Religioni?
Il mondo di NonCredo
di Paolo Bancale indice articoli
Un teatro o una chiesa o uno stadio
Settembre 2016
Ricordandoci il famoso apologo di Menenio Agrippa sul funzionamento del nostro corpo composto di vari organi, si può in prima approssimazione affermare che vi sono organi vitali (il cuore, il sangue) e organi ad adiuvandum (es. il secondo occhio o orecchio). La comunità umana (ma anche le api o le termiti) quando si organizza in una unità funzionante, ad es. lo Stato o i Comuni o un’oasi autonoma o un’isola remota, non è da meno. Vi sono le funzioni vitali in quanto funzionali all’esistenza continuativa della comunità e la cui assenza anche di una sola pregiudicherebbe l’esistenza futura dell’ente, e quelle che, se mancassero, non ne intaccherebbero la possibilità di sussistenza.
Tra le prime vi sono il linguaggio, il governo, la difesa, la giustizia, l’organizzazione agro-alimentare, la famiglia, l’istruzione, la medicina, i mestieri indispensabili. E’ ben difficile immaginare una comunità autonoma nello spazio e continua nel tempo che fosse priva di queste componenti. Fra le seconde possiamo invece mettere tutte quelle categorie che bene o male possono essere inglobate tra i frutti della cultura, e quindi sensibilità e creatività di un popolo ma senza le quali la vita continuerebbe a scorrere anche se a un livello che noi considereremmo qualitativamente inferiore: l’arte, la musica, la cucina, l’architettura, la tecnologia, lo sport, il gioco, la letteratura fino al teatro, l’estetica e poi anche la religione quale frutto dello psichismo elaborato di un dato popolo in un dato luogo e in un dato periodo del tempo.
E’ chiaro che la rilevanza di ciascuna di queste categorie varia al seguito dello sviluppo materiale e del progresso culturale di un dato popolo, specie tra quelle non essenziali: cetra o viola d’amore o xilofono, gioco della palla degli Atzechi, lancio del disco o rugby, sciamano o vestale o prete, sono solo varianti di stereotipi antropologici di cui è piena la storia umana, hanno un loro ruolo pro tempore ma oggi potremmo giudicarli pleonastici o fungibili sub specie aeternitatis. Per fare un esempio banale ma non fuori della realtà potremmo ipotizzare il caso di un popolo isolato che abbia bisogno di un luogo di aggregazione e che svolga anche uno scopo sociale: ebbene credo che i loro governanti potrebbero tranquillamente scegliere tra un teatro, una chiesa o uno stadio, che nel tempo certamente cambieranno, ma resteranno pur sempre la soluzione del problema poiché, sia oggi che nel futuro, continueranno a trovarsi indiscriminatamente su una stessa curva di indifferenza rispetto alla variabile “utilità sociale”, gusti a parte.
Paolo Bancale
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