qualche modo il mondo irrazionale del mysterium tremendum  et  fascinans descritto da Rudolf Otto...  a cosa si riduce il fenomeno?
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

Luther Blissett

Scusami Adalberto,  devo rimandare a dopo la risposta alla tua interessante osservazione, poiché ora sono impegnato a postare lo scritto sul signor Billy Milligan, e purtroppo sto avendo problemi tecnici.   Il sito mi ha segnalato che il post che intendevo inserire eccede  le dimensioni consentite.  Dovrò rivoluzionare il tutto oppure provare a condensare. 

Luther Blissett

Avevo preparato un post così lungo che il sito me lo ha bloccato, e quindi ho rinunciato e al suo posto, ecco che ne posto questo qui, molto breve e conciso.

Andate comunque a leggervi la voce Billy Milligan su Wikipedia: 
https://it.wikipedia.org/wiki/Billy_Milligan#Teatro
Una volta entrati nel link, scendete fino alla sezione intitolata "Le 24 identità di Billy" e leggetela integralmente.

 Se Billy avesse potuto guarire dalla sua sindrome, le sue 24 identià sarebbero state riassorbite nella sua psiche, e sarebbero quindi scomparse, e Billy sarebbe tornato ad essere unicamente Billy Milligan, un uomo normale come tutti, senza identità secondarie.
 Il Dio postulato dal teosolipsismo (la mia teologia) avrebbe "gettato nel mondo", ovvero su questo nostro pianeta, una dissociazione identitaria multipla consistente in almeno 200 miliardi di identità secondarie: questa è la cifra stimata da alcuni studiosi riguardo al numero degli esseri umani che sono viventi (circa 8 miliardi) o vissuti (circa 200 miliardi) a iniziare dall'incipit della nostra specie sapiens sapiens, fino al nostro tempo.
Non mi parrebbe auspicabile una "guarigione" di Dio, e anzi noi saremmo molto interessati al destino di queste Sue identità secondarie, dato che facciamo parte del mucchio :)

iano

#23
Possiamo estendere  Dio fino a comprendere   tutti gli esseri viventi, con diverse quindi potenziali personalità, una per ogni essere vivente, per verificare se la nuova teologia funziona come descrizione della vita, seppure essa abbia preso spunto dalle diverse personalità che abitavano Billy, cioè un singolo essere vivente, perchè in fondo Billy, proprio come ognuno di noi, è abitato realmente da una miriade di esseri viventi, senza dei quali la sua sopravvivenza verrebbe messa a rischio.
Vita dunque relativa ad un solo individuo, Dio, che è improprio quindi dire individuo, se non per distinguerlo dalla restante realtà, con la quale esclusivamente interagisce, essendo le sue diverse personalità modi diversi di interagire secondo l'occasione, prevalendo ogni volta una sulle altre.
L'individuo assume allora meglio una esistenza insiemistica, come criterio funzionale che definisce un insieme di esseri viventi, che Dio assume all'occasione.
Ad ogni diverso modo in cui viene individuato l'insieme funzionale di esseri viventi, corrisponde una diversa descrizione della vita.
Cioè la vita è fatta di esseri viventi secondo la loro specie,  secondo come la si racconta.

Sicuramente quanto ho scritto è criticabile, e io stesso potrei farlo, ma non posso fare tutto io.
In effetti non ho fatto atro che esprimere le mie convinzioni, non necessariamente tutte coerenti fra loro, cercando di ordinarle secondo la nuova teologia, come credo che ognuno di voi farà a suo modo .
Male che vada quindi la nuova teologia funziona come espediente per riordinare le nostre idee, e riordinandole riguardarle da un punto di vista diverso.
Ma in fondo questo è quello che fa ogni nuova  teoria, quando la coscienza interviene nell'evoluzione.

Ogni insieme simbiotico di esseri viventi è solipsistico, e certamente l'umanità  lo è stata, monopolizzando Dio a sua immagine.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Luther Blissett

Citazione di: Adalberto il 25 Ottobre 2025, 20:45:05 PMNon c'è partita senza l'incontro con il sacro che necessariamente scuote  l'umano, non solo nella mente razionale, ma nel profondo delle sue indeterminate pulsioni.

Non c'è partita anche senza creatività mitopoietica.
Perché il mito prima si crea come "immagini" simboliche, poi si  spiega con parole razionali (pardon,  si "tenta"di spiegarne i molteplici significati).  Lo si fa anche rivivere attraverso riti che mutano lo stato della coscienza. Come conseguenza parallela (è tipico del pensiero mitico esprimere ossimori) con  questi processi  scaturiscono norme e regole comportamentali.
Fluttuando attraverso ciascuno dei vari stati di coscienza si raccoglie un diverso sapere.
Il modo che personalmente tendo a privilegiare per progredire nella conoscenza rimane per me quello che possiamo considerare il comune stato lucido di coscienza ordinario. Tendo infatti a diffidare di ciò che può arrivarci dagli stati di coscienza variamente modificati, come quelli indotti dalle tecniche di meditazione.  Ho praticato con esiti diversi ogni sorta di tecnica, e ho imparato a non fidarmi troppo delle suggestioni che ne ho ricavato.
Continuo a ritenere  solido e importante soltanto ciò che mi sembra di apprendere per via logica razionale.
Ed è appunto in questo àmbito logico-razionale che mi si è formulata in mente questa mia ipotesi di nuova teologia per la quale la denominazione provvisoria è "teosolipsismo" (ma mi  sembra termine composito vagamente cacofonico dalla sonorità poco gradevole, tuttavia più preciso nell'indicare il Kern rispetto alla originaria dizione "Deus sicut Puer aeternus" effettivamente piuttosto goffa :) ).  A pensarci bene, sono rarissime le teologie costruite secondo criteri logico-razionali, e sono quasi tutte costruzioni recenti, elaborate spesso da autori di fantascienza, come la Scientology di Ron Hubbard.  La mia impressione è che se in futuro sorgeranno nuove teologie, queste s'inscriveranno, o tenteranno di farlo per meglio accreditarsi,  dentro una cornice logico-razionale.

