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Aristocle = Platone

Aperto da doxa, 02 Maggio 2025, 17:10:49 PM

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doxa

Nel "corriere della Sera del 27 aprile scorso c'è un articolo  scritto da Mauro Bonazzi, titolato "Platone è un cigno che salta (strano no ?) sugli alberi".

L'autore dice che  "Per Friedrich Nietzsche, Platone era «la più grande disgrazia d'Europa»; per Epicuro niente più che un adulatore di tiranni.  Il filosofo Antistene di Atene  gli aveva invece dedicato un trattato dal titolo molto eloquente, Sathon.
«Platone», come noto, è un soprannome che si riferisce alle spalle larghe del filosofo (il suo vero nome era Aristocle).
Sathon alludeva alle dimensioni di altri organi: al lettore il piacere della traduzione".

 E' a voi noto che Aristocle è il vero nome di Platone ?

Perché Antistene dedicò a Platone un trattato titolandolo "Sathon" ?

Nell'antica lingua greca cosa significa "sathon" ? Bonazzi non lo dice !  ::)


Phil

Wikipedia conferma che il vero nome di Platone sia stato Aristocle (v. qui); mentre "sathon" è un riferimento alle ridotte dimensioni dell'organo sessuale maschile, tipiche di chi è ancora bambino (come spiegato, in inglese, qui e confermato qui e qui). Sugli esatti motivi di questo dileggio verso Platone, non ho trovato nulla e forse è troppo sbrigativo attribuirli alle differenze filosofiche fra i due (suppongo che leggendo quel testo forse si avrebbero indizi più eloquenti).

PhyroSphera

#2
Spero con la mia rischiosa incursione linguistica di poter offrire qualcosa di inconsueto e utile a qualcuno.

Ai soldati americani che combatterono contro i giapponesi poi contri i vietnamiti non era proibito di usare l'epiteto razzista "sporco muso giallo". Uno direbbe che era solo una definizione di condizione in battaglia, ma definire persone attraverso la sporcizia che hanno addosso è offensivo. Confondere cose umane e non umane ed offendere è tipico dei razzisti.
Un'altra rinomata offesa contro gli orientali era quella rivolta ai maschi, di cui si diceva la presunta scarsa dotazione virile.
Non mancano gli esempi opposti. Si racconta che alcuni tra gli indiani non pellerossa tormentassero quest'ultimi fingendoli sempre in imbarazzo, mentre un'offesa contro i maschi occidentali diffusa in Oriente è stata quella di essere poco più che bestie, rozzi e primitivi e molesti ai danni di molte donne. Oggetto di odio erano in tal caso i numerosi e spessi peli, per molti orientali una rarità o una cosa sconosciuta. (Il quadro che ho fatto, incompleto, non mi risulta anacronistico.)
Nel caso di Platone (alias Aristocle) ci troviamo di fronte a notazioni biografiche particolari desunte da dialetti. Si naviga in alto mare, giacché le traduzioni dal greco antico in lingua moderna dipendono da interpretazioni appartenenti allo stesso mondo greco-elleno. Decisivo per l'Occidente attuale l'apporto bizantino durante l'Umanesimo e il Rinascimento. Se si volessero utilizzare dizionari, grammatiche e sintassi si aprirebbero indefinite possibilità fino alla produzione di messaggi differenti, non versioni diverse. Non esiste una traduzione di un classico greco che non abbia per guida una versione accreditata; e odiernamente molte nuove avventure linguistiche sono degli inganni o autoinganni fatti da chi volendo prestare al passato la propria visione di un mondo non suo lo sogna altro da ciò che è.

Procedo a una mia osservazione linguistica, senza usare i caratteri originali greci: "sathon", secondo comunanza indoeuropea latino-greca, prescindendo dalla th che non è originaria del latino e considerando che originariamente il teta greco non aveva il suono attuale corrispondente al 'th', potrebbe essere spiegato così, ricorrendo al latino satis e al greco 'on'... che nel nostro caso potrebbe significare: 'colui che è già soddisfatto, che ne ha avuto abbastanza', anche riferito a un maschio che fa sesso senza fallo in erezione (difatti esistono eccitazioni e godimenti maschili anche senza erezione, non solo tra maschi ma pure tra maschio e femmina) perché gli basta così durante un atto. Se Platone veniva celiato ed additato per 'uno che ne ha poco', ci troveremmo forse di fronte a un parere linguisticamente ignorante e segno di mancanza di conoscenza multipla della sessualità maschile, cioè un parere di parzialmente esperto. Il dileggio sembrerebbe essere accaduto da occidentale ad orientale, ma Platone quanto a una sua origine familiare era fenicio, ovvero non orientale ma "che viene dall'Oriente", per il resto aveva origine nella stessa Atene.
I termini greci sathe, sathon (tralascio gli accenti), indicano rispettivamente "membro virile" e "fanciullo vigoroso". Il primo è femminile e a prescindere dalla indicazione del dizionario (ho usato il Rocci) dobbiamo ricorrere alla seguente precisazione, riguardo al senso: 'virtù del pube maschile', tra cui negli adulti l'erezione ma non solo; 'persona non ancora matura sessualmente ma che manifesta già la virtù specificamente maschile', il che potrebbe indicare l'adolescente che ha già capacità sessuale adulta ma non è ancora adulto in tutto, cioè è portato al gioco sessuale solamente.

