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Riflessioni sull'Ottava di Michele Proclamato

Riflessioni sull'Ottava

di Michele Proclamatoindice articoli

 

Il testimone del Tempo

novembre 2009
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Quando i re vivevano migliaia di anni

Non solo avevo abbandonato completamente la mia vecchia vita, ma di quella nuova ne facevo un dramma, quando, spesso, il mio ottuso impegno logico a capire non sortiva alcuno effetto. Toccavo, quindi, con estrema facilità il “colmo”, in una situazione di caos estremo. L’apice lo raggiunsi quando, lasciato il mio “vecchio” lavoro, con molta semplicità continuai a porre i miei studi al primo posto dei miei impegni, pur rivelandomi un ottimo tuttofare. La mia unica, incredibile, priorità non confessa, era quella di capire cosa si celasse dietro quelle inopportune coincidenze numerico-temporali, causa di molte “depressioni” conoscitive.
Poi, una sera, Internet mi permise di incrociare la mia strada con un antichissimo reperto mesospotamico che cela un piccolissimo racconto dedicato ad OTTO re, succedutisi in CINQUE città bibliche, contraddistinti da immensi periodi regnanti.
E, per la seconda volta, il mio piccolo dono… agì.
Io non so spiegare come, ma quando questo succede alcune “risposte”, con intollerabile presunzione, si affacciano nella mia mente, velocemente, mentre alla mia logica ci vogliono mesi per capire il perché di determinate conclusioni. Seppi, quindi, fin dall’inizio, che in quel prisma, famosissimo a livello archeologico, erano celate molte delle risposte che andavo cercando. Ritrovai nel reperto mesopotamico tutti i riferimenti temporali del mio Papa e, numericamente, la struttura costruttiva del Rosone aquilano. Notti insonni, fra lo scetticismo e la preoccupazione dei miei cari, seguirono per trasformare le “città” ed il computo totale dei periodi regnanti, in qualcosa di inaspettato, ma presente nella storia umana da sempre. Fino a quando, cioè, mi resi conto di come quella piccola parabola millenaria non fosse altro che la descrizione cimatica di un atto creativo basato sul TEMPO.
Qualcuno, in periodi impensabili per la storia umana, aveva lasciato una descrizione potenzialmente capace di spiegare la nascita della Materia attraverso la presenza sottile di un’Energia, sì temporale, ma estremamente geometrica, in luoghi dimensionali per ora sconosciuti all’uomo, ma da sempre ricercati ed usati da chi, in passato, era in grado di agire in modo “sciamanico”.
E, mentre la ragione si opponeva alle potenzialità di tali conclusioni, l’intuito procedeva sicuro di sé, senza tentennamenti, verso la riscoperta di una scienza millenaria d’impulso ribattezzata: dell’OTTAVA, visto il sistema dodecafonico utilizzato dal computo finale Sumero. Sostanzialmente, stavo riscoprendo i principi numerico-musicali pitagorici, applicati dal “Chiomato di Samo”, alla nascita dell’UNIVERSO e gelosamente condivisi, millenni fa, con pochi e speciali adepti.
Tutto era faticosamente entusiasmante, e si palesava come una dorata via di fuga dalla realtà quotidiana, fatta da conti insanabili, necessità materiali estremamente impellenti ed una famiglia, nonostante tutto, incredibilmente unita ed inaspettatamente capace di tollerare la pazzia indagante di un padre fondamentalmente… nuovo.
