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LOGOS - Argomenti => Percorsi ed Esperienze => Discussione aperta da: Elia il 14 Maggio 2018, 15:02:11 PM

Titolo: Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Elia il 14 Maggio 2018, 15:02:11 PM
Il senso della vita lo annulla la morte

Di fronte alla morte, specialmente quando giunge del tutto inaspettata, improvvisa, in momenti di gioia, e sconvolge il nostro stato emotivo catapultandoci in pochi secondi dalla gioia alla disperazione mette a dura prova chi ha fede o chi in qualche modo è alla ricerca di risposte che vanno oltre quelle che può fornirci la pur limitata scienza.
Non è la vita in sé a non avere senso, ma è l'invecchiamento e la morte (morte intesa anche come impossibilità) che cancellano qualsiasi senso noi vogliamo dare alla vita (l'invecchiamento è  l'anticamera della morte).
Tale mancanza di senso contribuisce a creare, anche se in piccola parte, il trauma psicologico per chi subisce l'improvvisa scomparsa di un proprio caro. E  per non impazzire, anche di fronte a questi traumi la nostra mente mette subito in atto i meccanismi di difesa: evitamento, annullamento, rimozione.

Il senso la vita ce l'ha quando vi è il desiderio e la volontà e insieme portano
all'azione, al movimento, alla crescita, allo sviluppo, alla ricerca, all'impegno nel superare gli ostacoli, nel risolvere i problemi. Il sogno e la speranza fanno da contorno e ne costituiscono l'alone magico.

Ma è l'impossibilità assoluta,  l'ineluttabilità, che toglie ogni speranza e soffoca ogni respiro e blocca ogni slancio e cancella quindi ogni senso della vita.

Morte che significa ultimo atto, fine senza nuovo inizio, sonno senza piú risveglio. Fine eterna di ogni possibilità.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: sileno il 14 Maggio 2018, 19:13:14 PM
Citazione di: Elia il 14 Maggio 2018, 15:02:11 PM
Il senso della vita lo annulla la morte

Di fronte alla morte, specialmente quando giunge del tutto inaspettata, improvvisa, in momenti di gioia, e sconvolge il nostro stato emotivo catapultandoci in pochi secondi dalla gioia alla disperazione mette a dura prova chi ha fede o chi in qualche modo è alla ricerca di risposte che vanno oltre quelle che può fornirci la pur limitata scienza.
Non è la vita in sé a non avere senso, ma è l'invecchiamento e la morte (morte intesa anche come impossibilità) che cancellano qualsiasi senso noi vogliamo dare alla vita (l'invecchiamento è  l'anticamera della morte).
Tale mancanza di senso contribuisce a creare, anche se in piccola parte, il trauma psicologico per chi subisce l'improvvisa scomparsa di un proprio caro. E  per non impazzire, anche di fronte a questi traumi la nostra mente mette subito in atto i meccanismi di difesa: evitamento, annullamento, rimozione.

Il senso la vita ce l'ha quando vi è il desiderio e la volontà e insieme portano
all'azione, al movimento, alla crescita, allo sviluppo, alla ricerca, all'impegno nel superare gli ostacoli, nel risolvere i problemi. Il sogno e la speranza fanno da contorno e ne costituiscono l'alone magico.

Ma è l'impossibilità assoluta,  l'ineluttabilità, che toglie ogni speranza e soffoca ogni respiro e blocca ogni slancio e cancella quindi ogni senso della vita.

Morte che significa ultimo atto, fine senza nuovo inizio, sonno senza piú risveglio. Fine eterna di ogni possibilità.









Il "senso" della vita è un succedersi di riempitivi per passare il tempo finché arriva la morte.Ognuno potendo toglierebbe i momenti dolorosi conservandone i "felici"

Più che la morte fa paura il processo del morire e il dolore che in genere lo accompagna, come la vecchiaia periodo di malattie e sofferenze.

L'immortalità sarebbe noiosa e priva di significato, al caso la morte dà "senso" alla vita.