Si sanno quali sono i pregiudizi contro la filosofia platonica, tacciata di essere roba per distratti dalle cose materiali, per rinunciatari che si relegano nelle idee erotiche rifiutando realizzazioni sessuali, soprattutto eterosessuali.
Un'accusa politica a Platone era di aver soggiaciuto alle richieste del tiranno di Siracusa (secondo alcuni, non a uno solo) per non finire schiavo. Recentissimamente qualcuno ha trovato frammento greco che attesterebbe schiavitù effettiva di Platone, ma si tratta dell'ennesima pretesa di troppo. Si sa che secondo alcuni cànoni formali, non greci, la vita di Platone dopo la scomunica del tiranno Dionisio era di schiavo; senonché la vita greca si attua in modi assai differenti da altre, per esempio da quella giudaica, tali da essere comportamenti di schiavitù se visti in contesti non propri. Secondo la tradizione Platone mentre apparentemente schiavo era diventato dispotico, proprio nei confronti del mondo che lo scambiava per non libero. Delle ipotesi storiche basate su frammenti di testo ritrovati e accreditati senza presenza di fonti tradizionali, innanzitutto si deve dire che non è possibile utilizzare concretamente un frammento fuori dalla tradizione, perché in tal caso non si dispone della guida. Se ne trovasse una come quella bizantina di secoli fa', si potrebbe dire qualcosa, ma attualmente in Ellade esiste una cultura greca moderna, una lingua nazionale, il Medio Evo è lontano e di più l'antichità e peraltro in vasti ambienti culturali (nel mondo) le radici culturali ed etniche non sono tenute in conto sufficiente. Inoltre questi frammenti vengono tradotti ricorrendo a delle contestualizzazioni artificiali.
Se vi fosse stata allusione mendace a una scarsa capacità fisica-amatoria del filosofo Platone, si potrebbe ricorrere alla ipotesi di una affermazione non propriamente ellena o ellenica verso di lui, cioè da parte di un uomo che non padroneggiava bene il dialetto di Platone ed anzi ne era un poco alieno e che non capiva tanto la sua persona e le personalità degli ateniesi - da qui la mia idea di provare con la radice comune orientale (non sanscrita, ma sull'esempio del sanscrito) tra lingue greca e latina. In realtà durante il Medio Evo bizantino si pensava in certi ambienti senza fare differenza di sorta tra termini dell'una e l'altra lingua, quindi si potrebbe fare ipotesi che la mia ricostruzione (estemporanea) sia meritevole (a sua volta) di ipotesi di attendibilità.



MAURO PASTORE

green demetr

#3
Citazione di: doxa il 02 Maggio 2025, 17:10:49 PMBonazzi non lo dice !
:D Dunque è vero come un amico diceva che il livello del forum è crollato.
Interessante. (cioè stiamo analizzando se il Bigolo di Platone fosse corto o lungo????ah ah ah muoioooo, che tempi ragazzi!)

Ma io continuo invece con l'analisi di Bonazzi.ah Dando per scontato che Bonazzi è uno dei cacciatori del cigno di Platone.
(Le prigioni dell'industria culturale di cui Adorno parlava).
Aggiungo che è inutile, non potete uccidere Platone, fin quando esisteranno lettori capace di leggere.
Putroppo in questo secolo non ve ne sono stati.
Tranne uno, che avevo già adocchiato (in attesa di leggere il Platone di Adorno ovviamente).
E che Bonazzi (che devo dire almeno nel finale del suo intervento su Youtube sull'Eutifrone, sembrava condividere) riconosce essere il Leo Strauss.



"I dialoghi sono pieni di ambiguità, con traddizioni, errori marchiani, questioni lasciate in sospeso. Si trattava delle ingenuità di una filosofia alle prime armi, o dietro c'era anche altro?
Opponendosi alla supponenza di molti lettori contemporanei, Leo Strauss è stato il primo a intuire che fosse una strategia per selezionare i lettori: non ci si addentra distrattamente nelle strade della filosofia."
cit corriere della sera 27 aprile 2025
Rizzoli editore
di Bonazzi

E' lapalissiano, proprio perchè è nell'Eutifrone che Platone dà la chiave di lettura.
A testimonianza di come Platone vada letto come un corpus unico.
Putroppo lo stesso Strauss non ha avuto il coraggio di seguire quello che per lui è solo un sospetto.

