Inflazione sull'intelligenza

Aperto da fabriba, 10 Settembre 2025, 14:50:47 PM

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Koba-san

Faccio un altro esempio (l'ultimo perché non ho più molto da dire sulla questione).
La filosofia nasce in Grecia come dialogo (saltiamo la sua fase sapienziale e andiamo direttamente a Socrate). Fare filosofia significa fin dall'inizio prendere un'ipotesi e metterla sotto torchio. Anche oggi, con le nostre biblioteche sterminate, fare filosofia non significa studiare e capire i testi della tradizione, ma, dopo averlo fatto, prenderli uno ad uno e "brutalizzarli" senza pietà.
Questa specie di indagine funziona bene quando si è almeno in due.
E qui arriviamo al problema perché di fatto è quasi impossibile trovare un compagno/a che abbia veramente voglia di mettere da parte la propria presunzione di sapere qualcosa per affrontare libero e leggero l'avventura.
Così i filosofi (quelli che poi nella vita insegnano la materia o quelli che per campare fanno altro) sono tutti, dal primo all'ultimo, dei solitari e degli autodidatta.
Tentativi di rompere questa condizione solipsistica se ne sono sempre fatti. Chi ha fondato comunità filosofiche (poi inesorabilmente annientate dal carisma del maestro), chi forum digitali (annientati dal narcisismo degli utenti). Tentativi tutti falliti.
Ora, per i Greci il problema del libro, della scrittura, era il fatto che il testo è la cristallizzazione di un ragionamento. Fisso. Immobile. Non sa difendersi, né adattarsi all'interlocutore che lo consulta.
L'IA potrebbe essere una soluzione. Non offre quello che offre il filosofo di successo, cioè originalità di visione, ma è capace di collaborare in modo dinamico e naturale a quell'indagine brutale che è l'essenza della prassi filosofica.
E' questo l'aspetto più rilevante della IA per l'uomo della conoscenza, non la sua capacità di trovare risposte iper-specialistiche quasi fosse un super motore di ricerca, tantomeno un produttore di testi (siamo già pieni di libri!).

fabriba

#31
Quindi se rileggo il tuo primo commento  "non sono d'accordo > l'AI è uno strumento di potenziamento delle capacità cognitive" e lo metto in relazione all'ultimo, mi pare di capire che per te la questione più importante dal punto di vista delle tematiche culturali e sociali (il punto in cui "le cose si fanno veramente interessanti") è questo potenziamento.

Io non contraddico quello che dici sull'utilizzo non banale della AI, ma secondo me in ambito di conseguenze culturali e sociali, non è la componente più rilevante, e non mi hai convinto.

Sono un po' di messaggi che cerchi di tagliare corto, quindi ti lascio andare, però se altri pensano che il tuo pensiero vada approfondito sono aperto a cambiare idea, altrimenti secondo me la questione aperta rimane:

come si muove un mondo in cui c'è stata una svalutazione dell'intelligenza e dobbiamo trovare altri valori su cui incardinare la società*?

(* cerco di spiegarla meglio questa: la civiltà odierna si fonda sull'idea che l'economia cresca, per fare questo serve sviluppare soluzioni nuove a problemi vecchi, o trovare bisogni nuovi da soddisfare, ma in generale: serve R&D e all'R&D serve intelligenza. Quindi l'intelligenza è un valore cardine (perché è un motore fondamentale per generare valore economico))
I computer sono inutili: danno solo risposte - Socrate

iano

#32
Citazione di: Kob il 23 Settembre 2025, 11:46:14 AMFaccio un altro esempio (l'ultimo perché non ho più molto da dire sulla questione).
La filosofia nasce in Grecia come dialogo (saltiamo la sua fase sapienziale e andiamo direttamente a Socrate). Fare filosofia significa fin dall'inizio prendere un'ipotesi e metterla sotto torchio. Anche oggi, con le nostre biblioteche sterminate, fare filosofia non significa studiare e capire i testi della tradizione, ma, dopo averlo fatto, prenderli uno ad uno e "brutalizzarli" senza pietà.
Questa specie di indagine funziona bene quando si è almeno in due.
E qui arriviamo al problema perché di fatto è quasi impossibile trovare un compagno/a che abbia veramente voglia di mettere da parte la propria presunzione di sapere qualcosa per affrontare libero e leggero l'avventura.
Così i filosofi (quelli che poi nella vita insegnano la materia o quelli che per campare fanno altro) sono tutti, dal primo all'ultimo, dei solitari e degli autodidatta.
Tentativi di rompere questa condizione solipsistica se ne sono sempre fatti. Chi ha fondato comunità filosofiche (poi inesorabilmente annientate dal carisma del maestro), chi forum digitali (annientati dal narcisismo degli utenti). Tentativi tutti falliti.
Ora, per i Greci il problema del libro, della scrittura, era il fatto che il testo è la cristallizzazione di un ragionamento. Fisso. Immobile. Non sa difendersi, né adattarsi all'interlocutore che lo consulta.
L'IA potrebbe essere una soluzione. Non offre quello che offre il filosofo di successo, cioè originalità di visione, ma è capace di collaborare in modo dinamico e naturale a quell'indagine brutale che è l'essenza della prassi filosofica.
E' questo l'aspetto più rilevante della IA per l'uomo della conoscenza, non la sua capacità di trovare risposte iper-specialistiche quasi fosse un super motore di ricerca, tantomeno un produttore di testi (siamo già pieni di libri!).
Al di la dei motivi per cui hai fatto la tua premessa, complimenti per la lucida esposizione.
E' sicuramente un uso intelligente della intelligenza artificiale quello che proponi.
Io però la vedo, insieme ad ogni altra tecnologia, più come una protesi che abbia tutta la dignità di un arto naturale, magari solo ipertrofico, piuttosto che come un amico immaginario che mi affianchi.
Però sicuramente del tuo suggerimento farò tesoro, perchè certo, possiamo vederla come un libro che scorre , nella cui stessa lettura non puoi immergerti per due volte di seguito.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.