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Prezzemolina
di Giambattista Basile
C'erano una volta due sposi che abitavano in una bella casetta. Da una finestra si vedeva un orto circondato da un alto muricciolo. Nessuno vi aveva mai messo piede perché apparteneva a un'orca molto cattiva.
Un giorno la moglie, che aspettava un bambino, guardando in quel pezzo di terra, scorse una bellissima aiuola seminata a prezzemolo. Vederlo e provarne un immediato desiderio fu tutt'uno. Aspettò la penombra della sera e furtivamente si calò nell'orto, colse una grande manciata di prezzemolo e scappò via. L'indomani fece lo stesso. Mangia oggi e mangia domani l’orca, che era golosissima di prezzemolo, si accorse che qualcuno ne stava portando via ogni giorno una bella quantità. Volle scoprire chi lo rubava e a sera perciò si nascose dietro un cespuglio.
Ed ecco, sull'imbrunire, scendere di nuovo la donna che, appena giunta a terra, rimase terrorizzata nel vedere davanti a sé l'orribile orca.
- Come ti permetti di rubare quanto mi appartiene? gridò questa afferrandola per un braccio - Te ne pentirai! - Scusatemi, signora orca, perdonatemi - piangeva la povera donna. - Ho voglia di prezzemolo perché aspetto un bambino.
- Se le cose stanno così - continuò la vecchia con lo stesso sguardo feroce di prima - prendine quanto ne vuoi. Ma dovrai darmi il bambino che ti nascerà.
La donna, nella sua angoscia, promise tutto e scappò a casa. Di lì a poco nacque una bellissima bambina. Grande fu la meraviglia dei genitori nel vederle inciso sul palmo della mano un piccolo rametto di prezzemolo. Fu chiamata perciò Prezzemolina. Ma né la madre né il padre pensavano di mantenere la promessa, anzi l'avevano completamente dimenticata.
Il tempo passava e Prezzemolina cresceva bella come il sole, la sua carnagione era simile a petali di rosa, i capelli biondi e lunghissimi, che la mamma le pettinava in due grosse trecce, sembravano raggi di sole.
Ma un giorno mentre Prezzemolina, fattasi ormai grande, tornava sola dalla scuola, fu avvicinata dall'orca:
- Bella bambina, - le disse tutta gentile - vuoi dire a tua madre che si ricordi di quello che mi deve dare?
E Prezzemolina, di ritorno a casa, riferì:
- Mamma, la vecchia che abita qui vicino dice di ricordarti della promessa fatta.
La donna sentì un groppo al cuore e non rispose. Intanto l’orca prese ogni giorno l'abitudine di aspettare Prezzemolina e di ripeterle la solita frase. Alla fine la fanciulla che non ne poteva più di udire quelle parole, sollecitò la madre:
- Dimmi almeno cosa devo rispondere.
E la mamma, senza pensarci tanto, suggerì:
- Quando la vecchia ti parla di nuovo della promessa, tu rispondile «Prendila quando vuoi».
L'indomani all'orca che l'aspettava per ricordarle ciò che le era dovuto, Prezzemolina rispose come la madre le aveva detto.
La vecchia non se lo fece ripetere due volte, afferrò la fanciulla e la portò via con sé. Poi la condusse nel bosco e la rinchiuse in una torre altissima senza porte e senza scale; soltanto su, in cima in cima, c'era una finestrina.
Dalla finestrucola Prezzemolina faceva penzolare le magnifiche trecce in modo che l'orca poteva salire sulla torre reggendosi ai capelli, che cadevano per una lunghezza di venti braccia. E così quando voleva recarsi da lei la vecchia andava sotto la torre e gridava:
- Prezzemolina, Prezzemolina, gettami le tue treccine.