Eppure i testi sono chiari, lapalissiani.
Le tesi non sono contrarie, lasciate per strada o aporetiche.
Ma vanno interpretate.
Il lettore si deve porre la domanda, altrimenti la verità rimarrà una chimera. Con Bill Gates e il depositario Schwobb a ridere, ridere, ridere, riedere.
E' ovvio che in un periodo storico che non solo ha dimenticato immediatamente Platone a favore di Aristotele (pensiamo al medioevo)
ma che ha smesso di domandar-si, come invece faceva la filosofia antica sul significato dei testi.

Certo dò come scusante alla comunità degli intellettuali mondiale il fatto che l'industria culturale li ha resi ormai dei nani deformi intellettualmente.
E ammetto tranquillamente di aver sbagliato anche io.
Ma d'altronde quando si hanno cattivi maestri...l'esito è sempre quello.
(non leggere Platone appunto...e se leggete l'articolo per intero capite che è l'ennesimo tentativo di ridicolizzare Platone, cosa che è iniziato come vi ho già detto in vita, e portata a compimento da Aristotele)

Io però non vorrei togliere il piacere alla gente di ragionare.
Ecco come sapete io sono una persona che non ama lavorare, impegnarsi in qualcosa, perchè ormai vedo tutto nero.
Però riconosco alla mia intuizione (che Platone chiamerebbe giustamente rimembranza) la capacità di andare subito al cuore delle questioni.

Mi rendo conto che queste frasi paiono assai gratuite, ma mi rivolgo ad un pubblico maturo, molto maturo, i giovani non possone capire più niente.
Lo escludo in maniera categorica.
Perchè sebbene io stesso sia riuscito a uscire dal tunnel della propaganda.
Avevo già nel cuore cosa è il cuore dei problemi.
Ciò che pulsa non può essere insegnato.
Ma il problema è necessario contestualizzarlo.
E a meno che un giovane legga attentamente e con fede (non troppa perchè l'ho già visto cannare la lettura di Hegel...ma va bè) Adorno.
Mi sembra impossibile che un giovane abbia entrambi i prerequisiti per leggere Platone.
E' anche per questo che vedo nero, non vedo prospettiva alcuna.
Mi sto concentrando sulla famosa bottiglia.
Ma sto faticando a che serve una bottiglia in un mare in tempesta (Heidegger)? Si rompe a pochi metri di distanza dalla costa.
E anche questa metafora di Heidegger fra la costa e la nave.
Ma veramente la filosofia è sulla costa, e non è invece anche essa sulla nave?
Guardiamo infine a Heidegger, che fino alla fine ho provato a difufendere.
Ma non ci siamo affatto. Lui non fa filosofia, lui commenta Niezche.
Ma crede di essere sulla costa.
Ammetto con sommo dispiacere che praticamente non parla di alcunchè di niente che non sia Nietzche ovvio.
Certo oggi parlare di Nietzche sembra l'unica forma di mantenere l'intelligenza attiva. Parlo anche di questo forum, che ha visto i migliori interventi proprio quando si parlava del filosofo-letterato-artista-veggente.
Al contempo comuniste e nazista.
Ci si sbizzarisce nel mare nicciano.

Ma Nietzche non ha letto Platone.
O meglio non ha letto l'Eutrifrone.
Perchè non esisteva una edizione critica.
La prima è infatti guarda caso di Leo Strauss.

La filosofia è un lavoro intenso di pensiero, che è stato reso più semplice
dai grandi del passato.
Il relativismo contemporaneo che dice che i grandi appartengono alla storia, in maniera negativa, come se non rispondessero ai problemi contemporanei è talmente paludosa, che mi stupisco che anche sul forum, certo intimiditi dalla mole di pensiero espresse nei secoli, posso capirlo, e dal fatto che qui molti sono neofiti, e ci sta, io mi ritengo poco più che un neofita, o semplicemente come è capitato a me quando lavoravo 12 ore come guardia di portierato...non c'è il tempo materiale di pensare.
Certo io qui dentro apprezzo tutti, gente che vuole pensare, siete una piccola scintilla di luce.
E allora peccato come dicevo, che molti tentino una filosofia fai da tè.
(il problema non è nel fai da tè, anzi molti interventi li ho apprezzati tanto), ma nel fatto che c'è proprio una volontà ferrea a non leggere la tradizione.
La wiki orienta, ma non può ovviamente approfondire.
Certo io pure come dicevo vivendo nelle tenebre sono uno che per anni non ha voluto leggere.
Ora un ridicolo tentativo di supplire.
Grazie per l'ennesimo sfogo.
Saluti a tutti.
Melancholia

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