L inimitabilita del Corano

Aperto da Stefaniaaa, 30 Luglio 2025, 21:20:26 PM

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iano

#120
Citazione di: niko il Oggi alle 13:09:46 PM> si conosce per vivere > e non si vive per conoscere.
Si, e chissà quante altre improprie inversioni ci sono ancora da scovare... :)
Quindi dovremmo riscrivere il ''fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtute a canoscenza'', considerando la conoscenza come una forma del brutal vivere.
Bisogna andare secondo me, a ciò che distingue il vivente dalla materia, tralasciando, almeno in prima approssimazioni, questioni problematiche, come il libero arbitrio, almeno fin quando possiamo evitarlo.
L'essere vivente è quindi quella ''strana materia'' non determinata da equazioni grazie alla conoscenza delle cause iniziali, che sono le presenti, perchè per esso agiscono come causa anche le passate, talchè l'effetto diventa imprevedibile, come fosse a tutti gli effetti casuale, o, volendolo nobilitare, risultato di scelte fatte in base all'esperienza acquisita secondo libero arbitrio, cosa che qualunque ameba però è in grado di fare, per cui forse è meglio mettere da parte la nobilitazione per non imbrodarsi.
Alla fine a noi resta solo l'onesta intellettuale, cercando di togliersi il paraocchi, con l'avvertenza che la realtà come ci appare è questo paraocchi, e che perciò non va visto solo in senso negativo.
Va visto invece nel senso positivo che non è l'unico che possiamo usare, ed è questa mancanza di unicità a mettere fuori gioco la verità, che imperava quando vero era ciò che potevo vedere e toccare, quindi poi Dio è fuorigioco, e quindi la realtà come evidenza.
Se si analizza bene la questione ci sarebbe solo da rallegrarsi, in quanto costruttori di mondi, con la sola avvertenza che però dovremmo continuare a viverci insieme, perchè questo è ciò che gli da senso, essendo mondi fatti di relazioni prima che di oggetti, volendo invertire, per reazione, la tradizionale assegnazione di priorità.
In effetti non esistono oggetti non relazionati che noi si sappia, quindi presumibilmente non esiste la cosa in sè, come condizione necessaria all'eventuale sua relazione.
Qui quantomeno non si tratta di una inversione, come detto all'inizio, ma della rottura della contemporaneità che gli oggetti e le loro relazioni possiedono, facendo precedere uno dall'altro, o viceversa.
Oggi si tende a dire che il mondo è fatto di relazioni, piuttosto che di cose, e ciò è positivo perchè alternativa alla cosa in se, ma ugualmente ''falso'', se falso si può ancora dire una volta che con la verità ci abbiamo litigato.
Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

iano

#121
Vivere in un mondo unico, perciò vero, ci da sicurezza, perchè le cose, nel bene e nel male, vanno come devono andare, senza troppe sorprese.
E' un mondo dove ciò che è, è, e ciò non è, non è, che non significa niente, ma recitato come un mantra sopisce la nostra ansia di vivere.
E' però anche un mondo dove le cose potrebbero andare meglio, anche a costo di cambiarlo con un altro, se questi mondi sono il risultato delle nostre azioni.
Noi dobbiamo vivere adesso, e purtroppo da noi dipende ormai la vita nell'intero pianeta, per cui non possiamo più attardarci nello sperare in un mondo migliore per l'uomo nell'al di là, ma dobbiamo rendere questo un mondo migliore per ogni essere vivente, sapendo che ogni nostra azione lo compone, fatto dunque di cose in noi, più che di cose in se.
Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

iano

#122
Citazione di: niko il Oggi alle 13:09:46 PM> si conosce per vivere > e non si vive per conoscere.
Avrò avuto 5 anni, e ricordo che la mamma di un mio amico, vedova, e a cui era rimasto in carico l'anziano suocero, spesso gli diceva:
''Ma vossia ommai chi campa a fari?''
Forse che vi ostinate  a vivere perchè avete paura della morte?
No, rispondeva, e sembrava sincero, non ho paura della morte, ma poi, se muoio, come faccio a mangiare? :))
Ora, se è vero che noi  abbiamo fame di conoscenza...mi auguro solo che il paradiso non sia un uovo fritto.

Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

niko

Citazione di: Duc in altum! il Oggi alle 14:09:03 PMSì, e siccome non esiste l'ignoto, ma solo ciò che è temporaneamente celato, per conoscere abbiamo bisogno - inevitabilmente - della fede: "nisi credideritis non intelligetis" (San'Agostino da Ippona).


Che non esista l'ignoto e' vero solo per il tipo e per il carattere di uomo che si identifica interamente con la propria percezione, riflessione, autotrasparenza e conoscenza, insomma per quel tipo di uomo, senza inconscio, che si sente un essere di conoscenza in un mondo di conoscenza, quindi, sostanzialmente, un essere spirituale in un mondo spirituale... 

Se (e solo se) essere = conoscere: allora, vale che, ignoto nulla. 

Ma siccome essere = vivere, e volere, e poi, solo molto secondariamente, e limitatamente a questo fine: conoscere; allora ignoto > diverso da nulla.

Esistono le cose che sappiamo, le cose che stanno per essere rivelate, e poi, esistono le cose che non sapremo mai. Moriremo, prima di saperle e basta. Come a dire che esistono le gocce d'acqua, esistono i bicchieri d'acqua, e poi, esistono gli oceani, dove tutto cio' puo' serenamente confluire.

L'accumularsi del passato, alle spalle dei viventi, il loro invecchiamento come dato di fatto, e' identico all'accumularsi, anche, della loro memoria e della loro conoscenza, che avviene altrettanto alle loro spalle, e altrettanto, nell'inerzia della loro volonta'; ma, per fortuna, queste due bolle di sapone, passato (soggettivamente accumulato) e conoscenza (soggettivamente accumulata), che poi fanno una, sono ben poca cosa, in un universo capace di contenerle. Il mondo, questo mondo, non sara' mai passatificato, concluso e trascorso nel tempo del tutto, esattamente come, anche, non sara' mai, conoscibile e conosciuto del tutto. Nemmeno da un ipotetico Dio. Nemmeno da noi uomini nel nostro illuderci che saremo, testimoni di Dio. Il tempo e' ciclico e infinito e questo implica infinita e ulteriore disponibilita' in ogni suo "punto", di "futuro", e dunque, dal punto di vista dell'uomo spirituale, dell'uomo aspirante al divino superbamente identificato con la proprio conoscenza, di ignoranza. Non ci sara' mai una rivelazione totale, un punto definitivo e fermo, una rivelazione esaustiva delle cose ultime. E' lo stesso identico movimento. Quello che non c'e' stato, mai, in passato, non ci sara', mai, in futuro. Dopo l'eliocentrismo, l'evoluzione, la psicoanalisi, la scoperta scientifica novecentesca piu' interessante per la filosofia, e' che l'universo e' omogeneo su larga scala. Non e' frattale. Non ci sono punti di vista preferenziali. Mediamente, in ogni direzione si guardi, si vede, o meglio si conosce e si percepisce la stessa cosa. Scommettere, ancora e nonostante tutto sulla nostra unicita' ed eccezionalita', e' folle. L'omogeneo, non partorisce l'unico, cosi' come la gallina, non partorisce tacchini. E' un pensiero che non accetta la molteplicita'. Prima di tutto, non la accetta per il pensante stesso, cioe' per se stesso.








Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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