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Prosa e Poesia

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La Teogonia di Esiodo e tre inni omerici, nella traduzione di Cesare Pavese

Di Roberto Taioli - Dicembre 2022

Il manoscritto autografo con la traduzione della Teogonia di Esiodo è custodito presso Maria Sini Pavese, sorella dello scrittore. Pur non essendo datato, è in qualche modo possibile risalire al periodo della stesura, in quanto nel medesimo fascicolo è contenuto un altro manoscritto autografo, la traduzione del Libro XV dell'Iliade stampato da Einaudi nel 1948.

Proprio in quegli anni infatti Pavese si stava accostando con grande intensità ai classici e nel 1947 l’autore pubblicava I dialoghi con Leucò, forse il suo libro più amato, ove l’accostamento e l’approfondimento del mito greco diventava una cifra fondamentale della sua complessa personalità. D’altronde questa tendenza, che ora si fa palese, era sempre sottostante anche nelle opere di narrativa, superficialmente attribuite alla corrente realistica, ove il mito nascosto del ritorno e della memoria si può ravvisare nelle figure dei suoi romanzi. Non mito nel senso tecnico del termine, ma semmai cercato nell’ansia di un ritorno alle origini, ad una casa, a una terra. In questo senso la Teogonia, la rassegna degli dei, costituiva un indispensabile punto di riferimento.

Anche il manoscritto dei tre inni omerici (Ad Afrodite 1, Ad Afrodite 2, A Dioniso) è conservato insieme a quello della Teogonia nel già citato Fondo Sini, ove è presente anche tutto l’apparato di varianti cui lo scrittore fu costretto quando l’originale greco non trovava un corrispondente adeguato nella lingua italiana. Ma l’aderenza al testo esiodeo è complessivamente tutelata e qualche sbalzo tra lingua e lingua non manca.

Riportiamo alcuni versi della Teogonia sul mito di Prometeo punito da Zeus per il furto del fuoco:

Legò con inestricabili Prometeo astuto
legami molesti attraverso mezza colonna sospinto:
e a lui eccitò aquila ampiali: essa autem il fegato
mangiava immortale, esso cresceva uguale tuttintorno
la notte, quanto tutto il giorno mangiasse l’ampiali uccello (vv. 321-325)

E dall'Inno ad Afrodite 1

E a lei stessa Zeus dolce desio gettò in cuore
a un uomo mortale mischiarsi, affinché tosto

né lei da letto umano allontanata fosse
e mai gloriatasi dicesse tra tutti gli dei
dolce ridendo risonante Afrodite
che gli dèi mischiò alle immortali donne
e mortali figli generarono agli immortali
che le dee mischiò agli immortali uomini (vv 45-53)

 

 

Roberto Taioli


Nato a Milano nel 1949, Roberto Taioli ha studiato filosofia con Enzo Paci. Membro della SIE- Società Italiana di Estetica, è cultore di Estetica presso l'Università Cattolica di Milano.
Il suo campo di ricerca si situa all'interno dell'orizzonte fenomenologico. Ha pubblicato saggi su Merleau-Ponty, Husserl, Kant, Paci e altri autori significativi del '900. Negli ultimi tempi ha orientato la sua ricerca verso la fenomenologia del sacro e del religioso e dell'estetica. Risalgono a questo versante i saggi su Raimon Panikkar e Cristina Campo.


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