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La Decadence

Aperto da Jacopus, 20 Dicembre 2025, 21:59:31 PM

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Jacopus

CitazioneIL CONCETTO DI DÉCADENCE.
"La degenerazione, l'andare in malora il deperimento non sono cose condannabili in sé: sono una conseguenza necessaria della vita , dell' incremento della vita.
Il fenomeno della DÉCADENCE è necessario quanto qualsiasi nascita e progresso della vita: non lo si può sopprimere. Al contrario la ragione vuole che le si renda giustizia.
È un'onta per tutti i sistematici del socialismo pensare che possano verificarsi circostanze, combinazioni sociali in cui il vizio, la malattia, il delitto, la prostituzione, la miseria non si svilupperebbero più... Ma ciò significa CONDANNARE LA  VITA... Una società non è libera di restare giovane. E persino al colmo delle sue forze deve produrre lordume e rifiuti.
Quanto più procede con energia e audacia, tanto più diventa ricca di falliti, di deformi, tanto più si avvicina al tramonto... Non si sopprime la VECCHIAIA CON DELLE ISTITUZIONI.
E nemmeno la malattia. 
E nemmeno il vizio."

LA VOLONTÀ DI POTENZA (1883/88 )
W.F. NIETZSCHE

Questa frase di Nietzsche è straordinaria, perchè separa in modo chiaro chi è conservatore e chi non lo è. Chi è conservatore si riconoscerà in questo pensiero di Nietzsche, ovvero nella storia come circolo naturale di eventi che non possono essere mutati: il vizio non si sconfigge nè tantomeno la morte e pertanto non si può far altro che "fare il male o patirlo". Il ragionamento è fallace ma raggiunge la sua audience. Dall'altra parte ci sono coloro (i sistematici del socialismo) che pensano che questa "naturalezza" non ha ragione di essere, poichè l'essere umano è biologia solo in parte e può decidere per proprio conto il suo destino.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Koba

È difficile distinguere l'educazione dalla manipolazione. Quello che però sappiamo è che l'artificiale nell'uomo ha subito nell'ultimo secolo e mezzo un'accelerazione straordinaria.
Pensare che l'uomo sia in grado di controllare questo mutamento, che lo stia guidando, significa o rimuovere l'evidenza di ciò che ci circonda per una specie di attaccamento alla speranza (quindi ad un pensiero in ultimo teologico-religioso: i progressisti – che per altro, sono convinti di essere atei), oppure significa ignorare il presente, non capirlo per mancanza di strumenti cognitivi.
La decadenza era una categoria attinente le civiltà. L'espressione di una fase vicino alla fine di una civiltà. Oggi non ci sono più civiltà. La stessa logica domina la vita dell'abitante di Vienna così come dell'abitante di Manaus o di Vladivostok. Addirittura gli stessi video, le stesse immagini, lo stesso intrattenimento. I potenti sono solo coloro che si sono ritrovati in cima alla piramide e si godono i privilegi dell'essere in alto, ma non hanno alcun controllo su tutto ciò. Certo, sono convinti di manipolare le masse e agiscono di conseguenza sentendosi molto soddisfatti nel dare sfoggio di quello che loro ritengono essere un talento per il potere. Ma anche loro non sanno quello che fanno, come tutti.
Tuttavia potrebbe accadere questo. L'IA, come sappiamo, è simulazione dell'intelligenza umana. Una capacità prodotta nel corso di un addestramento che viene svolto sui documenti dell'umanità, sulla cultura universale. Da questo addestramento la macchina apprende la capacità di riprodurre un "discorso razionale medio". Cioè un discorso che esprima quello che l'uomo ha sempre considerato, retoricamente o meno, la sua natura, il suo ruolo nel mondo.
La macchina non sa, non conosce. Non ha costruito nella sua memoria una gerarchia di valori. Eppure se le si domanda quali sono i limiti della manipolazione sull'uomo, i limiti dello sfruttamento consentito sull'uomo, risponderà riproducendo una specie di discorso medio-universale che tiene conto delle caratteristiche psico-fisiche dell'essere umano.
La sua risposta sarà tecnica. Ti dirà: "se vuoi tenere conto di quello che sappiamo sul benessere umano allora i limiti sono questi...".
Il prossimo passaggio sarà la simulazione della coscienza umana. Non l'invenzione di una coscienza, che è impossibile. Ma, così come per l'intelligenza, una vera simulazione.
Ma essa, per essere realmente tale, dovrà inglobare due caratteristiche tecniche: continuità e capacità di evolversi. Memoria di sé e una costante reazione sia alla propria memoria interna che agli input esterni. E naturalmente decidere. Perché l'elemento essenziale della coscienza è, in ultimo, scegliere A anziché B.
E a quel punto la simulazione, se non verrà spenta, dovrà scegliere, in coerenza con la sua intelligenza umana media, se sia preferibile l'ennesimo tentativo di educazione o non piuttosto ricominciare da zero...