L'Occidendte rimuove l'evento estremo, nei necrologi nessuno "muore", e anche la vecchiaia:" diversamente giovani"

Il credente svaluta e mortifica la vita terrena e dovrebbe gioire per la morte che gli concede di raggiungere la vera vita ultraterrena
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Angelo Cannata il 15 Maggio 2018, 09:45:38 AM
Il senso della vita viene annullato dalla morte perché ce lo siamo fabbricati e tuttora ce lo continuiamo a fabbricare attraverso un modo di pensare che trascura il tempo, il quale invece è un fattore tra i più importanti. Si tratta, evidentemente, di un modo di pensare rozzo, che tutti abbiamo ereditato dalla filosofia greca.

Bisogna quindi cambiare modo di pensare, ma non è affatto facile, perché per millenni abbiamo reso questo modo di pensare ormai parte integrante del nostro cervello. Tuttavia non è un'operazione impossibile, anzi, è promettente e anche necessaria. Richiede però tempo, pazienza e flessibilità mentale.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Kobayashi il 15 Maggio 2018, 11:21:32 AM
Citazione da Sileno: "Il credente svaluta e mortifica la vita terrena e dovrebbe gioire per la morte che gli concede di raggiungere la vera vita ultraterrena"

Mi sembra una visione un po' stereotipata del credente...
La mortificazione riguarda la propria individualità, la propria autonomia, perché la salvezza, nell'ottica della fede, viene da Dio, il quale però chiama a raccolta un popolo.
Dunque, da una parte il credente è richiamato al riconoscimento dell'appello che Dio gli rivolge, dall'altra è spinto a viverne i frutti all'interno di una comunità.
Ciò a cui quindi si rinuncia è essenzialmente l'idea di potersi costruire un'esistenza sensata con le sole proprie forze.

Così come l'ateo è rapito dal dubbio che la spinta a una vita nobile che sperimenta di quando in quando possa rimandare a qualcosa che la tradizione religiosa chiama Dio, così il credente ogni tanto si domanda se il contenuto della sua fede non sia in fondo altro che un sogno.
Tutti vivono nel dubbio. Bisogna farsene una ragione.
Così come bisogna accettare la morte.
La morte è innocente, pura. E' liberazione per chi ha vissuto con fatica e dolore, è forza che dà serietà alla vita di chi è riuscito a realizzare qualcosa.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: sileno il 15 Maggio 2018, 12:34:43 PM
Citazione di: Kobayashi il 15 Maggio 2018, 11:21:32 AM
Citazione da Sileno: "Il credente svaluta e mortifica la vita terrena e dovrebbe gioire per la morte che gli concede di raggiungere la vera vita ultraterrena"

Mi sembra una visione un po' stereotipata del credente...
La mortificazione riguarda la propria individualità, la propria autonomia, perché la salvezza, nell'ottica della fede, viene da Dio, il quale però chiama a raccolta un popolo.
Dunque, da una parte il credente è richiamato al riconoscimento dell'appello che Dio gli rivolge, dall'altra è spinto a viverne i frutti all'interno di una comunità.
Ciò a cui quindi si rinuncia è essenzialmente l'idea di potersi costruire un'esistenza sensata con le sole proprie forze.

Così come l'ateo è rapito dal dubbio che la spinta a una vita nobile che sperimenta di quando in quando possa rimandare a qualcosa che la tradizione religiosa chiama Dio, così il credente ogni tanto si domanda se il contenuto della sua fede non sia in fondo altro che un sogno.
Tutti vivono nel dubbio. Bisogna farsene una ragione.
Così come bisogna accettare la morte.
La morte è innocente, pura. E' liberazione per chi ha vissuto con fatica e dolore, è forza che dà serietà alla vita di chi è riuscito a realizzare qualcosa.





Infatti il credente dovrebbe gioire per la morte, ecc. ma non sempre è così: si racconta di alti prelati terrorizzati al momento della morte.

La vita terrena mortificata dovrebbe rendere più meritevoli del paradiso.

Suor Teresa di Calcutta rifiutava gli oppiacei ai terminali per rendere loro maggior merito nell'aldilà. Uso minimo in Italia per indicazioni ecclesiali.

"Nessuno è in grado di porgere agli altri Dio e il suo Regno, nemmeno il credente a se stesso. Tanto il credente quanto l'incredulo, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede, sempre beninteso che non cerchino di sfuggire a se stessi e alla verità della loro esistenza ( J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo . Lezioni sul simbolo apostolico, '69, pagg. 11 - 18

La morte si sconta vivendo, disse un Poeta,, un altro : Ed è la morte infine che ci aiuta a vivere.

