Da qualche anno sono impegnato a delineare i contorni della mia nuova teoria, la Filosofia della Perfezione, che consiste in una Filosofia Religiosa, paragonabile al Buddismo o al Taoismo. Ho già scritto e pubblicato i primi due libri, Filosofia della Perfezione, appunto, e Il Nuovo Comunismo, ma ne scriverò altri. La teoria non è ispirata da nulla, ma ha dei punti in comune con Buddismo, Taoismo e Islam.
I punti principali sono l'andare al di là del Bene e del Male, unico modo di raggiungere Dio. Dio non è il Bene, e non è assolutamente nulla di umano o riconducibile all'umano, come lo è per il cristianesimo, ma è la Perfezione. Quest'ultima è un concetto logico, è la coerenza, la non-contraddizione, l'ordine.
La teoria non è metafisica, non ci sono nozioni di tipo cosmogonico, sul mondo terreno, sulla creazione, ma si interessa unicamente di pensiero. Non c'è dogmatismo, perchè tutto è soggetto a spiegazione.
Il fine è l'elevazione spirituale dell'individuo, per cui egli deve essere valorizzato al massimo: perchè questo avvenga non deve essere sottomesso da una autorità, o da un'altra categoria di persone, da cui il principio dell'uguaglianza e lo sforzo di eliminare supremazie di classe (nobiliare, di ricchezza e etniche).Il secondo libro Il Nuovo Comunismo esprime ciò come principio di base. Se fosse necessario avere dei governanti essi lo devono fare in nome degli ideali, non proprio. L'unica autorità deve consistere in Dio, che è però soltanto un concetto teorico.
La modalità di stabilire i principi e i valori sulla base dei quali l'individuo deve agire è il percorso del Nulla, in cui ci si libera da tutti gli schemi mentali della propria cultura per ritrovare i sentimenti innati e originari. Si troverà, tra l'altro, il disprezzo per la sofferenza propria e, in minor misura, di quella degli altri. Da cui l'invito al veganesimo e l'ostilità al cristianesimo, ai quali è connessa e lodata la sofferenza. Il Nulla (del pensiero, non della fisica) è perfetto per definizione, in quanto, non essendoci nulla, non c'è neanche l'errore logico, l'unica cosa che fa venir meno la Perfezione.
La teoria promuove il Monismo, e disprezza il Pluralismo della nostra società nord-occidentale, per cui tutto e il contrario di tutto sono apprezzati. Nel campo delle relazioni, una sola istituzione è quindi promossa, e non può che essere la Famiglia Naturale, basata sulla coppia eterosessuale. Quest'ultima è già una Famiglia, e i figli sono soltanto un'eventualità. Aborto e eutanasia sono apprezzati come metodi per realizzare unioni familiari più solide e per evitare la sofferenza.
Spazio importante è riservato alla Meditazione, sia del singolo (che avviene in tre fasi), che della coppia (Dialogo) e del gruppo (Discussione), come nelle Scuole Filosofiche Greche Antiche.
Mi pare che sul finale del manifesto si riveli in atto la natura totalitaria (con lettera maiuscola come si confà) del progetto, che già si intuisce in potenza fin dall'inizio col riciclo dell'antico Totem divino.
Filosofia della perfezione dici? Condivido in toto le parole di Ipazia. La famiglia naturale eterosessuale è una bella scommessa. Bisognerebbe interpellare i leoni ( e le altre svariate specie in cui il maschio dominante ha il controllo sessuale di tutte le femmine del branco, l'harem è molto più naturale della coppia a questo punto). Ad ogni buon conto ogni perfezione porta con sè il germe di una innata violenza, e la filosofia greca classica non va citata in un programma del genere poiché è stata l'esatto contrario della ricerca del monismo.
Una volta tanto mi tocca dar ragione a jacopus, "famiglia naturale" é un concetto abbastanza privo di senso scientifico e pieno di riferimenti giusnaturalistici.
C'é poi quell'idea che esprimi, Mel fed, di "disprezzo del pluralismo", che é socialmente pericolosa. Cosa proponi di fare per quelli che non si adeguano al tuo monismo, dicci un pò?
>:( >:( >:(
Senza aver prima letto il libro (o i libri), chiaramente i commenti lasciano il tempo che trovano, perché magari per arrivare a tali proposte vengono usate argomentazioni particolarmente valide e solide, forse persino senza precedenti (non posso escluderlo a priori). Nondimeno, a prescindere dalle argomentazioni, stando alla sintesi delle conclusioni riportata, si notano già possibili punti deboli che comprometterebbero le fondamenta dell'intera proposta.
In breve:
- «l'andare al di là del Bene e del Male»(cit.) non è coerente con la successiva rigidità nel demarcare nettamente ciò che è bene (Monismo, Famiglia Naturale, aborto, eutanasia, etc.) e ciò che è male (Pluralismo, etc.)
- «la Perfezione. Quest'ultima è un concetto logico, è la coerenza, la non-contraddizione, l'ordine»(cit.); il buon Gödel ha dimostrato quasi un secolo fa come, proprio nella logica (oltre che nella matematica), coerenza e completezza non vadano troppo d'accordo (v. teoremi di incompletezza); per cui idolatrare la logica senza aver prima trovato un'assiomatica immune da aporie è un passaggio contraddittorio, o quanto meno che espone la propria logica ai noti problemi di autoreferenza, assenza di una meta-logica valutativa, etc. che comportano una pluralità di logiche (come di fatto è) non compatibili con un monismo, che non sia appunto autofondante e ritenuto più valido degli altri per motivazioni ad esso esterno (e di cui bisognerebbe render conto guardandosi da varie fallacie)
- «L'unica autorità deve consistere in Dio, che è però soltanto un concetto teorico»; elevare a divinità un concetto teorico, scelto secondo proprie preferenze, è una mossa retorica piuttosto debole, essendo replicabile e dando adito ad un "politeismo" in cui ognuno si fa la sua teorica religione, risultando "monista a casa sua"; ci vorrebbe un po' di sana epistemologia per mettere un ordine le varie teorie, ma purtroppo non tutti i campi si prestano ad un consolidamento metodologico, non certo quello religioso (e quello logico ha comunque le sue debolezze, v. sopra)
- «Il Nulla (del pensiero, non della fisica) è perfetto per definizione, in quanto, non essendoci nulla, non c'è neanche l'errore logico», così come, non essendoci nulla, non c'è nemmeno la perfezione e nemmeno chi definisce il nulla perfetto (se ti riferisci al secondo capitolo dello Chuang-Tzu, dell'omonimo autore, farei attenzione all'esegesi del testo).
Distillare la propria filosofia in forma scritta sicuramente è un buon modo per perfezionarla e condividerla un modo per innescare riflessioni negli altri. Chiaramente queste osservazioni non hanno la minima velleità di confutare né le tue conclusioni né tantomeno le tue premesse (che non conosco), ma spero siano questioni che hai già almeno valutato, se non "risolto", all'interno del libro.
Salve. Premetto che non rispondo a critiche distruttive, creano soltanto battibecchi inutili. Mi sembra che Phil sia stato più positivo, o per lo meno possibilista riguardo alla significatività del mio percorso, per cui rispondo a lui.
Citazione di: Phil il 23 Agosto 2025, 19:24:04 PM- «l'andare al di là del Bene e del Male»(cit.) non è coerente con la successiva rigidità nel demarcare nettamente ciò che è bene (Monismo, Famiglia Naturale, aborto, eutanasia, etc.) e ciò che è male (Pluralismo, etc.)
Con Bene e Male intendo il confronto tra due individui, cioè la negatività/positività che uno riceve dall'altro: Male è rubare, aggredire, tradire, diffamare, Bene è essere amico o amare, l'altruismo, ecc. Non è nessuno degli esempi citati, non sono i valori della società. Quando poi dico che Dio non è il Bene, è perchè può venir visto (i cristiani lo fanno) come una persona che ama l'individuo umano, mentre io nego questo fatto, non c'è Bene in partenza, e neanche Male, però.
Citazione di: Phil il 23 Agosto 2025, 19:24:04 PM- «la Perfezione. Quest'ultima è un concetto logico, è la coerenza, la non-contraddizione, l'ordine»(cit.); il buon Gödel ha dimostrato quasi un secolo fa come, proprio nella logica (oltre che nella matematica), coerenza e completezza non vadano troppo d'accordo (v. teoremi di incompletezza); per cui idolatrare la logica senza aver prima trovato un'assiomatica immune da aporie è un passaggio contraddittorio, o quanto meno che espone la propria logica ai noti problemi di autoreferenza, assenza di una meta-logica valutativa, etc. che comportano una pluralità di logiche (come di fatto è) non compatibili con un monismo, che non sia appunto autofondante e ritenuto più valido degli altri per motivazioni ad esso esterno (e di cui bisognerebbe render conto guardandosi da varie fallacie)
Uno dei miei princi è la semplicità, al limite l'uso del buon senso, e il rifuggire da ragionamenti "razionalizzanti". Tendo a esprimermi nel modo in cui si potrebbe esprimere un profeta di una religione, comprensibile da tutti. Faccio un esempio: se qualcuno dice che gli piacciono le giornate di sole, e poi dice che non gli piacciono, è incoerente. Non credo si possano avere dubbi su ciò: la mia Perfezione logica è l'assenza di errori di questo tipo.
