Quanto è intelligente l'intelligenza artificiale (A.I.)?

Aperto da Aspirante Filosofo58, 15 Marzo 2023, 11:05:14 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Il_Dubbio

La differenza che può fare l'esperienza. 

Io vi leggo e cerco di capire cosa volete dire. Alle volte usate dei termini che non capisco. Quindi alle volte capita che devo andare a leggermi una definizione di quelle parole e poi tentare di recuperare un significato di quel termine all'interno del  contesto che avete scelto. Questo è abbastanza elaborato, potrei riuscire a comprendere oppure no. 
Fare invece una esperienza diretta potrebbe aiutarmi a comprendere in modo diretto. La descrizione a quel punto diventa un modo per tentare di trasferire (comunicare) l'esperienza diretta. Ma non sarà mai la stessa cosa.

Diversi anni fa lessi un libro di un filosofo della mente, il titolo non lo ricordo. Il filosofo è recentemente scomparso (2024) si chiamava Dennet. Quando lessi quel libro, inizialmente, per quasi la metà del libro, compresi perfettamente quello che voleva dire. Avevo gia avuto modo di elaborare tutti i problemi inerenti. Poi arrivò il punto su cui concentrò tutto il suo libro. Lui asseriva che un cieco sin dalla nascita avrebbe potuto vedere i colori (si focalizzò sul colore rosso) solo attraverso la loro descrizione dettagliata. Che non ci sarebbe stato bisogno cioè dell'esperienza del colore rosso per vedere il colore rosso. Una asserzione che poteva fare solo un filosofo. Certo qua manca la prova contraria. Io stesso non potrei dire che si sbaglia perchè non avrei idea di cosa "vedrebbe" un cieco, sin dalla nascita, dopo una descrizione dettagliata del colore rosso.
Ho riportato questo piccolo racconto, perchè piu o meno siamo allo stesso livello con il problema che riguarda le macchine. Loro si riempiono di descrizioni, e noi non possiamo sapere se quelle siano o no sufficienti per fargli fare le nostre stesse esperienze che facciamo in modo diretto ed evidente.

Il_Dubbio

Citazione di: Il_Dubbio il 22 Agosto 2025, 09:14:52 AMLa differenza che può fare l'esperienza.

...... ...... ......
Ho riportato questo piccolo racconto, perchè piu o meno siamo allo stesso livello con il problema che riguarda le macchine. Loro si riempiono di descrizioni, e noi non possiamo sapere se quelle siano o no sufficienti per fargli fare le nostre stesse esperienze che facciamo in modo diretto ed evidente.
Sto dividendo i pensieri in modo da tentare alcuni approfondimenti senza appesantire sulla lunghezza del testo. Ma gli ultimi miei post sono concatenati.

Prima che qualcuno riprenda i soliti discorsi, ricordo che noi tutti sappiamo che la realtà che è fuori non è quello di cui ne facciamo esperienza. Per cui l'esperienza (cognitiva, dovuta al'autocoscienza di essere in prima persona, nel fare quella esperienza) è un modo per rappresentarci la realtà. Questo però secondo me va in secondo piano. Qua si dibatte se ciò di cui facciamo esperienza cambia (migliorandola) l'agire rispetto ad esempio ad una macchina che quella esperienza non la vive. Le parole sono anch'esse vuote rispetto al contenuto. E se caso mai volessimo riempire le parole come l'amore, l'amicizia, la guerra, il colore rosso..ecc. di un senso dobbiamo fare  come Dennet, provare a credere che l'esperienza (quella che riempie di vissuto le nostre vite) non serva a nulla e l'umanità sarebbe potuta crescere e prosperare fino a qui anche se questi contenuti non fossero mai stati vissuti.

fabriba

Citazione di: Il_Dubbio il 22 Agosto 2025, 09:14:52 AMLui asseriva che un cieco sin dalla nascita avrebbe potuto vedere i colori (si focalizzò sul colore rosso) solo attraverso la loro descrizione dettagliata. Che non ci sarebbe stato bisogno cioè dell'esperienza del colore rosso per vedere il colore rosso.

