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Riflessioni sull'Ottava di Michele Proclamato

Riflessioni sull'Ottava

di Michele Proclamatoindice articoli

 

Un Guerriero del Futuro

novembre 2010
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Se spinti, come me, da un sano interesse archeologico, nonché territoriale si potrebbero ottenere, attraverso un semplice clik telematico una serie di cenni storici dedicati ad un “reperto” che ultimamente sempre più sta attirando l’attenzione di esperti e non. Essendo la mia, l’attenzione di un “non” esperto, come giusto, sono ricorso alla “madre” di tutto il sapere ufficiale  messo in rete,  quindi digitando “GUERRIERO di CAPESTRANO “ il noto sito Wikipedia, così si è espresso:

 

Il guerriero di CapestranoIl "guerriero di Capestrano" è una scultura in pietra calcarea del VI secolo a.C., rinvenuta in una necropoli dell'antica città di Aufinum (Ofena), località a nord-est di Capestrano (AQ), e raffigurante un guerriero dell'antico popolo italico dei Piceni. Si tratta di una delle opere più monumentali e impressionanti dell'arte italica, conservata a Chieti nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo.

 

Sarebbe giusto aggiungere come la statua fu ritrovata con le gambe mozzate nel 1934 da un certo Michele Castagna  durante dei lavori agricoli, ma soprattutto come attraverso successivi scavi si addivenì, grazie all’archeologo Giuseppe Moretti, ad una vera e propria necropoli in cui spiccarono molti altri  ritrovamenti tra cui svariati ornamentali femminili, di cui molto potrei dire ma non mancherà sicuramente occasione. Insomma pur essendo “citato” il Guerriero non gode di quella salute conoscitiva nazionale ma soprattutto INTERNAZIONALE che tanto meriterebbe ma che probabilmente mai avrà. Ma se “l’Ufficialità” me lo permetterà una piccola mano in questo senso potrei modestamente darla, soprattutto perché il Guerriero, ben lungi dall’avere consegnato ai contemporanei tutti i suoi “segreti”, conserva nel suo “Cilindro” un segreto millenario, direi senza tempo, alla base, fra l’altro, di un immenso sforzo scientifico condotto anche da entità, come la Nasa .Quindi per trovare, ciò che può sembrare un inverosimile nesso fra le “SFERICHE INCISIONI” del Cilindro, scusate, del CAPPELLO, del Guerriero di Capestrano e le missioni spaziali americane, dovrò chiedervi un minimo di “pazienza scientifica nonché storica”. Quindi da questo momento vorrei che poneste in essere nei miei confronti una sostanziale diffidenza  “conoscitiva” da fugare attraverso l’opportuna consultazione “scientifica”.

 

UNA SCIENZA UFFICIALE

Fu proprio Max Planck, uno dei  pilastri fondatori della Fisica odierna, ad ammettere che a livello Atomico non esisteva nessun tipo di “MATERIA” bensì un’unica FORZA in grado di  mettere in VIBRAZIONE  tutte le particelle atomiche componenti un piccolo “sistema solare”. Insomma uno dei padri del mondo dei Quanti metteva in “guardia” la galoppante scienza dell’immensamente piccolo, facendo intendere come, qualcosa di diverso, potesse esistere a livello ENERGETICO alla base di un fenomeno “materiale” come quello ATOMICO. Vero è che la Scienza ai tempi di Planck, solo da pochi decenni aveva rinunciato all’esistenza di un tipo di energia “particolare” frutto più della teoria che di esperimenti veri e ripetibili. Pochi anni infatti erano trascorsi  dal contestato e ripetuto esperimento di Michelson-Morley, anni sufficienti ad affossare in modo definitivo l’“esistenza” di un ETERE, in questo caso, luminifero in grado di opporsi attraverso un Interferometro, ideato dallo stesso Michelson, al suo passaggio direzionato. Era il 1887 in Ohio. Sulla base dei “risultati” di tale esperimento Einstein concluse che la velocità della luce poteva ritenersi indipendente dal moto della sorgente e dell’osservatore da cui la Teoria della Relatività Ristretta. A questo punto la Scienza mentre da una parte ammetteva come a livello quantistico potesse esistere un tipo di Energia altra, a livello fisico ne decretava la sua morte, creando una  perniciosa dicotomia che vedeva opposte le Leggi fisiche del Micro a quelle del Macro mondo. Ma era solo questione di tempo prima che nel 1957 il fisico olandese Hendrik Casimir elaborasse una teoria in grado di profetizzare un “ENERGIA NON NULLA”  associata al VUOTO dimostrata poi a livello sperimentale e passata alla storia come EFFETTO CASIMIR. Il mondo della scienza sicuramente mai domo, pur non accettando nemmeno l’espressione ETERE, continuava la sua ricerca ufficialmente o no, rendendosi sempre più conto che un energia potenziale ad un livello potenziale poteva e doveva esistere. Furono gli esperimenti condotti allo ZERO ASSOLUTO (- 273 Gradi) in un assoluto spazio, messo sotto vuoto, e perfettamente schermato da ogni interferenza, effettuati dal contestato fisico, Harold Puthoff a far tracimare ogni dubbio verso l’effettiva esistenza di un QUID energetico al di fuori di ogni nostro, per ora, possibile controllo tecnologico. Nasceva l’Energia del Punto Zero o la Z.P.E . Sulla scia di tale scoperta grandi nomi, della fisica sempre, come Feynman  e Wheeler si presero la briga di quantificare la “forza”  di questo tipo di energia presente in uno spazio appositamente attrezzato molto simile al “BULBO di una LAMPADINA”, rimanendo esterrefatti nel constatare come essa fosse sufficiente a “SURRISCALDARE” gli oceani terrestri. Ormai ufficialmente la scienza dava inizio alla corsa, verso quel tipo di energia o Forza, che Planck aveva teorizzato nell’immensamente piccolo e EINSTEIN dimostrato nell’immensamente grande equiparando la MATERIA a pura ENERGIA. Sostanzialmente a livello scientifico questa fantomatica energia ormai era possibile equipararla a “materia”. Le porte erano ormai aperte e i tempi maturi  per il Vuoto Quanto-meccanico, la Schiuma Quantica,il Campo di Higgs,la Materia Quantica, e non ultima la famosa Dark Matter o Materia Oscura, il tutto avvalorato e sostenuto dall’ultima Teoria del Tutto in grado di unificare le Quattro leggi Fisiche attraverso la nascita di una  Materia, voluta questa volta dalla simbiosi infinitesimale di una miriade di STRINGHE, evoluta a livello di “Campo” dal grande Mikiu kaku. Quindi l’Etere, memore di Michelson, continuava a non esistere per la Scienza, ma allo stesso tempo essa teorizzava e sempre più dimostrava come il VUOTO fosse sostanzialmente pura ENERGIA e allo stesso tempo potenzialmente MATERIA. Materia Oscura invisibileIn questo clima di corsa alla “NUOVA ENRGIA MATERICA” partiva nel 1999 una missione spaziale dello Space Shuttle con uno scopo principe: mettere in una speciale orbita spaziale l’ultima generazione di telescopi. La motivazione di un tale sforzo scientifico? Stabilire a livello galattico come e quanto la Materia Oscura invisibile, che ormai per la scienza aveva raggiunto la lusinghiera quota pari al 95 % dello Spazio Vuoto, potesse inficiare le Gravitazionali esigenze del restante 5% visibile. Non il caso quindi, ma una precisa pianificazione scientifica ha voluto che, per la prima volta, la scienza abbia “FOTOGRAFATO” nel 2006 la Materia Oscura portando il progetto Chandra della Nasa a centrare il suo vero obbiettivo. Oggi quindi per la Scienza il VUOTO è ENERGIA OSCURA, una forma potenziale di “sostanza” capace di interagire con quella materia che i nostri occhi increduli sono abituati a vedere. OGGI l’ETERE a livello scientifico continua a non poter essere nominato, non esiste, mentre la messe terminologica utilizzata per sdoganarlo continua a proliferare incontrollata.