Citazione di: Phil il 23 Agosto 2025, 19:24:04 PM- «L'unica autorità deve consistere in Dio, che è però soltanto un concetto teorico»; elevare a divinità un concetto teorico, scelto secondo proprie preferenze, è una mossa retorica piuttosto debole, essendo replicabile e dando adito ad un "politeismo" in cui ognuno si fa la sua teorica religione, risultando "monista a casa sua"; ci vorrebbe un po' di sana epistemologia per mettere un ordine le varie teorie, ma purtroppo non tutti i campi si prestano ad un consolidamento metodologico, non certo quello religioso (e quello logico ha comunque le sue debolezze, v. sopra)
La Perfezione logica=coerenza=Dio è invece un valore assoluto, con cui tutti si devono confrontare nella loro vita e nei loro ragionamenti. È vero comunque che si potrebbe essere monisti a casa propria, nel caso in cui si definisse Dio in un altro modo, purchè questi modi siano compatibili. Per esempio io ritengo che, in qualche misura, il Dio monoteistico giudaico-islamico abbia degli elementi di compatibilità col concetto di Perfezione, in quanto nel confronto col Dio cristiano il primo risulta più accettabile. Sembrano ragionamenti poco razionali, ma in realtà lo sono: siamo nel campo della Religione, non della Filosofia nord-occidentale.
Citazione di: Phil il 23 Agosto 2025, 19:24:04 PM- «Il Nulla (del pensiero, non della fisica) è perfetto per definizione, in quanto, non essendoci nulla, non c'è neanche l'errore logico», così come, non essendoci nulla, non c'è nemmeno la perfezione e nemmeno chi definisce il nulla perfetto (se ti riferisci al secondo capitolo dello Chuang-Tzu, dell'omonimo autore, farei attenzione all'esegesi del testo).
La Perfezione è definita in modo negativo, cioè è lo stato in cui manca l'Errore, che è l'elemento determinante. Sono io che lo definisco così. Per cui confermo che il Nulla è perfetto in quanto non c'è Errore. Se uno non pensa a nulla, nessuno può accusarlo di pensieri sbagliati: in quel momento è perfetto.
Ripeto comunque che la mia proposta è basata sulla semplicità, al limite sul buon senso, e mira a farsi capire da tutti, un po' come potevano fare Budda, Gesù o Maometto. Molti dei ragionamenti proposti non sono di questo tipo. Saluti.
La mia non voleva essere una critica distruttiva e ringrazio Phil che ha segnalato le aporie in maniera più accurata e amichevole da meritare una risposta. Benvenuto in questa palestra del pensiero.
Se vogliamo essere costruttivi, possiamo dire che il nostro Mel fed, coerentemente con la sua visione monistica, non accetta idee che siano in contraddizione con le sue.
Chissà perché, poi, nel suo post iniziale, parla di dibattiti e di dialettica?
Citazione di: anthonyi il 24 Agosto 2025, 04:12:36 AMSe vogliamo essere costruttivi, possiamo dire che il nostro Mel fed, coerentemente con la sua visione monistica, non accetta idee che siano in contraddizione con le sue.
Chissà perché, poi, nel suo post iniziale, parla di dibattiti e di dialettica?
Si scrive sulla carta, ma per alcuni è come scrivere ancora sulla pietra, sicché, quando il mezzo si fa ancor più sottile , come un virtuale forum, constato la difficoltà di adattarvisi.
Il libro ha il pregio/difetto di non poter dialogare col lettore, e con due libri il nostro si è presentato.
Però, siccome esistono sempre le eccezioni, gli auguro e mi auguro, una sua lunga permanenza sul forum.
L'adattamento al mezzo richiede tempo, e siccome di tempo ne è passato, noto come sempre meno si consideri il forum un surrogato del libro.
È l'idea stessa di perfezione a suscitare sospetti. Infatti non c'è esperienza umana che rimandi concretamente ad essa, in ambito naturale, sociale o della vita interiore. L'uomo fa piuttosto esperienza di trasformazioni, a volte positive a volte negative, che unendosi insieme, come gli affluenti di un fiume, conducono inesorabilmente, a valle, alla rovina (del corpo e dell'anima).
Quindi, se l'esperienza non rimanda in alcun modo alla perfezione, questa dovrà essere fondata, giustificata. Il riferimento alla logica, quindi alla perfezione come ordine, armonia, "igiene", è solo apparentemente più concreto delle giustificazioni religiose: la logica infatti è un sogno, il sogno di scarnificare il linguaggio dal suo corpo simbolico. Un linguaggio puro, immacolato, scevro dal potere evocativo della parola.
D'altro canto il cristianesimo si è fatto carico di mediare: con la sua antropologia dell'immagine e della somiglianza, su cui ha campato per un paio di millenni, da una parte si accetta la realtà scabrosa e approssimativa dell'essere umano, dall'altra si cerca di delineare un percorso di vera salvezza, il quale consiste in pratica nel diventare come Dio. Ma la materia, il corpo, i suoi processi, le sue debolezze, e poi i pensieri, le voci, la confusione, ... insomma, tutto concorre a rendere la salvezza un cammino sempre fallimentare. In cielo però sarà tutta un'altra storia (così per chi crede).
Penso ci possa essere una filosofia della perfezione solo nel caso in cui l'attenzione venga focalizzata su tentativi, sempre un po' disperati, di lavorare al cammino: per adesso concentriamoci sul prossimo passo, piede e gamba destra in avanti, ed evitiamo di precipitare nel dirupo, tutto qua, poi si vedrà...
Ma una roba del genere per dirla tutta non è più una filosofia della perfezione, piuttosto una filosofia della salvezza.
Citazione di: Kob il 24 Agosto 2025, 09:29:54 AMla logica infatti è un sogno, il sogno di scarnificare il linguaggio dal suo corpo simbolico. Un linguaggio puro, immacolato, scevro dal potere evocativo della parola.
Una nota: la logica non è sogno, è
concretamente ciò che usiamo per formulare frasi di senso compiuto. Il problema può sorgere quando si pensa di poter ridurre tutto l'uso del linguaggio alla sola dimensione logica, in un monismo il cui progetto neopositivista è fallito il secolo scorso. Buttare via la logica in favore di un uso solo retorico, emotivo e poetico del linguaggio, significherebbe vaneggiare, così come parlare solo per funzioni logiche sarebbe parimenti sterile ed inutile, come qualunque formalismo privo di contenuto reale.
Anche il discorso più ingenuo, umile e semplice, solitamente tende a bilanciare (come può) logica, retorica, semantica, etc. quando si trova un bilanciamento che "ci piace", allora "la ricetta" è quella giusta
per noi. Quando poi condividiamo "la ricetta" con gli altri, è inevitabile che ci possano essere "gusti" e bilanciamenti differenti, ma finché il cibo resta "commestibile",
può valere la pena assaggiarlo (cercare di comprenderlo).
Citazione di: Kob il 24 Agosto 2025, 09:29:54 AMÈ l'idea stessa di perfezione a suscitare sospetti. Infatti non c'è esperienza umana che rimandi concretamente ad essa, in ambito naturale, sociale o della vita interiore.
...
Penso ci possa essere una filosofia della perfezione solo nel caso in cui l'attenzione venga focalizzata su tentativi, sempre un po' disperati, di lavorare al cammino: per adesso concentriamoci sul prossimo passo, piede e gamba destra in avanti, ed evitiamo di precipitare nel dirupo, tutto qua, poi si vedrà...
Ma una roba del genere per dirla tutta non è più una filosofia della perfezione, piuttosto una filosofia della salvezza.
Non bisogna pensare che la mia Perfezione sia il perfezionismo, un ideale che si raggiunge con sforzo e grande impegno. Posso tradurlo anche con Correttezza. Se dico 1+1=2 sono corretto, perfetto, se dico 1+1=3 non lo sono. Per cui non è un ideale irraggiungibile. Ripeto che anche nel Nulla c'è la Perfezione, per cui essa si può ottenere senza fare nessuno sforzo.
Per quanto riguarda la modalità di raggiungerla, tu proponi di partire da dove ti trovi e fare dei passi avanti. Io propongo invece di farli indietro, fino all'origine della propria natura, dove troveremo la perfezione del Nulla, e poi ripartire da quel punto, evitando tutti gli errori che si presenteranno sul percorso fino a raggiungere ancora la situazione presente. Certo ci sarà sempre il rischio del dirupo, ma se si è interiormente sereni e si è capito che la Perfezione è possibile, ed è anche facile da ottenere, si sarà più convinti e sicuri di potere raggiungere la salvezza.
Sono d'accordo con molte delle obiezioni sollevate da più fronti, però a dire la verità non mi sembra che esistano religioni o ideologie completamente al riparo da contraddizioni interne.
Il tuo nulla come esempio di perfezione mi sembra vicino all'idea buddista (e in particolare zen) di svuotare la mente per raggiungere l'illuminazione, infatti fai riferimento a errori di pensiero come contaminazione del nulla.
