Riflessioni Iniziatiche
Sull'Uomo, lo Spirito e l'Infinito
di Gianmichele Galassi
L'Inno di Mameli: il "Canto degli Italiani"
Gennaio 2012
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Il testo dell'Inno ed il suo significato
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L'utopia repubblicana risorgimentale
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Riferimenti massonici
Il testo dell’Inno ed il suo significato
Come anticipato, quando si chiede ad un italiano di cantare il proprio Inno, tutti si limitano alla prima strofa, quella conosciuta e suonata in ogni manifestazione sportiva, cerimonia, cena ufficiale e così via.
Ma quanti sono coloro che conoscono realmente l’Inno di Mameli nella sua interezza e nel suo significato?
Proviamo a ripercorrerlo nel suo testo originario e al tempo stesso nella sua versione adattata e spiegata.
Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Fratelli d’Italia, l’Italia si è svegliata. Sul capo ha l’elmo di Scipione l’Africano, il vincitore di Cartagine, nella battaglia di Zama (in Algeria) nel 202 a.c. Dov’è la vittoria? L’Italia ne afferri la chioma. Dio infatti ha concepito la vittoria come schiava di Roma e delle sue glorie. Schieriamoci in battaglia come una coorte, la Legione romana. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Da secoli veniamo calpestati e derisi, perché non siamo un popolo, perché nel 1848 siamo divisi in sette Stati. Ci accomuni una sola bandiera. Ci leghi un’unica speranza. L’ora di unirci è già suonata. Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati.
Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Uniamoci e amiamoci. L’unione e l’amore indicano ai popoli le vie segnate dal Signore. Giuriamo di rendere libera la nostra patria. Se saremo uniti, per Dio, chi riuscirà a sconfiggerci?
(Per Dio è un francesismo e quindi significa “da Dio”, “per volere di Dio”) Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati.
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Dalle Alpi alla Sicilia, è come se ogni angolo d’Italia fosse Legnano (qui la Lega Lombarda sconfisse, nel 1176, l’imperatore Federico Barbarossa). Ogni nostro compatriota ha il coraggio e il valore di Francesco Ferrucci che fu il difensore della Repubblica di Firenze, assediata nel 1530 dall’imperatore Carlo V. I bambini d’Italia si chiamano tutti Balilla (è il nomignolo di un ragazzo assurto a simbolo della sommossa contro gli austriaci a Genova nel 1746, iniziata proprio con un suo lancio di una pietra). Ogni campana evoca il suono dei Vespri siciliani (si vuole che siano state le campane a chiamare il popolo alla lotta, durante l’insurrezione antifrancese di Palermo, detta dei Vespri siciliani, il 30 marzo 1282). Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Le spade dei mercenari, al soldo degli austriaci, sono deboli come giunchi che si piegano. L’Austria, la potenza che oggi domina nei nostri confini, ha già perduto le penne di quell’aquila che adorna il suo stemma. L’Impero austro-ungarico ha bevuto il sangue dell’Italia. Alleato della Russia, con l’aiuto delle truppe cosacche, l’Impero ha represso nel sangue la libertà della Polonia. Ma tutto quel sangue gli ha bruciato il cuore. Schieriamoci in battaglia. Siamo pronti alla morte. L’Italia ci ha chiamati.
Sono passati oltre 160 anni da quando Goffredo Mameli lo ha composto e sarebbe opportuno cantarlo interamente ogni volta, non limitandosi a ripetere due volte la prima strofa, perché fra le righe sono contenuti alti valori simbolici dal significato profondo che rendono questa “marcetta”, come alcuni detrattori la etichettano, un Inno Nazionale di grande spessore come poche altre nazioni hanno la fortuna di possedere.
Infatti, la definizione di inno, prevede un componimento poetico, di solito accompagnato da musica, che in strofe esprima un argomento elevato di carattere, in origine, mitologico-religioso, successivamente, politico-patriottico…
L’utopia repubblicana risorgimentale
Vediamo allora i contenuti di maggior rilievo presenti nel testo di Mameli che, senza falsa modestia, assurge al livello di un vero e proprio componimento letterario di elevato valore.
All’inizio troviamo l’esortazione “Fratelli d’Italia”, bisogna precisare che nel manoscritto originale l’incipit era "Evviva l'Italia", poi cambiato con "Fratelli" per due motivi: uno per indicare i figli di una stessa Patria, il secondo a causa della convinta fede mazziniana di Mameli.
A tal proposito, è bene ricordare una nota frase di Mazzini: «Tutti gli uomini di una Nazione sono chiamati, per la legge di Dio e dell’Umanità, ad essere uguali e fratelli»; sicuramente Mameli ha modificato l’inizio proprio per rendere quest’idea tanto cara alla dottrina mazziniana, di cui chiaramente l’inno è intriso.