Ti cito una persona amica con una acrobazia mentale di livello....
ma tu sei sicuro che il colore rosso che vedi tu è lo stesso colore rosso che vedo io?
Magari il tuo RGB (red-green-blue) è il mio GBR, ma se ho sempre visto il cielo così (rosso o rosa, diresti tu) e tutti quando lo indicano dicono "azzurro" per me è azzurro e lo chiamo azzurro, anche se poi io percepisco una cosa diversa.

Il_Dubbio

Citazione di: fabriba il 29 Agosto 2025, 18:17:04 PMTi cito una persona amica con una acrobazia mentale di livello....
ma tu sei sicuro che il colore rosso che vedi tu è lo stesso colore rosso che vedo io?
Magari il tuo RGB (red-green-blue) è il mio GBR, ma se ho sempre visto il cielo così (rosso o rosa, diresti tu) e tutti quando lo indicano dicono "azzurro" per me è azzurro e lo chiamo azzurro, anche se poi io percepisco una cosa diversa.

...e come sarebbe possibile scoprire i daltonici se non ci fosse un metodo (scientifico) per distinguere chi vede cosa?

io ti mostro una figura blu e mi dici che è blu. Poi te ne mostro una gialla e mi dici che è blu. Ho gia capito che sei daltonico  ???


fabriba

Citazione di: Il_Dubbio il 01 Settembre 2025, 18:29:24 PM...e come sarebbe possibile scoprire i daltonici se non ci fosse un metodo (scientifico) per distinguere chi vede cosa?

io ti mostro una figura blu e mi dici che è blu. Poi te ne mostro una gialla e mi dici che è blu. Ho gia capito che sei daltonico  ???

No scusa, mi sono spiegato male, dico solo che le etichette linguistiche che mettiamo sui colori sono arbitrarie, e potrebbero sottendere cose diverse per me e per te.
Se fossi nato e cresciuto con un filtro che trasforma i colori "primari"  (il rosso in giallo, il giallo in blu, e il blu in rosso), non avresti difficoltà a riconoscere il giallo dal blu: fin da bambino ti hanno detto che il sole è giallo e il cielo è blu, e anche per te sarebbe così...  però il tuo giallo sarebbe il mio blu e il tuo blu il mio rosso... cosa vieta che qualcosa del genere succeda naturalmente? In fondo quando chiudi un occhio per qualche minuto poi un occhio vede più chiaro dell'altro, e magari con una tonatlità diversa.

 va beh è una scemenza comunque  :))

però forse mostra i limiti della possibilità di "conoscere il rosso" senza "vedere il rosso"

fabriba

#110

Forse così è meglio: se vedessi il mondo in uno di questi modi, chiameresti comunque "azzurro" quello che c'è in basso e in alto (cielo e lago), e verde (scuro) quello che c'è a destra (pini), e -io che ho visto l'originale so che- chiameresti rosa-arancione il colore della cima innevata delle montagne al tramonto.

Lou

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 15 Marzo 2023, 11:05:14 AMBuongiorno, si sente spesso parlare di AI,  ma quanto è veramente intelligente? Fino a che punto puoi sostituire l'uomo? Stando a ciò che ho letto, l'AI è nettamente meglio di quella umana, nei calcoli matematici, ma nulla può, per esempio, nelle materie umanistiche, essendo unicamente in grado di basarsi su materiale esistente, ma non di creare ex novo.
Secondo voi?
Per quanto mi riguarda le intelligenze artificiali sono tanto più intelligenti quanto più si scrive bene un codice e si addestrano con moli di dati e si hanno risorse economiche e fisiche per far girare il tutto.  Per scrivere bene un codice, ad ora, serve una intelligenza umana. Se è scritto male l'intelligenza non funge. E nemmeno se non hai mega server e abbastanza dati da dargli in pasto. Senza sta roba per ora è sullo stupido andante. Nel futuro non so. Questo tecnicamente parlando.
Da un punto di vista filosofico, ma non è questa la sezione, per quanto mi riguarda sostengo l'idea secondo cui tutto ció che è artificiale è di per sè stesso naturale. Una protesi che puó aiutare.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

