Fallacia naturalistica

Aperto da Jacopus, 25 Luglio 2025, 22:42:32 PM

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Ipazia

Citazione di: iano il 23 Agosto 2025, 21:03:05 PMSe vogliamo raccontare la cultura come  salto, mi sembra più onesta una storia che chiami in causa la creazione, piuttosto che il caso.
 
Più che il caso ciò che muove i neuroni animali rendendoli creativi è la necessità. Imposta dalla natura. Una volta superato l'ostacolo c'è spazio pure per una creatività ludico sociale con cultura tramandata annessa. Nessun creazionismo trascendente richiesto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#61
Citazione di: Ipazia il 23 Agosto 2025, 22:18:07 PMPiù che il caso ciò che muove i neuroni animali rendendoli creativi è la necessità. Imposta dalla natura. Una volta superato l'ostacolo c'è spazio pure per una creatività ludico sociale con cultura tramandata annessa. Nessun creazionismo trascendente richiesto.
Aggiungiamo pure la necessità al racconto,
ma la questione per me resta molto semplice.
Se noi viviamo dentro ai racconti della realtà, cioè se viviamo indirettamente la realtà attraverso le sue descrizioni, perchè altro modo non è possibile, e se diverse descrizioni sono possibili, allora ogni descrizione è prescrizione.
Se le cose stanno così tutto si spiega in modo più semplice, e questo per me è motivo sufficiente per adottare questa visione.

Per quanto riguarda la trascendenza, se la rifiuti, essa cambia forma, ma te la ritrovi sempre fra i piedi, una diversa trascendenza per ogni diverso racconto.
Finché non la vedi puoi dire che non ci sia.
Oppure puoi provare a guardare meglio.
A volte è solo l'abitudine a farci vedere le cose come normali, e guardare meglio significa provare ad uscirne fuori.
Il determinismo non mi pare meno strano del caso , della natura, etc... e tutte queste cose a ben guardare non mi sembrano meno strane di Dio.

Il mondo in cui viviamo, non la realtà, ha sostanza etica.
E' il nostro agire che determina il modo in cui agiamo.
Sono le nostre azioni a divenire prescrizione per il nostro agire.

In effetti è l'intero  mondo/modo in cui viviamo, nella misura in cui non è l'unico possibile, a trascendere la realtà.
 
Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

Ipazia

Il mondo/modo in cui viviamo sottintende la sua antropizzazione, ma si può fare ricerca anche senza trascendenti narrazioni antropiche. Limitandosi al trascendentale (natura per noi) kantiano della descrizione e a condivise ragionevoli prescrizioni.
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iano

#63
Citazione di: Ipazia il 24 Agosto 2025, 09:03:08 AMIl mondo/modo in cui viviamo sottintende la sua antropizzazione, ma si può fare ricerca anche senza trascendenti narrazioni antropiche. Limitandosi al trascendentale (natura per noi) kantiano della descrizione e a condivise ragionevoli prescrizioni.
Nella misura in cui ci appare antropica la narrazione è da rivedere, sono d'accordo.
In ogni caso siccome la ricerca, e conseguente narrazione, le facciamo noi, restano antropiche per definizione.
Questo significa che possiamo, e dobbiamo rivederle, quando cambiando, diventiamo altro da noi, perchè possiamo osservare solo ciò che eravamo essendo che l'osservatore non si può osservare mentre osserva.
Quando diciamo, con cognizione di causa, io sono, quella cosa più non siamo.
Quando invece diciamo, noi siamo, è in atto una condivisione, e una conseguente conformità nell'agire che possiamo solo illuderci di ottenere con pari efficacia attraverso la ragione. Se questa conformità non appare è perchè udiamo solo ciò che spicca dal rumore di fondo. Quando invece viene cercata attraverso la ragione essa appare con tutte le sue problematiche.
In tal senso l'etica è naturale, mentre quando la definiamo la tradiamo, attraverso appunto l'artifizio della definizione, perchè nulla coincide mai con la sua definizione.
Questo però non è un processo non virtuoso, ma solo un diverso modo di rapportarsi con la realtà che diciamo scienza.
Facciamo scienza se ci conformiamo al metodo, ma dobbiamo accettare che questo tipo di condivisione possa essere più problematica, considerando che i pro comunque non sembrano mancare.
Tutto ciò che cade sotto il nostro controllo cosciente perde in efficienza, perchè il controllo ha un costo.
Però noi dobbiamo valutare solo il rapporto costo benefici, e non l'efficienza in se.


Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

iano

Il nostro grosso problema quindi è che la scienza sta diventando disumana, non perchè ci affidiamo sempre più alle macchine, cosa che abbiamo sempre fatto, ma perchè è ciò che ''naturalmente'' condividiamo a farci umani, e questa condivisione attraverso la scienza è problematica.
Questo è dunque il vero problema da affrontare.
Una soluzione può essere rifiutare la scienza, e di questo rifiuto oggi siamo testimoni come non mai, ma significherebbe buttare via il bambino con l'acqua sporca.
Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

Ipazia

La condivisione attraverso la scienza è problematica se diventa $cienza,  come avvenuto alla grande in covidemia. La pietra d'inciampo si supera con l'onestà materiale e intellettuale del libero confronto scientifico alla luce di un metodo che si è affinato osservando la realtà è confrontando senza intromissioni autoritarie le ipotesi che emergono dall'osservazione. Il metodo scientifico è tale se garantisce a tutti i ricercatori pari condizioni nella ricerca e nella disputa.Secoli di inquisizione politico/religiosa/lobbistica ce l'hanno insegnato.
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simplex sigillum veri

sapa

Citazione di: Ipazia il 23 Agosto 2025, 15:24:31 PMLa causa materiale dell'artificio è,  tanto la materia grigia operativa che la materia studiata, indubbiamente naturale, ma la causa efficiente, formale e finale rientra totalmente  nell'artificio che costituisce cultura. La natura ha grande capacità creativa ma la attua soltanto mutando casualmente il dna e scatenando ingenti quantità di energia negli astri che la compongono. Nulla di affine alla creatività neuromediata dei suoi prodotti evolutivi per i quali soltanto si può usare il concetto di "cultura", senza nulla togliere, ma anzi indagando e valorizzando le risorse naturali e le leggi che le animano.

P.S. con tutta la riconoscente simpatia per le api, lo stuolo di impollinatori è molto più esteso della loro specie.
Però, che dire degli artifici animali, cioè di quegli atti che molte specie mettono in pratica e che presuppongono un' intenzione e una tecnica applicativa? Un uccello che costruisce il nido non applica forse una forma di educazione, che gli è stata trasmessa e che, quindi, potrebbe definirsi cultura? Le formiche che allevano con sapienza gli afidi e le cocciniglie, difendendo e nascondendo i loro nidi, trasportandone gli individui a loro comodo, non hanno in quella zucca piccola come la capocchia di uno spillo una forma di cultura? O è tutto istinto naturale, evoluzione e basta? Forse si può parlare anche di una cultura delle formiche.

PS: gli Apoidei, intesi come grande famiglia comprendente numerose specie oltre Apis mellifera, sono effettivamente responsabili dei numeri citati da Alberto Knox. E' per questo che suggerisco sempre di piantare piante che fioriscono e piacciono ai pronubi nei propri giardini e nei parchi, possibilmente con fioriture scalari, per dare pasture per la gran parte dell'anno.

Ipazia

Infatti ho parlato sempre di neuroni animali relazionati alla cultura, non solo di quelli umani. Il fattore determinante per emergenze culturali è la natura sociale di una specie,  non esclusivo della specie umana. Le cure parentali sono il primo stadio di apprendimento "culturale" per il cucciolo, al di là di fattori esclusivamente biologici (naturali) come dna e istinto.
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