L’inno di Mameli, come ricordato in precedenza, ha avuto vita difficile durante il Regno ed il Ventennio fascista, proprio a causa del suo contenuto espressamente repubblicano, tangibile anche nella specifica scelta di Publio Cornelio Scipione, ovvero il più grande condottiero della Roma repubblicana, e non di un Cesare imperatore. Allo stesso modo, se non bastasse, sono richiami alle capacità repubblicane di contrapporsi alla monarchia sia il Ferrucci che i giovani Balilla…
Riteniamo questo argomento fondamentale in quanto il grande patriottismo, coraggio e sacrificio di coloro che hanno combattuto durante il Risorgimento, assume un valore particolare: essi si sono immolati non per un gretto nazionalismo, ma per l’idea repubblicana di democrazia in una Nazione. Tant’è vero che durante il breve periodo della Seconda Repubblica Romana del ’49, si assisté alle prime elezioni a suffragio universale nel nostro Paese, e ricordiamo che per le successive si dovrà attendere circa un secolo.
Mameli, come ogni altro giovane o giovanissimo, sognava un’Italia unita, democratica, repubblicana e soprattutto libera, insomma un luogo ideale ove regnassero i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza che potesse divenire esempio tangibile di una nuova società europea che finalmente avesse scelto di abbandonare, tout court, l’agire secondo la dottrina dell’homo homini lupus…
Nascosto fra le righe del “canto degli Italiani” si celava quindi un’utopia ancor maggiore della semplice unità geopolitica italiana e, proprio per questo, pochi valorosi e determinati uomini riuscirono in quell’impresa che sinceramente appariva quasi impossibile. Nell’Inno poi è individuabile una delle più eterogenee e longeve tradizioni culturali, quella italiana, che per secoli ha rappresentato le vette più alte delle arti e della conoscenza, esprimendo alcuni fra i più grandi geni della storia umana. L’inno richiama i più alti valori morali, condannando al contempo l’imposizione violenta di sovranità dei grandi imperi europei, ormai logori e con le mani macchiate di sangue: queste è quello che Mameli, con gli altri, volevano veder attuato, queste sono le vere e profonde idee per le quali si sono sacrificati in tanti, sino alla morte. Credo fosse per questo che volessero essere ricordati, al di là di coloro che ne hanno approfittato per i più vari scopi.
Riferimenti massonici
Potrebbe, a prima vista, sembrare che il più importante riferimento massonico che possiamo trovare nel nostro Inno Nazionale sia proprio il suo incipit: Fratelli d’Italia! Come abbiamo detto, siamo propensi a riferire questa esortazione alle parole di Mazzini, in tal caso, comunque eppur indirettamente, la Massoneria può esser tirata in ballo quale mezzo di diffusione di tali, alti ed universali, principi e, secondariamente, perché riuniva sotto le proprie ali molti dei personaggi (1) chiave del Risorgimento. D’altro canto, riteniamo difficile che il nostro Goffredo Mameli, per il “Canto degli Italiani”, avesse tratto ispirazione direttamente dalla Massoneria: la sua appartenenza all’Istituzione è molto dibattuta, c’è chi sostiene che ne facesse parte, anche se non esistono documenti a riguardo, ma data la sua giovane età – ricordo che è morto appena ventiduenne - è presumibile che, pur avendo conosciuto e frequentato illustri personaggi aderenti all’Istituzione, non ne abbia mai fatto parte, fosse solo perché non ne aveva avuto il tempo materiale…
Beh, se volessimo scovare riferimenti massonici li potremmo vedere ovunque, ma c’è un fatto incontrovertibile che legherà per sempre l’Inno di Mameli con la Massoneria.
Come abbiamo visto poco sopra, l’Inno di Mameli è stato scelto nel 1946 dall’On. Cipriano Facchinetti come inno per il giuramento delle Forze Armate e da lì rimase poi come Inno provvisorio della nuova Repubblica fino ad oggi.
Ma non tutti sanno che proprio Facchinetti, giornalista e all’epoca Ministro della Guerra era un massone e non un massone qualunque, ma uno dei più attivi durante il periodo buio sotto il regime fascista. Facchinetti, proveniente dalla Loggia “Giovanni Amendola” si trasferì in seguito nella Loggia “Eugenio Chiesa” di Parigi - in quegli anni erano numerose le Officine italiane che lavoravano in esilio all’estero - e arrivò a ricoprire l’incarico di Primo Sorvegliante nel Consiglio dell'Ordine del Grande Oriente d'Italia in esilio.
Che sia un caso che proprio un massone di così alto rango abbia formalizzato la richiesta di ufficializzare “Fratelli d’Italia” come inno delle Forze Armate prima e inno provvisorio della Repubblica poi?
Come sempre quando ci addentriamo in simili ipotesi possiamo sostenere tutto e il contrario di tutto.
Lasciamoci con il dubbio ed il sorriso che ogni volta che sentiremo risuonare l’Inno di Mameli prima di una partita, beh, noi sappiamo che dietro c’è lo “zampino” della Massoneria!
M. Bianchini e G. Galassi
Da L'Utopia repubblicana ottocentesca ed "Il Canto degli Italiani". Hiram vol.3/11, Erasmo Editore, Roma, 2011.
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NOTE
1) Sappiamo bene che proprio in quel periodo lì, a metà ottocento la Massoneria era una realtà radicata e a cui facevano capo numerose personalità: personaggi come Garibaldi, Mazzini e altri grandi politici dell’epoca erano fratelli, proprio Fratelli d’Italia!
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