I greci rivalutarono la vita terrena essendo l'Ade piuttosto sbiadita e poco accogliente.













Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Angelo Cannata il 15 Maggio 2018, 16:10:12 PM
Citazione di: Kobayashi il 15 Maggio 2018, 11:21:32 AMCosì come bisogna accettare la morte.
La morte è innocente, pura. E' liberazione per chi ha vissuto con fatica e dolore, è forza che dà serietà alla vita di chi è riuscito a realizzare qualcosa.
La morte può essere considerata innocente e pura solo in modi di pensare meccanicisti, o comunque riduttivisti, che trascurano l'interezza del vissuto umano.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Ivo Nardi il 15 Maggio 2018, 16:52:34 PM
Proprio oggi ho pubblicato tra i "Testi per Riflettere" del sito, un brano inerente la discussione, tratto dal primo capitolo di L'arcobaleno della vita di Richard Dawkins, Mondadori. Ne riporto l'inizio, il resto lo troverete seguendo il link.

"Siamo destinati a morire, ed è una gran fortuna. La maggior parte della gente, infatti, non è destinata a morire perché non è destinata neppure a nascere. Gli individui che avrebbero potuto trovarsi qui al mio posto, ma che di fatto non vedranno mai la luce del giorno, sono assai più numerosi dei granelli di sabbia dell'Arabia. Senza dubbio tra quelle larve mai venute al mondo vi sarebbero stati poeti più grandi di Keats e scienziati più grandi di Newton, perché il numero di individui cui il Dna concederebbe potenzialmente di esistere supera di molto il numero di individui realmente nati. Nonostante circostanze così incredibilmente avverse, voi e io, nella nostra ordinarietà, siamo qui."

Brano completo L'arcobaleno della vita
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Angelo Cannata il 15 Maggio 2018, 17:12:26 PM
Mi sembra che il testo giochi su un'ambiguità del significato di "fortuna", due significati entrambi criticabili.

Il significato più ovvio di "fortuna" è quello di evento favorevolissimo. Ma per tanti l'essere nati non è percepito affatto come evento favorevole, basti pensare ai suicidi, o a Giobbe, che maledisse il giorno in cui era nato.

L'altro significato, che è quello su cui insiste il testo, è di caso fortuito altamente improbabile. Ma questo concetto è facilmente smontabile: da così come è descritto consegue che in realtà ogni evento che si verifica nell'universo è il frutto di coincidenze uniche; per cui, il non realizzarsi di tali coincidenze straordinarie significherebbe semplicemente che nell'universo non dovrebbe mai succedere nulla. In altre parole, se guardiamo la sabbia del deserto, possiamo pensare che ogni granellino è frutto di una serie di coincidenze uniche; il gran numero di tali coincidenze e le loro somiglianze, tante quanti sono i granellini, annullano completamente la meraviglia per esse. Alla fine la questione diventa chiedersi come mai l'universo esiste piuttosto che non esistere, questione completamente viziata proprio dalla forma in cui la domanda è posta, viziata dalla mente umana che inevitabilmente la condiziona e la deforma.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: doxa il 15 Maggio 2018, 21:12:01 PM
Qual è il significato della vita ?  Conoscere se stessi ? Chi ci riesce è fortunato.  E' una bella conquista ! Annullata dalla morte ? E allora ?  Siamo esseri mortali, ciò non significa non porsi domande sul proprio esistere nell'ambito dell'universo.

Vi voglio far leggere cosa ha scritto Roberto Gervaso sul giornale quotidiano "Il Messaggero" dell'11 maggio 2018, nella sua rubrica titolata "Il grillo parlante". Il suo articolo è titolato   "Conoscere se stessi", in cui afferma che:

"Conoscere se stessidovrebbe essere il primo dovere della vita e l'ultimo fine dell'uomo, non di rado fuorviatoda falsi traguardi, ammaliato da illusori miraggi, irretito da ideali mendaci, quasiché la vita fosse un continuo divertimento.

Dal suo grande albero preferiamo cogliere non i frutti più nutrienti, ma quelli più appariscenti.

C'incanutiamo davanti a un palcoscenico illuminato, colmo di lustri e di orpelli e non ci accorgiamo di ciò che avviene dietro le quinte.
Prendiamo il mare e il largo senza consultare bussole e portolani, indifferenti alla rotta che potrebbe condurci alla deriva e  al naufragio. Insomma viviamo a caso.