Cito adesso una proposta teologica & religiosa meno nota di Scientology ma comunque interessante: 
La "teoria dell'uovo cosmico come origine dell'uomo", elaborata da Andy Weir, autore di libri di fantascienza.
Questa versione è stata tradotta da Paolo Gianrossi.
Chi è arrivato fin qui imbattendosi in spunti della mia teoria può anche azzardarsi a fare qualche confronto con la mia:

"Stavi andando a casa quando sei morto.
E' stato un incidente d'auto. Nulla di particolarmente eccitante, ma comunque fatale. Hai lasciato una moglie e due bambini. E' stata una morte relativamente indolore. I medici del pronto soccorso hanno fatto il possibile. Non è servito. Per com'eri conciato, fidati. E' meglio così.
Poi mi hai incontrato.
«Cos'è successo?», mi hai chiesto. «Dove sono?»
Te l'ho detto senza girarci tanto intorno: «sei morto». Non avrebbe tanto senso misurare le parole.
«C'era un furgone, scivolava...»
«Già»
«Sono... Sono morto?»
«Già. Ma non preoccuparti troppo. Muoiono tutti», ho detto io.
Ti sei guardato intorno. Non c'era altro che nulla. E poi solo io e te. Hai chiesto «che posto è questo? L'aldilà?»
«Più o meno»
«Sei Dio?»
Ti ho risposto «Sì. Sono Dio.»
«I bambini? Mia moglie?»
«I bambini e tua moglie cosa?»
«Se la caveranno?»
«Così mi piaci. Sei appena morto e ti preoccupi solo della tua famiglia. Ben fatto.»
Mi guardavi affascinato. Non ti sembravo un Dio. Sembravo solo un uomo. O forse una donna. Una vaga figura autoritaria, più la maestra dell'asilo che l'onnipotente.
Ti ho detto «tranquillo, staranno bene. I tuoi bambini si ricorderanno di te come una specie di essere perfetto. Non hanno avuto il tempo di scoprire i tuoi difetti. Tua moglie sta piangendo, ma in realtà dentro di sé è sollevata. Diciamocelo, il tuo matrimonio stava andando a pezzi. Se ti può consolare, si sentirà orrendamente in colpa di sentirsi sollevata.»
Hai detto «Oh», e poi «E adesso che succede? Vado all'inferno, in paradiso o dove?»
«Nessuna delle due cose. Sarai reincarnato.»
«Ah, allora gli Hindu avevano ragione»
Ho detto «tutte le religioni hanno ragione, in un certo senso. Cammina con me.»
Mi hai seguito mentre passeggiavamo nel vuoto nulla. «Dove andiamo?»
«Da nessuna parte. E' che mi piace camminare mentre chiacchiero»
Mi hai chiesto «ma allora, come funziona? Quando rinascerò sarà tutto cancellato no? Un neonato. Tutta la mia esperienza e tutto il resto che ho fatto in questa vita non importeranno più.»
Ti ho detto «sbagliato! Hai dentro di te tutta la conoscenza e l'esperienza di tutte le tue vite passate. E' solo che ora non le ricordi.»
Mi sono fermato, e ti ho afferrato per le spalle. «La tua essenza è più magnificente, meravigliosa e grandiosa di quanto tu possa immaginare. Una mente umana può contenere solo una frazione minuscola di quel che sei. E' come mettere il dito in un bicchiere di acqua per vedere se è calda o fredda. Metti un tuo pezzettino nel contenitore e quando lo tiri fuori hai imparato tutta l'esperienza che conteneva.
«Sei stato dentro a un umano per gli ultimi 48 anni. Per questo non ti sei ancora stiracchiato bene e non hai percepito la tua immensa coscienza. Se stessimo a perder tempo qui per abbastanza, inizieresti a ricordare tutto. Ma non serve a niente farlo tra una vita e l'altra.»
«Quante volte mi sono reincarnato allora?»
Ho detto «ah, moltissime. Più di moltissime. E in moltissime diverse vite.  A questo giro sarai una contadina cinese del 540 dopo Cristo.»
Mi hai risposto quasi sconvolto «aspetta un attimo! Mi stai mandando indietro nel tempo?»
«Se la metti in questi termini, forse tecnicamente sì. Il tempo come lo intendi tu esiste solo nel tuo universo. Da dove vengo io funziona un po' diversamente»
«E da dov'è che vieni tu?»
Ti ho spiegato che «beh di certo vengo da qualche posto. Qualche altro posto. E ce ne sono altri, come me. So che vorresti sapere com'è laggiù. Ma fidati, non ci capiresti niente.»
Mi hai risposto deluso «oh. Ma aspetta un attimo. Se mi reincarno in altri posti e tempi, potrei aver interagito con me stesso, a un certo punto.»
«Certo, capita di continuo. Ma col fatto che nessuna delle due vite ha coscienza di altro che sé stessa, non te ne accorgi»
«E quindi che senso ha?»
Ti ho chiesto «sul serio? Mi stai seriamente chiedendo il senso della vita? Non ti sembra un po' stereotipato?»
Hai insistito: «è una domanda ragionevole».
Ti ho guardato negli occhi. «Il senso della vita, il motivo per cui ho creato questo intero universo, è perché tu possa maturare»
«Vuoi dire l'uomo? Vuoi che l'umanità maturi?»
«No, solo tu. Questo universo l'ho fatto per te. Con ogni nuova vita cresci e maturi e diventi più grande e più intelligente.»
«Solo io? E tutti gli altri?»
«Non esiste nessun altro. In quest'universo ci siamo solo io e te»
Mi hai guardato strano «Ma tutta la gente del mondo...»
«Tutte te. Diverse incarnazioni di te.»
«Aspetta. Sono tutti!?»
«Ci stai arrivando», e mentre lo dicevo ti ho dato una pacca sulla spalla, per congratularmi con te.
«Sono ogni essere umano mai esistito?»
«E che mai esisterà, sì»
«Sono Abramo Lincoln?»
«E sei anche il suo assassino», ho aggiunto.
«Sono Hitler?», l'hai detto con un'espressione raccapricciata.
«E sei tutti i milioni di persone che ha ucciso»
«Sono Gesù?»
«E tutti i suoi seguaci»
Sei stato zitto.
Ti ho detto «tutte le volte che hai vittimizzato qualcuno, vittimizzavi te stesso. Ogni gesto carino che hai fatto l'hai fatto a te stesso. Ogni momento felice e ogni momento triste che ogni umano ha mai vissuto e mai vivrà, li hai vissuti tu.»
Ci hai pensato per un bel po'.
«Perché? Perché fare tutto questo?»
«Perché un giorno sarai come me. Perché è questo quello che sei. Uno della mia specie. Sei mio figlio.»
«Wow. Vuoi dire che sono un dio?», lo hai detto ma eri incredulo.
«No, non ancora. Sei un feto. Stai crescendo. Una volta che avrai vissuto ogni vita di ogni essere umano in ogni momento, sarai abbastanza grande da nascere»
«Quindi l'intero universo è solo...»
«Un uovo», ti ho detto. E poi ho aggiunto «è ora che tu vada.»
E ti ho mandato per la tua strada."