Le cose, però, stavano cambiando. I miei studi, infatti, non passarono completamente inosservati nella mia città, dove, una TV locale mi concesse la conduzione di una serie televisiva settimanale dal titolo: MISTERI. Fu, allora, un piccolo successo, confermato dai complimenti dei miei concittadini i quali, MAI, persero l’occasione di fermarmi per strada ed esprimermi il loro entusiastico parere sul mio operato televisivo, così condensabile: ”Michele, che bella trasmissione, interessante. Però tu, di che cosa volevi parlare?”
In ogni caso, “indubbiamente”, vi erano delle novità, visto che, alle trasmissioni si affiancarono molti articoli telematici pubblicati sull’unico sito Internet locale. Novità che, comunque, condividevano un’unica costante: con i miei studi non guadagnavo NULLA. Voi penserete che tale constatazione mi avrebbe dovuto, in qualche modo, allontanare da essi, visto il tempo dedicato, ed invece, per fortuna, l’umano sentire spesso si sposa ad una pazzia materiale senza precedenti, una pazzia, vi assicuro, almeno nel mio caso, oltremodo lungimirante. Quindi, con inspiegabile fiducia moltiplicai i miei sforzi conoscitivi che erano ormai avviati sulla giusta strada. Sempre più, infatti, davano conferme, questa volta formali, alle mie presuntuose intuizioni.
Fu meraviglioso capire come Egizi, Sumeri, Inca, Maya e tutto il palcoscenico delle civiltà madri della nostra attuale situazione dicotomica, avessero utilizzato per costruire, numerare, osservare il cielo, scolpire, costruire, dipingere ecc. ecc., un'unica LEGGE, o SCIENZA vibrazionale, riconducibile  ad un altrettanto unico sapere, la cui paternità rimaneva e rimane, per me, piuttosto dubbia.
Le mie compagne di studio ora erano: La Puerta del Sol, Lo Zodiaco di Denderah, la Lista Sumera dei Re, l’Alautun, più una serie interminabile di immagini, dalle quali era possibile evincere la validità della mia TEORIA, sempre più Originale. Soprattutto mi scoprii estremamente “dotato”, nel decifrare determinati simbolismi, tutti riconducibili alla scienza dell’OTTAVA, fino a quando, mentre credevo con assoluta certezza di occuparmi esclusivamente di un mistero riguardante unicamente il passato, non mi imbattei in una piccola immagine appartenente ad una rivista destinata, da lì a poco, ad entrare nella mia esistenza.
Cerchi nel granoLa osservai e, trattandosi di un Cerchio nel Grano, fenomeno che mi era completamente sconosciuto, con una strana reticenza, decisi di riporla distrattamente nella mia memoria, vista la sua presunta inutilità. Ma, ve l’ho accennato, il simbolo è vivo e vive nelle nostre menti, servendosi spesso del cuore per partorire le nostre idee, quindi, scosso, quasi tremante mi costrinsi, subito dopo, ad esaminare con più attenzione quell’immagine delle campagne inglesi, dove TRE meravigliose ”rondini“ portavano a spasso 30 magnifici cerchi.
Sapete in che cosa, nel nostro lontano, ma abbastanza vicino passato, erano bravi i nostri antenati? Nel nascondere, ponendo di fronte ai nostri occhi, ogni tipo di informazione. E lo stesso meccanismo era stato utilizzato per creare quella magnifica opera, moderna, di migliaia di metri quadri di grano, nella quale era facile ritrovare le forme sostanziali, semplicemente terminando, ciò che, in apparenza, era stato solo accennato. Sotto i miei occhi riapparve, dopo sette secoli, nuovamente la simbologia di ciò che definivo: Labirinto di Collemaggio.