iano

#112
Citazione di: Il_Dubbio il 22 Agosto 2025, 09:45:08 AMSto dividendo i pensieri in modo da tentare alcuni approfondimenti senza appesantire sulla lunghezza del testo. Ma gli ultimi miei post sono concatenati.

Prima che qualcuno riprenda i soliti discorsi, ricordo che noi tutti sappiamo che la realtà che è fuori non è quello di cui ne facciamo esperienza. Per cui l'esperienza (cognitiva, dovuta al'autocoscienza di essere in prima persona, nel fare quella esperienza) è un modo per rappresentarci la realtà. Questo però secondo me va in secondo piano. Qua si dibatte se ciò di cui facciamo esperienza cambia (migliorandola) l'agire rispetto ad esempio ad una macchina che quella esperienza non la vive. Le parole sono anch'esse vuote rispetto al contenuto. E se caso mai volessimo riempire le parole come l'amore, l'amicizia, la guerra, il colore rosso..ecc. di un senso dobbiamo fare  come Dennet, provare a credere che l'esperienza (quella che riempie di vissuto le nostre vite) non serva a nulla e l'umanità sarebbe potuta crescere e prosperare fino a qui anche se questi contenuti non fossero mai stati vissuti.
L'intelligenza artificiale è qualcosa in più rispetto a un computer, perchè si modifica rispetto a quello con l'esperienza, pur tuttavia di base è un computer.
Due intelligenze artificiali distinte in cui gira un sistema operativo diverso produrranno un risultato diverso facendo la stessa esperienza.
Due intelligenze artificiali distinte in cui gira lo stesso sistema operativo, facendo le stesse esperienze, tenderanno a mantenersi conformate. Due intelligenze artificiali distinte, ma identiche, possono trasmettersi i risultati delle loro esperienze, come se le avessero fatte in ''prima persona''.
Nella misura in cui potremmo essere un computer, possiamo trasmetterci esperienze se abbiamo una base comune, cioè lo stesso sistema operativo.

Se la realtà li fuori non è quello di cui facciamo esperienza, allora di cosa facciamo esperienza?
In questo modo tu dai un esempio di cosa significhi confondere la realtà con i risultati della nostra esperienza, che sono le sue descrizioni.

Ciò che conta non è se qualcuno, persona o computer, veda blu e l'altra rosso, ma che veda sempre la stessa cosa al ripetersi della stessa esperienza.
Se il risultato della stessa esperienza per qualcuno è A e per l'altro è Alfa, si possono trasmettere il risultato dell'esperienza, perchè A si può tradurre con alfa, e viceversa.

Noi non siamo dei computer, ma anche, e ciò non dovrebbe sembrare strano se i computer li abbiamo costruiti noi.
Turing ha immaginato dei test per stabilire quando un computer possa dirsi uguale a persona, ma in effetti il fatto che li si possa confrontare significa che hanno quantomeno qualcosa in comune.

Noi non abbiamo paura dell'intelligenza artificiale, ma della nostra intelligenza quando, avendola portata fuori, divenendo così incontrollabile, e perciò non la sentiamo più nostra, come se di quella che è dentro di noi la controllassimo.
E' questa illusione che tutto ciò che è dentro di noi è sotto il nostro controllo a farci straparlare, ma invece è proprio il portarlo fuori di noi a darci la possibilità di prenderne il controllo, rendendolo altro da noi.

Il controllore non può controllarsi, a meno che non ''si sdoppi'', e questo abbiamo fatto.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Discussioni simili (2)