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Religioni?
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di Paolo Bancale   indice articoli

 

Prolificate

Maggio 2012

 

La sorprendente sentenza n. 4184 della Suprema Corte di Cassazione del 15 marzo 2012 recita:

 

La coppia omosessuale è titolare del diritto alla vita famigliare come qualsiasi altra coppia coniugata formata da marito e da moglie”.

 

L'intervento del termine lessicale “famiglia” in questo ambito giuridico e sociologico rivoluziona antiche e tendenziose pretese confessionali e partigiane esegesi costituzionali.

Quello dei rapporti omosessuali è un ambito che origina col testo preistorico “dio crea l’uomo e la donna e comanda rozzamente «Prolificate e moltiplicatevi!» (Genesi, 1, 28) non già «amatevi innanzitutto e poi prolificate!». Il matrimonio cattolico riflette tale rozzezza. Un paese ipocrita e bigotto, baciapile e baciamano, predica copule non protette e non amore. Unioni di sentimenti tra coppie sterili, o anziane, o impotenti, o semplicemente tra chi non vuol avere figli, non hanno rango di “vero” matrimonio. Una vagina che riceve un pene a fini procreativi “fa matrimonio”, un rapporto di coppia affettivo, ma per qualsiasi motivo non-procreativo, no. L’affetto e la fusione empatica che sfocia nel sesso senza procreare sono stigmatizzati come concupiscenza, libidine e lussuria... Un dio-maschio che elegge i maschi a inseminatori di femmine e riduce queste a oggetti passivi d’inseminazione e di piacere per il maschio può mai essere religione, messaggio morale e civiltà? Ma parliamo di Gesù o di Pan?

Gli affetti sono la forza della vita. Il cane può lasciarsi morire sulla tomba del padrone, il delfino o la balenottera si spiaggiano per morire col partner che ha perso la rotta. Nella dottrina cattolica ogni unione è subordinata all’ukase di “produrre”. Siccome un uomo che ami un altro uomo e una donna che ami un’altra donna, creano amore ma “non producono”, tali unioni vengono infamate come peccaminose, lascive, perverse. Coppie di persone conviventi che realizzino amore ma non feti, sono oggetti d’esecrazione e condanna delle gerarchie cattolico-romane.

I paesi civili, a partire dai protestanti, hanno aperto da tempo al diritto d’amarsi senza necessariamente procreare realizzando un matrimonio a tutti gli effetti. Il crisma sta nell’amore di coppia e non nella procreazione. Questo fa matrimonio e non il prodotto biologico. E col diritto d’amarsi in una coppia omosessuale, tale amore si traduce anche in effetti civili come la successione giuridico-patrimoniale del sopravvissuto e l’adozione al fine di dare amore a un qualsiasi bambino affrancandolo così dalla triste solitudine di un brefotrofio...

Il cattolicesimo è restato, ahimè, aldiquà di tutto ciò, nella rozzezza di ideologi senza cuore. Pontificano sul rapporto di coppia senza esser mai stati coppia, né “unità d’anima e corpo” con figli “da amare”. Una coppia gay dove c’è sentimento può dare amore a figli che non ha fisicamente prodotto, mentre una coppia eterosessuale può produrre “cose viventi” da abbandonare col divorzio o da  sfruttare con l’accattonaggio e il furto...

Mi auguro che la rozzezza e la strumentalizzazione cattolica, così figlie del culto dominante di  carne, reliquie e sperma possa un giorno scoprire nel rapporto di due persone che si donano  l’un l’altra la spiritualità di quei versi di Pablo Neruda che recitano sublimemente:

 

toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria,
ma non togliermi il tuo sorriso.

 

 

Paolo Bancale
Dalla rivista NonCredo

 


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