niko

La tua teologia, proprio come quella in generale cristiana, e direi anche ebraica, prevede l'autolimitarsi volontario del dio onnipotente, e questo non solo come (mera) possibilita', ma proprio come (forte) realta'.

L'Onnipotenza prevede, per logica, la possibilita' della negazione, o quanto meno dell'autolimitazione, dell'onnipotenza [cosa con cui io personalmente, fin qui, sono d'accordo] E questo fatto NON puo' rimanere una mera possibilita' o virtualita', ma DEVE, in senso etico o pratico, tradursi in una realta' storica o narratologica di qualche tipo, ad esempio il libero arbitrio, la vicenda dell'incarnazione cristica o la tua teoria del dio psicotico [cosa con cui io sono in fortissimo disaccordo].

Insomma libero arbitrio, vicenda dell'incarnazione, e la tua teoria, sono tutte forme che ci raccontano COME, dovrebbe avvenire l'autolimitazione del Dio onnipotente.

Io invece penso, che un Dio onnipotente, al massimo "pondererebbe", (e dico pondererebbe giusto per fare un antropomorfismo e farmi capire) la possibilita' di autolimitarsi, ma poi, alla fine la "scarterebbe" e NON si autolimiterebbe. Per me, il fatto stesso dell'autolimitazione del Dio, quale espressione della sua stessa bonta' o onnipotenza, resta e resterebbe nella virtualita', del "divino pensiero", per questo non sono ne' ebreo, ne' cristiano, ne' un fedele della tua bizzarra teoria.

Il fatto stesso che Dio si autolimiti, ne tradisce la potenza finita (se DAVVERO fosse infinitamente potente, allora, come sua decisione finale NON si autolimiterebbe) e quindi tradisce la sua vera natura di demiurgo/dio minore. 

Egli, autolitandosi, di fatto che cosa fa? Crea degli infelici, e li crea, non certo gratis, ma al costo, specifico, di rendersi egli stesso, in forza della sua stessa creazione, un infelice; cioe' egli fa un errore, e un tipo di errore, che, a partia' di condizioni, il mio portiere, o il mio salumiere, NON farebbe. E siccome mi rifiuto, di credere che (il vero) Dio sia inferiore, al mio portiere, o al mio salumiere come intelligenza e come entita', giungo alla conclusione che codesto Dio, se esistesse, anche ammesso che esista, sarebbe solo un demiurgo.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

baylham

Citazione di: Luther Blissett il 25 Ottobre 2025, 19:19:43 PMSpero che tu ti renda conto di come qualunque teologia, ma proprio tutte quante le teologie, nessuna esclusa, rimangono mere ipotesi non dimostrabili. Non c'è assolutamente nessuna verifica possibile per alcuna teologia, né per quella che segui tu, inventata da altri tanto tempo fa, né per quella che mi sto inventando io.  La verifica potrà esserci soltanto, e aggiungiamo forse, solo "dopo" che si è transitati sul letto di morte.

La morte, come la vita, di un esistente non porterà ad alcuna soluzione dell'ignoranza sistemica.
Se Dio esistesse sarebbe un ignorante sistemico, un ente parte di un tutto inconoscibile, a cominciare da sè stesso.