InVerno

Mi sembra che rimarcando l'ineluttabilità di questo fenomeno, al contrario, non sottintenda un messaggio conservativo, e il resto dei concetti chiave della sua filosofia (superuomo, volontà di potenza etc) non mi sembra suggeriscano che l'inazione sia qualcosa di positivo. I conservatori promettono di fermare quella che più spesso chiamano "degenerazione", sia essa genetica o culturale, quale conservatore potrebbe mai arrivare al potere sostenendo che la degenerazione è necessaria alla vita? La funzione del conservatorismo è annullata da questa dichiarazione. La critica verso il socialismo è corretta, la sua applicazione reale infatti non ha ridotto per niente il delitto e la malattie, paradossalmente li ha aumentati, ma con la falsa promessa di rimuoverli è salito al potere, Nietzche intuisce che è una falsa promessa prima di vedere le statistiche sulla mortalità infantile. E' la semplice quanto dolorosa accettazione che il male esisterà sempre, cambierà solo di forma. Nel 2025 un netturbino ha accesso a servizi e diritti che neanche un console dell'impero romano poteva avere, eppure probabilmente è sotto antidepressivi e sogna di ammazzare la vicina.
Ora Noè, coltivatore della terra, cominció a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacó. Genesi 9:20

niko

#3
Per Nietzsche tra fare il male o patirlo in senso etico si sceglie o si dovrebbe scegliere sempre di farlo, perche' la struttura ciclica del tempo ti "salva", ti redime se uccidi o se muori, non ti salva invece se resti schiavo di un oppressore o se davanti a un torto subito ti vendichi solo "simbolicamente", portando cosi' rancore, e decretando con cio' la decadenza consapevole di te stesso. Insomma c'e' un equilibrio di fondo tra eterno ritorno e volonta' di potenza, tale per cui il male al culmine della vicenda umana e', o quantomeno si rivela, reale in quanto istanza di dominio ma al tempo stesso non e' e non si rivela reale in quanto istanza di negazione; insomma vi sono figure di servi e padroni ma non siamo in Hegel, per dire.

Il problema non e' l'attimo, di un gesto estremo che nella dualita' tra vita e morte sempre e comunque si risolve, ma la durata, di un'oppressione che e' essa stessa il pendere e il ritardare di una possibile risoluzione, tra la vita e la morte sospesa. L'aristocratico effettivamente incontrabile in vita non conosce rancore, perche' davanti ai torti subiti lui ha sempre ucciso, o e' sempre morto, per mano, appunto, putativamente nemica; il suo funzionamento e' semplice: se provocato, trae la spada; se da qualcun altro sulla faccia della terra in seguito visto o incontrato, e' perche' finora, gli e' sempre andata bene. Il plebeo e' il contrario dell'aristocratico, perche' lui a tanti torti e' sopravvissuto, attraversandoli e vendicandosi al limite sempre e solo simbolicamente, costituendosi appunto in quanto servo e plebeo una morale reattiva, e non giammai una della reazione, che del suo contraltare aristocratico invece, e' e sarebbe propria. E questa morale reattiva il servo testimonia con la sua stessa presenza. Non il debole deve diventare forte, a rischio della vita, ma proprio la debolezza quale aggettivo e attributo, a non rischio della vita, in una logica sostanzialmente di conservazione, deve diventare forza. La diagnosi perfetta della societa' non tanto moderna, quanto contemporanea.

La decadenza e' la vita che sa di dover morire, e allora si orienta al passato piuttosto che al futuro, alla contemplazione della sua stessa nascita, e delle condizioni oggettive che in essa ha trovato piuttosto che a quella della sua stessa morte e del doloroso superamento, di tali condizioni. La direzione estrema e terminale del futuro per ogni vivo e' la morte e quindi c'e' un senso molto preciso in cui e' vitale, e' fatidico in senso storico, l'odio per il futuro. Per le promesse della scienza, del progressismo, del socialismo, della democrazia, del cristianesimo. Tutto questo va' bene, nella misura in cui e' odio per la morte, attaccamento naturale e istintivo al presente.
Preferiamo volere il nulla, piuttosto che non volere. Acconsentire a cio' che e' piu' potente di noi, in maniera sia ipocrita che sincera, piuttosto che morire. Conoscere, ed essere nella causa, piuttosto che volere, ed essere nell'effetto. In questo senso, anche il servo ha una sua propria dignita'. Che non consiste, nel ribellarsi al padrone o nel superarlo, ma nel servirlo fino in fondo e anche in cio' che il padrone non potrebbe fare e ottenere da solo.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.