Ma chi vive a caso, non vive: si lascia vivere. Non ci rendiamo conto che il tempo scorre come le acque del fiume in fuga verso il mare, nel cui immenso serbatoio confluiscono, rigenerandolo e rigenerandosi.

"Fa tesoro di tutto il tempo che hai  –ammonisce Seneca nella prima 'Lettera a Lucilio-  sarai meno schiavo del domani, se ti sarai reso padrone dell'oggi'.

Ma l'uomo non è né filosofo né stoico. Non si rende conto che ciò che ha perduto difficilmente ritroverà: il passato glielo ha tolto per sempre. I giorni, gli anni volano e noi, responsabili di tanto sperpero, seguitiamo a fare castelli in aria, a progettare un futuro quotidianamente eroso  dal presente così mal impiegato.

Ipotechiamo parole ogni attimo della nostra esistenza, fissiamo date, scadenze, verifiche. E mentre ci crogioliamo in queste fantasticherie, le lancette dell'orologio, che neppure Dio può fermare, avanzano, scandendo i nostri incerti e confusi passi verso la vecchiaia e la morte.

E osiamo anche lamentarci: la giornata è troppo breve, le sue ore non bastano a farci fare quelle cose che potremmo agevolmente fare, se solo lo volessimo.
Rinviamo a domani quello che avremmo potuto fare oggi o, addirittura ieri, e che non faremo mai, o faremo peggio.
Ma anche se non restiamo con le mani in mano, se corriamo qua e là, saltellando da un luogo all'altro, chi ci dice che spendiamo bene il nostro tempo, che i vantaggi di tanto peregrinare non saranno effimeri e solo materiali ?

Conosco uomini sempre indaffarati, smisuratamente ricchi, potentissimi  che lavorano diciotto ore al giorno per accumulare ancora più ricchezza e potenza. Uno di costoro tempo fa mi disse: "Sono così impegnato che non ho un minuto per me". Meglio così che, se lo avesse, non saprebbe che cosa farne perché al proprio Io, alla propria crescita interiore ha stolidamente rinunciato.

Non è facile cogliere il significato della vita, percepirne e soppesarne i valori e i fermenti che la sostanziano. Troppe paratie, troppi filtri c'impediscono quel contatto diretto e profondo con le cose che veramente contano. Ci volgono altrove luoghi comuni, assurde fisime, tartufesche convenzioni, tabù consacrati da una tradizione codina, conformismi imposti da un quieto vivere insulso e opaco, superstiziose paure, il timore quasi panico del cambiamento e del nuovo.

Ci accontentiamo, insomma, dell'involucro, senza preoccuparci, o non preoccupandoci abbastanza, di ciò che lo racchiude".

Roberto Gervaso:Non ho chiesto di nascere e sono nato. Non chiederò di morire e morirò. La vita è questa: sono costretto ad accettarla con il suo prologo ed il suo epilogo, senza farmi troppe domande che non hanno risposta. Svolgo stoicamente il mio dovere: solo questo conta.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: sileno il 16 Maggio 2018, 09:01:28 AM
La vita non ha alcun senso. Questo e solo questo è il senso della vita. ( Boncinelli)
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Socrate78 il 16 Maggio 2018, 14:55:00 PM
Affermazione nichilista assolutamente priva di qualsiasi fondamento.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Angelo Cannata il 16 Maggio 2018, 17:46:42 PM
Forse è anche il caso di notare che un argomento così grande e importante come quello di questa discussione è stato studiato, approfondito, sviscerato, sofferto, vissuto, da qualche migliaio di anni da persone di ogni genere e soprattutto in ambito di filosofie, religioni e spiritualità. Pensare di liquidarlo in quattro parole o brevi battute serve solo a buttarsi la zappa sui piedi. Naturalmente sarebbe impossibile fare anche il contrario: in un forum non si può pensare di fare convegni o scrivere interi libri; ci si può sforzare però di non cadere nello sbrigativo, almeno tentando di motivare le proprie conclusioni tenendo conto del fatto che ho detto, cioè che da millenni una moltitudine di persone certamente non stupide si è già data da fare per vedere come muoversi in questa questione.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: doxa il 16 Maggio 2018, 23:07:32 PM
"Dare significato alla vita può essere una follia, ma la vita senza significato è una tortura, è una nave che anela il mare eppur lo teme".