Però nel contesto zen si rifiuta l'esistenza delle categorie del bene e del male.
Se per la tua filosofia l'errore e l'imperfezione vengono dal pensiero, sembra difficile che poi la filosofia possa sostenere anche la cosa più banalmente condivisibile come il disprezzo per la sofferenza, che è pure un pensiero e quindi si discosta dal nulla.
Tutto questo senza entrare nel merito di monismo/pluralismo-veganismo-pro/antiabortismo-ecc ... che mi sembrano tutte a loro modo attaccabili, e quindi imperfette nel framework di pensiero della tua filosofia.
Però alla fin fine, se Ron Hubbard fosse venuto a chiedere in questo forum un parere su scientology, immagino che sarebbe uscito con le ossa rotte e non sarebbe mai diventato miliardario :D
Citazione di: Mel Fed il 24 Agosto 2025, 12:07:22 PMCerto ci sarà sempre il rischio del dirupo, ma se si è interiormente sereni e si è capito che la Perfezione è possibile, ed è anche facile da ottenere, si sarà più convinti e sicuri di potere raggiungere la salvezza.
Be', al di là del fatto che nessuno può darsi la serenità o la Perfezione da solo (altrimenti non ci sarebbe più bisogno di confutare il Vangelo in sé stessi), ma salvarsi da cosa/chi?!?
Citazione di: fabriba il 24 Agosto 2025, 16:02:22 PMIl tuo nulla come esempio di perfezione mi sembra vicino all'idea buddista (e in particolare zen) di svuotare la mente per raggiungere l'illuminazione, infatti fai riferimento a errori di pensiero come contaminazione del nulla.
Però nel contesto zen si rifiuta l'esistenza delle categorie del bene e del male.
Esatto, hai colto nel segno! Non capisco il "però": è esattamente quello che propongo io di fare il tentativo, lo sforzo di superare il Bene e il Male.
Citazione di: fabriba il 24 Agosto 2025, 16:02:22 PMSe per la tua filosofia l'errore e l'imperfezione vengono dal pensiero, sembra difficile che poi la filosofia possa sostenere anche la cosa più banalmente condivisibile come il disprezzo per la sofferenza, che è pure un pensiero e quindi si discosta dal nulla.
Io non sostengo di restare nel Nulla, ma soltanto che esso è l'origine da cui dobbiamo partire per confrontarci col mondo. In questo progressivo confronto incontriamo appunto la Sofferenza e stabiliamo come dobbiamo rapportarci ad essa, con il tentativo di evitarla. Restando nel Buddismo, la liberazione dalla Sofferenza è per esso un tema fondamentale infatti.Citazione di: Duc in altum! il 24 Agosto 2025, 16:07:43 PM
Be', al di là del fatto che nessuno può darsi la serenità o la Perfezione da solo (altrimenti non ci sarebbe più bisogno di confutare il Vangelo in sé stessi), ma salvarsi da cosa/chi?!?
Io sostengo che la serenità e la Perfezione possono senz'altro realizzarsi nel singolo, e non è neanche difficile, se si riesce a non farsi inluenzare dalla società e dalla propria cultura, superando gli schemi mentali e attraverso la Spontaneità.Riguardo alla Salvezza, si può vivere alla giornata la propria vita, ma si può anche decidere che bisogna attuare una sfida con la società, la partita della propria vita, alla quale continueremo a giocare finche non la vinceremo o per lo meno non perderemo. Può essere la stessa società ad avere deciso di giocare una partita con noi, e noi siamo tenuti a non perderla, cioè a salvarci.
Anzitutto i miei complimenti per aver pubblicato dei libri che raccontano il tuo pensiero e la tua visione filosofica religiosa. è difficle esprimersi in maniera adeguata non avendo letto i libri dove questi concetti saranno sicuramente esplicitati . Se mi devo fermare ai punti cardini da te elencati ,i quali sono sintetizzati in poche righe, molti punti stridono con quella che è la mia filosofia e il mio pensiero. Hai detto che la contraddizione rappresenta l errore e solo scremando tali contraddizioni con la logica si giunge alla verità , poi però trai la tua teoria prendendo spunto dal buddismo , dal taoismo e dall islam le quali tre scuole di pensiero religioso non sono coerenti l una con l altra. E poi perchè la contraddizione non potrebbe essere propio quella il vero sinonimo di verità? solo perchè va contro la logica del principio di non contraddizione?questo si che mi sembra un pensiero condizionato dalla filosofia classica, ma tu non lo sei.
Poi per come racconti il cristianesimo, parli di una concezione cristiana del tutto obsoleta, superata , nessuno crede piu che la morte è entrata nel mondo a causa del peccato originale. Questa cosa fa ridere. Oppure quando parli del Dio antropomorfo che va giusto bene per spiegare Dio ai bambini e niente di più e la lodazione e connessione alla sofferenza, ma se i cristiani non fanno altro che pregare perchè Dio li allontani dalla sofferenza, la sofferenza viene rigettata completamente sulla figura di Gesù sulla croce. Questo secondo me ,èil pensiero odierno del cristianesimo in grado di discenrnere a prescindere dai dogmi e smentirli e ripudiarli come falsità belle e buone. La questione del male, Dio è bene ma permette il male per un bene maggiore , questo veniva sancito al concilio vaticano primo e che è assolutamente un dogma irricevibile . qual'è il bene maggiore di una bambina che nasce oggi con la sclerosi multipla? , vaglielo a dire ai genitori che Dio la permesso per un bene maggiore. questoper dire che i Cristiani non sono dei boccaloni che si bevono tutto ma ragionano, ponderano e discernono la verità e traggono le loro conclusioni. Mi pare che il libro sia volto a persone che hanno un ideologia obsoleta della religione e una propia filosofia esistenziale nulla, cioè massificata, cioè delle rotelline che girano da brave per il grande sistema sociale che ci vuole tutti allineati e sorridenti a lavorare per tale sistema che si basa sul consumismo e falsa informazione e false dottrine che non promuove l introspezione e la coltivazione dei propi ideali e della propia spiritualità. Bene in questo forum non troverai persone di questo tipo . ciao e complimenti ancora.
Citazione di: Mel Fed il 24 Agosto 2025, 17:35:25 PMIo sostengo che la serenità e la Perfezione possono senz'altro realizzarsi nel singolo, e non è neanche difficile, se si riesce a non farsi inluenzare dalla società e dalla propria cultura, superando gli schemi mentali e attraverso la Spontaneità.
Riguardo alla Salvezza, si può vivere alla giornata la propria vita, ma si può anche decidere che bisogna attuare una sfida con la società, la partita della propria vita, alla quale continueremo a giocare finche non la vinceremo o per lo meno non perderemo. Può essere la stessa società ad avere deciso di giocare una partita con noi, e noi siamo tenuti a non perderla, cioè a salvarci.
Visto che ci vuole una profonda fede per credere che davvero sia così... buon cammino! O:-)
Citazione di: Mel Fed il 24 Agosto 2025, 12:07:22 PMIo propongo invece di farli indietro, fino all'origine della propria natura, dove troveremo la perfezione del Nulla, e poi ripartire da quel punto, evitando tutti gli errori che si presenteranno sul percorso fino a raggiungere ancora la situazione presente.
La proposta è senza dubbio legittima, tuttavia: è la proposta di fare un percorso che
conosci "sulla carta" oppure che hai
fatto?
Si tratta di un viaggio che vorresti fare perché ti affascina o te ne hanno parlato bene, oppure è un viaggio da cui sei
tornato "perfezionato" e con una buona impressione, quindi lo consigli?
Ovviamente non ti sto chiedendo se sei un illuminato, ma chiedo della tua
esperienza diretta; perché faccio un po' fatica a pensare (limite mio), che dopo esser risaliti (o ridiscesi) al Nulla, dopo tale
reset, si possa proporre una religione di un Dio puramente teorico, un monismo forte, la non uccisione degli animali ma l'uccisione degli embrioni e dei sofferenti, etc. è un po' come se Mosè fosse tornato dal monte Sinai con un mazzo di fiori: difficile da decifrare il nesso, logico o religioso che sia (ogni riferimento a Kasyapa non è puramente casuale).
Citazione di: Mel Fed il 24 Agosto 2025, 12:07:22 PMPer quanto riguarda la modalità di raggiungerla, tu proponi di partire da dove ti trovi e fare dei passi avanti. Io propongo invece di farli indietro, fino all'origine della propria natura, dove troveremo la perfezione del Nulla, e poi ripartire da quel punto, evitando tutti gli errori che si presenteranno sul percorso fino a raggiungere ancora la situazione presente.
Sono d'accordo.
Fare il percorso inverso significa prendere coscienza del percorso fatto, per rifarne uno nuovo con maggior cognizione di causa.
Credo questa sia la direzione che ha già da un pò preso l'evoluzione umana.
Però non farei dell'impegno a prender coscienza una religione.
E' solo un modo diverso di fare, che comunque non esclude gli errori, a meno che... ( vedi parte finale di questo post).
