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Prosa e Poesia

Prosa e Poesia   Indice


Brani tratti da:

Spazio Stelle Voce. Il colore della poesia

di Mario Luzi e Doriano Fasoli - Edizioni Associate

- Quella passione che porta il giovane alla morte, lo scrittore alla sua penna.
I giovani non hanno ancora messo radici profonde. Sono esposti alla tempesta più degli adulti. La tempesta è una richiesta di vita non soddisfatta; il disinganno e la disperazione imperversano trovando minore resistenza. L’immaginazione poi non “realizza”, nei giovani, la morte come fine o cessazione assoluta. La morte prosegue nei suoi vivi contraccolpi...

La passione per la vita è nella vita stessa. “La vita cerca la vita”. La scrittura, la penna, ne è un’intensificazione, per taluno un prolungamento. È tutto quello che so; ma è poco, troppo poco.

- Amarezze
L’ottusità che si traveste da intelligenza (agguerrita magari). La cecità che può esserci in un apparente eccesso di vita intellettiva. Per esempio, tutta quella specie di accumulo di ideologismo che c’è stato nella nostra cultura, dal ’45 fino a pochi anni fa, quando uno si corazzava di strumenti speculativi non propri, in genere di accatto e comunque di derivazione molto esteriore, per impedirsi in fondo l’intelligenza diretta del vivente, dell’occorrente, di ciò che accade giorno per giorno.

Ecco le cose che mi hanno sempre provocato una profonda amarezza. Vedere queste tenebre – io le consideravo tali – che avevano però l’apparenza della luce. Le menzogne, i falsi profeti... tutto questo mi ha dato grande sofferenza. Impossibile accettare la menzogna quando delle volte la vediamo trionfare.


- La virtù sta nel mezzo?
E' bifronte questa sentenza latina. Non è semplicemente lo schivare gli estremi ma è, credo, il maturare una misura che tenga conto di tutto e che salga al di sopra delle passioni. Ma che non sia per calcolo...

- Il colore della poesia
La poesia è stata la ragione della mia vita: è lei che alla mia vita ha dato un senso, un orientamento, un ordine interno. Dunque mi ha tormentato, illuminato e sostenuto.

Poiché amo molto il colore dei monti, quell’azzurro turchino che sa di fresco e di lavato e che vien fuori soprattutto dopo la burrasca, credo si ritrovi spesso, nella mia produzione poetica, l’azzurro, il blu, questa tonalità che appartiene non tanto, forse, alla radiosità del mattino quanto alla profondità. Lo spazio profondo ha questo colore, che poi diventa anche quello del tempo. Tempo e spazio sono inscindibili. Quando io penso al tempo lo penso di quel colore.

- Infanzia: rigenerazione incomparabile
Non mi capita molto spesso, ahimè, di entrare in contatto con il mondo infantile. Ma entro in sintonia, mi rituffo nell’oceano infantile con facilità e con felicità. E quando questo accade non c’è rigenerazione comparabile…

Da: " " di Mario Luzi e Doriano Fasoli - Edizioni Associate, 2004


Recensione

"Con il titolo Spazio Stelle Voce. Il colore della poesia, un volumetto di frammenti di Mario Luzi, è forse riconducibile alla natura preziosa dei libri elettivi. Un merito va riconosciuto al curatore, Doriano Fasoli, che ha messo insieme l'edizioncina nata come intervista. Ha stimolato riflessioni, ricordi, confidenze; e poi si è sottratto lasciando che le pagine fluissero nei pensieri di Luzi. Ha evitato l'intervista giornalistica, tesa più al gioco reciproco dell'intelligenza che non all'incontro, o al dato di verità. Il curatore ha compreso che il momento risolutivo di un libro può essere il "montaggio" che, da una apparente varietà di temi, sa ricostruire il profilo di un involontario ritratto.

Nel caso particolare, se c'è una prosa ripensata a lungo nella
coscienza, sottratta al dato immediato di emozione e di natura, questa è la prosa di Mario Luzi. Una prosa per natura scritta. Il rapporto con un interlocutore, il dover rispondere sullo stimolo vario, improvviso di una domanda, avvicina queste pagine alla vivezza del parlato, alla intenzionalità di un particolare. Come nel parlato la scrittura si distende affabile; ma ha anche la secchezza del giudizio, non immune da qualche variazione di tono e di lingua.

Sono libri nei quali il lettore stesso trova propri riscontri nella complessa, ricca immagine dell'esistenza che non attinge alla linea incorporea, impersonale della dimostrazione, ma alla
riflessione che sa pure nutrirsi di sapori o della realtà intuitiva del vissuto. E nell'accostamento sia pure rapsodico a queste, come ad altre pagine simili, non si fa che ascoltare e riascoltare un'antica musica di saggezza.

Da parte nostra un punto ci ha colto di sorpresa, quando Luzi afferma: "Credo si trovi spesso, nella mia produzione poetica, l'azzurro, il blu, questa tonalità che appartiene non tanto, forse, alla radiosità del mattino quanto alla profondità. Lo spazio profondo ha questo colore, che poi diventa anche quello del tempo". C'era stata l'occasione di sottolineare, in alcuni momenti dell'opera poetica di Luzi, la colorazione caritativa del grigio (la povertà grigia dei monti, la casa della madre, la severa concentrazione di un interno, il trascinare nel deserto, nella terra desolata l'ombra della totalità). Tutto ciò ha una rispondenza nei testi di Luzi. Nella "irrelata luce" che c'è nella sua parola, nella coscienza, nello sguardo della sua parola, noi sentiamo un venir meno di luci, di
eros, di colori.

La riaffermazione dell'azzurro e del blu ci ha fatto riaprire il suo libro per ritrovare, soprattutto nei primi testi, "il colore della poesia": l'azzurro purgatoriale del tempo, dei misteri elegiaci della memoria. Certo, come in pittura, e con più difficoltà in poesia, si tratta di colori che partecipano non tanto ai dati empirici quanto alle dinamiche del linguaggio. In una bellissima prosa di Luzi, intitolata Toscana, l'autore in un viaggio da Montevarchi a Firenze, quasi riconosce, nella figura di una donna, l'immagine intima e antica di un affresco, di un tempo remoto, mentre il treno corre veloce, tra le colline dell'Arno, "nell'aria celeste"».

Stefano Crespi, "Il Sole-24 Ore"

Articoli presenti sul sito riguardanti Mario Luzi:
nella rubrica "Riflessioni in forma di conversazioni" di Doriano Fasoli - Conversazione con Stefano Verdino, docente di Letteratura Italiana all’Università di Verona.


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