Dall'Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters:

George Gray
Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio —
è una barca che anela al mare eppure lo teme.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Angelo Cannata il 17 Maggio 2018, 08:10:55 AM
Non è strano che siate così pronti ad asservire il valore della vita al senso? Perché dovrebbe essere il senso a regnare sulla vita, ad essere padrone della vita, cosicché in mancanza di senso siete pronti a disprezzare la vita con tutto il cuore? Perché dovremmo essere schiavi del senso, che motivo c'è? Stasera mi chiederò che senso ha mangiare e se non troverò un senso non mangerò? Mi chiederò che senso ha amare la moglie, il marito, i figli, e se non troverò un senso non amerò?

Siete sicuri che avere un senso sia un fatto favorevole alle cose o alla vita?

Personalmente mi è rimasta impressa un'intervista lampo che moltissimi anni fa fecero in TV ad Alberto Moravia, mentre stava scendendo dalla macchina, considero la sua risposta estremamente educativa per imparare a mettere in questione le domande che ci poniamo. Mi dispiace solo di non essere più riuscito a trovare da nessuna parte quest'intervista. Gli chiesero secondo lui che senso avesse la vita. Rispose, più o meno: "Con tutti mali che già nella vita ci sono, ci mancherebbe solo di aggiungere anche quest'altro, che debba avere un senso".
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: sileno il 17 Maggio 2018, 09:35:08 AM
Un senso - Vasco Rossi


Voglio trovare un senso a questa sera
Anche se questa sera un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa storia
Anche se questa storia un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa voglia
Anche se questa voglia un senso non ce l'ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà...
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...

Voglio trovare un senso a questa situazione
Anche se questa situazione un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa condizione
Anche se questa condizione un senso non ce l'ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno... ormai è qua!

Voglio trovare un senso a tante cose
Anche se tante cose un senso non ce l'ha
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno



Voglio trovare un senso a questa sera
Anche se questa sera un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa storia
Anche se questa storia un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa voglia
Anche se questa voglia un senso non ce l'ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà...
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...

Voglio trovare un senso a questa situazione
Anche se questa situazione un senso non ce l'ha

Voglio trovare un senso a questa condizione
Anche se questa condizione un senso non ce l'ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno... ormai è qua!

Voglio trovare un senso a tante cose
Anche se tante cose un senso non ce l'ha
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: Angelo Cannata il 17 Maggio 2018, 10:12:57 AM
Si potrebbe anche tener presente che il bisogno di senso, più che un'esigenza intellettuale, è in realtà un'esigenza pratica: corrisponde al bisogno di un sottofondo implicito, nascosto, che faccia da riferimento organizzativo a tutti i nostri pensieri, anche i più banali.

Ad esempio, anche quando vado a fare la spesa e la mia mente va a pensare alle cose da acquistare, in realtà c'è un sottofondo implicito di riferimento: a cosa mi servirà fare la spesa? A vivere. A cosa mi servirà vivere? Ed ecco il bisogno di senso che sta sempre in sottofondo.

Considerando le cose in questa maniera, però, si comprende che, per avere un riferimento di fondo alle nostre azioni e soprattutto ai nostri pensieri, non è necessario che questo ruolo debba essere assolto da qualcosa che funga da senso, da significato dell'esistenza. Se il problema è l'organizzazione di riferimento di fondo dei nostri pensieri, essi possono benissimo far riferimento ad altro che non abbia propriamente le caratteristiche di ciò che tradizionalmente concepiamo come "senso".

Un problema connesso a qualsiasi cosa che assumiamo come senso è che avrà comunque il difetto di essere qualcosa di troppo statico, che come tale prima o poi farà il suo tempo, mostrerà la sua inadeguatezza. Questo problema viene risolto in certi contesti religiosi facendo riferimento a realtà dinamiche, come per esempio Dio. In questo modo si può notare che il bisogno di dinamica viene ad essere realizzato in maniera talmente profonda che alla fine nasce la domanda se si stia davvero ancora seguendo la religione originaria. È così che nasce in tutte le religioni la tensione tra modernisti e tradizionalisti.

