Processi alle intenzioni

Aperto da fabriba, 23 Agosto 2025, 09:12:33 AM

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fabriba

Mi chiedo se i più giovani hanno mai sentito l'espressione "processi alle intenzioni", un vecchio adagio che fino a 20 o 30 anni fa era molto più in voga, e che sostanzialmente indicava che in una democrazia per tutelare la libertà di pensiero bisogna limitarsi a giudicare i fatti, e non le intenzioni.

Da parecchi anni però vengono sempre più spesso introdotti o applicati reati da destra e da sinistra che possono essere visti come reati in cui l'intenzione gioca un ruolo chiave, mi vengono in mente 2 grandi categorie*:
  • aggravanti omofoba, razziale, femminicidio e simili
  • terrorismo e ordine pubblico (non l'11 settembre, ma atti minori o addirittura manifestazioni)

Mi sto interrogando su parecchi fronti al momento, come ad esempio (ma non solo)
  • quale è stato il momento in cui abbiamo sbloccato questa modalità, e
  • quali vantaggi** porta questo approccio, perché altrimenti non l'avremmo adottato.
Non mi sto interrogando sugli svantaggi come credo sia chiaro già dal primo capoverso.


( * ordine randomizzato: è un dibattito di natura "politica" che però idealmente non vorrei diventasse un dibattito <destra vs sinistra>)
( ** veri o fittizi, per molti o per pochi, permanenti o temporanei che siano)

Il_Dubbio

ciao, potresti fare qualche esempio concreto?

che io sappia nei reati, per lo meno quelli piu gravi, si stabilisce la gravità a seconda della intezionalità.

ad esempio omicidio colposo, omicidio preintenzionale, omicidio volontario.

nel primo si stabilisce che la morte è avvenuta per una negligenza, ma non c'era volontà.

la seconda stabilisce che la morte sopraggiunge dopo un atto violento ma che non aveva l'intenzione di uccidere (un pugno ad esempio)

la terza si stabilisce che la morte è la conseguenza di un atto volontario e quindi intenzionale.

Per capire se c'era l'intenzione o no si valutano proprio i fatti. Poi è il giudice che stabilisce chi ha ragione, se il difensore o l'accusa.

però io la faccio sempre in modo semplicistico. Esistono leggi scritte senza precisione (un po' vaghe diciamo cosi), quindi è il giudice che deve ogni volta valutare, con il suo proprio giudizio, la colpa, o se c'è o meno un reato. Si sa che sentenze su fatti particolari poi fanno "giurisprudenza".

Non mi viene nulla invece su una intenzione, che non ha prodotto alcun tipo di fatto, che sia perseguibile penalmente... o che ne so in altro modo...cioè che sia un "reato".

Il_Dubbio

Chiaramente una "intenzione" per essere valutabile deve essere scritta o detta in qualche contesto. Magari intercettata.

ad esempio:
se in un gruppo di amici uno dice che ha intenzione di fare una strage, potrebbe forse essere perseguibile, qualcuno potrebbe denuciarlo. Ma non saprei se sarebbe perseguibile penalmente. Non sono un avvocato. Però è certo che se si dice qualcosa di grave ad un gruppo di persone è come andare in televisione a dirla. E' pubblica piazza. Ad esempio potrebbe essere licenziato dall'azienda in cui lavora. Non c'è la libertà di dire quello che si vuole, perchè ci sono cose che si dicono che potrebbero danneggiarne altre. Questo anche qualora non ci sia effettivamente un fatto compiuto. 

anthonyi

Credo che bisognerebbe intendersi con quello che si intende con "intenzione". 
L'intenzione é in effetti un atteggiamento psichico, che comunque deve essere in qualche modo dimostrato con specifici comportamenti. 
Esso poi non va confuso con il tentativo effettivo di compiere un reato. 
L'intenzione si può esprimere anche con semplici dichiarazioni, in tal caso, però, c'é un grande problema interpretativo. Mi vengono in mente le dichiarazioni di alcuni esponenti politici israeliani sulla loro volontà di "far sparire" gli arabi dai territori occupati che vengono interpretate dagli anti israeliani come "genocidio" del popolo palestinese. 
Meglio morire liberi che vivere da schiavi! 🤗

Il_Dubbio

Citazione di: anthonyi il 23 Agosto 2025, 11:32:24 AMCredo che bisognerebbe intendersi con quello che si intende con "intenzione".

con processo all'intenzione si intende dire, per come l'ho sempre capita io, una modalità di interpretare le motivazioni di fatti o di gesti. 

tendendo a farla sempre facile faccio un esempio: ad un uomo piace una donna e la corteggia per tentare di avere con lei un rapporto di qualche tipo (magari anche di sposarsi). Una terza persona interpreta l'atto di corteggiamento con l'intenzione dell'uomo di entrare nelle grazie di una donna il cui padre potrebbe favorirlo per farlo entrare nell'ambito di lavoro particolare. Quello è un processo alle intenzioni. La tipica espressione: "pensare al male..." a volte ci si azzecca.