Allora una prima domanda-obiezione alla tua teoria "teosolipsista": io so di essere mortale per inferenza, perchè vedo e sento della morte di esseri viventi come me. Ma il tuo Dio minore è persona che evolve, come fa invece a sapere di essere eterno, immortale?

 

Luther Blissett

Citazione di: niko il 26 Ottobre 2025, 22:44:07 PMLa tua teologia, proprio come quella in generale cristiana, e direi anche ebraica, prevede l'autolimitarsi volontario del dio onnipotente, e questo non solo come (mera) possibilita', ma proprio come (forte) realta'.

L'Onnipotenza prevede, per logica, la possibilita' della negazione, o quanto meno dell'autolimitazione, dell'onnipotenza [cosa con cui io personalmente, fin qui, sono d'accordo] E questo fatto NON puo' rimanere una mera possibilita' o virtualita', ma DEVE, in senso etico o pratico, tradursi in una realta' storica o narratologica di qualche tipo, ad esempio il libero arbitrio, la vicenda dell'incarnazione cristica o la tua teoria del dio psicotico [cosa con cui io sono in fortissimo disaccordo].

Insomma libero arbitrio, vicenda dell'incarnazione, e la tua teoria, sono tutte forme che ci raccontano COME, dovrebbe avvenire l'autolimitazione del Dio onnipotente.

Io invece penso, che un Dio onnipotente, al massimo "pondererebbe", (e dico pondererebbe giusto per fare un antropomorfismo e farmi capire) la possibilita' di autolimitarsi, ma poi, alla fine la "scarterebbe" e NON si autolimiterebbe. Per me, il fatto stesso dell'autolimitazione del Dio, quale espressione della sua stessa bonta' o onnipotenza, resta e resterebbe nella virtualita', del "divino pensiero", per questo non sono ne' ebreo, ne' cristiano, ne' un fedele della tua bizzarra teoria.

Il fatto stesso che Dio si autolimiti, ne tradisce la potenza finita (se DAVVERO fosse infinitamente potente, allora, come sua decisione finale NON si autolimiterebbe) e quindi tradisce la sua vera natura di demiurgo/dio minore.

Egli, autolitandosi, di fatto che cosa fa? Crea degli infelici, e li crea, non certo gratis, ma al costo, specifico, di rendersi egli stesso, in forza della sua stessa creazione, un infelice; cioe' egli fa un errore, e un tipo di errore, che, a partia' di condizioni, il mio portiere, o il mio salumiere, NON farebbe. E siccome mi rifiuto, di credere che (il vero) Dio sia inferiore, al mio portiere, o al mio salumiere come intelligenza e come entita', giungo alla conclusione che codesto Dio, se esistesse, anche ammesso che esista, sarebbe solo un demiurgo.