 

UN SCIENZA  QUASI UFFICIALE

Voi direte, cari lettori e archeologi ufficiali, giustamente: e a noi…?.E io sono qui apposta per dimostravi come tutto ciò debba interessarvi soprattutto se il motivo del contendere è il CAPPELLO  di cui sopra. Ma prima, ancora pazienza, e lo so, ce ne vuole tanta nella vita. Si perché prima dovete sapere, come, mentre si andava nello spazio per “capire” cosa ci circonda e di che cosa siamo fatti, qualcuno sulla Terra già da secoli si occupasse non del COSA ma piuttosto del MODO con cui  la materia si aggregava. Una corsa conoscitiva iniziata infatti nel 1400, grazie a Leonardo da Vinci,  perfezionatasi  attraverso gli esperimenti di Galileo Galilei e Robert Hook nel 1600, via, via, arricchita da nuove “testimonianze” sperimentali del Fisico musicista Chladni alla fine del 1700, veniva finalmente “codificata” nel 1967, dal medico svizzero Hans Yenny attraverso due volumi dal Kimatictitolo “Kimatic”, quella che tutt’oggi viene intesa come una pseudo-scienza. Una pseudo-scienza in grado di dimostrare come morfogeneticamente, sempre la materia, sia possibile organizzarla attraverso il “SUONO”. Arrivando ai nostri giorni tale “teoria” è stata perfezionata dagli esperimenti svolti da un ricercatore giapponese, Masaru Emoto, il quale ha legato alla morfogenesi dei cristalli d’acqua anche un influenza “ambientale di tipo mentale”, superando lo steccato sonoro in cui la Cimatica era stata confinata. Anche in questo caso la Scienza, pur non rinunciando a disconoscere sue gemmazioni come la Cimatica, confermava affermazioni illustri come quelle di PLANCK proprio attraverso il Yenny, quindi in un discorso “AGGREGATIVO” a livello energetico non era più possibile eliminare il ruolo del SUONO, anticamera a sua volta di un “MONDO GEOMETRICO” sempre più preso in prestito, a livello simbolico, dal patrimonio esoterico.
A questo punto in un perfetto territorio di nessuno ho potuto inserirmi io con i miei studi, conscio di come ufficialmente o meno la situazione in merito alla “nascita” della Materia fosse ai giorni nostri caratterizzata da una  ricerca in grado di “Vedere” la probabile energia di Planck negli immensi spazi che ci circondano, ma incapace di “concedere” a tale Energia finalità aggregative “sonore” dalla spiccata simbologia geometrica spesso riconducibile a forme PLATONICHE.

5 SOLIDI PLATONICI

 

Il tutto mentre qualcuno come Emoto superava il concetto aggregativo del SUONO  evolvendolo con quello di “PENSIERO”. Sommando l’Ufficiale al non Ufficiale era possibile nei primi anni del 2000 teorizzare come una forma d’ETERE autoaggregante, dalle spiccate capacità platoniche, fosse, a diversi livelli di densità ora VUOTO, ora MATERIA, il tutto frutto di un probabile disegno “mentale” trasfuso attraverso il suono. SI faceva strada il principio di “CAMPO” universale dalle caratteristiche ancora tutte da decifrare.

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