Quello che invece non ho compreso, e ce lo dirà penso meglio l'autore, quando questo diventa un reato. 


Ipazia

Citazione di: fabriba il 23 Agosto 2025, 09:12:33 AMMi sto interrogando su parecchi fronti al momento, come ad esempio (ma non solo)
  • quale è stato il momento in cui abbiamo sbloccato questa modalità, e
  • quali vantaggi** porta questo approccio, perché altrimenti non l'avremmo adottato.
1. quando si sono instaurate aggregazioni di potere oligarchiche in forma stato.
2. I vantaggi per chi detiene il potere sono di prevenire la perdita del potere, colpendo indiscriminatamente ogni dissenso, visto come potenziale minaccia. La persona giusta del processo (alle intenzioni) per chi non ha potere è la terza plurale, non la prima.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

fabriba

Citazione di: Il_Dubbio il 23 Agosto 2025, 10:08:00 AMon mi viene nulla invece su una intenzione, che non ha prodotto alcun tipo di fatto, che sia perseguibile pen
ok, quindi tu sostieni che quando si parlava di "processo alle intenzioni" si intendeva "processo alle intenzioni non concretizzate".

In questo senso, non mi viene in effetti in mente molto che sia un reato oggi che non produca fatti tangibili.

Pur essendo d'accordo con quello che dici mi pare però che il tuo esempio di distinguere tra un omicidio volontario o accidentale, non sia sullo stesso piano di -resto sui miei esempi iniziali
  • fare distinzione tra due omicidi in base al movente / al tipo di umano ucciso
  • attribuire a un manifestante  l'intenzione di compiere atti di terrorismo e processarlo di conseguenza

E in particolare la mia sensazione è che questo secondo modo di interpretare la legge stia prendendo più piede in anni recenti.

fabriba

Citazione di: Il_Dubbio il 23 Agosto 2025, 12:35:09 PM......
tendendo a farla sempre facile faccio un esempio............

A me è sempre sembrato che quello che tu descrivi era un modo di portare nella vita di tutti i giorni un atteggiamento che però aveva un fondamento in un principio giuridico.
Ad ogni modo la mia domanda in effetti può anche essere interpretata in ambito sociale/culturale:
oggi si legifera in modo che l'intenzione abbia un importanza determinante sull'esito del processo, perchè oggi è socialmente accettabile farlo (e -a me sembra- 40 anni fa non lo era altrettanto, ma questa è una opinione)

fabriba

Citazione di: Ipazia il 23 Agosto 2025, 15:46:32 PM1. quando si sono instaurate aggregazioni di potere oligarchiche in forma stato.
2. I vantaggi per chi detiene il potere sono di prevenire la perdita del potere, colpendo indiscriminatamente ogni dissenso, visto come potenziale minaccia. La persona giusta del processo (alle intenzioni) per chi non ha potere è la terza plurale, non la prima.
Però questo accade in maniera abbastanza bipartisan, quindi la tua tesi è che essenzialmente tutte le parti politiche coinvolte sono "complici" ed questo processo è parte di uno svuotamento della democrazia, se ti seguo correttamente. 

Mi è molto chiaro come questo si applichi all'esempio dell'ampia applicazione delle leggi anti terroristiche.
Mi aiuti a capire meglio invece se la questione del movente dell'omicidio rientri in questa ipotesi?

Ipazia

Citazione di: fabriba il Oggi alle 11:53:47 AMPerò questo accade in maniera abbastanza bipartisan, quindi la tua tesi è che essenzialmente tutte le parti politiche coinvolte sono "complici" ed questo processo è parte di uno svuotamento della democrazia, se ti seguo correttamente.

Mi è molto chiaro come questo si applichi all'esempio dell'ampia applicazione delle leggi anti terroristiche.
Mi aiuti a capire meglio invece se la questione del movente dell'omicidio rientri in questa ipotesi?
Il movente dell'omicidio è  un indizio idoneo a orientare le indagini, ma non è una prova. L'inquisizione cattolica istruì miriadi di processi culminati in condanne sulla base di moventi veri o presunti. Anche l'astronomia divenne materia di processo alle intenzioni. O il possesso di un gatto nero.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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