Mi piace particolarmente il tuo intervento, per il fatto che individua bene una delle questioni fondanti che mi ero posto "nel momento dei plinti", ovvero nel momento fondativo stesso della mia teologia.  E la tua obiezione mi piace anche per il fatto che si muove dentro un quadro logico-razionale, come se invece di una metafisica, noi ci stessimo confrontando su una questione di fisica come ad esempio l'interpretazione di Everett.
Provo a risponderti.
È vero: anche la mia teologia ipotizza una forma di limitazione di Dio, e così fanno in sostanza tutte le teologie abramitiche.
Ad esempio, l'ebraismo ipotizza uno Tzimtzum, cioè una contrazione della divinità, per lasciare spazio alla Realtà creaturale.
Tu poi mostri anche di comprendere quanto sia dirimente l'esistenza di una giustificazione congruente di questo scomparire della presenza di Dio dal mondo creaturale, e citi per esempio il libero arbitrio.
Il libero arbitrio è l'alibi di Dio per giustificare il Suo assentarSi dal nostro mondo.
Peccato che le neuroscienze, pur ancora troppo giovani per darci solide certezze, già si mostrano piuttosto scettiche riguardo la questione che questo libero arbitrio esista davvero o non sia piuttosto una nostra illusione.
Peccato ancora che questo libero arbitrio riveli un eclatante comportamento divino descriminatorio nei confronti delle diverse categorie di Sue creature; infatti, stando ad esempio alle teologie cristiane, si citano altre creature oltre gli umani: gli angeli. Diversamente che verso gli umani, verso gli angeli Dio non ha utilizzato l'alibi del libero arbitrio.
Se nell'accezione fondamentale di "libero arbitrio" nel discorso teologico s'intende il fatto che Dio si nasconde a noi umani per evitarci di essere travolti dallo splendore divino e di coartarci così a tal punto da "salvarci" anche contro la nostra eventuale volontà di non esser salvati, allora va osservato che invece nei riguardi degli angeli Dio non ha mostrato questa delicatezza tutta speciale, e anzi Si è rivelato a loro in tutto il Suo affascinante splendore.  Gli angeli SANNO con sicurezza che Dio esiste, non sono come noi umani che dobbiamo inventarci una fede. Come mai questa discriminazione?  E poi, altra osservazione anche non poco inquietante, come mai alcuni angeli, di quelli tra l'altro più caricati di splendore divino riflesso, nei più altri gradi, si sono a Lui ribellati? Creature che hanno goduto da eoni dello splendore divino e Lo hanno conosciuto da vicino infinitamente meglio di tutti i santi umani messi assieme, eppure proprio loro si sono ribellati, pur sapendo che Dio è Dio. Un altro implicito corollario che deriva da ciò è che del libero arbitrio Dio poteva fare benissimo a meno, poiché la libertà di dirGli di no l'esempio degli angeli dimostra che sarebbe stata ampiamente preservata. E non solo, ma se Dio avesse fatto a meno di questo specioso alibi, avrebbe evitato di far pensare (ai più sospettosi) che Dio sia un tipo piuttosto selettivo che se la tiri un po' troppo, e che non Si renda trumpianamente conto che tante sante umiltà potrebbero celare profonde motivazioni o di strategie sottili o di sofisticate perversioni.  I cortigiani migliori di un tiranno sono sempre quelli più bravi nell'arte dell'umiltà come strategia e quelli che traggono godimento segreto dalla sottomissione. Non è che Dio Si vorrà riempire il Paradiso di sante Margherite Marie Alacoque?
Come vedi, amico niko, credo di avere inteso ciò che tu hai inteso. e ti ripeto che faccio mio anche il tuo intero ragionamento, compreso il senso del punto in cui dici che un vero Dio onnipotente pondererebbe bene prima di creare altro-da-Sé ma poi, dopo ponderato, rinuncerebbe del tutto a creare se sapesse che potrebbe creare anche una sola creatura destinata all'infelicità.
Il credente in certe fedi insorgerebbe difendendo il Creatore in ogni caso, e secondo lui, Lui avrebbe sempre ragione, essendo Dio.  (Credo di averlo letto tanti anni fa nientedimeno che sull'autorevole Dictionaire de Spiritualité: offendere Dio con l'incredulità significa offendere il Signore creatore dell'Universo e significa meritare il castigo esterno.)
Un errore tecnico però lo hai compiuto, nel tuo intervento: le teologie le hai messe tutte assieme, hai messo la mia teologia insieme alle forme di autolimitazione voluta direttamente da Dio, come avviene sia nel Cristianesimo che nell'ebraismo, non accorgendoti che io pure sostengo che il nostro Dio soffre di limitazioni, ma ho anche detto che queste limitazioni non sono volute dal nostro Dio. Il nostro Dio è un Dio minore, è una vittima pure Lui di entità superiori non meglio specificabili, e delle quali nemmeno il nostro Dio saprebbe dirci niente se iniziasse a dialogare con noi.  Se il nostro Dio minore lo potesse, guarirebbe di tutti i Suoi limiti, e di tutte le Sue assurde patologie.
Lui non Si è autolimitato, è stato limitato e tarato da quella pietra gelida quella intelligenza impersonale che governa statistico-probabilisticamente tutti gli universi, e che è assolutamente privo di ogni empatia verso quelle fragili forme di organizzazione materiali che talora possono financo evolvere a divenir persone. Il nostro Dio, condannato ad essere un Dio minore, non è invece una pietra bensì un Cristallo sognante che vive di riflessi, di luci e di noi.
Noi creature umane, ognuna col proprio nome, come una denominazione eponimica, siamo le Sue infinite specifiche malattie, Lui soffre attraverso di noi, ed è sempre con noi. Noi occupiamo interamente la Sua Realtà imaginativa, essendo infinitamente squallida la Realtà dove Lui sta gemendo.

Luther Blissett

Citazione di: baylham il 27 Ottobre 2025, 18:30:53 PMLa morte, come la vita, di un esistente non porterà ad alcuna soluzione dell'ignoranza sistemica.
Se Dio esistesse sarebbe un ignorante sistemico, un ente parte di un tutto inconoscibile, a cominciare da sè stesso.

Allora una prima domanda-obiezione alla tua teoria "teosolipsista": io so di essere mortale per inferenza, perchè vedo e sento della morte di esseri viventi come me. Ma il tuo Dio minore è persona che evolve, come fa invece a sapere di essere eterno, immortale?