Cerchi nel grano ottava   Labirinto di Collemaggio

 

Considerando, poi, che quella stessa simbologia era apparsa millenni prima, in modo antropomorfico, nello zodiaco di Denderah ed aggiungendo che la stessa era stata trasformata, numericamente, nel computo mesopotamico, potevo affermare che: un'unica mano aveva attraversato il TEMPO, per arricchire la storia umana, non di Misteri, ma di scienza, una scienza dalle caratteristiche estremamente spirituali, in grado di dare il LA, nel nostro lontano Passato, ad un insieme eterogeneo di civiltà (tutte condividenti pressappoco lo stesso sapere), ma, soprattutto, in grado di riapparire nel nostro incombente Presente, ponendoci domande a cui l’uomo non può più sottrarsi.
Poi, mentre mi rendevo conto, quasi con timore, di come, forse, “qualcuno” avesse potuto accompagnarci nella nostra storia, incurante del TEMPO…, ricevetti una telefonata da Milano.

 

Quando la vita cambia

“Pronto?”
“Lei è Michele Proclamato?”
“Senta, abbiamo letto i suoi articoli e vorremmo ospitarla come relatore in un convegno dedicato ai Cerchi nel Grano. La cosa può interessarla?”
“Pronto? E’ ancora in linea?”
La settimana dopo partii per il capoluogo lombardo, presuntuoso più che mai, timoroso come mai, entusiasta come sempre avrei voluto essere nella mia vita.
Salii, sconosciuto, sul palco della manifestazione e, come se fosse stato QUELLO, ciò che sempre avrei voluto fare, parlai dei miei studi e quando l’incantesimo svanì, stupito ed immobile rimasi ad osservare tutte quelle persone felici di applaudirmi.
Scesi, incredulo, quegli scalini ed una persona distinta mi avvicinò con molta discrezione dicendomi: ”Senta: ha mai scritto un libro?”
“No!”
”Vorrebbe scriverlo?”
“Certo, ma non credo di esserne capace”
“Lei non si preoccupi, le mando una serie di punti da seguire e vedrà che tutto si sistema”.
Tornai a casa, non felice: di più! E pochi mesi dopo, il mio editore pubblicò: “IL SEGRETO DELLE TRE OTTAVE”. La mia vita, questa volta, stava cambiando veramente. Seguirono, nel giro di pochi anni, altri libri, sempre con lo stesso editore, mentre una lunga serie di conferenze mi deliziarono, permettendomi di ampliare sempre più il mio impegno divulgativo, ma, soprattutto, le telefonate, quelle magiche, non smisero di arrivare. Quindi:
”Pronto? Sono il direttore della rivista Hera, parlo con Michele?”
“Mi dica, Direttore”
“Voglio, immediatamente, un articolo sulle tue ricerche”
“Per quando, Direttore?”
“Per ieri. Piuttosto sbrigati a scriverlo e non darmi del lei”
Era ormai chiaro, la mia presunta pazzia aquilana si stava trasformando nella fonte di un probabile lavoro, il quale, con sempre più chiarezza, poneva sotto i miei occhi tutte le sue sfaccettature fatte di corsi, Tour del mistero, collaborazioni, articoli ecc., ecc. Ero rinato attraverso il mio piccolo sapere senza tempo ed a lui mi aggrappavo e mi aggrappo, per riavere una vita degna di essere vissuta, soprattutto oggi, che una manciata di secondi terribili ha distrutto tutte le mie certezze geometrico-vibrazionali, spingendomi, sfollato, sulle rive di questo mare abruzzese.
Vi assicuro: di fatto, niente è cambiato dentro di me.
Con tutte le mie forze ancora tendo ad un sapere che è stato capace di dirmi che il Tempo è pura energia dimensionale, conosciuta per millenni come Etere e riscoperta oggi, come Energia Oscura e, mentre ascolto le onde di un “elemento” instancabile, ripenso a come una scienza (riduttivamente definita esoterica), sia stata capace di spiegarmi ed aprirmi ad un cosmo in cui, l’ipotetico caos celeste, non è altro che: un paradigma musicale, figlio di un’OTTUPLICE frequenza temporale, dove tutto è vivente e sessuato.
Nel mio Universo non c’è repulsione, ma solo “attrazione fatale” fra stelle, un‘attrazione direi, sessuale, in grado di unire stelle maschili e femminili nell’immenso compito di creare miliardi e miliardi di pianeti “Viventi e pieni di intelligenze”, come diceva il grande Giordano Bruno, come tutti i popoli del passato sapevano, come oggi, “noi”, dovremmo risapere. E, mentre la nostra scienza ci spaccia fenomeni assiali, come la Precessione, pensando che sia la conseguenza locale di futili rapporti gravitazionali, l’OTTAVA, senza errore, la trasforma in una legge universale, osservata da tutto il popolo celeste. Un fenomeno temporale ciclico, in grado di dettare la fisiologia di ogni corpo celeste come di ogni essere vivente. Di fronte ad un sapere in grado di codificare la Creazione, passando attraverso la geometria sottile di 5 solidi platonici, destinati a palesarsi nella nostra realtà attraverso una concentrica ed eccentrica capacità spiralica, stimo e dubito quanto ottuso sia l’intendere umano, il quale crede, da sempre, di essere l’unico depositario dell’intelligenza divina.
Ho concluso, infatti, che non esistono molti misteri, ma un solo mistero, responsabile dell’inizio della nostra civiltà. Un mistero che vede, nella storia umana, “ingerenze” a volte non proprio autoctone, indubbiamente discutibili. Oggi, considerando come la “nostra” scienza ci abbia preso la mano, presentandoci un conto che non potremo probabilmente mai pagare, nuovamente e puntualmente, un sapere, che definirei senza tempo, si è riaffacciato sulla Terra a ricordarci come sia possibile vivere attraverso un solo metodo: quello di DIO.
Poco importa, quindi, se le “SUE” gesta androgine sono state codificate per noi, in tempi senza date, da chi, oggi, con piacere, dopo aver eseguito un Cerchio, svolazza via divertito, fra lo sbigottimento scientifico dei nostri strumenti, seguendo vie… geometriche.
Poco importa se noi, ancora siamo ipnotizzati da un tempo lineare, credendo nell’impossibilità di una velocità “luminifera”. Credo, infatti, che “ufficialmente” dovremo, fra breve, condividere una presenza “condominiale” piuttosto ingombrante, fatta di parenti sicuramente intimi, capaci di percorrere “musicalmente” le geometrie di un UNIVERSO fatto di… TEMPO.

 

Che strano, per un attimo mi sono distratto, devo ammettere che quando guardo questo rosone non posso fare a meno di fantasticare, eppure prima o poi sono sicuro che mi parlerà e allora…

 

     Michele Proclamato

 

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