Il nulla è perfetto perchè solo se non fai nulla non fai errori, ma non fai neanche cose giuste e quindi tu comprensibilmente non aneli al nulla per restarvi invischiato.
Siamo soliti dire, che se potessimo tornare indietro non faremmo gli stessi errori.
Questo ragionamento però è lacunoso, perchè non tiene conto del contesto, che potremmo ignorare solo se fosse una costante.
Cambiando il contesto ciò che ieri era sbagliato oggi potrebbe essere giusto.
Se dopo esservi tornati non vogliamo restare nel nulla, ritornare avanti senza perdere in perfezione, richiede che il contesto non muti, perchè in effetti ciò che non muta, ha movimento nullo, quindi invero da questo nulla non ne usciamo comunque del tutto.
Potremmo allora appellarci alla costanza, che pure vi è nel mutamento, motivo per cui la fisica può produrre le proprie leggi.
Ma anche qui ci sarebbe un elemento che col suo libero arbitrio, rovina la festa, noi.
Quindi, io credo che ciò che proponi sia virtuoso, ma restituirei agli errori la loro insostituibile funzione di renderci umani.
Se prendo coscienza di come agisco, posso delegare le mie azioni a macchine perfette.
Se quindi consideriamo queste macchine, avendole costruite noi, parte di noi, un pò perfetti lo siamo diventati.
Se sono parte di noi, abbiamo acquisito coscienza per costruire macchine che ne sono prive, riperdendola, e il cerchio in tal modo si chiude.
La coscienza quindi ha certamente una sua funzione, ma non ha un valore assoluto, e non ne farei perciò una religione.
Citazione di: Phil il 25 Agosto 2025, 17:37:15 PMLa proposta è senza dubbio legittima, tuttavia: è la proposta di fare un percorso che conosci "sulla carta" oppure che hai fatto?
Si tratta di un viaggio che vorresti fare perché ti affascina o te ne hanno parlato bene, oppure è un viaggio da cui sei tornato "perfezionato" e con una buona impressione, quindi lo consigli?
Citazione di: iano il 25 Agosto 2025, 19:51:56 PMFare il percorso inverso significa prendere coscienza del percorso fatto, per rifarne uno nuovo con maggior cognizione di causa.
È il percorso che io sono portato naturalmente a fare personalmente, dato che mi considero "spontaneo" per natura. Esserlo significa non fare calcoli, e tendere appunto a non pensare a niente. Si può immaginare di essere su un prato di montagna, senza tanta gente intorno, senza molte preoccupazioni o ambizioni incombenti, e cioè sereni. Questo tipo di momento mistico, probabilmente esperienziato da molti, magari in vacanza o nel tempo libero, lo pongo alla base del proprio essere e del proprio modo di ragionare ed agire che questa persona attuerà quando ritornerà a contatto con gli altri e si confronterà con la vita. Nella Filosofia Religiosa che propongo, corrisponderebbe al momento della Meditazione, ma in realtà lo si dovrebbe attuare molto spesso, anche in contesti di vita normale, e io sono per natura tendente a farlo, per cui lo consiglio.
Non è un prendere coscienza del percorso fatto, è invece un reset, come diceva Phil. La coscienza, che io chiamo più spesso Consapevolezza, esiste ed è importante, nella mia Fede, consiste di valutare, per qualsiasi cosa che il mondo ci propone, da dove viene e dove va a finire: il 95% di quelli che comprano un pacchetto di prosciutto implasticato al supermercato è privo di Consapevolezza, per esempio. Ma nel momento del Nulla, della Spontaneità e nella prima fase della Meditazione non c'è questo elemento, c'è soltanto il sentimento che la massima serenità e il Paradiso siano possibili.
Citazione di: Phil il 25 Agosto 2025, 17:37:15 PM... faccio un po' fatica a pensare (limite mio), che dopo esser risaliti (o ridiscesi) al Nulla, dopo tale reset, si possa proporre una religione di un Dio puramente teorico, un monismo forte, la non uccisione degli animali ma l'uccisione degli embrioni e dei sofferenti, etc. è un po' come se Mosè fosse tornato dal monte Sinai con un mazzo di fiori: difficile da decifrare il nesso, logico o religioso che sia (ogni riferimento a Kasyapa non è puramente casuale).
Sono un po' frenato ad affrontare argomenti politicamente sensibili come veganesimo, aborto, omosessualità perchè generano un vespaio di polemiche inutili.
Comunque, tu consideri la uccisione come momento determinante, mettendo insieme Sofferenza e Morte. Io scindo totalmente queste ultime due cose, e penso di potermi rifare a Epicuro, che invitava a non avere paura della morte.
Il problema è la Sofferenza, di cui ci si consapevolizza nel momento del risveglio, successivo al Nulla, non la Morte, perchè dovessimo morire, Nulla eravamo e Nulla torneremo ad essere, per cui non cambierebbe niente.
Dunque il problema è la Sofferenza che si realizza negli allevamenti di animali, non la loro morte o uccisione. Questa Sofferenza non è praticamente evitabile, per cui l'invito a non supportarli, e a evitare di consumare quei cibi in modo da essere sereni nel momento del pasto, un momento che, se non è sacro, lo è quasi.
Dato che la Morte non è un problema determinante, tranne il caso degli affetti che circondano l'individuo che sta per morire, che però sono assenti nel caso dell'embrione che non ha ancora cominciato a pensare e interagire con gli altri, l'aborto è sostenuto, come mezzo per evitare che i figli non abbiano una famiglia solida e naturale di riferimento o che non siano fortemente desiderati da entrambi.
L'eutanasia dei sofferenti mostra più chiaramente la scissione tra Morte e Sofferenza, è infatti la prima che rende nulla la seconda.
Citazione di: Phil il 25 Agosto 2025, 17:37:15 PMla non uccisione degli animali ma l'uccisione degli embrioni e dei sofferenti, etc. è un po' come se Mosè fosse tornato dal monte Sinai con un mazzo di fiori: difficile da decifrare il nesso, logico o religioso che sia (ogni riferimento a Kasyapa non è puramente casuale).
Al di là di queste carenze di nesso logico, io credo che il nostro Mel fed cerchi semplicemente una sorta di sintesi tra diverse istanze proprie della sinistra politica, impresa quanto mai difficile.
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 06:17:22 AMÈ il percorso che io sono portato naturalmente a fare personalmente, dato che mi considero "spontaneo" per natura. Esserlo significa non fare calcoli, e tendere appunto a non pensare a niente. Si può immaginare di essere su un prato di montagna, senza tanta gente intorno, senza molte preoccupazioni o ambizioni incombenti, e cioè sereni. Questo tipo di momento mistico, probabilmente esperienziato da molti, magari in vacanza o nel tempo libero, lo pongo alla base del proprio essere e del proprio modo di ragionare ed agire che questa persona attuerà quando ritornerà a contatto con gli altri e si confronterà con la vita.
Dunque un isolarsi episodico dagli altri per annullare le abitudini, ciò che ti farà ridefinire la normalità delle cose, sulle quali quindi diversamente potrai ragionare, esponendo agli altri le tue nuove conclusioni.
Percorso virtuoso pure questo a mio parere.
Ma se il quadro è questo, allora errori e perfezione mi pare che avanzino logicamente come un di più.
O forse come dice Anthonyi, il tuo è un tentativo incompiuto di sintesi fra cose difficili da portare ad unità?
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 06:17:22 AMSono un po' frenato ad affrontare argomenti politicamente sensibili come veganesimo, aborto, omosessualità perchè generano un vespaio di polemiche inutili.
Comunque, tu consideri la uccisione come momento determinante, mettendo insieme Sofferenza e Morte. Io scindo totalmente queste ultime due cose, e penso di potermi rifare a Epicuro, che invitava a non avere paura della morte.
Il problema è la Sofferenza, di cui ci si consapevolizza nel momento del risveglio, successivo al Nulla, non la Morte, perchè dovessimo morire, Nulla eravamo e Nulla torneremo ad essere, per cui non cambierebbe niente.
Ho accennato a quelle tematiche spinose, non tanto perché mi interessassero nello specifico, ma perché sono esempi di come, a partire dal Nulla, non si possano ricavare direttive etiche o sociali particolareggiate, essendo il Bene e il Male sempre considerati come qualcosa (un criterio, un dogma, etc.).
Potremmo parlare di come risulterebbe lecito, nella tua prospettiva, mangiare un animale che non è stato fatto soffrire (ad esempio ucciso in una battuta di caccia o allevato in modo non intensivo), oppure di come, se la morte non è un problema, potrei anche uccidere il mio vicino di casa, se riuscissi a farlo senza causargli sofferenza. Ma non è questo che mi lascia perplesso.
Che si tratti di tetrafarmaco epicureo, di ottuplice sentiero buddista, etc. il problema sorge quando partendo da una prospettiva individuale (non necessariamente spirituale), ci si confronta con tematiche sociali (dall'omosessualità all'eutanasia, dalla guerra all'ecologia, etc.) in cui la consapevolezza del Nulla di fondo (non nichilistico, ma Nulla come vacuità, Sunyata), non dice nulla (appunto) su ciò che è giusto e sbagliato, giacché giusto e sbagliato sono sempre qualcosa di "aggiunto" (interpretato, paradigmatico, etc.).