La fanciulla scioglieva le sue trecce e l'orca saliva su. Un giorno capitò che vicino alla torre passasse il figlio di un re. Udì nell'aria una dolcissima canzone e si fermò ad ascoltarla. Era Prezzemolina che passava il tempo facendo risuonare la sua voce. Il principe alzò gli occhi e da lontano scorse la fanciulla. Voleva raggiungerla; cercò la porta, le scale. Niente. Tentò di arrampicarsi, ma il finestrino era troppo alto. Infine ritornò al suo castello, senza poter dimenticare quella voce così dolce. Ogni giorno perciò si recava nel bosco per poterla ascoltare. Una volta, nascosto dietro un albero, sentì l'orca che giunta ai piedi della torre gridava:
- Prezzemolina, Prezzemolina, gettami le tue treccine. Vide allora la fanciulla che lasciava cadere lentamente le bionde trecce e la vecchia che vi si arrampicava. Quando l'orca se ne fu andata, il giovane corse anch'egli ai piedi della torre e gridò:
- Prezzemolina, Prezzemolina, gettami le tue treccine. Subito le trecce vennero giù e in un attimo il principe salì. I due giovani si guardarono incantati e il principe poté finalmente esprimerle il suo amore.
- Vuoi essere la mia sposa? - le chiese infine. Prezzemolina, vedendolo così giovane e bello, pose le sue mani in quelle di lui e rispose:
- Mi piacerebbe molto venire con te, ma non so come uscire di qui. Ritorna portando ogni volta un pezzo di corda, così annoderò una scala. Quando sarà abbastanza lunga, scenderò e tu mi porterai via sul tuo cavallo bianco.
Decisero di vedersi ogni giorno al calar della sera, quando l'orca andava via. Poi Prezzemolina sciolse di nuovo le sue belle trecce, il principe si arrampicò ad esse e scivolò giù.
Le visite si ripetettero ogni sera e alcune streghe che abitavano nel bosco si insospettirono. Una di esse, la più cattiva, volle avvertire l'orca. Andò ad aspettarla ai piedi della torre, le raccontò ciò che accadeva quando lei andava via e poi aggiunse:
- Cara orca, sono sicura che i due giovani si preparano alla fuga.
- Ti ringrazio - questa rispose. - Ma Prezzemolina non può fuggire perché è vittima di un incantesimo. Se non entra in possesso di tre ghiande, che sono ben nascoste nel mio orto, non potrà mai allontanarsi dalla torre.
Prezzemolina, dall'alto della finestra, aveva ascoltato ogni cosa. Fece finta di niente. Poi raccontò tutto al principe che, in assenza dell'orca, si recò nell'orto e rubò le tre ghiande.
Quella sera stessa, appena l’orca se ne fu andata, il giovane salì da Prezzemolina, le portò le tre ghiande e l'ultimo pezzo di corda. La scala era pronta; egli l'attaccò alla piccola finestra e in un attimo discese con la fanciulla.
Cominciarono a correre attraverso il bosco in groppa al cavallo. Ma la strega, che li vide fuggire, corse ad avvertire l'orca. Questa, veloce come il vento, inseguì i due giovani; allora Prezzemolina, spaventata, gettò in terra la prima ghianda. Ne uscì fuori un cane bruttissimo con la bocca spalancata, che si avventò contro l’orca. Ma la vecchia conosceva tutte le perfidie; si tolse dalla tasca un grosso pezzo di carne e lo scagliò nelle fauci della bestia, che prese a divorarlo lasciandola libera.
L'orca ricominciò a correre dietro ai due innamorati; Prezzemolina lanciò la seconda ghianda. Apparve subito un leone feroce che, con un ruggito spaventoso, corse incontro alla vecchia. Anche questa volta l’orca trovò il rimedio: soffiò su un cespuglio che subito prese fuoco. La belva ebbe paura e fuggì via.
Sembrava tutto perduto. L'orca era vicinissima ai due giovani, pronta ad afferrarli, quando Prezzemolina gettò a terra l'ultima ghianda. Questa volta ecco venir fuori un lupo, che si buttò sulla vecchia e in un boccone la inghiottì.
Finalmente erano liberi! Il principe condusse la fanciulla nel suo regno dove furono subito celebrate le nozze e da quel momento i due giovani vissero felici e contenti.
Giambattista Basile
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