 
Lui Si ritrova confinato prigioniero nel Suo nonluogo, in un modo analogo come nei nostri ospedali giacciono i malati della sindrome locked-in, ossia i malati della cosiddetta sindrome del chiavistello, con la differenza che Lui in quel Suo nonluogo è assolutamente solo (non ci sono infermiere né curatori nel Suo nonluogo) e per non impazzire di noia e dolore vive di immaginazione fervida, quasi unico potere divino immenso che Gli ha accordato la spietata intelligenza impersonale cosmica che sgoverna gli universi. La Sua potente immaginazione crea il nostro universo secondo leggi statistico-probabilistiche che non sono sotto il Suo controllo, restando sotto il controllo dell'intelligenza impersonale cosmica, e Lui concentra la Sua attenzione verso alcuni mondi creati dalla Sua fantasia, fino a formare specie di viventi che Lui pilota a conformarsi alle forme e alle sensibilità che Lui sente più affini a Sé stesso. Lui dove sta nel Suo nonluogo non ha un corpo, è pura psiche, ma Si immagina di avere un corpo simile al nostro, e quando trova un pianeta dove si son formate evolutivamente forme preominidi inizia a gettarSi nel mondo entrando progressivamente dentro TUTTI gli appartenenti alla specie vivente umanoide che Gli è piaciuta.
Scenariamente è come faremmo noi davanti al pianeta Pandora del fim Avatar, dove però noi entreremmo con la telepresenza ad uno ad uno incontrando gli abitanti locali che rimangono altro-da-noi.  Lui invece, con la Sua potenza imaginativa, entra in TUTTI i personaggi del pianeta prescelto.  Lui registra dentro di Sé tutti i vissuti compresi nelle nostre vite e li archivia nella Sua Memoria perfetta (altro Suo potere) in modo che può sempre tornarci su, come succederebbe a noi con i nostri libri o film. Ognuno di noi soltanto morendo si renderebbe conto di essere Dio, per il ritorno immediato della Sua Memoria anche a noi, e ciò avrebbe per noi un doppio effetto: dapprima un effetto di sospiro di sollievo, poiché ci ritroveremmo ancora vivi pur avendo da poco transitato sul letto di morte, ma sùbito dopo, appena superata e assorbita l'angoscia di morte, ecco che ci tornerebbe l'altra angoscia, ancora più grave e pesante di quella di morte, poiché torneremmo a sentirci assillati dalla consapevolezza di un'eternità che ci attende, il ritorno dell'inguaribile angoscia di eternità, per di più tornando ad avere una personalità diversa da quella che si era formata in noi nella specifica vita appena vissuta e da cui ci eravamo rivestiti (come fosse un abito corporeo) essendo appena fuoriusciti dalla nostra vita normale di persona vivente nel mondo e  quindi essendoci infervorati di quella specifica persona umana che abbiamo da poco cessato di essere, ed è abbastanza traumatico per TUTTI rendersi conto che quella nostra incarnazione appena dimessa era soltanto una delle miliardi di incarnazioni di noi, che ci ritroviamo purtroppo, nel nonluogo dove siamo tornati, di nuovo intristiti dal suo infinito squallore... e torneremo a comportarci come Lui, essendo tornati ad essere Lui.  Non so proprio se questo spaventoso meccanismo possa essere in qualche modo modificato.  Ma questo pauroso meccanismo devo dire che ogni giorno di più lo credo plausibile, tanto più che ormai si sta configurando per me in una serie di strani sogni che cominciano a quasi suggerirmi delle modifiche da apportare alla mia teoria. Ad esempio, è stato grazie a un sogno molto agitante che ho avuto poche settimane fa, che ho preso la decisione di abbandonare il nome originario che avevamo deciso di dare insieme,  io e l'altra utente dell'altro forum, alla mia teoria, nome che era "puerologia ovvero teologia del Puer aeternus", e che ora è, definizione provvisoria anch'essa, "teosolipismo".

niko

Citazione di: Luther Blissett il 27 Ottobre 2025, 19:32:48 PMMi piace particolarmente il tuo intervento, per il fatto che individua bene una delle questioni fondanti che mi ero posto "nel momento dei plinti", ovvero nel momento fondativo stesso della mia teologia.  E la tua obiezione mi piace anche per il fatto che si muove dentro un quadro logico-razionale, come se invece di una metafisica, noi ci stessimo confrontando su una questione di fisica come ad esempio l'interpretazione di Everett.
Provo a risponderti.
È vero: anche la mia teologia ipotizza una forma di limitazione di Dio, e così fanno in sostanza tutte le teologie abramitiche.
Ad esempio, l'ebraismo ipotizza uno Tzimtzum, cioè una contrazione della divinità, per lasciare spazio alla Realtà creaturale.
Tu poi mostri anche di comprendere quanto sia dirimente l'esistenza di una giustificazione congruente di questo scomparire della presenza di Dio dal mondo creaturale, e citi per esempio il libero arbitrio.
Il libero arbitrio è l'alibi di Dio per giustificare il Suo assentarSi dal nostro mondo.
Peccato che le neuroscienze, pur ancora troppo giovani per darci solide certezze, già si mostrano piuttosto scettiche riguardo la questione che questo libero arbitrio esista davvero o non sia piuttosto una nostra illusione.
Peccato ancora che questo libero arbitrio riveli un eclatante comportamento divino descriminatorio nei confronti delle diverse categorie di Sue creature; infatti, stando ad esempio alle teologie cristiane, si citano altre creature oltre gli umani: gli angeli. Diversamente che verso gli umani, verso gli angeli Dio non ha utilizzato l'alibi del libero arbitrio.
Se nell'accezione fondamentale di "libero arbitrio" nel discorso teologico s'intende il fatto che Dio si nasconde a noi umani per evitarci di essere travolti dallo splendore divino e di coartarci così a tal punto da "salvarci" anche contro la nostra eventuale volontà di non esser salvati, allora va osservato che invece nei riguardi degli angeli Dio non ha mostrato questa delicatezza tutta speciale, e anzi Si è rivelato a loro in tutto il Suo affascinante splendore.  Gli angeli SANNO con sicurezza che Dio esiste, non sono come noi umani che dobbiamo inventarci una fede. Come mai questa discriminazione?  E poi, altra osservazione anche non poco inquietante, come mai alcuni angeli, di quelli tra l'altro più caricati di splendore divino riflesso, nei più altri gradi, si sono a Lui ribellati? Creature che hanno goduto da eoni dello splendore divino e Lo hanno conosciuto da vicino infinitamente meglio di tutti i santi umani messi assieme, eppure proprio loro si sono ribellati, pur sapendo che Dio è Dio. Un altro implicito corollario che deriva da ciò è che del libero arbitrio Dio poteva fare benissimo a meno, poiché la libertà di dirGli di no l'esempio degli angeli dimostra che sarebbe stata ampiamente preservata. E non solo, ma se Dio avesse fatto a meno di questo specioso alibi, avrebbe evitato di far pensare (ai più sospettosi) che Dio sia un tipo piuttosto selettivo che se la tiri un po' troppo, e che non Si renda trumpianamente conto che tante sante umiltà potrebbero celare profonde motivazioni o di strategie sottili o di sofisticate perversioni.  I cortigiani migliori di un tiranno sono sempre quelli più bravi nell'arte dell'umiltà come strategia e quelli che traggono godimento segreto dalla sottomissione. Non è che Dio Si vorrà riempire il Paradiso di sante Margherite Marie Alacoque?
Come vedi, amico niko, credo di avere inteso ciò che tu hai inteso. e ti ripeto che faccio mio anche il tuo intero ragionamento, compreso il senso del punto in cui dici che un vero Dio onnipotente pondererebbe bene prima di creare altro-da-Sé ma poi, dopo ponderato, rinuncerebbe del tutto a creare se sapesse che potrebbe creare anche una sola creatura destinata all'infelicità.
Il credente in certe fedi insorgerebbe difendendo il Creatore in ogni caso, e secondo lui, Lui avrebbe sempre ragione, essendo Dio.  (Credo di averlo letto tanti anni fa nientedimeno che sull'autorevole Dictionaire de Spiritualité: offendere Dio con l'incredulità significa offendere il Signore creatore dell'Universo e significa meritare il castigo esterno.)
Un errore tecnico però lo hai compiuto, nel tuo intervento: le teologie le hai messe tutte assieme, hai messo la mia teologia insieme alle forme di autolimitazione voluta direttamente da Dio, come avviene sia nel Cristianesimo che nell'ebraismo, non accorgendoti che io pure sostengo che il nostro Dio soffre di limitazioni, ma ho anche detto che queste limitazioni non sono volute dal nostro Dio. Il nostro Dio è un Dio minore, è una vittima pure Lui di entità superiori non meglio specificabili, e delle quali nemmeno il nostro Dio saprebbe dirci niente se iniziasse a dialogare con noi.  Se il nostro Dio minore lo potesse, guarirebbe di tutti i Suoi limiti, e di tutte le Sue assurde patologie.
Lui non Si è autolimitato, è stato limitato e tarato da quella pietra gelida quella intelligenza impersonale che governa statistico-probabilisticamente tutti gli universi, e che è assolutamente privo di ogni empatia verso quelle fragili forme di organizzazione materiali che talora possono financo evolvere a divenir persone. Il nostro Dio, condannato ad essere un Dio minore, non è invece una pietra bensì un Cristallo sognante che vive di riflessi, di luci e di noi.
Noi creature umane, ognuna col proprio nome, come una denominazione eponimica, siamo le Sue infinite specifiche malattie, Lui soffre attraverso di noi, ed è sempre con noi. Noi occupiamo interamente la Sua Realtà imaginativa, essendo infinitamente squallida la Realtà dove Lui sta gemendo.