Il ritorno in società, dopo la meditazione sul Nulla (come spiega la "parabola" dei 10 tori di Kakuan), è talvolta un passo scomodo e spaesante più del viaggio di consapevolezza verso il Nulla; per questo ci sono monasteri e microcosmi (se non eremitaggi), in cui tale consapevolezza è più facile da coltivare. La maggior coerenza (non solo logica) dopo la riflessione sul Nulla, richiederebbe un certo distacco indifferente dalle questioni mondane, solitamente malvisto in società, ma comunque praticabile anche nel cuore di una metropoli. Un'ideologia politica, invece, un monismo che dica cosa è giusto e cosa no, è un "tradimento", se non un oblio, di quell'esperienza del Nulla, perché ogni visione politica è avida di
pienezza di valori, ossia l'antitesi della consapevolezza del Nulla.
Ad un livello, più "profondo" (passami il termine), la stessa comprensione della presenza della sofferenza, non comporta
necessariamente il precetto di fuggirla ed estinguerla in ogni modo. Viene istintivo evitarla, ma da questo istinto a norme sociali e prescrizioni etiche, il passo è spesso un
non sequitur (come si accenna nel topic sulla fallacia naturalistica).
Citazione di: Mel Fed il 24 Agosto 2025, 17:35:25 PMIo non sostengo di restare nel Nulla, ma soltanto che esso è l'origine da cui dobbiamo partire per confrontarci col mondo. In questo progressivo confronto incontriamo appunto la Sofferenza e stabiliamo come dobbiamo rapportarci ad essa, con il tentativo di evitarla. Restando nel Buddismo, la liberazione dalla Sofferenza è per esso un tema fondamentale infatti.
Perché la sofferenza è da evitare nel tuo pensiero?
La lettura del pensiero del Buddha ci insegna che l'uomo brama l'eliminazione della sofferenza, e che la via è liberarsi dagli attaccamenti a ciò che è impermanente (tutto). Arrivare al nulla è un sottoprodotto di questa pratica.
La lettura del pensiero Zen insegna che nulla esiste perché l'impermanenza dimostra l'atomicità e che quindi nessun dualismo è possibile. La sofferenza è impossibile in quel framework, specialmente se vista in chiave negativa.
Mischiare le due cose al livello in cui a partire dal nulla si cerca di combattere la sofferenza, secondo me, è una contraddizione in termini.
Citazione di: Phil il 26 Agosto 2025, 11:27:20 AMUn'ideologia politica, invece, un monismo che dica cosa è giusto e cosa no, è un "tradimento", se non un oblio, di quell'esperienza del Nulla, perché ogni visione politica è avida di pienezza di valori, ossia l'antitesi della consapevolezza del Nulla.
Secondo me non può esserci alcuna esperienza o consapevolezza del Nulla, come della morte.
Il pensiero del Nulla è una contraddizione logica, quindi imperfetta secondo la filosofia di Mel Fed.
Citazione di: Phil il 26 Agosto 2025, 11:27:20 AM... sono esempi di come, a partire dal Nulla, non si possano ricavare direttive etiche o sociali particolareggiate, essendo il Bene e il Male sempre considerati come qualcosa (un criterio, un dogma, etc.).
Mi baso sulla mia esperienza personale, di annullamento degli schemi di ragionamento, dei pensieri, della cultura e della storia, e del mio risveglio che include determinate sensazioni. Da queste ultime cerco di costruire dei valori validi per tutti. Che poi una parte di questi tutti non le condivida o non li condivida mi interessa fino a un certo punto. Come dicevo, la mia Filosofia non è dogmatica, perchè tutto è oggetto di spiegazione, però la considero pur sempre una Religione, che può avere degli elementi di rigidità. Io costruisco un sistema coerente sulla base di questi presupposti, le mie personali sensazioni che rilevo nello stato dell'annullamento e della spontaneità che dicevo, se poi non viene seguito niente. Ma non si deve dire che è dal Nulla dei Valori che costruisco dei Valori, ma è dal Nulla del pensiero, perchè ritengo che questo stato sia condivisibile da tutti, in quanto al di là da cultura, storia, e altri elementi specifici della vita vissuta in società, ma legato soltanto all'appartenere alla specie Umana.
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 12:36:24 PMnon si deve dire che è dal Nulla dei Valori che costruisco dei Valori, ma è dal Nulla del pensiero, perchè ritengo che questo stato sia condivisibile da tutti, in quanto al di là da cultura, storia, e altri elementi specifici della vita vissuta in società, ma legato soltanto all'appartenere alla specie Umana.
Mi concederai che dal Nulla e, soprattutto,
con il Nulla non si costruisce
spontaneamente nulla di valoriale. Tantomeno di condivisibile per tutti, poiché il Nulla può essere anche condivisibile e "oggettivo", ma le norme e i valori che ne derivi non lo sono (come dimostrano molte tradizioni), altrimenti con pari "oggettività" si potrebbero confutare le posizioni divergenti.
Questo è il passaggio critico che volevo evidenziare: nel momento in cui, presa consapevolezza del Nulla, inizi a discriminare in giusto/sbagliato, Bene/Male, etc. hai già introdotto qualcosa che "riempie" (per così dire) il Nulla. Da dove viene questo qualcosa che si cerca di innestare nel Nulla? Dalla tua riflessione sulle tue esperienze? Bene, ma quali criteri sono in gioco (più o meno inconsciamente) nell'elaborazione di tali esperienze, in modo da farle risultare discriminanti per Bene/Male, etc. fondando una religione che ormai non ha più nulla a che fare con il Nulla? Sono spunti di riflessione che ti propongo per perfezionare la tua proposta.
Citazione di: baylham il 26 Agosto 2025, 11:59:38 AMSecondo me non può esserci alcuna esperienza o consapevolezza del Nulla, come della morte.
Il pensiero del Nulla è una contraddizione logica, quindi imperfetta secondo la filosofia di Mel Fed.
Il Nulla di cui parla Mel Fed non è il nulla come pura assenza di presenza, ma un Nulla mutuato tendenzialmente da spiritualità orientali.
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 12:36:24 PMMa non si deve dire che è dal Nulla dei Valori che costruisco dei Valori, ma è dal Nulla del pensiero, perchè ritengo che questo stato sia condivisibile da tutti, in quanto al di là da cultura, storia, e altri elementi specifici della vita vissuta in società, ma legato soltanto all'appartenere alla specie Umana.
Specie umana che non sarebbe dunque il prodotto di un processo storico, ma semmai da questo contaminata, con perdita di perfezione.
E' il mito dell'Arcadia.
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 12:36:24 PMMi baso sulla mia esperienza personale, di annullamento degli schemi di ragionamento, dei pensieri, della cultura e della storia, e del mio risveglio che include determinate sensazioni.
Per il pesce uscire dall'acqua è un fatto casuale col quale prende coscienza dell'acqua in cui nuota.
Solo dopo averne preso coscienza può decidere di starne fuori, anche solo momentaneamente...se ci riesce, e se ci riesce non è comunque senza sofferenza.
La cultura è l'acqua in cui nuotiamo da sempre.
Annullare la storia significa annullarsi, a meno che non siamo l'irriducibile prodotto di una creazione divina.
Citazione di: Phil il 26 Agosto 2025, 12:54:28 PMMi concederai che dal Nulla e, soprattutto, con il Nulla non si costruisce spontaneamente nulla di valoriale. Tantomeno di condivisibile per tutti, poiché il Nulla può essere anche condivisibile e "oggettivo", ma le norme e i valori che ne derivi non lo sono (come dimostrano molte tradizioni), altrimenti con pari "oggettività" si potrebbero confutare le posizioni divergenti.
Questo è il passaggio critico che volevo evidenziare: nel momento in cui, presa consapevolezza del Nulla, inizi a discriminare in giusto/sbagliato, Bene/Male, etc. hai già introdotto qualcosa che "riempie" (per così dire) il Nulla. Da dove viene questo qualcosa che si cerca di innestare nel Nulla? Dalla tua riflessione sulle tue esperienze? Bene, ma quali criteri sono in gioco (più o meno inconsciamente) nell'elaborazione di tali esperienze, in modo da farle risultare discriminanti per Bene/Male, etc. fondando una religione che ormai non ha più nulla a che fare con il Nulla? Sono spunti di riflessione che ti propongo per perfezionare la tua proposta.
Il Nulla di cui parla Mel Fed non è il nulla come pura assenza di presenza, ma un Nulla mutuato tendenzialmente da spiritualità orientali.