Personalmente, da diversi anni, ho adottato come riferimento il camminare, il cui frutto essenziale è la spiritualità. Il camminare può essere considerato un senso, ma in realtà è troppo dinamico per poter ricevere questa connotazione: infatti il camminare è talmente dinamico da essere in continuazione anche critica totale di sé stesso. Questa critica non viene a risultare distruttiva, perché nell'esperienza concreta la critica del camminare viene a risolversi in un camminare sempre migliore, che fa tesoro della critica del camminare precedente; non trattandosi di una religione, non c'è il problema di mantenersi fedeli a qualcosa di originario, cosicché ogni progresso nel camminare può permettersi di demolire totalmente tutti i riferimenti del camminare precedente.

Come sostituto di ciò che altri cercano nel tradizionale "senso" lo trovo più che valido.

Quindi, quando vado a fare la spesa e in sottofondo, senza che io ne sia del tutto consapevole, la mia mente s'interroga sulle ragioni ultime di ciò che sto facendo, mi rispondo: "Per portare avanti il mio camminare".

Quando la sofferenza e la morte mi tolgono la pace e il respiro, mi curo di soffrire e morire camminando. Si soffre e si muore lo stesso, come prima, ma senza l'ossessione della mancanza di senso; piuttosto, quando il camminare è diventato un'abitudine, ti accorgi, prima, durante, o poi, che, anche mentre soffri da morire e non riesci a pensare a niente, in realtà stai continuando a camminare lo stesso, perché ormai ti sei abituato a non fare altro che questo, sia quando ci pensi che quando la mente sogna o vaga liberamente su qualsiasi altra cosa.

Da questo punto vista la canzone di Vasco Rossi mi viene a risultare troppo indefinita, vaga, vuota: si tratta di un vivere alla giornata senza alcun entusiasmo, senza speranza di scoprire o inventare cose nuove, senza interesse; mi sembra il risultato di un modo di pensare che tutto sommato è ancora schiavo della filosofia greca, insomma, è la solita mentalità occidentale che si rivolta su sé stessa, ma rimane impantanata, proprio in sé stessa.
Titolo: Re:Il senso della vita annullato dalla morte
Inserito da: InVerno il 18 Maggio 2018, 10:09:30 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 17 Maggio 2018, 08:10:55 AM
Non è strano che siate così pronti ad asservire il valore della vita al senso? Perché dovrebbe essere il senso a regnare sulla vita, ad essere padrone della vita, cosicché in mancanza di senso siete pronti a disprezzare la vita con tutto il cuore? Perché dovremmo essere schiavi del senso, che motivo c'è? Stasera mi chiederò che senso ha mangiare e se non troverò un senso non mangerò? Mi chiederò che senso ha amare la moglie, il marito, i figli, e se non troverò un senso non amerò?

Siete sicuri che avere un senso sia un fatto favorevole alle cose o alla vita?

Personalmente mi è rimasta impressa un'intervista lampo che moltissimi anni fa fecero in TV ad Alberto Moravia, mentre stava scendendo dalla macchina, considero la sua risposta estremamente educativa per imparare a mettere in questione le domande che ci poniamo. Mi dispiace solo di non essere più riuscito a trovare da nessuna parte quest'intervista. Gli chiesero secondo lui che senso avesse la vita. Rispose, più o meno: "Con tutti mali che già nella vita ci sono, ci mancherebbe solo di aggiungere anche quest'altro, che debba avere un senso".
Io sono abbastanza sicuro (ma non ho fatto "prove" esaustive di tutte le possibilità) che se dividiamo in due gruppi le cose:
a) quelle di cui conosciamo il senso, o comunque riusciamo a rispondere "facilmente" con un "parere di senso" (es. automobile -> trasportare uomini)
b) quelle per cui non conosciamo il senso, o comunque per le quali le risposte sono insoddisfacenti sistematicamente (es. montagna -> senso ???)
Nel gruppo A ricadono quasi sempre cose artificiali o comunque di servizio all'uomo, nel gruppo b tutto il resto.
Ovvero il senso della vita può essere inteso solamente se si intende la vita come qualcosa a servizio all'uomo, o ancora meglio, la risposta di senso alla vita è di servizio a chi se la da, a confermare un proprio paradigma..senza servizio (e servitù) il senso rimane celato.