Se lui, il Dio, "immagina" di essere gli uomini si autolimita, è comunque un Dio che si fa uomo, nel tuo caso: per amore di se stesso, come autoterapia per i suoi "problemi" principalmente di noia, nel caso del cristianesimo: per amore, e per la salvezza, degli uomini. Per provare l'angoscia di morte, egli deve temporaneamente o localmente "dimenticare" di essere se stesso, precipitare in uno stato di minore potenza: più "autolimitazione" di così....
Inoltre, non potendo guarire o rendersi felice immediatamente e da solo, senza giochetti implicanti bassezze indegne di qualsiasi vero Dio quali durata temporale, localizzazione, materia, fini e mezzi, si stenta a capire in che senso egli sia "onnipotente", o anche solo onnimpotente: un Dio sottoposto alla fisica o alla logica, o anche solo alla dilazione del piacere in un freudiano (o epicureo) principio di realtà, è ancora un Dio? Un Dio passibile di soffrire, soprattutto, è ancora tale?

 Il cristianesimo almeno, prova sostanzialmente a definire rigorosamente la sofferenza, il concetto filosofico, della sofferenza, come rifiuto (inter individuale) dell'amore e non mai come frustrazione (intra individuale) della volontà, giusto appunto per salvarsi da alcuni dei suoi stessi più ovvi paradossi e rendere conto di come un Dio/onnipotente, possa, a un certo punto, rimanere onnipotente, eppure, soffrire. Soffre, per il fallimento, della relazione, con l'altro da se. L'Amore, ovverosia Dio, soffre, perché non è amato. L'incarnazione eccetera eccetera. Che è una autolimitazione di Dio. Dio è (molto) più potente dell'uomo, quindi se Dio si fa uomo, si autolimita. Anche nella tua teoria, Dio, per provare tutto quello che prova nella vita e fino all'istante della morte un singolo uomo, illudendosi temporaneamente di essere (per davvero) quell'uomo, in un certo senso da Dio che era, volontariamente "si fa" uomo, diviene, quell'uomo, in maniera simile a come il Dio cristiano a un certo punto si incarna e si immerge nello spazio e nella storia in Gesu', e quindi, volontariamente si autolimita. Pare anzi che sia questo il suo unico potere, la sua unica possibile manifestazione (riuscita) di volontà.