Cerchiamo di essere concreti: io sono su questo prato di montagna, sereno e senza pensieri. Raggiungo uno stato che si potrebbe definire mistico in cui mi sento in Paradiso. Da quel momento ideale, il mio pensiero comincia naturalmente a spostarsi da qualche parte, normale no? Allora io posso percepire l'istinto della Sofferenza, mia perchè un insetto mi ha punto, o di una capra che ha preso una storta e si lamenta gridando. Questa sensazione turba il mio stato precedente, mi infastidisce perchè io me ne stavo in Paradiso tranquillo e sereno. Da questo turbamento sorge in me l'idea di una legge generale per la quale bisogna evitare la Sofferenza. Oppure, valuto che c'è qualcosa di contraddittorio, perchè per esempio vedo che l'acqua per bere degli animali scorre tutta per terra e non va niente nella vasca perchè il rubinetto è spostato, oppure sento qualcuno che dice una frase illogica come "a me piace soltanto la montagna e a volte mi piace il mare", allora mi viene l'idea che bisogna rispettare la logica e l'efficienza. Oppure sento parlare una coppia e uno dei due è evidentemente permaloso e litigano. Tutte queste cose mi turbano, e appunto sorge in me l'idea di leggi generali, di Valori che ci facciano restare me e tutti nello stato paradisiaco che avevo intuito poco tempo prima.
Comunque la mia è una proposta religiosa, per cui ci si può lamentare fino a un certo punto che non sia assoluta. Ho già parlato dell'essere Monista a casa propria, bisogna vedere se c'è compatibilità tra uno e l'altro oppure se non c'è (cristianesimo).
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 14:01:21 PMComunque la mia è una proposta religiosa, per cui ci si può lamentare fino a un certo punto che non sia assoluta.
...che sia assoluta, volevi dire.
Sono due "COME" :
_come riuscire a rimanere nello stato di pace nonostante il sorgere del pensiero della sofferenza...
-come organizzare la realtà priva di pace creata dal pensiero.
Nel primo caso l'esperienza orientale direbbe di togliere consistenza al pensiero, indebolendo la sua capacità di strapparci allo stato di quiete.
Nel secondo caso seguire il pensiero creatore solo nel suo elaborare strutture che non determinino ulteriore sofferenza.
Citazione di: Mel Fed il 23 Agosto 2025, 21:58:17 PMRipeto comunque che la mia proposta è basata sulla semplicità
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 14:01:21 PMCerchiamo di essere concreti
Eppure proprio una certa semplicità (o Semplicità) è difficile da reggere
in concreto: riesci a vedere
solo l'acqua che cade fuori dall'abbeveratoio? Oppure vedi
anche che non è giusto che l'acqua cada fuori?
Se vedi che non è giusto, vedi "troppo"; e quindi ti si dirà che proprio quell'acqua che cade "ingiustamente" fuori dall'abbeveratoio è la stessa acqua che "giustamente" dà la vita alle piante che germogliano intorno all'abbeveratoio... e sono forme di vita anche loro. E così si potrebbero interpretare anche gli altri casi di "semplicità apparente" che hai citato; ad esempio, la sofferenza della capra "scavigliata" bilancia la non-sofferenza del lupo che altrimenti morirebbe di fame, etc.
Con questo non intendo dire che non sia lecito e "istintivo"
interpretare la realtà secondo valori o scopi o dogmi; anzi, la vita sociale si basa proprio su questo. Indico solo che il Nulla è difficile da maneggiare, per la sua "concreta semplicità"; e se cerchiamo di tirarci fuori valori, Bene/Male, etc. potremo riuscirci solo se, magari inconsciamente, ce li abbiamo prima già messi dentro.
Citazione di: Phil il 26 Agosto 2025, 16:15:49 PM. Indico solo che il Nulla è difficile da maneggiare, per la sua "concreta semplicità"; e se cerchiamo di tirarci fuori valori, Bene/Male, etc. potremo riuscirci solo se, magari inconsciamente, ce li abbiamo prima già messi dentro.
Il nulla può solo produrre il nulla, e la psiche umana non può mai annullarsi, perche mantiene sempre in memoria, conscia o inconscia, tutta la sua esperienza di vita. Si può decidere di escludere ciò che é superficiale per cercare verità piú profonde, Questo é quello che si fa in meditazione, ma quello che ne esce é sempre il risultato dell'esperienza di vita individuale.
Come dicevo a baylham, e come accennato da Mel Fed, per alcune filosofie orientali, non si tratta del nulla ontologico, né di annullare la psiche umana, né di perdere la memoria o la propria identità, né tantomeno di scoprire verità mistiche per pochi eletti (anche se alcuni culti fanno leva su questo sensazionalismo, parlano di super-poteri, etc.).
L'esito di alcune meditazioni (ad esempio quella zen, lo zazen) non è un soggettivo «risultato di esperienze di vita individuale»; l'esito è piuttosto una sorta di azzeramento, non della percezione, ma dell'appannamento concettualizzante della nostra prospettiva discriminante sul mondo; come dire: «se stiamo zitti, abbiamo tutti la stessa voce; soprattutto se azzittiamo anche la voce interiore». Come si fa a saperlo? Chi ha fatto quell'esperienza, ne parla allo stesso modo; a chi non l'ha fatta, non resta che il racconto altrui; sebbene, a differenza di ogni dogmatismo, può comunque provare a farla (come dire: «provare per credere»).
Citazione di: Phil il 26 Agosto 2025, 18:38:51 PMCome dicevo a baylham, e come accennato da Mel Fed, per alcune filosofie orientali, non si tratta del nulla ontologico, né di annullare la psiche umana, né di perdere la memoria o la propria identità, né tantomeno di scoprire verità mistiche per pochi eletti (anche se alcuni culti fanno leva su questo sensazionalismo, parlano di super-poteri, etc.).
L'esito di alcune meditazioni (ad esempio quella zen, lo zazen) non è un soggettivo «risultato di esperienze di vita individuale»; l'esito è piuttosto una sorta di azzeramento, non della percezione, ma dell'appannamento concettualizzante della nostra prospettiva discriminante sul mondo; come dire: «se stiamo zitti, abbiamo tutti la stessa voce; soprattutto se azzittiamo anche la voce interiore». Come si fa a saperlo? Chi ha fatto quell'esperienza, ne parla allo stesso modo; a chi non l'ha fatta, non resta che il racconto altrui; sebbene, a differenza di ogni dogmatismo, può comunque provare a farla (come dire: «provare per credere»).
E' cioè una dimostrazione soggettiva, ma condivisibile in quanto ripetibile, della relatività con la quale la realtà ci appare.
La notizia cattiva è che non abbiamo un rapporto diretto con la realtà, realtà che è il nome che io dò a Dio, cioè ciò sulla cui assolutezza pongo fede.
La notizia buona è che se l'apparenza non ci piace la possiamo cambiare, ma poi dalla montagna su cui siamo saliti per meditare dovremo pure scendere, e questa mi pare sia la sostanza di questa discussione.
Non si perde la capacità percettiva, ma la si rimette in gioco.
Come requisito necessario occorre vincere l'horror vacui, ma non è la prima volta che superiamo le nostre paure, e sopratutto l'abbiamo fatto insieme.
Citazione di: Phil il 26 Agosto 2025, 18:38:51 PML'esito di alcune meditazioni (ad esempio quella zen, lo zazen) non è un soggettivo «risultato di esperienze di vita individuale»; l'esito è piuttosto una sorta di azzeramento, non della percezione, ma dell'appannamento concettualizzante della nostra prospettiva discriminante sul mondo; come dire: «se stiamo zitti, abbiamo tutti la stessa voce; soprattutto se azzittiamo anche la voce interiore». Come si fa a saperlo? Chi ha fatto quell'esperienza, ne parla allo stesso modo; a chi non l'ha fatta, non resta che il racconto altrui; sebbene, a differenza di ogni dogmatismo, può comunque provare a farla (come dire: «provare per credere»).
A me pare che Mel Fed intenda il nulla non solo come vacuità , da una parte sì certo lo intende così : Poi però se gli metti di fronte la morte tira fuori Talete che tratta il nulla in maniera ontologica. Se infatti A è l'essere, e B non è A, allora B è non-essere, ossia non è.Lo fa citando Epicuro che nel famoso aforisma non fa altro che ripetere Talete. Questo balzo da una concezione spirituale/meditiva ad una dialettica ontolgica classica è ampiamente giustificato in quanto dichiara e promuove il Monismo. Giustificato nel senso di rimanere coerenti col propio pensiero che si intende promuovere. Ed è su quest ultimo termine, "il monismo" che vorrei si dicesse qualcosa di più.
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 14:01:21 PMCerchiamo di essere concreti: io sono su questo prato di montagna, sereno e senza pensieri. Raggiungo uno stato che si potrebbe definire mistico in cui mi sento in Paradiso. Da quel momento ideale, il mio pensiero comincia naturalmente a spostarsi da qualche parte, normale no? Allora io posso percepire l'istinto della Sofferenza, mia perchè un insetto mi ha punto, o di una capra che ha preso una storta e si lamenta gridando. Questa sensazione turba il mio stato precedente, mi infastidisce perchè io me ne stavo in Paradiso tranquillo e sereno. Da questo turbamento sorge in me l'idea di una legge generale per la quale bisogna evitare la Sofferenza. Oppure, valuto che c'è qualcosa di contraddittorio, perchè per esempio vedo che l'acqua per bere degli animali scorre tutta per terra e non va niente nella vasca perchè il rubinetto è spostato, oppure sento qualcuno che dice una frase illogica come "a me piace soltanto la montagna e a volte mi piace il mare", allora mi viene l'idea che bisogna rispettare la logica e l'efficienza. Oppure sento parlare una coppia e uno dei due è evidentemente permaloso e litigano. Tutte queste cose mi turbano, e appunto sorge in me l'idea di leggi generali, di Valori che ci facciano restare me e tutti nello stato paradisiaco che avevo intuito poco tempo prima.
