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Riflessioni sull'Ottava di Michele Proclamato

Riflessioni sull'Ottava

di Michele Proclamatoindice articoli

 

Quando la Gioconda disse. 72

giugno 2011
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Il Genio Sonico
La GiocondaVorrei quindi, con immenso piacere, partire da un suo capolavoro spesso dimenticato, per documentare come il “numero“, fosse presente nelle sue opere.
A Milano, nel Castello Sforzesco, esiste una sala che penso sia sconosciuta alla maggior parte degli italiani (come spesso succede in questo paese incredibile). Si chiama: Sala delle Asse, la cui volta, di svariati metri quadri, conserva ancora oggi un lavoro pittorico che un tempo coinvolgeva anche la parte muraria. La volta, appare come un meraviglioso ed intricato groviglio di alberi, rami, foglie e fiori di gelso, “morus” in latino, come il Moro, che fu il vero committente dell’opera (Fig. 7).
La GiocondaUn meraviglioso esempio vegetale del potere della Natura, è il vero tema di quest’opera che, ripeto, rimane misconosciuta e poco apprezzata, forse anche a causa di un’incomprensibile presenza simbolica, disposta e riposta, in ogni angolo di quell’enorme cielo verde.
Ebbene, se ci si dirige verso il centro della sala e si osserva il centro di quel soffitto stupendo, è possibile notare lo stemma araldico degli Sforza (Fig. 8), e, con una qualsiasi macchina fotografica dotata di zoom, è possibile osservare, intorno ad esso, una corona perfetta di OTTO, ripeto: di OTTO (Figg.9-10). Per la precisione, ce ne sono ben 32.


La Gioconda La Gioconda

Continuando ad osservare l’opera con occhi “numerici”, si può notare che essa è costituita da 16 alberi, che contengono OTTO lunette, capaci di ospitare gli unici spicchi di cielo liberi da quella vegetazione prorompente.
Senza voler esagerare nelle elucubrazioni numeriche, possiamo riassumere uno schema esecutivo caratterizzato da: 16 alberi e 32 otto. Ritroviamo, di conseguenza, un sistema frazionario come quello presente a Dendera, nel quale, 1\3 e 2\3 di 48 unità, rappresentano, molto probabilmente, un concetto ispirante. Ora, è sufficiente osservare di nuovo l’immagine dello Zodiaco di Dendera, per ricordare che 4 Esseri femminili ed 8 Esseri maschili, sono gli ispiratori energetici di un tipo di creazione galattica, ben precisa.
In altre parole, l’opera di Leonardo sposa numeri e forma, decretando la nascita di una natura a dir poco, prorompente e ….divina. Si tratta, quindi, di uno delle migliaia di modi utilizzati dai grandi del passato, per trasformare la somma della Lista Sumera, in arte creativa.
Di conseguenza, non è il 72 della Gioconda l’unico numero utilizzato nelle opere vinciane, potrei addirittura mostrare come lo stesso sistema numerico della Sala delle Asse risulta essere inciso in Bolivia sulla Puerta del Sol, nei pressi di Tihuanacu, da migliaia di anni, ma, preferisco porre l’accento nuovamente su quella corona di OTTO, poiché è chiaro che da essa nascono tutta quella serie di intrecci e legacci che, da secoli, rappresentano per gli esperti, un mistero (Figg.11-12).

 

La Gioconda         La Gioconda

Nessuno ancora vuole ammettere, nonostante le mie sollecitazioni, che, “i nodi” (così vengono chiamati quei falsi ricami), altro non sono, che una simbologia ben precisa, utilizzata da Leonardo da Vinci in centinaia di opere, per sottolineare, comunque e sempre, la sua appartenenza al ristretto ambito di coloro che conoscevano ed interpretavano il sapere dell’OTTAVA.
Lo dico diversamente: i “nodi” di Leonardo, altro non sono che un modo di rappresentare il numero OTTO.
Quindi, per l’ennesima volta, insisto nell’affermare che di numeri, nella storia artistica di Leonardo, è possibile trovarne a bizzeffe. Seguendo questa logica, quindi, è possibile interpretare alcuni esempi pittorici del Genio in modo diverso.
Vogliamo vedere il numero OTTO divenire ornamento sulla spalla della Donna con l’Ermellino? (Figg.13-14)
O nel ritratto di Beatrice d’Este? (Fig. 15)

 

La Gioconda     La Gioconda     La Gioconda

Vogliamo osservarlo ricamato sul decollété della Gioconda? (Figg.16-17).

 

La Gioconda La Gioconda

In ogni caso, quando si parla di Leonardo da Vinci, ho imparato a mie spese, come e quanto, la sua bravura nel dissimulare i numeri precessionali, sia terribilmente raffinata.
Basterebbe esaminare il Cenacolo, per rendersi conto di ciò.

 

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