Ti fai un problema simile a quello che si fà mi pare Severino, per il quale onniscienza e bontà/perfezione, del presunto Dio, sono incompatibili: l'unico modo per conoscere il male, è provarlo, quindi colui che realmente e fino in fondo conosce il male, anche lo prova, quindi, se lo "conosce", non può essere perfetto e buono, o, se lo è, ci sono delle cose che non conosce, e quindi non può essere onnisciente. 
Il "brivido", del tuo Dio, non è che l'onniscienza, la sua stessa onniscienza, onniscienza che a sua volta per essere tale implica [solo, e soltanto] la piena cognizione della reale condizione umana e dunque del male; male che, a sua volta, è sia effimero, dolore, male dell'effimero, in quanto ogni singolo uomo preso singolarmente è effimero e lanciato verso la morte, che eterno, noia, male dell'eternità, in quanto al di là del fallimento di ogni metafisica, la condizione umana stessa nel suo complesso, il nesso bruto tra una mente e un corpo gettati in un mondo che accompagna ogni possibile manifestazione dell'esistenza, è insuperabile, e riempie tutto il campo, del percepire e dell'essere; ed è tutto quello che (residualmente), tolte e scrostate tutte le illusioni in una possibile e necessaria teofania negativa, esiste e sussiste.
Nel tuo sistema non c'è niente, oltre al Dio, integro e intero, che in quanto tale soffre la noia, e alla ridda dei suoi giocattolini umani, frammentati, che in quanto tali soffrono il dolore; e quindi, siamo praticamente in Schopenhauer: non c'è niente oltre alla noia, e cioè astratta volontà di volontà, e al dolore, e cioè volontà incarnata [volontariamente autolimitata] e riconoscibile, di qualcosa; certo, tutto questo è valido solo se partiamo dal presupposto nichilistico e iper-moderno che "conoscere" il male, equivalga a farlo o provarlo... e non, beata e razionalistica ingenuità degli antichi, a schivarlo e salvarsene... proprio per il fatto, che lo si conosce.

E appunto il libero arbitrio, che a quanto pare pure gli angeli, i diavoli e Lucifero ce l'hanno, è imperdonabile, perché, lasciando il cielo e l'inferno e scendendo, o salendo, un attimo sulla terra, presso, appunto, l'eternità frammentata in mille effimeri della condizione umana, induce a temere, e ad avversare, il male, morale, umano, più dell'idiozia e dell'umana stupidità, e a creare una (folle) società che abbia la stessa, invertita e pervertita, gerarchia di tremori e timori, di amici e emici; il libero arbitrio, in pratica fa sì che Socrate sia morto invano.

Di buono, il libero arbitrio ha che apre alla comprensione della assoluta gratuità, e indipendenza dalle informazioni e conoscenze pregresse del male (la colpa di tutto il male è dell'uomo, perché Dio lo ha creato con le giuste e "formattate" informazioni necessarie a scegliere il bene, eppure l'uomo, inspiegabilmente ha scelto il male lo stesso; appunto un'idea relativamente nuova, questa, che, se accolta, oltre naturalmente a strapparci alla beata condizione dell'increato, e a colpevolizzarci ingiustamente di tutto e per tutto, ci costringe a riconsiderare la sofferenza, controintuitivamente, come rifiuto dell'amore e non come, intuitivamente, frustrazione della volontà); insomma rende possibile tutta una rivalutazione dell'istintivo e dell'irrazionale, che poi permetterà di riconsiderare criticamente anche il cristianesimo stesso, di aprire la parabola occidentale alla scienza, alla psicoanalisi, al nichilismo, alla modernità.

Di cattivo, di imperdonabilmente cattivo, ha che induce a temere la malvagità e i malvagi, più dell'idiozia, dell'ignoranza e degli stupidi, cioè descrive l'uomo come irrazionalmente malvagio e disposto a scegliere senza un vero perché il male pur nella guadagnata, e magari consolidata, conoscenza del bene, ovverosia ammazza Socrate un'altra volta. Afferma che c'è un male "puro" e personale da temere al di là della stupidità e con ciò, con questa sola e semplice affermazione, non rende (mai) più possibile una società eminentemente e utopicamente filosofica, e cioè finalizzata a combattere, limitare e risolvere l'insipienza e la stupidità come il primo, e praticamente l'unico, degli umani problemi. Magari, al fine di non ammazzare un'altra volta Cristo, ma comunque, ripeto, imperdonabile.

In un modo o nell'altro, il nesso tra libero arbitrio e "libertà " in senso lato, è molto, molto labile. La questione non ha a che fare, in realtà minimamente, con la libertà, la libera volontà e la libertà d'azione, ma con le priorità sociali, con cosa in una società sia considerato un valore e una priorità e cosa no. 

Il ritrarsi di Dio, la sospensione volontaria della sua onnipotenza e della sua onniscienza, che poi è ciò che rende possibile il libero arbitrio, per cui l'uomo, in quanto creatura, può fare scelte altrettanto definitive quanto quelle di Dio, il quale Dio a sua volta può "fingere" di non saperne gli esisti e quindi di non essere responsabile nell'omissione del prevenirle pur avendone la possibilità, personaggio, quello di Dio, che quindi non può che "cedere" potere, in un gioco dove il potere è a somma zero, ha immediatamente a che fare con l'insostenibilità in generale dell'idea di dio in un mondo irrazionale, poco paterno e genitoriale e pieno di sofferenza. L'idea di Dio, si indebolisce, alla sua stessa (seconda) nascita, proprio al fine di prosperare e durare. Dio si ritrae, sostanzialmente perché è la sua credibilità in quanto propaganda e in quanto idea, che data la realtà innegabile del mondo e della condizione umana, del tutto evidentemente anti evangelica e anti divina, si ritrae alla disponibilità ad essere pienamente creduta da un ascoltatore medio. Un dio indebolito, incarnato e ritratto, un Dio che sostanzialmente come un cucciolo, in una posa e in un atteggiamento anti-genitoriale, ispira pietà con i suoi occhioni dolci e da la colpa di tutto il male all'uomo invece di assumersela, è un dio credibile. Almeno rispetto a tanti altri e almeno fino a un certo punto.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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