Comunque la mia è una proposta religiosa, per cui ci si può lamentare fino a un certo punto che non sia assoluta. Ho già parlato dell'essere Monista a casa propria, bisogna vedere se c'è compatibilità tra uno e l'altro oppure se non c'è (cristianesimo).
Mi sto perdendo, mi sembra che parliamo un altro linguaggio. Così come, in realtà, mi intossica tutta la filosofia nord-occidentale, piena di ragionamenti complessi che hanno tutta l'aria di non condurre da nessuna parte. Per questo ho evitato la sezione tematiche filosofiche, ma sembra che non basti. Ripeto che il mio obiettivo è farmi capire da tutti, senza evitare le questioni importanti, ma esprimendole in un modo accessibile. Anche perchè una delle mie proposte è di fare a meno della storia e della cultura. Mi è stato chiesto per esempio qual è il passaggio tra fase di meditazione e formazione di valori validi per tutti e mi sembra di avere risposto (mi sono auto-citato infatti) con degli esempi comprensibili, per quanto non necessariamente condivisibili. Tra tutti le inserzioni successive non mi sembra di avere individuato una che parlasse lo stasso tipo di linguaggio, per cui se non lo ritrovo mi estraneerò per il momento dalla discussione (anche perchè non so cosa dire!).
Per realizzare un così ambizioso progetto nel proporre una nuova religione occorono basi le cui solidità non lasciano alcun dubbio (e questo si ottiene mettendolo in dialettica) ora il solo fondamento che ci proponi proviene dalla tua esperienza personale e dal tuo personale pensiero, che mi sebra chiaro, vuol essere simbolo di tutto il pensiero umano. Se non volevi mettere in dialettica il tuo pensiero ti bastava andare nella sezioni libri e presentare i tuoi due libri e non ci sarebbe stato dibattito. In conclusione bisogna dire che la tua filosofia della perfezione risulata alcquanto incerta e impreparata.
Citazione di: Mel Fed il 26 Agosto 2025, 23:32:42 PMMi sto perdendo, mi sembra che parliamo un altro linguaggio. Così come, in realtà, mi intossica tutta la filosofia nord-occidentale, piena di ragionamenti complessi che hanno tutta l'aria di non condurre da nessuna parte. Per questo ho evitato la sezione tematiche filosofiche, ma sembra che non basti. Ripeto che il mio obiettivo è farmi capire da tutti, senza evitare le questioni importanti, ma esprimendole in un modo accessibile. Anche perchè una delle mie proposte è di fare a meno della storia e della cultura. Mi è stato chiesto per esempio qual è il passaggio tra fase di meditazione e formazione di valori validi per tutti e mi sembra di avere risposto (mi sono auto-citato infatti) con degli esempi comprensibili, per quanto non necessariamente condivisibili. Tra tutti le inserzioni successive non mi sembra di avere individuato una che parlasse lo stasso tipo di linguaggio, per cui se non lo ritrovo mi estraneerò per il momento dalla discussione (anche perchè non so cosa dire!).
Ciao e benvenuto. Tutto sommato trovo almeno uno spunto interessante nel tuo universo (assai confuso ai miei occhi) ed è espresso nel concetto di vuoto del pensiero. Sono infatti del parere che saremo liberi quando ci si libererà dal pensare (non in senso assoluto ovviamente). Ma questo non potrebbe accadere per scelta, bensì solo per gravità. Ovvero, tanto per capirci, avverrebbe al capitolare di tutti quegli ordini di attenzione che costantemente ti distraggono dal tuo stato paradisiaco. Ma non è che possano cadere tutti, e di questo dovresti tenere gran conto. Occorrerebbe pertanto vedere se c'è un punto debole che tiene in piedi tutte le corbellerie che, sia tu che gli altri vedono attorno a loro. Solo in quel luogo, a mio vedere, potrai forse trovare i fili per fondare una nuova religione.. qualcosa quindi che attrae per gravità, non per scelta.In altre parole, il punto di inizio di una potenziale nuova religione non può più rappresentarsi come una terra promessa a patto che... etc etc. Saluti
Citazione di: daniele22 il 27 Agosto 2025, 09:20:48 AMCiao e benvenuto. Tutto sommato trovo almeno uno spunto interessante nel tuo universo (assai confuso ai miei occhi) ed è espresso nel concetto di vuoto del pensiero. ... Ovvero, tanto per capirci, avverrebbe al capitolare di tutti quegli ordini di attenzione che costantemente ti distraggono dal tuo stato paradisiaco. Ma non è che possano cadere tutti, e di questo dovresti tenere gran conto.
Beh, l'ambizione di fondare una nuova religione appare detto così un po' esagerato, ma credo che i tentativi si possano e debbano fare, in un mondo così privo oggi di questo elemento, e dove c'è, come nei paesi islamici, essere troppo criticabile dall'esterno. Ma non è detto che un domani non se ne creino le basi.
La risposta di daniele mi sembra comunque comprensibile. Quello che dicevo sulla incomprensibilità di molte altre risposte, la esprimo ricordando il primo punto dell'esempio di meditazione: sono in un prato di montagna, in un momento di estrema serenità, dico mistico per esagerare, diciamo idilliaco, e improvvisamente mi rompo un piede, o succede a chi sta accanto a me e si mette a gridare, e io dico che questo turba quello stato che avevo realizzato. Se lo dico a un italiano qualsiasi questo mi capisce, ed è d'accordo con me. Mi sembra che una affermazione del genere non viene accettata e condivisa in pieno dai partecipanti a questo forum, che trovano eccezioni a qualsiasi affermazione ovvia che io faccia. Si tratta di un forum di spiritualità, non pretendo di essere in uno di poeti, ma d'altra parte neanche di ragionieri o ingegneri della filosofia.
Citazione di: Mel Fed il 23 Agosto 2025, 14:05:08 PMè la Perfezione. Quest'ultima è un concetto logico, è la coerenza, la non-contraddizione, l'ordine.
Invece di dire che Dio è perfezione, e che la perfezione è logica, in quanto castigatore di discorsi fumosi, non facevi prima a dire che il tuo Dio è logica?
Infatti io non avrei nulla da dire sul fatto che Dio sia logica, per il rispetto dovuto ad ogni religione, ma se dico che la perfezione non sia logica, penso di non offendere nessuno, eppure in tal modo, mio malgrado, mi tocca di dover negare la tua religione.
Citazione di: Mel Fed il 28 Agosto 2025, 03:06:21 AMsono in un prato di montagna, in un momento di estrema serenità, dico mistico per esagerare, diciamo idilliaco, e improvvisamente mi rompo un piede, o succede a chi sta accanto a me e si mette a gridare, e io dico che questo turba quello stato che avevo realizzato. Se lo dico a un italiano qualsiasi questo mi capisce, ed è d'accordo con me. Mi sembra che una affermazione del genere non viene accettata e condivisa in pieno dai partecipanti a questo forum, che trovano eccezioni a qualsiasi affermazione ovvia che io faccia.
Questo stato di perfetta serenità lo abbiamo provato tutti, quindi basta che tu vi faccia cenno perchè noi lo si possa condividere. Non c'è bisogno di un teorema per dimostrarlo.
Ma se tu poi dici che la perfezione è un concetto logico, crei appunto in noi l'aspettativa di una dimostrazione .
Se tu hai diritto a lamentarti delle nostre complicazioni, pari diritto abbiamo noi.
In generale però hai ragione, questo forum a volte sembra un ufficio complicazione cose semplici, ma come vedi, è successo pure a te, e così hai potuto verificare come sia facile annegare nell'acqua che non si vuole bere.
Cambiare idea sembra cosa facile, basta dire ''ho cambiato idea''.
In effetti è un processo ben più complicato, che inizia col riconoscere il valore delle critiche (io sono qui per ricevere critiche che alimentino il mio pensiero, senno cos'altro?). Però se cambiare idee è cosa già di per se complicata, rieditare due volumi dove le si è esposte è, se possibile, ancor più complicato.
Questo spiegherebbe perché chi si presenta sul forum con le sue idee già ''cartificate'', se non certificate, più facilmente abbandona la discussione alle prime critiche, come ho potuto constatare nella mia esperienza .
Ma lo dico solo perchè tu, presa coscienza di questa difficoltà, possa meglio superarla.
Citazione di: iano il 28 Agosto 2025, 12:19:40 PMquesto forum a volte sembra un ufficio complicazione cose semplici
se la metti così... la filosofia tutta, allora ...no? :))
Citazione di: fabriba il 28 Agosto 2025, 12:42:40 PMse la metti così... la filosofia tutta, allora ...no? :))
Il fatto che una trattazione la si possa complicare o semplificare, può far sfuggire che in tal modo la si cambia, di modo che non sia più la stessa cosa.
In tal modo, con questo virtuoso tradimento, progredisce la filosofia.
Più in generale, la filosofia peripatetica viene tradita dalla filosofia testuale, che viene a sua volta tradita dalla filosofia ''chattelliera''.
Questa discussione è stata aperta sul forum da chi si è presentato come autore di filosofia testuale, ed è interessante per me perchè diventa indirettamente un confronto fra i due media, nella misura in cui la filosofia non sia indipendente, come credo, dai mezzi con i quali la produciamo.
La mia filosofia è esclusivamente chattelliera, ad esempio, perchè l'idea di scrivere un libro mi toglie libertà di pensiero (è una mia sensazione) e non riesco a fare due cose insieme, ad esempio parlare e passeggiare, per cui, nella peripatetica, m'impapererei. :))
Citazione di: Mel Fed il 28 Agosto 2025, 03:06:21 AMsono in un prato di montagna, in un momento di estrema serenità, dico mistico per esagerare, diciamo idilliaco, e improvvisamente mi rompo un piede, o succede a chi sta accanto a me e si mette a gridare, e io dico che questo turba quello stato che avevo realizzato. Se lo dico a un italiano qualsiasi questo mi capisce, ed è d'accordo con me. Mi sembra che una affermazione del genere non viene accettata e condivisa in pieno dai partecipanti a questo forum, che trovano eccezioni a qualsiasi affermazione ovvia che io faccia.
Partire da un'esperienza reale e condivisa è una "buona mossa"; tuttavia ciò che fa la differenza è come viene poi sviluppata e interpretata tale esperienza. Sei seduto sotto un albero, in pace con te stesso e con il mondo, poi ti cade una mela in testa e ti fai male. Puoi esclamare «Peccato, stavo meglio prima...» oppure metterti a studiare il fenomeno e, come fece Newton (al di là della veridicità dell'episodio), adoperarti sulla carta a ragionare per trarne delle conseguenze.
Le conseguenze che tu trai, dall'irruzione del dolore nel tuo stato di pace, sembrano ciò che manca di nesso
logico e di sviluppo argomentativo: infatti non tutti quelli che si trovano in una situazione simile decidono di elaborarla fondando una religione che avversa il dolore (e il pluralismo, l'omosessualità, etc. che con il dolore fisico diretto hanno ben poco a che fare). Tu hai deciso di farlo, ma resta tutto da chiarire il nesso fra la semplicità dell'evento (dolore) e il suo essere ispirazione e fondamento delle tue proposte religiose, sociali, etc. che si scontrano con una complessità
reale e fattuale direi ben più ostica del semplice «Peccato, stavo meglio prima... vorrei che anche gli altri non soffrissero».
Se tuttavia rifiutiamo di confrontarci con tale
complessità, limitandoci a «Soffrire non è giusto perché fa male», non avremo la minima base teorica per fondare
logicamente nulla (il buddismo non è un logicismo, per dirla "difficilmente"). Dogmaticamente potremmo invece fondare di tutto, anche se poi, dopo aver castrato la logica a suon di dogmatismo, sarà come minimo paradossale far assurgere la logica stessa a divinità, anche solo "in teoria".
P.s
Non tutte le difficoltà teoretiche sono frivole e inconcludenti, anche se può essere a sua volta difficile saper discernere le filosofie caleidoscopiche da quelle genuinamente propositive e/o analitiche.
Quando i contenuti sono profondi, non c'è nulla di più difficile di renderli semplici, e nulla di più semplice di oscurarne la profondità, banalizzandoli.
P.p.s.
Se proponi una
filosofia della perfezione, non è normale che tu riceva considerazioni di carattere
filosofico? Se sono troppo difficili, non sono al contempo occasione per perfezionare e collaudare meglio la tua stessa filosofia?
Se proponi una religione presentandola come avente punti in comune con buddismo, taoismo e Islam, non è lecito aspettarsi che tu li conosca almeno un po'? Altrimenti come fai a coinvolgerli?
Se proponi di «fare a meno della storia e della cultura»(cit.) non è un po' insolito fondare una religione e scrivere libri? Oppure, proprio eliminando storia e cultura, sarà più
semplice rendere credibili proposte semplici per persone semplici, come era duemila anni fa? La "nostalgia culturale" non è certo un reato, ma trasformarla in riattualizzazione di un passato lontano non è... semplice.
Sono tutte domande per provare a sollecitare tue riflessioni, non prenderle come critiche fine a se stesse.
Dovrai fartene una ragione. La cosa è nota a tutti qua dentro, e tutti in un certo senso la biasimano. Infatti di tanto in tanto qualcuno si invelena lanciando invettive più o meno ragionevoli contro tutti o contro qualcuno, ma poi tutto rientra. Insomma, questo è l'assai controverso mondo umano. Pensa solo che hai a che fare con gente che fuma o che beve smoderatamente pur sapendo di arrecarsi danno, e purtuttavia continuano a farlo; in aggiunta poi pontificano sull'etica. L'impresa è ardua. Prendere o lasciare.
Ritornando alle inezie, tutto questo ben di Dio accade soprattutto quando i dialoghi offrono il fianco alle questioni etiche. Tanto che uno potrebbe dire ... ma come? .. c'è già una carta etica ed è la nostra Costituzione. Non t'abbasta? ... Sembra di no, visto che se ne parla da mo', di etica intendo. A cosa ci si oppone dunque? Perché è fuori dubbio che la pretesa di etica sia fondamentalmente un'opposizione a qualcosa. Per avere barlume di ciò si può infatti notare che nell'arco di sei secoli sono comparse, inaudite fino ad allora, delle opposizioni più o meno radicali a una visione preesistente. Ciò accadde almeno con Buddha, Eraclito e Gesù. Personalmente, non penso che queste "eresie" abbiano risolto il problema, anzi, dopo uno slancio iniziale l'avrebbero solo perpetuato.. e infatti lo scontento dilaga ancor oggi. Pertanto, a mio giudizio bisognerebbe avere chiaro a cosa ci si oppone, e questo ancor prima di esporre ciò che secondo noi è giusto e ciò che non lo è. Manca infine, a distanza di millenni, un principio di realtà di partenza su cui pronunciarsi in successione
Saluti
Il post precedente era in risposta a
@Mel Fed
Come dicevo all'inizio non rispondo a critiche distruttive, anche per non alimentare il volume delle chiacchiere inutili. Comunque sono contento di aver fatto il tentativo di farmi capire, perché se avessi trovato anche soltanto una persona che mi avesse risposto in modo adeguato sarei stato contento. Non è stato così, non c'è problema, cercherò altrove qualcuno con cui dialogare. Resto convinto della opportunità della mia proposta religiosa, per chi fosse effettivamente propenso ad essa e alla spiritualità, e non per i professoroni e i criticoni. Faccio notare che non sono assolutamente contrario alle spiegazioni e alle critiche, se queste ultime non sono fini a loro stesse. Per esempio, restando nel quadro dell'uomo in montagna,mi si potrebbe dire che si capisce e condivide la situazione, ma suggerirmi, per arricchire il quadro, di far entrare il personaggio del lupo, cosa che apparentemente rende più difficili le deduzioni fatte. Posso ovviamente partecipare a definire meglio le idee considerando questo elemento, ma se lo facessi sarei comunque contraddetto in mille modi diversi, perché il fine è la contraddizione fine a sè stessa, le chiacchiere inutili, mai la comprensione, la condivisione e la costruzione. Il principio che deve sempre valere è che è vero tutto e il contrario di tutto, cioè anche che tutto è confutabile e quindi tutto è falso. Il Pluralismo, appunto. Ma fortunatamente il mondo e questo forum non coincidono del tutto.
Il pluralismo non vuol dire che tutto e il contrario di tutto è vero, il pluralismo ti ha permesso di autopubblicare due libri, in salsa postmodernista pure senza passare per il filtro di un editore. La tua idea (ben poco originale) è di sfruttarlo per farti sentire e una volta ottenuto successo chiudere il cancello per gli altri, anche Lenin a Londra sfruttava lo "Speakers' corner", una piazza vicino Hyde Park dedicata alla libera espressione per avvocare la fine della libera espressione. Io non ho risposto a questo topic perchè ho riconosciuto il tipo idealista che sei e quanto poco senso abbia fare critiche, stavo giusto aspettando il momento quando mandi all'aria tutto perchè nessuno ti capisce, è arrivato.
Citazione di: InVerno il 29 Agosto 2025, 12:32:54 PMIo non ho risposto a questo topic perchè ho riconosciuto il tipo idealista che sei e quanto poco senso abbia fare critiche, stavo giusto aspettando il momento quando mandi all'aria tutto perchè nessuno ti capisce, è arrivato.
Come ho scritto nel mio primo post ''
Il libro ha il pregio/difetto di non poter dialogare col lettore, e con due libri il nostro si è presentato.''
io sono il penultimo arrivato e non sento il diritto di escalare [c'era un commento più lungo ma mi sono autocensurato proprio per non escalare... avrei eliminato, ma non mi pare sia possibile]